Dunque non sono né pazzo né maniaco! Solo che a quarant'anni ho deciso di vivere come più mi garba, senza curarmi delle convenzioni né delle leggi, perché ho scoperto un pò tardi che nessuno le osserva e che finora sono stato gabbato. Non so quel che farò [...] Dipenderà dai miei desideri. A dispetto di ogni opinione, sono un uomo pacifico. Se un domani incontrassi una donna che ne sia degna, potrei anche sposarla, e non si sentirebbe più parlare di me. Ma se invece mi si esasperasse e se prendessi gusto a una lotta all'ultimo sangue, penso che nulla mi fermerebbe. Per quarant'anni mi sono annoiato ho guardato la vita come quel poverello che con il naso appiccicato alla vetrina di una pasticceria guarda gli altri mangiare i dolci. Adesso so che i dolci sono di coloro che si danno da fare per prenderli.
Georges Simenon - "L'uomo che guardava passare i treni"
«C’era qualcosa di mutato in lei, ma Combe non riusciva a capire cosa fosse…
Gli andava incontro sorridendo… e lui ebbe l’impressione quasi sacrilega di assistere alla nascita della felicità… Non si abbracciarono, ma rimasero… guancia a guancia, tacendo, e il silenzio sembrava palpitare intorno a loro»
Georges Simenon, “Tre camere a Manhattan”
Madre, siamo noi due qui a guardarci. Tu mi hai messo al mondo, io sono uscito dal tuo ventre, m’hai dato il primo latte, tuttavia non ti conosco, come tu non conosci me. In questa stanza d’ospedale, siamo due stranieri che non parlano la stessa lingua,.. e che diffidano l’uno dell’altro…è per cancellare l’idea falsa che ho potuto farmi di te, per penetrare nella verità del tuo essere, per amarti che riunisco briciole di ricordi, che rifletto.
Lettera alla madre, Georges Simenon.
Madre, siamo noi due qui a guardarci. Tu mi hai messo al mondo, io sono uscito dal tuo ventre, m’hai dato il primo latte, tuttavia non ti conosco, come tu non conosci me. In questa stanza d’ospedale, siamo due stranieri che non parlano la stessa lingua,.. e che diffidano l’uno dell’altro…è per cancellare l’idea falsa che ho potuto farmi di te, per penetrare nella verità del tuo essere, per amarti che riunisco briciole di ricordi, che rifletto.
Lettera alla madre, Georges Simenon.
"Non riusciva a perdonarle quel suo modo di sporcarsi ai suoi occhi, con una mancanza di pudore che rasentava la provocazione". (pensa Combe, mentre Kay gli racconta della sua vita).
Bellissimo, il sentimento crudele dell'esclusione irreparabile
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