Lila comparve nella mia vita in prima elementare e mi impressionò subito perché era molto cattiva
Elena Ferrante, L'amica geniale
Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.
Elena Ferrante, L'amica geniale
Sono almeno tre decenni che mi dice di voler sparire senza lasciare traccia, e solo io so bene cosa vuole dire. Non ha mai avuto in mente una qualche fuga, un cambio di identità, il sogno di rifarsi una vita altrove. E non ha mai pensato al suicidio, disgustata com'è dall'idea che Rino abbia a che fare col suo corpo e sia costretto a occuparsene. Il suo proposito è stato sempre un altro: voleva volatilizzarsi; voleva disperdere ogni sua cellula; di lei non si doveva trovare più niente. E poiché la conosco bene, o almeno credo di conoscerla, do per scontato che abbia trovato il modo di non lasciare in questo mondo nemmeno un capello, da nessuna parte.
Elena Ferrante, L’amica geniale
C'era qualcosa di insostenibile nelle cose, nelle persone, nelle palazzine, nelle strade, che solo reinventando tutto come in un gioco diventava accettabile. L'essenziale, però, era saper giocare e io e lei, io e lei soltanto, sapevamo farlo.
Elena Ferrante, L'amica geniale
La frantumaglia è il deposito del tempo senza l’ordine di una storia, di un racconto. La frantumaglia è l’effetto del senso di perdita, quando si ha la certezza che tutto ciò che ci sembra stabile, duraturo, un ancoraggio per la nostra vita, andrà a unirsi presto a quel paesaggio di detriti che ci pare di vedere.
Elena Ferrante, La Frantumaglia
Devo imparare - mi dissi - il passo tranquillo di chi crede di sapere dove sta andando e perchè.
Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono
Cancella i punti esclamativi. Lui è andato, tu resti.
Non godrai più del lampo dei suoi occhi, delle parole, ma con questo?
Organizza le difese, conserva la tua interezza, non farti rompere come un soprammobile, non sei un ninnolo, nessuna donna è un ninnolo. La femme rompue, ah, rompue, rotta un cazzo. Il mio compito, pensavo, è dimostrare che si può restare sane. Dimostrarlo a me, a nessun altro. Se sono esposta ai ramarri, combatterò i ramarri. Se sono esposta alle formiche, combatterò le formiche. Se sono esposta ai ladri, combatterò i ladri. Se sono esposta a me stessa, mi combatterò.
Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono
Le donne senza amore dissipavano la luce degli occhi,
le donne senza amore morivano da vive.
Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono
Esistere è questo, pensai. Un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c’è nient’altro di vero che raccontare.
Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono
Mi sento come quando all'improvviso si mette a piovere forte,
ti guardi intorno e non trovi un posto dove ripararti.
Elena Ferrante
Era come se, dal momento che io lo amavo e lui mi amava, quell'amore rendesse tutto ciò che di buono mi accadeva nient'altro che un gradevole effetto secondario.
Elena Ferrante
Mi si erano spente le vene, gelata la pelle.
Avevo avuto freddo, lui se ne era andato.
Elena Ferrante
Lei riteneva di fare una cosa giusta e necessaria, io mi ero dimenticata ogni buona ragione e di sicuro ero lì solo perché c’era lei. Salivamo lentamente verso il più grande dei nostri terrori di allora, andavamo a esporci alla paura e interrogarla. Alla quarta rampa Lila si comportò in modo inatteso.
Si fermò ad aspettarmi e quando la raggiunsi mi diede la mano.
Questo gesto cambiò tutto tra noi per sempre.
Elena Ferrante
“…perchè riteneva amarlo significasse provare ad averlo, non sperare che lui la volesse”
Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome
Ogni cosa del mondo era in bilico, puro rischio, e chi non accettava di rischiare deperiva in un angolo senza confidenza con la vita. Capii all'improvviso perché non avevo avuto Nino, perché lo aveva avuto Lila. Non ero capace di affidarmi a sentimenti veri. Non sapevo farmi trascinare oltre i limiti. Non possedevo quella potenza emotiva che aveva spinto Lila a fare di tutto per godersi quella giornata e quella nottata. Restavo indietro, in attesa. Lei invece si prendeva le cose, le voleva davvero, se ne appassionava, giocava al tutto o niente, e non temeva il disprezzo, lo scherno, gli sputi, le mazzate. Lei insomma s'era meritata Nino perché riteneva che amarlo significasse provare ad averlo, non sperare che lui la volesse.
Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome
A tal fine mi concentrai su una specie di autoaddestramento a reagire poco o niente.
Imparai a ridurre al minimo le mie emozioni: se il padrone allungava le mani lo respingevo senza indignazione; se i clienti erano sgarbati facevo buon viso a cattivo gioco; perfino con mia madre riuscii a restare sempre sottotono. Mi dicevo ogni giorno: sono quello che sono e non posso fare altro che accettarmi; sono nata così, in questa città, con questo dialetto, senza soldi; darò quello che posso dare, mi prenderò quello che posso prendere, sopporterò ciò che c'è da sopportare.
Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome
“Una volta chiuse seccamente il libro e disse infastidita:
“Basta”.
“Perché?”.
“Perché mi sono stufata, è sempre la stessa storia: dentro ciò che è piccolo c’è qualcosa di ancora più piccolo che vuole schizzare fuori, e fuori di ciò che è grande c’è qualcosa di ancora più grande che lo vuole tenere prigioniero.”
Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome
La nuova carne viva ripeteva la vecchia per gioco, eravamo una catena di ombre che andava da sempre in scena con la stessa carica di amore, di odio, di voglie e di violenza.
Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta
Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo è certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un'ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa - ecco il punto - solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.
Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta
Feci una doccia, mi truccai con cura, misi un abito che mi stava bene (…).
Esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare.
Elena Ferrante, Cronache del mal d'amore
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