L’INCREDIBILE LETTERA DI UN LEGIONARIO ROMANO ALLA FAMIGLIA
Pannonia – Rosso scuro
Nonostante siano passati quasi 2000 anni dalla sua scrittura , potrebbe sembrare in realtà che questa missiva sia stata scritta dai nostri nonni o papà durante i conflitti mondiali. Contenuta in un papiro, ritrovato 150 anni fa in Egitto ad Tebtunis, è stata solo recentemente tradotta dal greco.
Uno studente dottorando dell’Università di Rice, Grant Adams, ne ha infatti svelato il contenuto e riportato in vita il messaggio, scritto dal soldato Aurelio Polione (Aurelius Polion). Egli si trovava di stanza in Pannonia, lontano da casa, e serviva la Legio II Auditrix. Sembra avesse qualche problema in famiglia e da come si evince nella sua lettera pare volesse richiedere un permesso per poter risolvere i propri problemi. (In parte la lettera risulta illegibile, da come si può vedere nell’immagine sottostante al testo).
Aurelius Polion, soldato della Legio II Auditrix, a suo fratello Heron, alla sorella Ploutou, alla madre Seinouphis la panettiera e signora (?), tanti cari saluti. Prego giorno e notte che voi godiate di buona salute, e omaggio sempre tutti gli dei da parte vostra. Io non smetto di scrivervi, ma voi non pensate mai a me. Ma io faccio la mia parte scrivendovi sempre e non smettendo mai di stare vicino a voi con la mente e con il cuore. Eppure non mi scrivete mai per dirmi della vostra salute e di come ve la cavate. Sono preoccupato per voi, perché sebbene riceviate spesso lettere da me, non avete mai risposto, così non posso sapere come voi …mentre ero in Pannonia vi ho spedito (delle lettere), ma mi avete trattato come un estraneo … sono partito … e voi siete felici che (?) … l’esercito. Io non ho … voi … per l’esercito, ma io … sono andato via da voi. Vi ho mandato sei lettere … proverò a ottenere un permesso dal comandante e verrò da te in modo che tu possa capire che sono tuo fratello… Ho chiesto (?) niente a voi per l’esercito, ma vi ho delusi perché sebbene vi abbia scritto, nessuno di voi (?) … ha considerazione. Sentite, vostro (?) vicino … sono tuo fratello. Anche voi, rispondetemi … scrivetemi. Chiunque di voi …, inviate il suo … a me. Salutate mio padre Aphrodisios e mio (?) zio (?) Atesios … sua figlia … suo marito e Orsinouphis e i figli della sorella di sua madre, Xenphon e Ouenophis conosciuto anche come Protas … gli Aureli
retro della lettera
ai figli e a Seinouphis la panettiera … da (?) Aurelius (?) Polion, della legione II Adiutrix … dalla (?) Pannonia Inferior (?) … Consegnata a Acutius (?) Leon (?), veterano della legione … da parte di Aurelius Polion, soldato della legione II Adiutrix, affinché la possa inviare a casa.
Da come si evince dal testo, la lettera fu consegnata ad un soldato veterano per essere portata a casa. Non sfugge lo stato di ansia di Aurelio; a quel tempo non esisteva internet né un modo veloce di viaggiare, dunque comunicare con un posto lontano migliaia di chilometri poteva richiedere settimane se non mesi. Si tratta di un mondo che per certi aspetti oggi ci è completamente sconosciuto ma che tuttavia conserva in sé gli stessi identici sentimenti. Non sapremo mai se il soldato sia riuscito ad arrivare a casa, abbracciare la sua famiglia e sistemare i suoi guai; non sono mai state ritrovate missive con un soldato Aurelius Polion come destinatario né probabilmente saranno mai ritrovate.
Quel che soprende però è l’attualità delle parole di Aurelio e la sua fragilità. Con la sua testimonianza sembra davvero che la testa e il cuore degli uomini non sia cambiati di molto negli ultimi millenni.
P.S. il soldato scrive in greco e non in latino poichè la lingua più usata nelle province orientali era proprio il greco. Secondo Grant Adams il testo è pieno di errori grammaticali (un ulteriore elemento di difficoltà per la sua traduzione); Aurelio era probabilmente abituato a scrivere in latino per via del suo ruolo nell’esercito e questa caratteristica sarebbe ben visibile nella sintassi usata, in alcuni casi più simile a quella latina che a quella greca.
Articolo di Stefano Borroni
CENTURIONI.
Il centurione (in latino centurio; in greco εκατοντάρχος, hekatontarchos) era uno dei gradi della catena di comando nell'Esercito romano, paragonabile ai moderni ufficiali di grado intermedio.
Secondo alcuni studiosi, Gaio Mario è il responsabile della nascita dell’esercito professionale.
Fu lui, attorno al 100 a.C., a trasformare l’organizzazione della legione, rendendola una robustissima macchina da guerra.
È in questa fase che assumono sempre maggiore importanza i centurioni che formavano i quadri intermedi della gerarchia militare.
Ogni centurione comandava la centuria, composta da 100 fanti.
Il grado più elevato fra i centurioni di una legione era tenuto dal centurione del primo manipolo della prima coorte, che era detto primus pilus (il termine pilus non ha nulla a che fare con la lancia o con il pilum, il giavellotto romano).
Il primus pilus era l'unico dei centurioni ad accedere al gabinetto di guerra di una legione e per questo potremmo dire che è l'unico ruolo assimilabile al concetto moderno di ufficiale.
Esistono testimonianze della compresenza di due o, addirittura, tre centurioni nella stessa centuria, ma ancora non sono state accolte ipotesi a questa eccezione e non si conoscono eventuali implicazioni organizzative nella catena di comando.
Il centurione non di rado non proveniva dalla gavetta degli ordini inferiori, infatti per molti giovani aristocratici era il primo grado di una carriera militare. Non c'è da stupirsi, infatti che i centurioni fossero giovani raccomandati e messi a capo di centurie senza alcuna esperienza bellica.
L'efficienza dell'organizzazione militare romana era infatti garantita da una scuola militare di altissimo livello in grado di dare degli strumenti teorici sufficienti per debuttare e servire efficacemente in una legione addirittura come tribuno senza alcuna esperienza.
Tra i vari tipi di centurione presenti in letteratura citiamo il trecenario di cui non conosciamo esattamente il ruolo, ma che per lo più si ritiene correlato alla guardia pretoriana, e il decurione equivalente al centurione, ma al comando di unità di cavalleria (vedi anche la voce Guardia Pretoriana).
Con la riforma augustea dell'esercito romano, vi era anche il centurio classiarius, comandante di una nave della marina militare romana con cento miles classiarii (dopo il 70), equiparabile ad un normale centurione "di terra" anche in funzione della sua carriera militare (cursus honorum).
Poteva infatti comandare una trireme.
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