Grazie al mio lavoro con i
pazienti mi resi conto che le idee ossessive e le allucinazioni contengono un
nocciolo significativo, nascondono una personalità, la storia di una vita,
paure, speranze, desideri.
Jung, RSR
Il medico che voleva comprendere
realmente i "pazzi" e "guarirli". La rivoluzione partita
dall'interno del "Burgholzli".
“Uno dei principali interessi di Jung fu la
ricerca del SIGNIFICATO DELLE VERBALIZZAZIONI DEI PAZIENTI. NON ACCETTAVA,
ANCORA UNA VOLTA, CHE CIÒ CHE I PAZIENTI DICEVANO FOSSE PRIVO DI SENSO PERCHÉ
PROVENIVA DA PERSONE FOLLI; non lo voleva liquidare semplicemente come un
discorso di individui in preda alla pazzia. JUNG TENTAVA INVECE DI SCOPRIRE
L’UNICITÀ DEL SUO SIGNIFICATO. Anche con i pazienti cronici, che erano
“completamente dementi e dicevano cose assolutamente incomprensibili” (RSR,
p.164), JUNG SCOPRÌ UN SENSO IN CIÒ CHE ANDAVANO DICENDO, “CHE FINO AD ALLORA
ERA STATO CONSIDERATO PRIVO DI SIGNIFICATO” (Ibidem). Una paziente, per
esempio, soleva urlare: “SONO LA RAPPRESENTANTE DI SOCRATE”, E JUNG SCOPRÌ
(INDAGANDO ATTENTAMENTE LA SUA PERSONALITÀ E LE CIRCOSTANZE) CHE «VOLEVA DIRE:
“SONO ACCUSATA INGIUSTAMENTE COME SOCRATE”» (RSR, p.165). Lavorando attivamente
a favore dell’evoluzione del’interpretazione del loro linguaggio, a volte Jung
riuscì a provocare nei pazienti dei notevoli mutamenti positivi e persino a
“guarirli”, come successe con una vecchia schizofrenica che udiva una voce che
definiva “voce di Dio”, cui Jung disse: «Dobbiamo avere fiducia in quella voce»
(RSR, p.165). Mettendosi in rapporto con lei in un modo che non soltanto le
offriva una conferma, ma che attribuiva un signifcato alla mancanza di senso
delle sue voci “folli”, Jung riuscì a conseguire un “successo inatteso” del
trattamento (RSR, p.166).
E’ importante riconoscere che
l’accento posto sul significato non fu un’invenzione di Jung, ma faceva parte
dell’ETHOS E DELL’APPROCCIO GENERALE SVILUPPATI DA BLEULER. E’ tipico che
A.A.Brill (lo psicanalista americano facente anch’egli parte del gruppo di
ricerca del Burgholzli) scrivesse che, all’epoca, GLI PSICHIATRI DI
QUELL’ISTITUZIONE «NON S’INTERESSAVANO DI CIÒ CHE I PAZIENTI DICEVANO, MA DEL
SUO SIGNIFICATO» (Brill 1946, p.12). Ciò non invalida il contributo di Jung,
bensì ne fornisce il contesto; riuscì a collegare quella filosofia al proprio
approccio e, cosa estremamente importante, a svilupparla ulteriormente e a
raggiungere le sue posizioni epistemologiche uniche.”
Renos K. Papadopoulos –
L’espitemologia e la metodologia di Jung - Tratto dal “Manuale di psicologia
Junghiana” a cura di Renos K.Papadopoulos, Edizioni Moretti & Vitali, p.58
Nessun commento:
Posta un commento