Arnold Gehlen. L’esonero dalla pressione degli stimoli.
“Il piccolo umano è aperto in alta misura agli stimoli, perché il mondo percettivo dell’uomo non si restringe, come quello animale, a pochi contenuti selezionati e istintualmente rilevanti. Se dunque ci troviamo di fronte a una marea di impressioni non delimitata da opportunità biologiche – quale è consona a un essere non specializzato, - ci troviamo anche di fronte al conseguente ‘compito’ di padroneggiarla; al compito cioè di un’attività nei confronti del mondo che s’impone attraverso i nostri sensi. Questa consiste di tante attività comunicative ed esaustive, ‘prive’ di un diretto valore di soddisfacimento istintuale, il risultato delle quali è da definirsi «esperienza». Ciò accade in azioni sensomotorie […]. I contenuti dell’illimitatamente aperta sfera mondana sono affrontati in un vivo rapporto di comunicazione che coinvolge tutti i sensi dell’uomo e si esplica in riavvertiti movimenti non suscitati da bisogni. Se definiamo «comunicative» queste azioni, ciò significa che in esse non tanto si profila l’utile vitale, quanto invece la vitalità del rapporto con tali contenuti, la fecondità e il continuo arricchirsi del «potere» e del poter disporre, l’«esonero», cioè l’affrancamento dalla pressione di stimoli interni e esterni, allo stesso modo che solo nel «trasferirsi» in un’altra cosa, proprio di ogni comunicazione, si dischiudono il mondo dei fatti e la ricchezza delle cose; i quali altresí si dischiudono in quelle azioni che continuamente aumentano, sviluppano e mettono in luce questa ricchezza. ‘Oggettività’ significa questo: porre in valore le cose in un rapporto scevro da bisogni.
ARNOLD GEHLEN (1904 - 1976), “L’uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo”(1978), introd. di Karl-Siegbert Rehberg, trad. di Carlo Mainoldi, Feltrinelli, Milano 1983, Parte seconda ‘Percezione, movimento, linguaggio’, 26. ‘Ricapitolazione dei fondamenti del linguaggio’, p. 275.
“Das mennchlische Kind ist in hohem Grade reizoffen, weil die Wahrnehmungswelt des Menschen nicht wie die tierische auf wenige ausgelesene, triebwichtige Inhalte eingeengt ist. Haben wir also eine solche biologisch-zweckmäßig nicht eingegrenzte Eindrucksüberflutung, wie sie einem nichtspezialisierten Wesen entspricht, so haben wir auch die daraus folgende ‘Aufgabe’ einer Bewältigung derselben, d. h. einer akiven Tätigkeit gegenüber der sinnlich andringenden Welt. Diese besteht in kommunikativen und erledigenden Tätigkeiten ‘ohne’ unmittelbaren Triebbefriedigungswert, deren Resultat «Erfahrung» genannt warden muß . Es gibt einen von uns nachgezeichneten Aufbau sensomorischer Aktionen, in denen dies geschieht; in selbstempfundenen, bedürfnislosen Bewegungen erfolgt eine lebendig umgehende, über alla Sinne des Menschen sich erstreckende Auseinandersetzung mit den Inhalten der unbegrenzt offenen Weltsphäre. wenn diese Aktionen «kommunikativ» genannt warden, so bedeutet dies vor allem: nicht der vitale Nutzen, sondern die Lebendigkeit des Umgangs, die Fruchtbarkeit stets neu bereicherten Könnens und Verfügenkönnens, die «Entlastung» vom inneren und äußeren Reizdruck erscheinen darin ebenso, wie das in jeder Kommunikation steckende «Sichversetzen» inein anderes erst di Welt der Tatsachen und die Fülle der Dinge aufschlie t auch noch in Handlungen, die diese Fülle immerfort vermehren, entwickeln und erscheinen lassen. ‘Objektivität ‘ ist diese Seite, die Dinge im bedürfnislosen Umgang zur Geltung kommen zu lassen.”
ARNOLD GEHLEN, “Der Mensch. Seine Natur und seine Stellug in der Welt” (Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion, Wiesbaden 1978), in ID., “Gesmtausgabe”, Herausgegeben von Karl-Siegbert Rehberg, Bd. 3., Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main, Teilband 1, II. Teil. ‘Wahrnehmung, Bewegung, Sprache’, 26. ‘Wiederholung der Sprachgrundlage’, S. 276 - 277.
Nessun commento:
Posta un commento