Kurt Cobain
Le parole non mi rispecchiano.
lo sono punteggiatura.
Pause. Respiri, silenzi.
Esclamazioni e punti interrogativi.
I miei discorsi non sono mai abbastanza esaus
essere completamente veri.
E' difficile trovarmi.
Sono negli spazi tra le parole, là dove è difficile entrare.
lo non parlo, mi esprimo.
Non so parlare. So solo sentire.
Kurt Cobain
Il 5 Aprile 1994 Kurt Cobain si uccideva con un colpo di fucile alla testa, lasciò una lettera dove si rivolgeva all’amico immaginario della sua infanzia, “Boddah”, confessandogli la sua disperazione.
"Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole"...
L’8 aprile 1994, il corpo di Kurt Cobain viene trovato nella serra presso il garage nella sua casa di Seattle. A scoprirlo è Gary Smith, un elettricista giunto nella villa per installare l’illuminazione di sicurezza. Accanto al cadavere del leader dei Nirvana – la cui morte è stata fatta risalire dall’autopsia al 5 aprile – Smith trova il fucile a pompa che l’amico Dylan Carlson aveva comprato per Kurt e una lettera. Sono parole scritte da Cobain, che si rivoge all’amico immaginario della sua infanzia, “Boddah”, confessandogli la sua disperazione.
Un testo drammatico, che cita il Neil Young di My My, Hey Hey (Out Of The Blue)
– “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente” – e spiega i motivi per cui il ventisettenne Cobain aveva deciso di non combattere più.
Nel giorno dell’anniversario della morte, pubblichiamo il messaggio integrale tradotto in italiano che il frontman dei Nirvana scrisse prima del suicidio.
«A Boddah. Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi forte l’urlo del pubblico, non provo quello che provava Freddie Mercury, che si sentiva inebriato dalla folla, ne traeva energia e io l’ho sempre ammirato e invidiato per questo. Il fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza). Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo coinvolto e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile. Ho bisogno di stordirmi per ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda di quando ero come lei, pieno di amore e gioia. Bacia (Frances, ndr) tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Pace, amore, empatia. Kurt Cobain. Frances e Courtney, io sarò al vostro altare. Ti prego Courtney tieni duro, per Frances. Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me. VI AMO. VI AMO. »
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