L’ansia non va combattuta.
La regola per combattere l’ansia parte da un’unica affermazione, che l’ansia non va combattuta. Non dobbiamo combattere, dobbiamo cedere. Dobbiamo imparare a non pretendere niente da noi stessi, dobbiamo fare le cose per come le sappiamo fare non per come dovrebbero essere fatte.
Dobbiamo accogliere l’ansia come un consiglio che ci viene dato dal nostro corpo che in qualche modo non vuole più sottostare a quella figura di perfezione che ogni giorno ci sforziamo di essere.
Imparare a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, ci darà quel senso di realtà, di pace interiore, di appartenenza alla vita. La qualità della vita cambia in modo radicale quando rinunciamo alla strenua difesa degli equilibri consolidati, sterili magari, ma rassicuranti.
Fin da piccoli ci viene insegnato a dover essere “figli modello” adeguandoci a comportamenti stereotipati, abbiamo dovuto imparare a soddisfare i bisogni degli altri, in primis quelli dei genitori.
Crescendo, spesso continuiamo ad adottare quelle maschere e voler soddisfare sempre e comunque le richieste delle persone a noi vicine.
Abbandoniamo l’idea di dover apparire per poter essere, diamo più spazio ai nostri desideri, allontaniamoci dall’effimero, svestiamoci da quella maschera sociale che giorno dopo giorno diventa sempre più pesanti da indossare.
Ansia: cos’è, come si manifesta
Tensione, nervosismo, paura, stress, eccessiva preoccupazione per se stessi e per gli altri: l’ansia si manifesta in molti modi. Ognuno di noi, nel corso della vita, ha vissuto uno stato ansioso di fronte a determinate situazioni, e questo perché prima di tutto l’ansia è una condizione fisiologica indispensabile. E’ importante però distinguere tra ansia funzionale e ansia patologica.
L’ansia è funzionale quando:
Aiuta a migliorare le prestazioni. Entro certi livelli l’ansia è un’alleata preziosa, perché permette di mettere in campo le risorse necessarie ad affrontare i compiti che ci siamo prefissati.
Serve alla sopravvivenza. Quando una situazione viene percepita come pericolosa, l’ansia induce uno stato di attivazione dell’organismo, preparandolo all’attacco o alla fuga. In questi casi, essa agisce come un meccanismo naturale di difesa, perché consente di reagire adeguatamente al tipo di emozione che in quel momento stiamo affrontando.
L’ansia non è funzionale quando:
E’ eccessiva. Oltre un certo livello, l’ansia crea uno stato di malessere psicologico che può anche arrivare ad impedire il normale svolgimento delle attività della vita di una persona. In casi come questi, la persona vive in un costante stato di allarme e di tensione che porta a reazioni fisiologiche come tremore, palpitazioni, nausea.
E’ ingiustificata o sproporzionata rispetto alla situazione. Per chi è affetto da un disturbo d’ansia, anche le situazioni che la maggior parte delle persone non vivono come pericolose, portano ad un’attivazione dello stato di tensione e a reazioni fisiche molto forti. In tutti questi casi la paura non deriva da fattori esterni, ma è legata all’anticipazione e previsione di pericoli presenti o futuri.
In questi ultimi casi l’aiuto di uno psicologo può essere fondamentale per riuscire ad affrontare serenamente le situazioni che generano ansia e sconfiggere le proprie difficoltà.
Attacchi di panico:
A volte l’ansia può trasformarsi in panico, generando veri e propri attacchi. Un attacco di panico porta a improvvise e forti sensazioni d’intensa apprensione, terrore e disastro incombente, accompagnate da sintomi fisici come palpitazioni, dolori al petto, nausea, senso di soffocamento e asfissia, dispnea (respirazione difficoltosa), capogiri, sudorazione e tremori.
I sintomi tendono a manifestarsi con grande rapidità e a raggiungere picchi d’intensità anche molto forti in breve tempo; per questo le persone colpite da attacchi di panico sentono un bisogno irrefrenabile di fuggire, in qualunque situazione si trovino. Tra i sintomi che possono manifestarsi durante gli attacchi di panico ricordiamo anche il senso di depersonalizzazione (sentirsi come fuori dal proprio corpo) e di derealizzazione (un senso di irrealtà del mondo), paura di perdere il controllo, di impazzire o persino di morire.
Quello che di solito spinge chi soffre di attacchi di panico a rivolgersi ad uno psicologo è la preoccupazione di subire altri attacchi, oltre che la difficoltà ad affrontare la vita quotidiana: spesso la persona evita di uscire (a meno che non sia accompaganto da qualcuno), di guidare,di stare in mezzo alla gente..
Vero. L'ho sperimentato sulla mia persona. Più reprimi,cerchi di scacciarla e più l'ansia trova in te un buon alleato su cui far scempio. L'ho lasciata uscire (devo dire con paura) ed è stata la cosa più bella che io abbia fatto. Ogni tanto ritorna a trovarmi ma non ho più paura di lei. So che l'ha fatto per il mio bene solo ora lo capisco. Pretendevo troppo da me stessa, mi paragonavo agli altri, mi sentivo inferiore ecc. Adesso la sento amica che viene a trovarmi per farmi capire e non per spaventarmi.
infatti è necessario non ostacolare ciò che sentiamo dentro, se la lasciamo andare senza avere paura allora riusciremo a comprendere anche il motivo del nostro essere
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