venerdì 21 giugno 2013

Giorgio Colli. LA LEGGE DEL ‘PHTHONOS’ delimita plasticamente in una gelida e cattiva bellezza, dando loro figure e realtà impenetrabili, ribelli ad ogni disegno unificante. Di qui il CARATTERE UNICO DELLA POLITICA GRECA. LO ‘PHTHONOS’ DEGLI INDIVIDUI SI AGGREGA MECCANICAMENTE IN INSTABILI MA NECESSARIE STRUTTURE, LA ‘POLIS’, DATO CHE L’OSTILITÀ DEVE AVERE UN TERRENO PER ESPLICARSI. LA VITA SI ESPRIME COSÌ DIRETTAMENTE NELLA POLITICA, ED ANCHE ESCLUSIVAMENTE. LA NATURA GRECA NON PUÒ PRESCINDERE DAL CONFRONTO, NON HA IL SENSO DELLA SOLITUDINE, e d’altra parte non tollera che UN UNICO CAMPO DI LOTTA, LA ‘POLIS’, POICHÉ VUOLE GIUDICARE I VALORI UMANI SECONDO UN’UNICA GRADUATORIA. LA ‘POLIS’ DIVENTA COSÌ TIRANNICA – ESSA È IL TRIBUNALE DELLO ‘PHTHONOS’ - MA IN REALTÀ SOLTANTO PER I SOCCOMBENTI NELLA LOTTA. Null’altro se non l’ ‘ELEUTHERIA’ GRECA, CHE È LA LEALTÀ VERSO IL VINCITORE, POTEVA PERMETTERE FOSSERO PRONUNCIATE LE VERITÀ EMPIE E TERRIBILI DEI PRESOCRATICI O SOPPORTARE LA LORO ALTERIGIA, e nessuna potenza terrena tollerò in seguito alcunché di simile


Giorgio Colli,  La ragione non è indipendente dall’animalità.
“ L’uomo non è l’animale razionale che proprio per la sua ragione è superiore agli animali, e l’uomo più alto non è quello che annulla e sottovaluta tutto il resto per essere soltanto ragione. Piuttosto l’uomo è superiore agli altri animali per una maggiore intensità di vita, cioè di quel comune patrimonio che è sostanza di lui e degli altri animali: la ragione non è altro che ‹l’espressione visibile di questa maggiore intensità›, ma la natura della ragione ‹non è indipendente dall’animalità, ma manifesta appunto questa›.”
GIORGIO COLLI (1917 – 1979), “La ragione errabonda. Quaderni postumi”, a cura di Enrico Colli, Adelphi, Milano 1982 (I ed.), E1: [104 – [125] 28 novembre 1961 - 30 luglio 1962, [111] 21.12.61, p. 128.


Giorgio Colli. - L’idea come espressione di ciò che è nascosto -
“ ‹Platone›, le cui idee sono esplicitamente sottratte alla sfera spazio-temporale (‹Fedone›, ‹Fedro› ecc.) ma anche a quella dell’astrazione (VII lettera contrapposizione a ἐπιστήμη) – sono cioè quel μεταξύ che condanna la rappresentazione come apparenza, ma d’altra parte si pone come ‹espressione› (poiché ἰδέα significa appunto espressione e la sua intuitività non ha nessuna relazione con lo spazio, la vista ecc.). Cosicché non solo Parmenide non è mai stato capito (nel senso che l’essere è solo la legge del fenomeno, con un’allusione al noumeno), ma anche Platone, le cui idee sono la rappresentazione vista sostanzialmente, come espressione di ciò che è nascosto.”
GIORGIO COLLI (1917 – 1979), “La ragione errabonda. Quaderni postumi”, a cura di Enrico Colli, Adelphi, Milano 1982 (I ed.), E3 (seconda parte) 1° marzo 1966 – 21 ottobre 1968, [376] 18.8.69, p. 438.



Giorgio Colli. L’aspetto teoretico della parola del dio.
“A Delfi si manifesta la vocazione dei Greci per la conoscenza
sapiente non è il ricco di esperienza, chi eccelle in abilità tecnica, in destrezza, in espedienti, come lo è invece per l’età omerica. Odisseo non è un sapiente. Sapiente è chi getta luce nell’oscurità, chi scioglie i nodi, chi manifesta l’ignoto, chi precisa l’incerto. Per questa civiltà arcaica la conoscenza dell’uomo e del mondo appartiene alla sapienza. Apollo simboleggia questo occhio penetrante, il suo culto è una celebrazione della sapienza. Ma il fatto che Delfi sia un’immagine unificante, un’abbreviazione della Grecia stessa, indica qualcosa di più, ossia che la conoscenza fu, per i Greci, il massimo valore della vita. Altri popoli conobbero, esaltarono la divinazione, ma nessun popolo, ma nessun popolo la innalzò a simbolo decisivo, per cui, nel grado più alto, la potenza si esprime in conoscenza, come ciò accadde presso i Greci. In tutto il territorio ellenico vi furono santuari destinati alla divinazione; questa rimase un elemento decisivo nella vita pubblica, politica dei Greci. E soprattutto l’aspetto teoretico connesso alla divinazione è caratteristico dei Greci. Divinazione implica conoscenza del futuro e manifestazione, comunicazione di tale conoscenza. Ciò avviene attraverso la parola del dio, attraverso l’oracolo. Nella parola si manifesta all’uomo la sapienza del dio, e la forma, l’ordine, il nesso in cui si presentano le parole rivela che non si tratta di parole umane, bensì di parole divine. Di qui il carattere esteriore dell’oracolo: l’ambiguità, l’oscurità, l’allusività ardua da decifrare, l’incertezza. Il dio dunque conosce l’avvenire, lo manifesta all’uomo, ma sembra non volere che l’uomo comprenda. C’è un elemento di malvagità, di crudeltà nell’immagine d’Apollo, che si riflette nella comunicazione della sapienza.” 
GIORGIO COLLI (1917 – 1979), “La nascita della filosofia”, Adelphi, Milano 1980 (III ed., I ed. 1975), I. ‘La follia è la fonte della sapienza’, pp. 15 – 16.


Giorgio Colli. Il miracolo della filosofia era dato dalla natura.
“Il Greco sa che il flusso della vita trascina irresistibilmente, ma conosce anche la legge di questa corrente, lo ‘PHTHONOS’. IL PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE determina, solo, i valori dell’esistenza, e L’UOMO SI AFFERMA NELLA REALTÀ SECONDO LA MISURA CHE LA ‘PHYSIS’ GLI CONCEDE. Quanto maggiore è il distacco, l’ostilità innata, l’aristocrazia, tanto più l’ ‘ANANKE’ è inebriante. Una morale alla portata di tutti è priva di senso, dato che il libero arbitrio, con quanto vi è connesso, è qualcosa di sconosciuto. Del pari OGNI FINALISMO È ASSENTE: per l’individuo conta soltanto il proprio slancio nella vita, e al di là di questo nessun ordinamento oggettivo esiste, in funzione del quale egli possa agire. IL SENSO DEL DISTACCO GLI FA CONTEMPLARE LA VITA COME UN GIOCO, un variopinto susseguirsi di immagini attraenti, che LA LEGGE DEL ‘PHTHONOS’ delimita plasticamente in una gelida e cattiva bellezza, dando loro figure e realtà impenetrabili, ribelli ad ogni disegno unificante. Di qui il CARATTERE UNICO DELLA POLITICA GRECA. LO ‘PHTHONOS’ DEGLI INDIVIDUI SI AGGREGA MECCANICAMENTE IN INSTABILI MA NECESSARIE STRUTTURE, LA ‘POLIS’, DATO CHE L’OSTILITÀ DEVE AVERE UN TERRENO PER ESPLICARSI. LA VITA SI ESPRIME COSÌ DIRETTAMENTE NELLA POLITICA, ED ANCHE ESCLUSIVAMENTE. LA NATURA GRECA NON PUÒ PRESCINDERE DAL CONFRONTO, NON HA IL SENSO DELLA SOLITUDINE, e d’altra parte non tollera che UN UNICO CAMPO DI LOTTA, LA ‘POLIS’, POICHÉ VUOLE GIUDICARE I VALORI UMANI SECONDO UN’UNICA GRADUATORIA. LA ‘POLIS’ DIVENTA COSÌ TIRANNICA – ESSA È IL TRIBUNALE DELLO ‘PHTHONOS’ - MA IN REALTÀ SOLTANTO PER I SOCCOMBENTI NELLA LOTTA. Null’altro se non l’ ‘ELEUTHERIA’ GRECA, CHE È LA LEALTÀ VERSO IL VINCITORE, POTEVA PERMETTERE FOSSERO PRONUNCIATE LE VERITÀ EMPIE E TERRIBILI DEI PRESOCRATICI O SOPPORTARE LA LORO ALTERIGIA, e nessuna potenza terrena tollerò in seguito alcunché di simile. L’ANTIFINALISMO poi si riflette assai chiaramente nel CONCRETO ATTEGGIAMENTO POLITICO DEI GRECI COME POPOLO, CIOÈ NELL’INSTABILITÀ DEI LORO ORGANISMI STATALI, NEL FRENETICO RINNOVARSI DI ODI SENZA SCOPO E SENZA SENSO, NEL DECISO PREVALERE DI UN IMPULSO DISTRUTTORE, NEL PERIODICO RIAFFIORARE DI UNA FEROCIA BARBARICA CON CUI LO ‘PHTHONOS’ E L’INSENSIBILITÀ AL DOLORE CONTEMPLATO DI UN’EBREZZA ESTETICA DIMENTICANO L’INNATA ‘PHILANTTHROPIA’, NELL’ASSOLUTA MANCANZA DI SAGGEZZA POLITICA ed in genere di una diplomazia di ampio respiro, nella loro INSOFFERENZA PER OGNI MOVIMENTO UNIFICATORE.
Questo miracoloso complesso di doti filosofiche – quando il velo ricadde dietro questo giorno supremo dell’umanità, PASSARONO DUEMILA ANNI PRIMA CHE UNO SOLO, SPINOZA, LO RISOLLEVASSE – ERA DATO DALLA NATURA, NON CONQUISTATO.”

GIORGIO COLLI (1917 - 1979), “LA NATURA AMA NASCONDERSI ΦΥΣΙΣ ΚΡΥΠΤΕΣΘΑΙ ΦΙΛΕΙ”, a cura di Enrico Colli, Adelphi, Milano 1988 (I ed. 1948 pubblicata dall’A. in una tiratura di cinquecento copie), I. ‘La Grecia dei filosofi’, II. ‘L’epoca suprema’, pp. 23 – 24.

Giorgio Colli.
- Educazione e scuola -
“ L’educazione dev’essere sottratta all’Università. 
La scuola non può essere riformata, ma solo combattuta.”

GIORGIO COLLI (1917 – 1979), “La ragione errabonda. Quaderni postumi”, a cura di Enrico Colli, Adelphi, Milano 1982 (I ed.), ‘Appendice’, C: [765] – [781] 21- 31 agosto 1956, [778], p. 565.



Giorgio Colli è un grande, un intellettuale dall'ingegno multiforme, grande filosofo, filologo e studioso appassionato delle opere di Nietzsche ; eppure , nonostante ciò fu sempre osteggiato e gli fu impedito di entrare negli atenei. Morì senza il più piccolo sussulto del mondo accademico e intellettuale che ne invidiava il grande talento. Questo è il destino ingiusto e infame che viene riservato alle persone eccezionali, agli ingegni elevati. Io lo adoro, l'ho letto e lo rileggo periodicamente.









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