Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti?
Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene
Haruki Murakami
Passò il resto della mattinata così, a guardare il soffitto.
Non se la sentiva di fare nulla.
L'unica soluzione era rimanersene lì a guardare in alto.
Non che lassù ci fosse nulla di interessante.
I soffitti non sono costruiti per intrattenere le persone.
Haruki Murakami
Ogni giorno della vita è unico, ma abbiamo bisogno che accada qualcosa che ci tocchi per ricordarcelo. Non importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l'essenziale, per la maggior parte di noi, è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore.
Haruki Murakami
Per quanto una situazione sia disperata c'è sempre una possibilità di soluzione.
Quando tutto attorno è buio non c'è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all'oscurità.
Haruki Murakami
Tutti vogliono essere travolti dalla forza di esecuzioni coinvolgenti. Nove volte su dieci si rimane delusi, ma la decima volta si arriva ad avere un'esperienza sublime, che è poi quella che tutti cercano. È questo che muove il mondo, è questa, secondo me, l'arte.
Haruki Murakami, A sud del confine, a ovest del sole
A sud del confine, a ovest del sole - H. Murakami
Questo libro mi ha dato molto filo da torcere, poiché mi aspettavo qualcosa di molto bello ed emozionante, invece mi sono ritrovata davanti un libro palesemente vecchio e con concetti al suo interno totalmente sbagliati.
Attenzione che a questo giro potrei aver fatto qualche bello spoiler, quindi o fate i coraggiosi o tornate qui quando avete finito il libro!
Però dobbiamo, prima di tutto, contestualizzare. Murakami scrive questo libro nel 1992, quindi non ci possiamo aspettare ondate di femminismo, eppure ho trovato difficile leggerlo, dove la donna è quasi sempre descritta a livello estetico e per stereotipi, e dove l'uomo, pur essendo spostato, può permettersi di tradire la moglie senza avere ripercussioni.
Soffermiamoci due secondi sull’inconsistenza delle donne. Il protagonista, di nome Hajime, si innamora perdutamente di questa donna, finendo per tradire la moglie in modo “serio” (perché aveva già tradito fisicamente, ma non erano ovviamente storie che potevano compromettere il rapporto). E fin qui tutto normale, se non fosse che di questa donna, di nome Shimamoto, non si saprà nulla, nemmeno alla fine del libro. Sostanzialmente si sa solo che non è sposata, si veste con abiti di lusso e ha subito un’operazione ad una gamba che era rimasta debilitata da una malattia infantile. Insomma, una figura misteriosa, che però riesce a rapire il cuore di Hajime, tanto da spingerlo ad abbandonare la famiglia. E va bene abbandonare la moglie, se non ci si trova più bene posso capirlo, ma esprime palesemente un disinteresse verso le figlie, che poverette non hanno davvero fatto nulla di male.
Abbiamo anche una donna solare e dedita al marito, la moglie del protagonista appunto, che oltre ad annuire e a seguire i suggerimenti del marito e del padre non sembra effettivamente fare molto, a parte una tendenza al suicidio nel momento in cui si sente abbandonata dal proprio compagno. E anche qui, la moglie esprime totale disinteresse nei confronti delle figlie. Io non capisco davvero perché, in fondo sono le uniche a subire passivamente tutta la vicenda, eppure sembrano anche quelle che in linea di massima ci rimetterebbero di più. Capisco i tempi diversi, ma è stato davvero straziante leggere di questa mentalità.
La moglie, però, non è l’unica a dipendere completamente da qualcun altro, anzi, tutte le donne (tranne Shimamoto) hanno questa tendenza, tanto che una delle ex del protagonista, nel momento in cui scopre il tradimento di lui, entra in uno stato catatonico da cui non uscirà mai più nella sua vita (o almeno così è come ci fa intendere l’autore).
Insomma, le donne sono figure deboli.* C'è da dire che l'autore tenta di dare a questi personaggi femminili una parvenza di forza interiore che esce solamente nei momenti difficili, ma posso dire che non gli riesce molto bene.
Tornando ora al protagonista, mi sento di dire che, oltre ad essere estremamente egoista, tende ad avere atteggiamenti che rasentano il vittimismo. Non fa altro che piangersi addosso per i suoi sbagli, ma allo stesso tempo persevera con i suoi comportamenti e nemmeno prova a chiedere scusa. Semplicemente cerca compassione negli altri, senza mai effettivamente lavorare su se stesso. E, dal mio punto di vista, gli va anche fin troppo grassa, vista la brutta fine che fanno le donne con cui entra in contatto, le quali per lo più subiscono i suoi comportamenti.
Sono rimasta delusa anche dal finale, che vorrebbe essere aperto, quando di aperto non ha essenzialmente nulla, anzi, proprio non può esserlo, accompagnato, tra l’altro, da immagini che tentano di essere poetiche, quando risultano patetiche (e non in senso positivo). Questo linguaggio pseudo-poetico si ritrova in tutto il libro e penso che non sia proprio nelle corde dell’autore: risulta forzato e poco credibile, forse anche a causa del protagonista che diventa patetico a sua volta man mano che la trama avanza. Insomma, dal punto di vista stilistico, sembra di leggere l’imitazione di un libro della Yoshimoto mal riuscita.
Spezzo però una lancia in suo favore: tenta di puntare l'attenzione sugli affari illeciti in Giappone, visto che si fa fatica a parlare anche di mafia. Comunque rimane una flebile luce in un tunnel oscuro.
Come ho già accennato all’inizio, per lo più questi problemi sono dati dal contesto: l’epoca in cui è stato scritto e la cultura del paese di provenienza di certo non permettevano la stesura di un romanzo con pretese di parità dei diritti dei due sessi. Però, a parer mio, nel 2019 un libro del genere si può benissimo evitare di leggere, preferendo appunto altri romanzi magari più formativi o interessanti, anche dello stesso autore, senza dover leggere un libretto da spiaggia come questo che piuttosto che rilassare, fa arrabbiare.
* avendo pubblicato una recensione sul libro anche su IG, dove però non c’era abbastanza spazio per dilungarsi su molti aspetti, mi hanno fatto notare che, leggendo più libri di Murakami, la questione dei personaggi non è troppo rilevante, poiché sembra che i suoi personaggi siano più o meno tutte sagome, quasi stereotipi, secondari alla storia in sé. In questa recensione parlo delle mie opinioni riguardo solamente il suddetto libro, e non avendo letto null’altro dell’autore (a parte i racconti), non posso che esprimere le mie opinioni basandomi su ciò che ho letto.
Ovviamente, se avete opinioni differenti e vi sembra che stia dicendo una marea di baggianate, scrivetemi pure, commentate, quello che volete, sarò felicissima di rispondervi e scambiare due chiacchiere :
https://lettrice.tumblr.com/post/183211144150/a-sud-del-confine-a-ovest-del-sole-h-murakami
Tra i concorrenti ce n’era uno che per tutta la corsa, dall’inizio alla fine, rimuginava su un motto appreso dal fratello (un maratoneta anche lui): Pain is inevitable. Suffering is optional. Quello era il suo mantra. Il dolore non si può evitare, ma la sofferenza è opzionale. Supponiamo per esempio che correndo uno pensi: “Non ce la faccio più, è troppo faticoso”. La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo.
Murakami Haruki, L’arte di correre
Mi sentivo come un soffione sfiorato dalla brezza, e intanto guardavo le lancette dell'orologio. Era l'unica prova che il mondo si muovesse ancora. Non un granché, come mondo, ma perlomeno si muoveva. E finché avevo la certezza che il mondo si muoveva, io esistevo. Non un granché, come esistenza, però esistevo. Strano che una persona dovesse ricorrere alle lancette di un orologio per provare la propria esistenza. Dovevano esserci altri mezzi. Mi sforzai di trovarne uno, ma non mi viene in mente nulla di appropriato.
Murakami Haruki, Nel segno della pecora
La gelosia è una prigione nella quale l’individuo si rinchiude da solo. Non ci viene spinto a forza da qualcuno. Ci entra di sua spontanea volontà, chiude la porta a chiave dall’interno e getta la chiave dalla finestra, al di là delle sbarre. E nessuno sa che lui è incarcerato lí dentro.
Murakami Haruki L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Avrei voluto mettermi a piangere forte, ma non potevo.
Non avevo più l'età per versare lacrime, avevo fatto troppe esperienze.
Esiste anche questo al mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime.
E' una di quelle cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno la capirebbe. E' una tristezza che non può prendere forma, si accumula quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento. Una volta, quando ero più giovane, avevo provato a esprimerla a parole.
Ma non ne avevo trovata una che potesse esprimere il mio sentimento ad altri, anzi nemmeno a me stesso, così avevo rinunciato. E avevo chiuso sia le mie parole sia il mio cuore.
La tristezza troppo profonda non può prendere la forma delle lacrime.
Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie
Mi cercano, creano un rapporto con me e un bel giorno se ne vanno.
Possono essere amici, amanti, mogli. Anche nemici.
Ma sempre, prima o poi, se ne vanno. Per stanchezza, disperazione, o perché le cose che avevano da dire si sono esaurite, come un rubinetto che non dà più acqua.
Haruki Murakami
Amare qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi in un labirinto. Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro ne controllando entrate e uscite come sul conto in banca. Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa
Haruki Murakami
Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via con il resto. Così ti sei consumato a poco a poco. […] Anche se tu ricominci da capo, e riesci a rimettere a posto la tua vita, è probabile che tu rifaccia le stesse cose. È una tendenza. E quando si supera un certo punto, non si può più tornare indietro."
Dance dance dance, Murakami Haruky
Passò il resto della mattinata così, a guardare il soffitto.
Non se la sentiva di fare nulla.
L'unica soluzione era rimanersene lì a guardare in alto.
Non che lassù ci fosse nulla di interessante.
I soffitti non sono costruiti per intrattenere le persone.
Haruki Murakami
Ogni giorno della vita è unico, ma abbiamo bisogno che accada qualcosa che ci tocchi per ricordarcelo. Non importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l'essenziale, per la maggior parte di noi, è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore.
Haruki Murakami
Per quanto una situazione sia disperata c'è sempre una possibilità di soluzione.
Quando tutto attorno è buio non c'è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all'oscurità.
Haruki Murakami
Tutti vogliono essere travolti dalla forza di esecuzioni coinvolgenti. Nove volte su dieci si rimane delusi, ma la decima volta si arriva ad avere un'esperienza sublime, che è poi quella che tutti cercano. È questo che muove il mondo, è questa, secondo me, l'arte.
Haruki Murakami, A sud del confine, a ovest del sole
A sud del confine, a ovest del sole - H. Murakami
Questo libro mi ha dato molto filo da torcere, poiché mi aspettavo qualcosa di molto bello ed emozionante, invece mi sono ritrovata davanti un libro palesemente vecchio e con concetti al suo interno totalmente sbagliati.
Attenzione che a questo giro potrei aver fatto qualche bello spoiler, quindi o fate i coraggiosi o tornate qui quando avete finito il libro!
Però dobbiamo, prima di tutto, contestualizzare. Murakami scrive questo libro nel 1992, quindi non ci possiamo aspettare ondate di femminismo, eppure ho trovato difficile leggerlo, dove la donna è quasi sempre descritta a livello estetico e per stereotipi, e dove l'uomo, pur essendo spostato, può permettersi di tradire la moglie senza avere ripercussioni.
Soffermiamoci due secondi sull’inconsistenza delle donne. Il protagonista, di nome Hajime, si innamora perdutamente di questa donna, finendo per tradire la moglie in modo “serio” (perché aveva già tradito fisicamente, ma non erano ovviamente storie che potevano compromettere il rapporto). E fin qui tutto normale, se non fosse che di questa donna, di nome Shimamoto, non si saprà nulla, nemmeno alla fine del libro. Sostanzialmente si sa solo che non è sposata, si veste con abiti di lusso e ha subito un’operazione ad una gamba che era rimasta debilitata da una malattia infantile. Insomma, una figura misteriosa, che però riesce a rapire il cuore di Hajime, tanto da spingerlo ad abbandonare la famiglia. E va bene abbandonare la moglie, se non ci si trova più bene posso capirlo, ma esprime palesemente un disinteresse verso le figlie, che poverette non hanno davvero fatto nulla di male.
Abbiamo anche una donna solare e dedita al marito, la moglie del protagonista appunto, che oltre ad annuire e a seguire i suggerimenti del marito e del padre non sembra effettivamente fare molto, a parte una tendenza al suicidio nel momento in cui si sente abbandonata dal proprio compagno. E anche qui, la moglie esprime totale disinteresse nei confronti delle figlie. Io non capisco davvero perché, in fondo sono le uniche a subire passivamente tutta la vicenda, eppure sembrano anche quelle che in linea di massima ci rimetterebbero di più. Capisco i tempi diversi, ma è stato davvero straziante leggere di questa mentalità.
La moglie, però, non è l’unica a dipendere completamente da qualcun altro, anzi, tutte le donne (tranne Shimamoto) hanno questa tendenza, tanto che una delle ex del protagonista, nel momento in cui scopre il tradimento di lui, entra in uno stato catatonico da cui non uscirà mai più nella sua vita (o almeno così è come ci fa intendere l’autore).
Insomma, le donne sono figure deboli.* C'è da dire che l'autore tenta di dare a questi personaggi femminili una parvenza di forza interiore che esce solamente nei momenti difficili, ma posso dire che non gli riesce molto bene.
Tornando ora al protagonista, mi sento di dire che, oltre ad essere estremamente egoista, tende ad avere atteggiamenti che rasentano il vittimismo. Non fa altro che piangersi addosso per i suoi sbagli, ma allo stesso tempo persevera con i suoi comportamenti e nemmeno prova a chiedere scusa. Semplicemente cerca compassione negli altri, senza mai effettivamente lavorare su se stesso. E, dal mio punto di vista, gli va anche fin troppo grassa, vista la brutta fine che fanno le donne con cui entra in contatto, le quali per lo più subiscono i suoi comportamenti.
Sono rimasta delusa anche dal finale, che vorrebbe essere aperto, quando di aperto non ha essenzialmente nulla, anzi, proprio non può esserlo, accompagnato, tra l’altro, da immagini che tentano di essere poetiche, quando risultano patetiche (e non in senso positivo). Questo linguaggio pseudo-poetico si ritrova in tutto il libro e penso che non sia proprio nelle corde dell’autore: risulta forzato e poco credibile, forse anche a causa del protagonista che diventa patetico a sua volta man mano che la trama avanza. Insomma, dal punto di vista stilistico, sembra di leggere l’imitazione di un libro della Yoshimoto mal riuscita.
Spezzo però una lancia in suo favore: tenta di puntare l'attenzione sugli affari illeciti in Giappone, visto che si fa fatica a parlare anche di mafia. Comunque rimane una flebile luce in un tunnel oscuro.
Come ho già accennato all’inizio, per lo più questi problemi sono dati dal contesto: l’epoca in cui è stato scritto e la cultura del paese di provenienza di certo non permettevano la stesura di un romanzo con pretese di parità dei diritti dei due sessi. Però, a parer mio, nel 2019 un libro del genere si può benissimo evitare di leggere, preferendo appunto altri romanzi magari più formativi o interessanti, anche dello stesso autore, senza dover leggere un libretto da spiaggia come questo che piuttosto che rilassare, fa arrabbiare.
* avendo pubblicato una recensione sul libro anche su IG, dove però non c’era abbastanza spazio per dilungarsi su molti aspetti, mi hanno fatto notare che, leggendo più libri di Murakami, la questione dei personaggi non è troppo rilevante, poiché sembra che i suoi personaggi siano più o meno tutte sagome, quasi stereotipi, secondari alla storia in sé. In questa recensione parlo delle mie opinioni riguardo solamente il suddetto libro, e non avendo letto null’altro dell’autore (a parte i racconti), non posso che esprimere le mie opinioni basandomi su ciò che ho letto.
Ovviamente, se avete opinioni differenti e vi sembra che stia dicendo una marea di baggianate, scrivetemi pure, commentate, quello che volete, sarò felicissima di rispondervi e scambiare due chiacchiere :
https://lettrice.tumblr.com/post/183211144150/a-sud-del-confine-a-ovest-del-sole-h-murakami
Tra i concorrenti ce n’era uno che per tutta la corsa, dall’inizio alla fine, rimuginava su un motto appreso dal fratello (un maratoneta anche lui): Pain is inevitable. Suffering is optional. Quello era il suo mantra. Il dolore non si può evitare, ma la sofferenza è opzionale. Supponiamo per esempio che correndo uno pensi: “Non ce la faccio più, è troppo faticoso”. La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo.
Murakami Haruki, L’arte di correre
Mi sentivo come un soffione sfiorato dalla brezza, e intanto guardavo le lancette dell'orologio. Era l'unica prova che il mondo si muovesse ancora. Non un granché, come mondo, ma perlomeno si muoveva. E finché avevo la certezza che il mondo si muoveva, io esistevo. Non un granché, come esistenza, però esistevo. Strano che una persona dovesse ricorrere alle lancette di un orologio per provare la propria esistenza. Dovevano esserci altri mezzi. Mi sforzai di trovarne uno, ma non mi viene in mente nulla di appropriato.
Murakami Haruki, Nel segno della pecora
La gelosia è una prigione nella quale l’individuo si rinchiude da solo. Non ci viene spinto a forza da qualcuno. Ci entra di sua spontanea volontà, chiude la porta a chiave dall’interno e getta la chiave dalla finestra, al di là delle sbarre. E nessuno sa che lui è incarcerato lí dentro.
Murakami Haruki L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Avrei voluto mettermi a piangere forte, ma non potevo.
Non avevo più l'età per versare lacrime, avevo fatto troppe esperienze.
Esiste anche questo al mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime.
E' una di quelle cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno la capirebbe. E' una tristezza che non può prendere forma, si accumula quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento. Una volta, quando ero più giovane, avevo provato a esprimerla a parole.
Ma non ne avevo trovata una che potesse esprimere il mio sentimento ad altri, anzi nemmeno a me stesso, così avevo rinunciato. E avevo chiuso sia le mie parole sia il mio cuore.
La tristezza troppo profonda non può prendere la forma delle lacrime.
Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie
Mi cercano, creano un rapporto con me e un bel giorno se ne vanno.
Possono essere amici, amanti, mogli. Anche nemici.
Ma sempre, prima o poi, se ne vanno. Per stanchezza, disperazione, o perché le cose che avevano da dire si sono esaurite, come un rubinetto che non dà più acqua.
Haruki Murakami
Amare qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi in un labirinto. Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro ne controllando entrate e uscite come sul conto in banca. Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa
Haruki Murakami
Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via con il resto. Così ti sei consumato a poco a poco. […] Anche se tu ricominci da capo, e riesci a rimettere a posto la tua vita, è probabile che tu rifaccia le stesse cose. È una tendenza. E quando si supera un certo punto, non si può più tornare indietro."
Dance dance dance, Murakami Haruky
Quando cerchi una voce, trovi un silenzio profondo, ma quando cerchi il silenzio ecco, la voce incessante di una profezia, una voce che a volte preme quella specie di interruttore segreto nascosto da qualche parte nella tua mente.
Haruki Murakami
Quando ci si tiene dentro qualcosa senza poterla dividere con nessuno comincia a crescere in modo esagerato
Haruki Murakami
Dell'Amore e di altri Demoni.:
Le cose non dette sono quelle che ci avvelenano..
A un tratto mi attraversò il dubbio che potessero prospettarsi per me ancora decine, centinaia di domeniche come queste."Domeniche tranquille, silenziose, tristi," dissi ad alta voce citando una frase della mia lettera a Naoko. Di domenica non c'era neanche il mio programma quotidiano a salvarmi.
Haruki Murakami
Chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell'azione stessa, vi scorre dentro
Murakami Haruki
«Quando tu sei nella foresta, diventi completamente parte della foresta.
Quando sei sotto la pioggia, diventi parte della pioggia.
Quando è mattino, sei parte del mattino.
Quando sei davanti a me, diventi parte di me. Completamente».
Murakami Haruki, “Kafka sulla spiaggia”
Resto lì a lungo, la mano appoggiata al bordo della finestra, a fissare il punto in cui è sparita. Magari potrebbe accorgersi di aver dimenticato di dirmi qualcosa, e tornare indietro. Ma non torna. In quel punto rimane solo una specie di cavità invisibile che ha la forma della sua assenza».
Murakami Haruki, “Kafka sulla spiaggia”
Haruki Murakami. Kafka sulla spiaggia.
Ma se c’è una cosa che mi indigna ancora di più, sono le persone prive di immaginazione. Quelle che T.S. Eliot chiamava «gli uomini vuoti». Persone insensibili che coprono questa loro mancanza di immaginazione, questo loro vuoto, con un ammasso di segatura, e senza rendersene minimamente conto se ne vanno in giro per il mondo a tentare di imporre a tutti i costi questa loro ottusità agli altri, mettendo in fila parole vuote e senza senso…..
Murakami da “Kafka sulla spiaggia”
Gente priva di immaginazione, intollerante, senza orizzonti. Gente che vive una realtà fatta di convinzioni tutte sue, slogan vuoti, ideali orecchiati qua e là, sistemi rigidi. Sono queste le persone che mi fanno davvero paura. Le temo e le disprezzo. Sono casi senza speranza.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia
Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti.
Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili.
Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa – sì, io immagino che sia nella testa – ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po’ come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l’archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l’aria, cambiare l’acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia
Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo.
Questo si ripete infine volte, come un...a danza sinistra col dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. É qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo.
Devi immaginare questa tempesta di sabbia. E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. E' una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. E' il tuo sangue, e anche sangue di altri.
Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia .- Kafka on the shore
Non capisco come sia possibile che amare profondamente qualcuno voglia dire ferire quella persona in modo tanto crudele. Perché se così fosse, che significato avrebbe amare?
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia
Non era un'emozione simile all'innamoramento o al desiderio sessuale. Era come se qualcosa si fosse insinuato attraverso una piccola fessura e tentasse di riempire un vuoto che c'era dentro di lui. Ecco cosa provava. Non si trattava di un vuoto provocato da lei. Esisteva dentro di lui da un tempo incalcolabile. Lei vi aveva proiettato sopra una luce speciale, illuminandolo.
Haruki Murakami
Mi è capitato molte volte di vedere persone “troppo sensibili” ferire gli altri senza alcuna necessità. E ho visto anche persone “sincere e aperte” usare la logica per imporre i propri interessi, senza neanche esserne consapevoli. Ho visto infine persone “brave a leggere nel cuore degli uomini” lasciarsi ingannare senza sforzo da adulatori visibilmente insinceri. A questo punto mi sembra naturale chiedersi cosa ognuno di noi alla fin fine conosca di se stesso..
Murakami Haruki, da La ragazza dello Sputnik
Avrei voluto mettermi a piangere forte, ma non potevo. Non avevo più l'età per versare lacrime, avevo fatto troppe esperienze. Esiste anche questo al mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime. É una di quelle cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno la capirebbe. É una tristezza che non può prendere forma, si accumula quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento. Una volta, avevo provato a ESPRIMERLA A PAROLE. Ma non ne avevo trovata una che potesse esprimere il mio sentimento ad altri, anzi nemmeno a me stesso, così avevo rinunciato.
E AVEVO CHIUSO SIA LE MIE PAROLE, SIA IL MIO CUORE.
LA TRISTEZZA TROPPO PROFONDA NON PUO' PRENDERE LA FORMA DELLE LACRIME.
Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie
Sono molto più paziente con gli altri di quanto lo sia con me stessa, e mi è molto più facile tirar fuori i lati positivi nelle cose degli altri che non nelle mie. Sono un tipo così. È un po come essere quella superficie ruvida su una scatola di fiammiferi. Il che mi sta benissimo, intendiamoci. Meglio essere una scatola di prima qualità che un fiammifero scadente.
Haruki MurakamiIl mondo segue il suo percorso, - disse. -
Ognuno ha i propri pensieri, ognuno avanza sulla sua via.
Il mondo segue il suo percorso.
Haruki Murakami, La strana biblioteca
«E mi chiedo dove siamo andati a finire noi due. Come è potuto succedere? Dove è andato a finire tutto quello che ci sembrava così prezioso, dov'è lei e dov'è la persona che ero allora, il mio mondo?».
Haruki Murakami, Norwegian Wood
Non sapevo dove mi trovavo, e niente mi diceva che la direzione verso la quale mi muovevo fosse quella giusta. Ma siccome non potevo restare bloccato lì per sempre, un passo alla volta, mi spostavo.
Haruki Murakami, Norwegian Wood
E’ che ho qualcosa di freddo nel carattere. Sono io la prima a dirlo. Però se mi avessero amata un pochino di più, penso che anch'io avrei avuto reazioni ben diverse.
Haruki Murakami, Norwegian Wood
Forse noi due ci cercavamo molto più di quanto noi stessi pensassimo. E così abbiamo finito per prendere la strada più lunga e più contorta. Forse io non avrei dovuto fare quello che ho fatto. Ma non ho potuto farne a meno. E volevo dirti che la sensazione di intimità e tenerezza che ho provato per te, è stata un’emozione che non avevo mai sentito prima nella mia vita.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Se io provassi a rilassarmi, andrei a pezzi.
Ho sempre vissuto così, da tanto tempo, e anche adesso è l'unico modo in cui posso vivere.
Se una sola volta mi lasciassi andare, non potrei più tornare indietro.
E se andassi a pezzi, il vento mi spazzerebbe via.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Mi accorsi che tutti sembravano felici. Non so se in quel momento lo fossero davvero o se fosse solo un'impressione. Quello che è certo è che in quel pomeriggio di fine autunno, a me apparivano così e questo mi faceva sentire ancora più solo del solito. Mi sentivo l'unico elemento estraneo in quel paesaggio.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Smettila di tormentarti tanto. Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita. Faccio un po' il grillo parlante ma è ora che tu cominci a imparare certi meccanismi della vita. A volte tu ti sforzi troppo di adattare la vita ai tuoi meccanismi. Se non vuoi finire anche tu in una clinica psichiatrica cerca di essere un pò più aperto e di abbandonarti di più alla vita così come viene. Anche una donna debole e imperfetta come me ogni tanto arriva a rendersi conto di quanto meravigliosa sia la vita.
Murakami Haruki. Norwegian Wood. Tokyo Blues
Non c'è verità, sincerità, forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L'unica cosa che possiamo fare è superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sarà di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpirà all'improvviso.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
«Non è un fatto logico, sono solo sensazioni. Per esempio, adesso che cammino attaccata forte a te, non ho nemmeno un po’ di paura. Il buio e il male non possono trascinarmi via».
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Se gli altri mi parlavano io non riuscivo a sentirli e se ero io a rivolgermi a loro, loro non sentivano me. Era come se fossi avvolto in una membrana che aderiva perfettamente al mio corpo, impedendomi di comunicare con il mondo esterno e impedendo agli altri di toccarmi.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose. Nello scrivere seguendo i ricordi come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia. All'improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa.
Murakami Haruki, Norvegian wood
“Ehi, Watanabe, mi vuoi bene?”
“Certo,” risposi io.
“Ho due favori da chiederti. Puoi ascoltarli?”
“Posso ascoltarne anche tre.” Naoko ridendo scosse la testa.
“Due bastano. Sono più che sufficienti. Il primo è che vorrei che tu capissi quanto apprezzo il fatto che tu sia venuto fin qui a trovarmi. Questo mi ha reso molto felice, molto… mi ha fatto veramente bene. Te lo dico nel caso non fosse stato evidente.”
“Verrò ancora a trovarti,” dissi. “E l’altro?”
“Vorrei che ti ricordassi di me. Ti ricorderai sempre della mia esistenza, e che sono stata accanto a te come in questo momento?”
“Certo che me ne ricorderò sempre,” risposi.
Restò ferma qualche passo davanti a me, in silenzio, poi riprese a camminare. La luce autunnale, filtrata dalle cime degli alberi, giocava con l’ombra sulle spalle della sua giacca. Si sentì di nuovo l’abbaiare del cane, ma adesso sembrava un po’ più vicino. Naoko salì su un cumulo di terra, quasi una collinetta, sbucò fuori dal bosco di pini e scese rapidamente un pendio. Io continuavo a seguirla a due tre passi di distanza.
“Davvero non ti dimenticherai mai di me?” chiese a voce bassa, quasi in un bisbiglio.
“Non ti dimenticherò mai,” dissi. “Ma come pensi che potrei dimenticarti?”
E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose. Nello scrivere seguendo i ricordi come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia. All’improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa.
Però, comunque siano ridotti, sono l’unica cosa che possiedo. Così continuo a scrivere tenendoli stretti, questi ricordi imperfetti che si fanno sempre più sbiaditi ogni istante che passa, con l’impressione di succhiare un osso spolpato. Ma è l’unico modo che ho di mantenere la promessa fatta a Naoko.
Tanto tempo fa, quando ero ancora giovane e questi ricordi erano molto più freschi, ho tentato diverse volte di scrivere di lei. Ma allora non sono riuscito a finire neanche un rigo. Sapevo bene che se fossi riuscito a scrivere almeno quel rigo iniziale, poi tutto il resto sarebbe venuto da solo, ma non c’era niente da fare: quel rigo non veniva proprio. Era tutto talmente chiaro che non sapevo da dove cominciare. Era come avere una mappa dettagliata, ma così dettagliata da diventare inservibile. Ma adesso capisco. Capisco che in fondo a poter riempire quel contenitore imperfetto che è la scrittura, sono solo ricordi e pensieri altrettanto imperfetti. E poi, più i ricordi di Naoko sbiadiscono dentro di me, più sento di capirla. Oggi capisco anche la ragione per cui mi pregò di non dimenticarmi di lei. Naturalmente lo sapeva benissimo. Sapeva che prima o poi in me il suo ricordo avrebbe cominciato a sbiadire. Ed è per questo che mi aveva pregato: “Non ti dimenticare mai di me. Ricordati sempre che sono esistita”.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Non c'è verità, sincerità, forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L'unica cosa che possiamo fare è superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sarà di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpirà all'improvviso.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
«Non è un fatto logico, sono solo sensazioni. Per esempio, adesso che cammino attaccata forte a te, non ho nemmeno un po’ di paura. Il buio e il male non possono trascinarmi via».
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
Se gli altri mi parlavano io non riuscivo a sentirli e se ero io a rivolgermi a loro, loro non sentivano me. Era come se fossi avvolto in una membrana che aderiva perfettamente al mio corpo, impedendomi di comunicare con il mondo esterno e impedendo agli altri di toccarmi.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose. Nello scrivere seguendo i ricordi come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia. All'improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa.
Murakami Haruki, Norvegian wood
“Ehi, Watanabe, mi vuoi bene?”
“Certo,” risposi io.
“Ho due favori da chiederti. Puoi ascoltarli?”
“Posso ascoltarne anche tre.” Naoko ridendo scosse la testa.
“Due bastano. Sono più che sufficienti. Il primo è che vorrei che tu capissi quanto apprezzo il fatto che tu sia venuto fin qui a trovarmi. Questo mi ha reso molto felice, molto… mi ha fatto veramente bene. Te lo dico nel caso non fosse stato evidente.”
“Verrò ancora a trovarti,” dissi. “E l’altro?”
“Vorrei che ti ricordassi di me. Ti ricorderai sempre della mia esistenza, e che sono stata accanto a te come in questo momento?”
“Certo che me ne ricorderò sempre,” risposi.
Restò ferma qualche passo davanti a me, in silenzio, poi riprese a camminare. La luce autunnale, filtrata dalle cime degli alberi, giocava con l’ombra sulle spalle della sua giacca. Si sentì di nuovo l’abbaiare del cane, ma adesso sembrava un po’ più vicino. Naoko salì su un cumulo di terra, quasi una collinetta, sbucò fuori dal bosco di pini e scese rapidamente un pendio. Io continuavo a seguirla a due tre passi di distanza.
“Davvero non ti dimenticherai mai di me?” chiese a voce bassa, quasi in un bisbiglio.
“Non ti dimenticherò mai,” dissi. “Ma come pensi che potrei dimenticarti?”
E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose. Nello scrivere seguendo i ricordi come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia. All’improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa.
Però, comunque siano ridotti, sono l’unica cosa che possiedo. Così continuo a scrivere tenendoli stretti, questi ricordi imperfetti che si fanno sempre più sbiaditi ogni istante che passa, con l’impressione di succhiare un osso spolpato. Ma è l’unico modo che ho di mantenere la promessa fatta a Naoko.
Tanto tempo fa, quando ero ancora giovane e questi ricordi erano molto più freschi, ho tentato diverse volte di scrivere di lei. Ma allora non sono riuscito a finire neanche un rigo. Sapevo bene che se fossi riuscito a scrivere almeno quel rigo iniziale, poi tutto il resto sarebbe venuto da solo, ma non c’era niente da fare: quel rigo non veniva proprio. Era tutto talmente chiaro che non sapevo da dove cominciare. Era come avere una mappa dettagliata, ma così dettagliata da diventare inservibile. Ma adesso capisco. Capisco che in fondo a poter riempire quel contenitore imperfetto che è la scrittura, sono solo ricordi e pensieri altrettanto imperfetti. E poi, più i ricordi di Naoko sbiadiscono dentro di me, più sento di capirla. Oggi capisco anche la ragione per cui mi pregò di non dimenticarmi di lei. Naturalmente lo sapeva benissimo. Sapeva che prima o poi in me il suo ricordo avrebbe cominciato a sbiadire. Ed è per questo che mi aveva pregato: “Non ti dimenticare mai di me. Ricordati sempre che sono esistita”.
Murakami Haruki, Norwegian Wood
«Il tempo grava su di te con il suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti, tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai, a fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù. Perché ci sono cose che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo».
Haruki Murakami, “Kafka sulla spiaggia”
Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un'esperienza pericolosa.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia
Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un'esperienza pericolosa.
Haruki Murakami. Kafka sulla spiaggia
È bello poter mangiare qualcosa di buono. Ci si accorge di essere vivi.
Haruki Murakami
«Ma di regola non prendeva in mano un libro se lo scrittore non era morto da almeno trent’anni. Come fai se no a fidarti?, diceva.
- Con questo non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. E’ solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo.
- Quali sono gli scrittori che ti piacciono? - provai a chiedere.
- Balzac, Dante, Joseph Conrad, Dickens. - rispose lui pronto.
- Non proprio gli autori del momento. -
- E’ proprio per questo che li leggo. Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo».
Murakami Haruki, “Norwegian Wood”
Il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti."
«Ma di regola non prendeva in mano un libro se lo scrittore non era morto da almeno trent’anni. Come fai se no a fidarti?, diceva.
- Con questo non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. E’ solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo.
- Quali sono gli scrittori che ti piacciono? - provai a chiedere.
- Balzac, Dante, Joseph Conrad, Dickens. - rispose lui pronto.
- Non proprio gli autori del momento. -
- E’ proprio per questo che li leggo. Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo».
Murakami Haruki, “Norwegian Wood”
Il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti."
Haruki Murakami, Da "Tutti i figli di Dio danzano" sul terremoto che colpì Kobe nel 1995.
Nessun commento:
Posta un commento