§ 4. Poiché del nulla non si può pensare nulla, tutto ciò che può essere deve avere una ragione sufficiente (o una 'raison'), da cui si possa vedere perché è piuttosto che non essere.
Christian Wolff, "Logica tedesca" (1712), tr. it. Bompiani 2011
[§ 4. Weil von nichts sich nichts gedencken lässt; so muβ alles, was seyn kan, einen zureichenden Grund (oder eine 'raison') haben, daraus man sehen kan, warum es vielmehr ist, als nicht ist.]
Christian Wolff, "Logica tedesca" (1712), tr. it. Bompiani 2011
Heidegger si chiedeva: perchè l'essere e non piuttosto il niente?
Il fatto stesso che l'esistenza sia è un assurdo, è illogico, sarebbe stato più facile non vi fosse nulla, l'esistenza, il fatto stesso che esista qualcosa anzi che no, è un miracolo.
Dinanzi all’abisso dell’essere senza risposte si ritrasse spaventato Immanuel Kant:
“Non ci si può trattenere dal pensare (ma tale pensiero è altresì intollerabile) – ebbe a dire – che un ente, da noi rappresentato come il supremo tra tutti gli enti possibili, debba dire a se stesso: io esisto dall’eternità e per l’eternità, al di fuori di me non esiste nulla, se non ciò che è qualcosa solo mediante la mia volontà, ma donde sono io sorto allora? A questo punto tutto sprofonda sotto di noi e tanto la massima perfezione quanto la minima ondeggiano senza appoggio”.
Dipende da cosa si intenda qui per "Grund" (Fondamento): se si intende un ente che contiene in sé tutta la perfezione dell'ente che si dice causato (cioè la causa), l'argomento di Wolff non funziona. Io penso che si possa concepire la causalità solo come il quadro di condizioni al darsi del quale si verifica con più probabilità un determinato evento, perché si è constatato che al darsi di quel quadro si è "perlopiù" verificato quell'evento. Hume resta insuperato e la fisica quantistica conferma.
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