del nostro redattore Carlo Mafera
Tutti conoscono l’episodio della Bibbia in cui il nipote di Abramo, Lot, fugge da Sodoma e Gomorra obbedendo all’ordine di non voltarsi indietro. “Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse …Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle, fuggi nelle montagne, per non essere travolto…. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale”.
Perché nella Bibbia si fa riferimento al sale? Questo prezioso elemento era ritenuto simbolo di purificazione e infatti in molti passi del Vecchio Testamento viene citato nei riti catartici “Il Signore disse …Io rendo pura quest’acqua, non procurerà né morte né sterilità; come aveva detto Eliseo, quell’acqua divenne pura e lo è ancora oggi” (II Re 2,19-22). Ma se il sale è simbolo di conservazione, è anche simbolo di distruzione per la sua attività corrosiva. La forza pedagogica dei racconti dei racconti biblici è qui più che mai rappresentata. Il voltarsi indietro della moglie di Lot ci fa comprendere la forza devastante e distruttiva del rimpianto. Spesso infatti tutti noi facciamo esperienza di restare legati al nostro passato non riuscendo a buttare dietro le nostre spalle ciò che dovremmo immediatamente abbandonare. E facendo ciò ci paralizziamo e non ci proiettiamo verso un possibile roseo futuro.
Non bisogna fermarsi nella valle, come dice l’angelo e cioè sprofondarsi e chiudersi in se stessi dove si può essere sommersi dall’altrui distruttività. Piuttosto bisogna seguire il consiglio angelico “fuggi nelle montagne per non essere travolto”. Fuggire nelle montagne significa fare un cammino verso l’alto (moto anagogico) cioè un cammino di spiritualità che ci porta a distaccarci dall’attaccamento alle cose e alle persone. La morale del racconto è quella per cui dal passato si può imparare attraversando la sofferenza e utilizzandola al positivo. Lot e i suoi figli non si voltano e camminano verso la montagna. La moglie di Lot invece non lo fa e cioè si autopunisce. In lei opera una forza negativa di rimozione e negazione del passato. Non riesce ad elaborarlo e superarlo e non riesce soprattutto ad avere una sufficiente dose di consapevolezza per passare oltre. Rimane ancorata a certi meccanismi di difesa oppure a certi comportamenti relazionali distruttivi. Inoltre si può verificare anche un’altra conseguenza negativa legata al “voltarsi indietro”. Spesso per fuggire dal passato a tutti i costi ci si incastra con un’altra situazione negativa. A volte si rimane legati ad un’immagine infantile di sé, di bambino ferito incapace di sopportare i rifiuti, gli errori e i fallimenti personali. Anche il nostro tipo di educazione ci porta ad essere intolleranti verso noi stessi e la nostra e altrui fragilità.
Quindi si crea un circolo vizioso: più soffriamo e più siamo vulnerabili verso paure e ansie. E più abbiamo paura e più soffriamo. E cosi via. Questa è la “logica” del controllo dell’ansia. Come la moglie di Lot voleva curiosamente “controllare” ciò che accadeva a Sodoma e cioè scandagliare eccessivamente il suo inconscio e in particolare le sue paure, più si pietrificava. Bisognava che rivolgesse la sua attenzione verso l’alto (la montagna) e verso l’Altro da sé (Dio). Il controllo infatti porta soltanto alla repressione della sensibilità trasformandoci in bambini crudeli e insensibili. Il modo migliore per curare le ferite,la moglie di Lot lo avrebbe dovuto trovare nella comprensione e nella compassione per i suoi errori e per la sua vita passata. Solo così si può ottenere la consapevolezza della forza e della dignità che è in ciascuno di noi e riscoprire il nostro vero centro, quello più autentico, dove dimora la nostra anima.
Non bisogna fermarsi nella valle, come dice l’angelo e cioè sprofondarsi e chiudersi in se stessi dove si può essere sommersi dall’altrui distruttività. Piuttosto bisogna seguire il consiglio angelico “fuggi nelle montagne per non essere travolto”. Fuggire nelle montagne significa fare un cammino verso l’alto (moto anagogico) cioè un cammino di spiritualità che ci porta a distaccarci dall’attaccamento alle cose e alle persone. La morale del racconto è quella per cui dal passato si può imparare attraversando la sofferenza e utilizzandola al positivo. Lot e i suoi figli non si voltano e camminano verso la montagna. La moglie di Lot invece non lo fa e cioè si autopunisce. In lei opera una forza negativa di rimozione e negazione del passato. Non riesce ad elaborarlo e superarlo e non riesce soprattutto ad avere una sufficiente dose di consapevolezza per passare oltre. Rimane ancorata a certi meccanismi di difesa oppure a certi comportamenti relazionali distruttivi. Inoltre si può verificare anche un’altra conseguenza negativa legata al “voltarsi indietro”. Spesso per fuggire dal passato a tutti i costi ci si incastra con un’altra situazione negativa. A volte si rimane legati ad un’immagine infantile di sé, di bambino ferito incapace di sopportare i rifiuti, gli errori e i fallimenti personali. Anche il nostro tipo di educazione ci porta ad essere intolleranti verso noi stessi e la nostra e altrui fragilità.
Quindi si crea un circolo vizioso: più soffriamo e più siamo vulnerabili verso paure e ansie. E più abbiamo paura e più soffriamo. E cosi via. Questa è la “logica” del controllo dell’ansia. Come la moglie di Lot voleva curiosamente “controllare” ciò che accadeva a Sodoma e cioè scandagliare eccessivamente il suo inconscio e in particolare le sue paure, più si pietrificava. Bisognava che rivolgesse la sua attenzione verso l’alto (la montagna) e verso l’Altro da sé (Dio). Il controllo infatti porta soltanto alla repressione della sensibilità trasformandoci in bambini crudeli e insensibili. Il modo migliore per curare le ferite,la moglie di Lot lo avrebbe dovuto trovare nella comprensione e nella compassione per i suoi errori e per la sua vita passata. Solo così si può ottenere la consapevolezza della forza e della dignità che è in ciascuno di noi e riscoprire il nostro vero centro, quello più autentico, dove dimora la nostra anima.
http://www.laperfettaletizia.com/2009/10/il-voltarsi-indietro-della-moglie-di.html
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