lunedì 30 gennaio 2012

Al-Arabî ad-Darqâwî. Mistico Sufi. L’anima è una cosa immensa; essa è tutto il cosmo perché ne è la copia. Tutto quanto è nel cosmo si ritrova anche nell’anima, e parimenti tutto quanto è nell’anima si ritrova nel cosmo. È dunque certo che chi domina l’anima domina il cosmo, mentre chi ne è dominato è ineluttabilmente dominato dal cosmo intero.

Fu chiesto a Shibli: ''Chi ti avviò al Sentiero?''
''Un cane'' egli rispose. ''Un giorno lo vidi moribondo per la sete, vicino a dell'acqua. Ogni volta che si vedeva riflesso nell'acqua si spaventava e si tirava indietro, perchè pensava che ci fosse un altro cane. Infine fu tale il suo bisogno che scacciò la paura e balzò nell'acqua, al che l'altro cane svanì. Il cane si accorse che l'ostacolo, che poi era lui stesso, la barriera fra lui e quanto cercava si era dissolto. In modo analogo anche il mio ostacolo svanì quando seppi che si trattava di quello che io ritenevo essere me stesso. La Via mi fu dunque mostrata dal comportamento di un cane.''
Idries Shah,  La strada del Sufi

"Un antico proverbio indiano dice che ognuno di noi è una casa con quattro stanze: una fisica, una mentale, una emotiva e una spirituale.
La maggior parte di noi tende a vivere in una stanza gran parte del tempo.
Ma finché non andremo in ogni stanza, ogni giorno, anche solo per arieggiarla, noi non saremo persone complete."
Rumer Godden


Si consideri poi: secondo me ogni essere umano è composto di quattro parti: una spirituale, due materiali, una globale. Spirituale è l’anima, goccia dell’Oceano infinito che è Dio; materiali sono il corpo e la psiche, la quale si pone come un porte di collegamento tra l’anima e il corpo; globale è l’ambiente, che pur esso interferisce, condiziona, insegna e dirige l’essere umano. Quattro parti legate fra di loro in un tutto sinergico assolutamente compatto. Simbolo evidente del coinvolgimento del singolo col globale, e invito alla parsimonia e al rispetto della natura al fine di non sfruttarla di là dalle necessità individuali è, nell'Îslâm, l'obbligo del digiuno durante il mese di ramadhân, uno dei cinque pilastri della religione. Ed ecco invece che, nella Cultura del Consumismo, l'attacco alla natura è andato di pari passo con l'attacco alla naturale spiritualità dell'essere umano, e la conseguenza è un aumento delle cardiopatie, dei tumori, soprattutto delle devianze psichiche e delle aberrazioni psicotiche che sempre più sottolineano la vita umana nei paesi industrializzati.”
Gabriel Mandel Khan, khalifa sufi


Solitudine nella folla. In tutta la tua attività diretta all'esterno, resta internamente libero.
Impara a non identificarti con alcuna cosa.
Aforisma Sufi

Capire appartiene alla testa; la comprensione è una cosa più profonda, che viene dal cuore.
E se è totale, è ancora più profonda, appartiene all'essere. Quando capisci qualcosa, allora devi fare qualcosa al riguardo. Quando comprendi, non hai bisogno di fare nulla; la comprensione stessa è sufficiente per cambiarti. 
Osho|


Un racconto hasidico:
Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con se' il suo libro di preghiere.
Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.
Allora prego' in questo modo:
"Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito da casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho cosi' poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione.
Ma ecco che cosa faro': recitero' molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare".

Disse allora il Signore ai suoi angeli:
"Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa e' senz'altro la piu' bella, perche' e' nata da un cuore semplice e sincero".
Tratto da: La preghiera della rana. Saggezza popolare dell'Oriente. 1 - Autore Anthony De Mello - Edizioni Paoline

Un libro sul misticismo Sufi:
La leggenda delle sabbie.
Un fiume,
dalla sorgente sulle montagne lontane,
dopo aver attraversato paesaggi di ogni genere e forma,
raggiunse alla fine le sabbie del deserto.
Come aveva superato ogni altro ostacolo,
il fiume cercò di superare anche questo,
ma correndo nella sabbia s'accorse che le sue acque scomparivano.

Era comunque convinto che il suo destino
fosse di attraversare questo deserto,
anche se non c'era mezzo per farlo.
Allora una voce nascosta, che veniva dal deserto stesso, bisbigliò:
"Il vento attraversa il deserto, così può farlo il fiume".

Il fiume obiettò che si era lanciato con forza nella sabbia
con l'unico risultato di esserne assorbito,
mentre il vento poteva volare
e per questo riusciva ad attraversare il deserto.
"Lanciandoti con violenza come sei abituato a fare,
non andrai mai dall'altra parte:
potrai scomparire e diventare un acquitrino.
Devi lasciare che il vento ti trasporti dall'altra parte,
alla tua meta".

"Ma come può accadere?"
"Lasciandoti assorbire dal vento."
Il fiume non poteva accettare un'idea simile.
Dopotutto non era mai stato assorbito prima.
Non voleva perdere la sua individualità.
E una volta persa,
come poteva sapere se l'avrebbe mai riacquistata?

"Il vento" disse la sabbia "ha questa funzione.
Solleva l'acqua verso l'alto, la trasporta oltre al deserto,
quindi la lascia ricadere.
Cadendo come pioggia, l'acqua diventerà di nuovo un fiume."

"Come posso essere sicuro che questo è vero?"
"E' così e, se non ci credi,
non diventerai altro che acquitrino,
e anche in questo caso potrebbero volerci molti, molti anni;
e di certo non sarai mai più un fiume."

"Ma non posso restare lo stesso fiume che sono ora?"

"In nessun caso potresti" disse il sussurro.

"La tua parte essenziale viene trasportata lontano
e forma di nuovo un fiume.
Anche oggi vieni chiamato "fiume"
perché non sai quale parte in te è quella essenziale."

Nel sentire questo,
nei pensieri del fiume iniziarono a risuonare echi lontani.
Vagamente,
ricordò uno stato in cui lui
- oppure era una parte di lui? -
era stato portato nelle braccia di un vento.
E ricordò anche
- oppure l'aveva fatto? -
che quella era la cosa reale da fare,
anche se non necessariamente la più ovvia.

Per cui il fiume levò il suo vapore nelle braccia accoglienti del vento,
che dolcemente e con semplicità
lo fece salire verso l'alto e lo portò lontano,
per poi lasciarlo cadere delicatamente,
non appena raggiunsero la cima di una montagna,
molte, moltissime miglia più in là.

E poiché aveva avuto questi dubbi,
il fiume era in grado di ricordare e conservare
in modo più vivo nella sua mente i dettagli dell'esperienza.

Egli rifletteva:
"Si, ora ho appreso la mia vera identità".

Il fiume stava imparando.
Ma le sabbie sussurravano: "Noi sappiamo,
perché lo vediamo accadere giorno dopo giorno;
e perché noi, le sabbie,
ci estendiamo senza interruzione dal fiume fino alla montagna".

Per questo è detto
che il cammino lungo il quale il fiume della vita
deve continuare il suo viaggio
è scritto nelle sabbie.

Osho. La leggenda delle sabbie



L'UOMO DALLA VITA INSPIEGABILE. 
C'era una volta un uomo di nome Mojud, che viveva in una città dove occupava un posto di piccolo funzionario, e aveva tutte le probabilità di finire i suoi giorni come Ispettore dei Pesi e Misure. Un giorno, mentre passeggiava nei giardini di un vecchio edificio vicino a casa sua, Khidr - la misteriosa guida dei sufi - gli apparve avvolto in un manto verde scintillante e gli disse: "Uomo dal brillante avvenire! Lascia il tuo lavoro. Ti do appuntamento fra tre giorni in riva al fiume". Poi scomparve. Tutto trepidante, Mojud andò dal suo superiore e gli annunciò che doveva partire. Presto la notizia si sparse in tutta la città. Tutti dicevano: "Povero Mojud! È diventato matto". Tuttavia, dato che c'erano molti candidati al suo posto, finirono ben presto per dimenticarsi di lui. Il giorno stabilito, Mojud incontrò Khidr, che gli disse: "Strappati i vestiti e buttati nel fiume. Forse qualcuno ti salverà". Mojud ubbidì, chiedendosi se non fosse diventato pazzo. Dato che sapeva nuotare, non annegò, ma andò alla deriva per un po' di tempo, prima di essere tratto in salvo da un pescatore. Mentre questi lo caricava sulla sua barca, gli gridò: "Uomo insensato! La corrente è molto forte da queste parti. Che diavolo stavi cercando di fare?". "In verità, non lo so", rispose Mojud. "Sei pazzo!", disse il pescatore; "ti ospiterò egualmente nella mia capanna in riva al fiume e poi vedremo che si può fare per tè". Quando si rese conto che Mojud era raffinato nel parlare, si fece insegnare a leggere e a scrivere. In cambio, il pescatore provvide al sostentamento di Mojud, che lo aiutò nel suo lavoro. Alcuni mesi dopo, Khidr apparve di nuovo, questa volta ai piedi del letto di Mojud, e gli disse; "Ora alzati e lascia questo pescatore. Non ti mancherà nulla". Mojud lasciò immediatamente la capanna vestito da pescatore e camminò senza meta finché non giunse a una strada maestra. Allo spuntar dell'alba vide un contadino sul dorso di un asino che andava al mercato. "Cerchi lavoro?", gli chiese il contadino, "perché ho bisogno di un uomo che mi aiuti a portare qualche provvista". Mojud lo seguì. Lavorò al servizio del contadino per quasi due anni, durante i quali imparò molto sull'agricoltura, ma quasi nulla su altre cose. Un pomeriggio, mentre stava confezionando delle balle di lana, Khidr gli apparve: "Lascia questo lavoro, cammina fino alla città di Mossul e con i tuoi risparmi stabilisciti come mercante di pelli". Mojud ubbidì. A Mossul divenne presto un apprezzato mercante di pelli, e passarono tre anni durante i quali esercitò il suo mestiere senza mai vedere Khidr. Aveva messo da parte una considerevole somma di denaro e progettava già di comprare una casa, quando Khidr gli apparve dicendo: "Dammi il tuo denaro, lascia questa città e incamminati verso la lontana Samarcanda, dove lavorerai per un droghiere". Ed è ciò che Mojud fece. Poco tempo dopo cominciò a manifestare inconfondibili segni di illuminazioneGuariva i malati e si prodigava in cure e in consigli, sia al negozio che durante il tempo libero. La sua conoscenza dei misteri aumentava di giorno in giorno. Andavano a trovarlo funzionari, filosofi, e molti altri ancora, e gli chiedevano: "Con chi hai studiato?". "È difficile dirlo", rispondeva Mojud. I suoi discepoli gli chiedevano: "Come hai iniziato la tua carriera?". "Come semplice funzionario". "E hai abbandonato il tuo lavoro per dedicarti all'auto-mortificazione?". "No, ho semplicemente abbandonato il mio lavoro". Gli altri non capivano. Alcuni lo avvicinavano perché volevano scrivere la sua biografia. "Che hai fatto nella vita?", gli chiedevano. "Mi sono buttato in un fiume, sono diventato pescatore, poi ho lasciato la capanna nel bei mezzo di una notte. Dopodiché sono diventato contadino Mentre stavo facendo delle balle di lana ho cambiato i miei programmi e sono partito per Mossul, dove sono diventato un mercante di pelli. Ho messo da parte dei soldi che poi ho dato via. In seguito sono andato a piedi a Samarcanda, dove sono entrato a servizio di un droghiere, dal quale mi trovo tuttora". "Ma questo strano comportamento non spiega affatto le tue doti straordinarie e la tua condotta esemplare", dicevano i biografi. "È vero", rispose Mojud. * * * E fu così che per Mojud i biografi inventarono di sana pianta una storia appassionante e prodigiosa, perché tutti i santi devono avere un'agiografia che deve essere conforme all'avidità del pubblico, e non alla realtà della vita. E nessuno ha il diritto di parlare direttamente di Khidr. Ecco perché questa storia non è vera. È la rappresentazione di una vita. È la vera vita di uno dei più grandi Sufi. Lo sceicco Ali Farmadhi (morto nel 1078) sottolineava l'importanza di questa storia, che illustra la credenza sufi secondo cui il "mondo invisibile" interpenetra in tutti i tempi e in vari luoghi la realtà ordinaria. Egli dice che quanto consideriamo inspiegabile, in realtà è dovuto a questo intervento. Inoltre, la gente non riconosce la partecipazione di quel 'mondo' al nostro perché crede di conoscere la vera causa degli eventi. Di fatto, non la conosce. È solo quando riesce a tener presente la possibilità che un'altra dimensione influenzi talvolta le esperienze ordinarie, che questa dimensione può diventarle accessibile. Lo sceicco è il decimo sceicco e maestro insegnante dei Khwajagan (i 'Maestri'), che in seguito presero il nome di Naqshbandi. 
Questa versione è tratta da un manoscritto del xvn secolo, di Lala Anwar, Hikayat-i-Abdalan 
(Storie di trasformati).




http://youtu.be/rsxJzKDZxkM

Istanbul, i Dervisci rotanti.

Il video riprende una rappresentazione del rito mistico dei Dervisci rotanti, si può notare l'atmosfera suggestiva e raccolta di questo antico cerimoniale.





Una mano aperta rivolta al cielo, l'altra dolcemente guarda la terra
Unione di entrambi attraverso l'armonia del corpo e dell'anima che mai resta immobile. 
Movimenti precisi che richiamano stabilità ma allo stesso tempo evoluzione. 
Tutto vibra e danza e prega mentre l'aria resta morbida e delicata 
..quasi fosse un respiro divino, sacro. 



La via mistica per entrare in comunicazione con il Divino.
Perciò, è con la danza Sufi, l'uso del ritmo  e i suoi effetti possono spostare le fasi della ripetizione della vita e consentire all'essere umano di vivere al di fuori del tempo quotidiano.
Quindi, danza derviscia verso le quattro direzioni cardinali.. etc




Trovati, sono ceceni musulmani Sufi. Sotto la guida della musica e della danza ruotano in un cerchio e cantando un mantra è qui l'idolo allah, dai musulmani Sufi ceceno chiamato anche demone.
https://www.facebook.com/photo.php?v=611924468906582

Chechen Qadiri Hadra
http://youtu.be/XB_jYkBtZyk





http://youtu.be/cGfDcsrFOE8


http://youtu.be/nGYFlitLXGk

http://youtu.be/9B1vZNXZ8iE


http://youtu.be/z42ENG79hTo


http://youtu.be/wWGKwNt9NY8


https://www.youtube.com/watch?v=z42ENG79hTo&list=LLFgE-Ar64S3ziqqkb9BhWtg











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