Chi desidera porsi in modo realistico in relazione al Lavoro, deve iniziare con la definizione dei suoi obbiettivi.
Non puoi compiere il primo passo del tuo viaggio, a meno che tu non sappia dove vuoi andare.
Come definire i nostri obbiettivi?
Io sono uno schiavo; miro a diventare un padrone.
Vivo in un mondo di sogni; miro ad entrare nel mondo reale.
Sono immerso nelle menzogne; voglio conoscere la verità.
Io sono molti; il mio scopo è di divenire Uno.
Io sono un ego separato; il mio scopo è di fondermi con il Tutto.
Queste definizioni descrivono degli scopi a lungo termine.
Sono troppo generali e troppo vaghe per fornire una base di lavoro pratico quotidiano.
Il Lavoro è sia un'arte, sia una scienza.
- È creativo ed in questo senso è analogo al lavoro dell'artigiano, dell'artista o del costruttore.
- Ma è anche un'attività di esplorazione, analogamente al lavoro di uno scienziato ricercatore.
Al centro di tutto sta la verità che non conosciamo noi stessi e per tale ragione non siamo padroni di noi stessi. Dunque il Lavoro deve cominciare con un lungo periodo di osservazione di noi stessi.
Ma chi effettua l'osservazione?
Siamo una molteplicità, una folla di Io, molti dei quali hanno scopi in conflitto reciproco.
Abbiamo bisogno di un Osservatore che osservi oggettivamente ed impari a distinguere la fauna dello zoo.
Ma come si può riuscire a creare l'Osservatore?
L'Osservatore non esiste, io debbo crearlo; ma cos'è questo “io”?
L'allegoria della casa piena di servi disordinati ci suggerisce che essi possono scegliere uno di loro che faccia da sovrintendente, da maggiordomo capo, per mantenere un minimo di ordine in attesa che il Padrone si faccia vivo.
Ma... chi sceglie il maggiordomo e da quale fonte questa entità trarrà il suo potere?
Possiamo concludere solo che il Maggiordomo si elegge da solo. Egli/ella è il solo/la sola tra i servi che ha una certa comprensione delle priorità. Gli altri servi perseguono i loro obbiettivi e si dedicano ai propri giochi.
Uno vuol giocare al Gioco del Denaro,
un altro al Gioco della Fama,
un altro può fantasticare sul Gioco della Scienza o su quello dell'Arte.
Ma il Maggiordomo capisce che l'unico gioco che valga la pena di esser giocato è il Gioco Principale** e che tutti gli altri giochi passano in secondo piano. Egli ha la difficile responsabilità di dover spiegare questo fatto agli altri servi, che spesso si ribellano e non vogliono accettare la sua autorità.
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