I beni superflui rendono superflua la vita.
Pier Paolo Pasolini
La “televisione emana da sè qualcosa di spaventoso. Qualcosa di peggio del terrore che doveva dare, in altri secoli, solo l’idea dei tribunali speciali dell’Inquisizione”.
Pier Paolo Pasolini
La televisione è l’espressione concreta attraverso cui si manifesta lo Stato piccolo-borghese italiano. Ossia è la depositaria di ogni volgarità e dell’odio per la realtà.
Pier Paolo Pasolini, 1966
Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico.
Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
Pier Paolo Pasolini
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della società dei consumi e ancora: Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. L’abiura è compiuta.
Pier Paolo Pasolini, In Acculturazione e acculturazione, del 9 dicembre 1973
E’ in corso nel nostro paese, come ho detto, una sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi; sono anzi d’accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi almeno degli italiani.
Pier Paolo Pasolini
I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la «tolleranza» della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana.
Pier Paolo Pasolini
Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.
Pier Paolo Pasolini. Scritti corsari anno 1975
L'uomo è sempre stato conformista.
La caratteristica principale dell'uomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovino nascendo. Forse principalmente l'uomo è narciso, ribelle e ama molto la propria identità ma è la società che lo rende conformista e lui ha chinato la testa una volta per tutte agli obblighi della società .
Pier Paolo Pasolini, 1975
L’educazione dei figli oggi non avviene più nella famiglia, ma nel gruppo.
(Pier Paolo Pasolini, intervista rilasciata a Louis Valentin e pubblicata su Lui, n. 1., giugno 1970.)
Non amo il nuovo tipo di civiltà borghese, in cui mi tocca vivere, non amo l’applicazione della scienza, questo serrato, inesorabile, ciclo di produzione e consumo, non amo l’uomo trasformato in consumatore.
Pier Paolo Pasolini
I bisogni indotti dal vecchio capitalismo erano in fondo molto simili ai bisogni primari. I bisogni invece che il nuovo capitalismo può indurre sono totalmente e perfettamente inutili e artificiali.
Ecco perché, attraverso essi, il nuovo capitalismo non si limiterebbe a cambiare storicamente un tipo di uomo: ma l’umanità stessa. Va aggiunto che il consumismo può creare dei “rapporti sociali” immodificabili, sia creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di chiamarsi anti-fascismo); sia, com’è ormai più probabile, creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo:
di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili.
Pier Paolo Pasolini, 1975
Estratto da:
Ro.Go.Pa.G. - episodio 3: La Ricotta - Pier Paolo Pasolini
Il pensiero di Pasolini è espresso in nuce dal suo alter ego, interpretato nel film da Orson Welles, soprattutto nelle risposte alle quattro domande postegli da un verosimile giornalista.
"Che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?"
"Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo."
"Che cosa ne pensa della società italiana?"
"Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa."
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini sulle Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
- Io sono una forza del passato -
"Lei non ha capito niente perché è un uomo medio, ma lei non sa cos'è un uomo medio: è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista. E' malato di cuore lei?"
"No, no facendo le corna."
"Peccato perché se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film, tanto lei non esiste... Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione... e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale... Addio."
Pier Paolo Pasolini - La ricotta (da Ro.Go.Pa.G.)
http://youtu.be/YL1E9tYnyx0
“Le parole sono (...) metafore naturali.
E consistono in un portare al di là. Infatti da una parte c'è la natura inconoscibile delle cose, dall'altra la nostra, e le parole aprono il rapporto incredibile tra i due mondi”.
(I nomi o il grido della rana greca, in P. P. PASOLINI, Saggi sulla letteratura e sull'arte, p. 160).
Tratto dalla traduzione del saggio di G. Bogemskij e A. Bogemskaja su Pasolini (Metamorfozy Pasolini - Le metamorfosi di Pasolini) pubblicato nel 1975 (prima della morte del poeta) sulle pagine della Inostrannaja Literatura (trad. F. Tuscano):
"[...] così come l’idealismo francescano o anarchico di Pasolini inaspettatamente sfocia in una sua apparente contraddizione – un materialismo rozzo e volgare, e, sullo schermo, in infinite scene naturalistiche e sessuali -, la sua protesta, tanto fortemente dichiarata contro la “cultura di massa” della borghese “società dei consumi”, si trasforma inaspettatamente in uno degli affari più vantaggiosi di quella stessa “cultura di massa”: i film di Pasolini, erotici e lontani dalla vita circostante divertono il pubblico borghese (gli stessi “erotomani nevrotici” che egli stigmatizza), fanno il tutto esaurito. L’erotismo, la fuga dalla realtà – è quello che serve oggi al Mostro del Potere… Nella società consumistica persino la protesta di un artista “si integra” e si trasforma in una merce che si vende bene. Tanto più quando tutto ciò è aiutato dalla posizione confusionaria e irresponsabile dell’artista stesso, che ha vissuto, negli ultimi anni, troppe metamorfosi, e che mantiene immutabile solo ciò che non è affatto il meglio che possiede – una tragica percezione del mondo e la sfiducia nelle forze sane e attive che tentano il suo rinnovamento."
Io mi sono sempre opposto al PCI con dedizione, aspettandomi una risposta alle mie obiezioni. Così da procedere dialetticamente! Questa risposta non è mai venuta: una polemica fraterna è stata scambiata per una polemica blasfema.
Pier paolo Pasolini
Obiezioni da rivolgere ai comunisti?
"Le ho sempre fatte: un eccesso di burocrazia, e l'avere permesso, all'interno del partito, atteggiamenti che sono borghesi: un certo perbenismo, un certo moralismo. Però continuo a votare per loro".
Pier paolo Pasolini
LA RABBIA DI PASOLINI PER LO SFRUTTAMENTO DEL CAPITALISMO
"Cos'è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come "normale", privo della eccitazione e dell'emozione degli anni di emergenza. L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l'abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica. [...] L'Italia si [...] prepara, appunto, a ritrovare la normalità dei tempi di pace, di vera, immemore pace. Qualcuno, il poeta, invece, si rifiuta a questo adattamento.
[...] È così che ricomincia nella pace, il meccanismo dei rapporti internazionali. I gabinetti si susseguono ai gabinetti, gli aereoporti sono un continuo andare e venire di ministri, di ambasciatori, di plenipotenziari, che scendono dalla scaletta dell'aereo, sorridono, dicono parole vuote, stupide, vane, bugiarde. Il nostro mondo, in pace, rigurgita di un bieco odio, l'anticomunismo. [...] E la rabbia del poeta, verso questa normalizzazione che è consacrazione della potenza e conformismo, non può che crescere ancora.
Cos'è che rende scontento il poeta? Un'infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere: e senza la cui risoluzione la pace, la pace vera, la pace del poeta, è irrealizzabile. Per esempio: il colonialismo. Questa anacronistica violenza di una nazione su un'altra nazione, col suo strascico di martiri, di morti.
O: la fame, per milioni e milioni di sottoproletari.
O: il razzismo. Il razzismo come cancro morale dell'uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. E' l'odio che nasce dal conformismo, dal culto della istruzione, dalla prepotenza della maggioranza. E' l'odio per tutto ciò che è diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l'ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialli, gli uomini di colore: odio contro gli ebrei, odio contro i figli ribelli, odio contro i poeti. [...]
È così che riscoppia la crisi, l'eterna crisi latente.
[...] Cannoni che sparano, macerie, cadaveri per le strade, file di profughi stracciati, i paesaggi incrostati di neve. Morti sventrati sotto il solleone del deserto. La crisi si risolve, ancora una volta, nel mondo: i nuovi morti sono pianti e onorati, e ricomincia, sempre più integrale e profonda, l'illusione della pace e della normalità. Ma, insieme alla vecchia Europa che si riassesta nei suoi solenni cardini, nasce l'Europa moderna: il neocapitalismo; il Mec, gli Stati Uniti d'Europa, gli industriali illuminati e "fraterni", i problemi delle relazioni umane, del tempo libero, dell'alienazione. La cultura occupa terreni nuovi: una nuova ventata di energia creatrice nelle lettere, nel cinema, nella pittura. Un enorme servizio ai grandi detentori del capitale.Il poeta servile si annulla, vanificando i problemi e riducendo tutto a forma. Il mondo potente del capitale ha, come spavalda bandiera, un quadro astratto.
Così, mentre da una parte la cultura ad alto livello si fa più raffinata e per pochi, questi "pochi" divengono, fittiziamente, tanti: diventano "massa". E' il trionfo del "digest" e del "rotocalco" e, soprattutto della televisione. Il mondo travisato da questi mezzi di diffusione, di cultura, di propaganda, si fa sempre più irreale: la produzione in serie, anche delle idee, lo rende mostruoso.
Il mondo del rotocalco, del lancio su base mondiale anche dei prodotti umani, è un mondo che uccide.
[...] finché l'uomo sfrutterà l'uomo, finché l'umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. E ancora oggi [...] le cose non sono mutate: la situazione degli uomini e della loro società è la stessa che ha prodotto le grandi tragedie di ieri. Vedete questi? Uomini severi, in doppiopetto, eleganti, che salgono e scendono dagli aeroplani, che corrono in potenti automobili, che siedono a scrivanie grandissime come troni, che si riuniscono in emicicli solenni, in sedi splendide e severe: questi uomini dai volti di cani o di santi, di jene o di aquile, questi sono i padroni.
E vedete questi? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri, che vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passono ore e ore a un lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o in osterie, in casupole miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a quelli dei morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i servi. È da questa divisione che nasce la tragedia e la morte."
Pier Paolo Pasolini, "La rabbia", apparso sul n.38 del 20 settembre 1962 sulla rivista "Vie nuove"
La notte tra il 1 e il 2 Novembre di 37 anni fa a Ostia veniva ucciso L'ULTIMO FARO DI LIBERTÀ INTELLETTUALE DI QUESTO PAESE.
[…]
“CIÒ CHE RESTA ORIGINARIO NELL'OPERAIO È CIÒ CHE NON È VERBALE: PER ESEMPIO LA SUA FISICITÀ, LA SUA VOCE, IL SUO CORPO. IL CORPO: ECCO UNA TERRA NON ANCORA COLONIZZATA DAL POTERE. L'ITALIA STA MARCENDO IN UN BENESSERE CHE È EGOISMO, STUPIDITÀ, INCULTURA, PETTEGOLEZZO, MORALISMO, COAZIONE, CONFORMISMO: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, QUANDO MANCA QUELLA FORZA MORALE CHE RIESCA A VINCERE LA TENTAZIONE DI ESSERE PARTECIPI A UN MONDO CHE APPARENTEMENTE FUNZIONA, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: OCCORRE ESSERE FORTISSIMI PER AFFRONTARE IL FASCISMO COME NORMALITÀ, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del FONDO BRUTALMENTE EGOISTA DI UNA SOCIETÀ”.
Pier Paolo Pasolini
10 giugno 1974. Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia
(Sul «Corriere della sera» col titolo «Gli italiani non sono più quelli»)
2 giugno: sull'«Unità» in prima pagina c'è il titolo delle grandi occasioni e suona:
«Viva la repubblica antifascista.» Certo, viva la repubblica antifascista.
Ma che senso reale ha questa frase? Cerchiamo di analizzarlo.
Essa in concreto nasce da due fatti, che la giustificano del resto pienamente:
1) La vittoria schiacciante del «no» il 12 maggio,
2) la strage fascista di Brescia del 28 dello stesso mese.
La vittoria del «no» è in realtà una sconfitta non solo di Fanfani e del Vaticano, ma, in certo senso, anche di Berlinguer e del partito comunista.
Perché?
Fanfani e il Vaticano hanno dimostrato di non aver capito niente di ciò che è successo nel nostro paese in questi ultimi dieci anni: il popolo italiano è risultato - in modo oggettivo e lampante - infinitamente più «progredito» di quanto essi pensassero, puntando ancora sul vecchio sanfedismo contadino e paleoindustriale. Ma bisogna avere il coraggio intellettuale di dire che anche Berlinguer e il partito comunista italiano hanno dimostrato di non aver capito bene cos'è successo nel nostro paese negli ultimi dieci anni. Essi infatti non volevano il referendum; non volevano la «guerra di religione» ed erano estremamente timorosi sull'esito positivo delle votazioni. Anzi, su questo punto erano decisamente pessimisti. La «guerra di religione» è risultata invece poi un'astrusa, arcaica, superstiziosa previsione senza alcun fondamento. Gli italiani si sono mostrati infinitamente più moderni di quanto il più ottimista dei comunisti fosse capace di immaginare. Sia il Vaticano che il Partito comunista hanno sbagliato la loro analisi sulla situazione «reale» dell'Italia. Sia il Vaticano che il partito comunista hanno dimostrato di aver osservato male gli italiani e di non aver creduto alla loro possibilità di evolversi anche molto rapidamente, al di là di ogni calcolo possibile.
Ora il Vaticano piange sul proprio errore. Il pci invece, finge di non averlo commesso ed esulta per l'insperato trionfo.
Ma è stato proprio un vero trionfo?
Io ho delle buone ragioni per dubitarne. Ormai è passato quasi un mese da quel felice 12 maggio e posso perciò permettermi di esercitare la mia critica senza temere di fare del disfattismo inopportuno.
La mia opinione è che il cinquantanove per cento dei «no», non sta a dimostrare, miracolisticamente, una vittoria del laicismo, del progresso e della democrazia: niente affatto: esso sta a dimostrare invece due cose:
1) che i «ceti medi» sono radicalmente - direi antropologicamente - cambiati: i loro valori positivi non sono più i valori sanfedisti e clericali ma sono i valori (ancora vissuti solo esistenzialmente e non «nominati») dell'ideologia edonistica del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano. E' stato lo stesso Potere - attraverso lo «sviluppo» della produzione di beni superflui, l'imposizione della smania del consumo, la moda, l'informazione (soprattutto, in maniera imponente, la televisione) - a creare tali valori, gettando a mare cinicamente i valori tradizionali e la Chiesa stessa, che ne era il simbolo.
2) che l'Italia contadina e paleoindustriale è crollata, si è disfatta, non c'è più, e al suo posto c'è un vuoto che aspetta probabilmente di essere colmato da una completa borghesizzazione, del tipo che ho accennato qui sopra (modernizzante, falsamente tollerante, americaneggiante ecc.).
Il «no» è stato una vittoria, indubbiamente. Ma la reale indicazione che esso dà è quella di una «mutazione» della cultura italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dal progressismo socialista.
Se così stanno le cose, allora, che senso ha la «strage di Brescia» (come già quella di Milano)?
Si tratta di una strage fascista, che implica dunque una indignazione antifascista?
Se son le parole che contano, allora bisogna rispondere positivamente. Se sono i fatti allora la risposta non può essere che negativa; o per lo meno tale da rinnovare i vecchi termini del problema.
L'Italia non è mai stata capace di esprimere una grande Destra. E' questo, probabilmente, il fatto determinante di tutta la sua storia recente. Ma non si tratta di una causa, bensì di un effetto. L'Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo. In tal senso il neo-fascismo parlamentare è la fedele continuazione del fascismo tradizionale.
Senonché, nel frattempo, ogni forma di continuità storica si è spezzata. Lo «sviluppo», pragmaticamente voluto dal Potere, si è istituito storicamente in una specie di epoché, che ha radicalmente «trasformato», in pochi anni, il mondo italiano.
Tale salto «qualitativo» riguarda dunque sia i fascisti che gli antifascisti: si tratta infatti del passaggio di una cultura, fatta di analfabetismo (il popolo) e di umanesimo cencioso (i ceti medi) da un'organizzazione culturale arcaica, all'organizzazione moderna della «cultura di massa». La cosa, in realtà, è enorme: è un fenomeno, insisto, di «mutazione» antropologica. Soprattutto forse perché ciò ha mutato i caratteri necessari del Potere. La «cultura di massa», per esempio, non può essere una cultura ecclesiastica, moralistica e patriottica: essa è infatti direttamente legata al consumo, che ha delle sue leggi interne e una sua autosufficienza ideologica, tali da creare automaticamente un Potere che non sa più che farsene di Chiesa, Patria, Famiglia e altre ubbìe affini.
L'omologazione «culturale» che ne è derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c'è più dunque differenza apprezzabile - al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando - tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c'è niente che distingua - ripeto, al di fuori di un comizio o di un'azione politica - un fascista da un antifascista (di mezza età o giovane: i vecchi, in tal senso possono ancora esser distinti tra loro). Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, l'omologazione è ancor più radicale.
A compiere l'orrenda strage di Brescia sono stati dei fascisti. Ma approfondiamo questo loro fascismo. E' un fascismo che si fonda su Dio? Sulla Patria? Sulla Famiglia? Sul perbenismo tradizionale, sulla moralità intollerante, sull'ordine militaresco portato nella vita civile? O, se tale fascismo si autodefinisce ancora, pervicacemente, come fondato su tutte queste cose, si tratta di un'autodefinizione sincera? Il criminale Esposti - per fare un esempio - nel caso che in Italia fosse stato restaurato, a suon di bombe, il fascismo, sarebbe stato disposto ad accettare l'Italia della sua falsa e retorica nostalgia? L'Italia non consumistica, economa e eroica (come lui la credeva)? L'Italia scomoda e rustica? L'Italia senza televisione e senza benessere? L'Italia senza motociclette e giubbotti di cuoio? L'Italia con le donne chiuse in casa e semi-velate? No: è evidente che anche il più fanatico dei fascisti considererebbe anacronistico rinunciare a tutte queste conquiste dello «sviluppo». Conquiste che vanificano, attraverso nient'altro che la loro letterale presenza - divenuta totale e totalizzante - ogni misticismo e ogni moralismo del fascismo tradizionale.
Dunque il fascismo non è più il fascismo tradizionale. Che cos'è, allora?
I giovani dei campi fascisti, i giovani delle sam, i giovani che sequestrano persone e mettono bombe sui treni, si chiamano e vengono chiamati «fascisti»: ma si tratta di una definizione puramente nominalistica. Infatti essi sono in tutto e per tutto identici all'enorme maggioranza dei loro coetanei. Culturalmente, psicologicamente, somaticamente - ripeto - non c'è niente che li distingua. Li distingue solo una «decisione» astratta e aprioristica che, per essere conosciuta, deve essere detta. Si può parlare casualmente per ore con un giovane fascista dinamitardo e non accorgersi che è un fascista. Mentre solo fino a dieci anni fa bastava non dico una parola, ma uno sguardo, per distinguerlo e riconoscerlo.
Il contesto culturale da cui questi fascisti vengono fuori è enormemente diverso da quello tradizionale. Questi dieci anni di storia italiana che hanno portato gli italiani a votare «no» al referendum, hanno prodotto - attraverso lo stesso meccanismo profondo - questi nuovi fascisti la cui cultura è identica a quella di coloro che hanno votato «no» al referendum.
Essi sono del resto poche centinaia o migliaia: e, se il governo e la polizia l'avessero voluto, essi sarebbero scomparsi totalmente dalla scena già dal 1969.
Il fascismo delle stragi è dunque un fascismo nominale, senza un'ideologia propria (perché vanificata dalla qualità di vita reale vissuta da quei fascisti), e, inoltre, artificiale: esso è cioè voluto da quel Potere, che dopo aver liquidato, sempre pragmaticamente, il fascismo tradizionale e la Chiesa (il clerico-fascismo che era effettivamente una realtà culturale italiana) ha poi deciso di mantenere in vita delle forze da opporre - secondo una strategia mafiosa e da Commissariato di Pubblica Sicurezza - all'eversione comunista. I veri responsabili delle stragi di Milano e di Brescia non sono i giovani mostri che hanno messo le bombe, né i loro sinistri mandanti e finanziatori. Quindi è inutile e retorico fingere di attribuire qualche reale responsabilità a questi giovani e al loro fascismo nominale e artificiale. La cultura a cui essi appartengono e che contiene gli elementi per la loro follia pragmatica è, lo ripeto ancora una volta, la stessa dell'enorme maggioranza dei loro coetanei. Non procura solo a loro condizioni intollerabili di conformismo e di nevrosi, e quindi di estremismo (che è appunto la conflagrazione dovuta alla miscela di conformismo e nevrosi).
Se il loro fascismo dovesse prevalere, sarebbe il fascismo di Spinola, non quello di Caetano: cioè sarebbe un fascismo ancora peggiore di quello tradizionale, ma non sarebbe più precisamente fascismo. Sarebbe qualcosa che già in realtà viviamo, e che i fascisti vivono in modo esasperato e mostruoso: ma non senza ragione.
Pier Paolo Pasolini:
“Sviluppo e progresso”
a cura di
Walter Siti, Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società [Scritti corsari]
ed. Meridiani Mondadori, Milano 1999
Distinzione fra Progresso e Sviluppo
[...] fare una distinzione, che spero sia definitivamente netta e accettata, addirittura codificata, tra SVILUPPO e PROGRESSO: TRA LE DUE PAROLE C'E' UNA DIFFERENZA ENORME. E tutte le polemiche che sono nate a seguito di alcune cose che io ho scritto, in realtà si basano proprio su questo equivoco, cioè CONFONDERE LO SVILUPPO CON IL PROGRESSO. E, invece, sono due cose non soltanto diverse, ma addirittura OPPOSTE e per quel che riguarda nella fattispecie questo concreto momento storico, addirittura INCONCILIABILI. Infatti, QUESTO SVILUPPO, non parlo dello sviluppo in generale, ma questo storico sviluppo, CHI E' CHE LO VUOLE? Lo vuole la Destra economica; non parlo nemmeno della Destra ideologica o del Fascismo; no, parlo proprio della DESTRA ECONOMICA ed è a questo punto che io uso al Potere con le P maiuscole in un modo forse un po estetizzante e vagamente mistico, perchè evidentemente è difficile definire quale sia oggi il POTERE REALE, e anzichè chiamarlo potere con la P maiuscola, chiamiamolo pure "I NUOVI PADRONI"; è chiaro però che questi nuovi padroni non corrispondono più perfettamente a quelli che noi siamo stati abituati a considerare padroni da molti anni a questa parte, o perlomeno che io consideravo padroni quando ero ragazzo, poi quando ero giovane, poi quando ero nella piena maturità. Sono cambiati questi padroni, e QUESTI NUOVI PADRONI VOGLIONO LO SVILUPPO.. Lo sviluppo, almeno qui in Italia, questo sviluppo, VUOLE LA CREAZIONE E LA PRODUZIONE INTENSA, DISPERATA, ANSIOSA, SMANIOSA di BENI SUPERFLUI, mentre in realtà, coloro che vogliono il PROGRESSO, vorrebbero invece la CREAZIONE E LA PRODUZIONE DI BENI NECESSARI
Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi: anzi, sono le parole chiave dei nostri discorsi. Queste due parole sono «SVILUPPO» e «PROGRESSO». Sono due sinonimi? O, se non sono due sinonimi, indicano due momenti diversi di uno stesso fenomeno? Oppure indicano due fenomeni diversi che però si integrano necessariamente fra di loro? Oppure, ancora, indicano due fenomeni solo parzialmente analoghi e sincronici? Infine; indicano due fenomeni «opposti» fra di loro, che solo apparentemente coincidono e si integrano? Bisogna assolutamente chiarire il senso di queste due parole e il loro rapporto, se vogliamo capirci in una discussione che riguarda molto da vicino la nostra vita anche quotidiana e fisica.
Vediamo: la parola «SVILUPPO» ha oggi una rete di riferimenti che riguardano un contesto indubbiamente di «destra». Chi vuole infatti lo «sviluppo»? Cioè, chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma IN CONCRETO E PER RAGIONI DI IMMEDIATO INTERESSE ECONOMICO? È evidente: A VOLERE LO «SVILUPPO» IN TAL SENSO È CHI PRODUCE; SONO CIOÈ GLI INDUSTRIALI. E, poiché lo «sviluppo», in Italia, è questo sviluppo, sono per l’esattezza, nella fattispecie, GLI INDUSTRIALI CHE PRODUCONO BENI SUPERFLUI. LA TECNOLOGIA (L’APPLICAZIONE DELLA SCIENZA) HA CREATO LA POSSIBILITÀ DI UNA INDUSTRIALIZZAZIONE PRATICAMENTE ILLIMITATA, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali. I CONSUMATORI DI BENI SUPERFLUI, SONO DA PARTE LORO, IRRAZIONALMENTE E INCONSAPEVOLMENTE D’ACCORDO NEL VOLERE LO «SVILUPPO» (QUESTO «SVILUPPO»). PER ESSI SIGNIFICA PROMOZIONE SOCIALE E LIBERAZIONE, CON CONSEGUENTE ABIURA DEI VALORI CULTURALI CHE AVEVANO LORO FORNITO I MODELLI DI «POVERI», DI «LAVORATORI», DI «RISPARMIATORI», DI «SOLDATI», DI «CREDENTI». LA «MASSA» È DUNQUE PER LO «SVILUPPO»: ma vive questa sua ideologia soltanto esistenzialmente, ed esistenzialmente è portatrice dei nuovi valori del consumo. Ciò non toglie che la sua scelta sia decisiva, trionfalistica e accanita.
CHI VUOLE, INVECE, IL «PROGRESSO»? Lo vogliono COLORO CHE NON HANNO INTERESSI IMMEDIATI DA SODDISFARE, appunto, attraverso il «progresso»: LO VOGLIONO GLI OPERAI, I CONTADINI, GLI INTELLETTUALI DI SINISTRA. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico «lo vuole» lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche «produttore» che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: ma il suo caso non fa testo). IL «PROGRESSO» È DUNQUE UNA NOZIONE IDEALE (SOCIALE E POLITICA): LÀ DOVE LO «SVILUPPO» È UN FATTO PRAGMATICO ED ECONOMICO.
Ora è questa dissociazione che richiede una «sincronia» tra «sviluppo» e «progresso», visto che non è concepibile (a quanto pare) un vero progresso se non si creano le premesse economiche necessarie ad attuarlo.
Qual è stata la parole d’ordine di Lenin appena vinta la Rivoluzione? È stata una parola d’ordine invitante all’immediato e grandioso «sviluppo» di un paese sottosviluppato. Soviet e industria elettrica... Vinta la grande lotta di classe per il «progresso» adesso bisognava vincere una lotta, forse più grigia ma certo non meno grandiosa, per lo «sviluppo». Vorrei aggiungere però - non senza esitazione - che questa non è una condizione obbligatoria per applicare il marxismo rivoluzionario e attuare una società comunista. L’industria e l’industrializzazione totale non l’hanno inventata né Marx né Lenin: l’ha inventata la borghesia. Industrializzare un paese comunista contadino significa entrare in competitività coi paesi borghesi già industrializzati. È ciò che, nella fattispecie, ha fatto Stalin. E del resto non aveva altra scelta.
Dunque: la Destra vuole lo «sviluppo» (per la semplice ragione che lo fa); la Sinistra vuole il «progresso».
MA NEL CASO CHE LA SINISTRA VINCA LA LOTTA PER IL POTERE, ECCO CHE ANCH’ESSA VUOLE - PER POTER REALMENTE PROGREDIRE SOCIALMENTE E POLITICAMENTE - LO «SVILUPPO». UNO «SVILUPPO», PERÒ, LA CUI FIGURA SI È ORMAI FORMATA E FISSATA NEL CONTESTO DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE BORGHESE.
Tuttavia qui in Italia, il caso è storicamente diverso. NON È STATA VINTA NESSUNA RIVOLUZIONE. QUI LA SINISTRA CHE VUOLE IL «PROGRESSO», NEL CASO CHE ACCETTI LO «SVILUPPO», DEVE ACCETTARE PROPRIO QUESTO «SVILUPPO»: IO SVILUPPO DELL’ESPANSIONE ECONOMICA E TECNOLOGICA BORGHESE.
È questa una contraddizione? È una scelta che pone un caso di coscienza? Probabilmente sì. Ma si tratta come minimo di un PROBLEMA DA PORSI CHIARAMENTE: CIOÈ SENZA CONFONDERE MAI, NEANCHE PER UN SOLO ISTANTE, L’IDEA DI «PROGRESSO» CON LA REALTÀ DI QUESTO «SVILUPPO». Per quel che riguarda la base delle Sinistre (diciamo pure la base elettorale, per parlare nell’ordine dei milioni di cittadini), la situazione è questa: un lavoratore vive nella coscienza l’ideologia marxista, e di conseguenza, tra gli altri suoi valori, vive nella coscienza l’idea di «progresso»; mentre, contemporaneamente, egli VIVE, NELL’ESISTENZA, L’IDEOLOGIA CONSUMISTICA, e di conseguenza, a fortiori, I VALORI DELLO «SVILUPPO». IL LAVORATORE È DUNQUE DISSOCIATO. Ma non è il solo ad esserlo. Anche il potere borghese classico è in questo momento completamente dissociato: per noi italiani tale potere borghese classico (cioè praticamente fascista) è la Democrazia cristiana.
A questo punto voglio però abbandonare la terminologia che io (artista!) uso un po’ a braccio e scendere a un’esemplificazione vivace. LA DISSOCIAZIONE che spacca ormai in due il vecchio potere clerico-fascista, può essere rappresentato da DUE SIMBOLI OPPOSTI, e, appunto, INCONCILIABILI: «JESUS» (NELLA FATTISPECIE IL GESÙ DEL VATICANO) da una parte, E I «BLUE-JEANS JESUS» dall’altra. DUE FORME DI POTERE L’UNA DI FRONTE ALL’ALTRA: di qua il grande stuolo dei PRETI, dei SOLDATI, dei BENPENSANTI e dei SICARI; di là gli «INDUSTRIALI» PRODUTTORI DI BENI SUPERFLUI E LE GRANDI MASSE DEL CONSUMO, laiche e, magari idiotamente, irreligiose. Tra l’«Jesus» del Vaticano e l’«Jesus» dei blue-jeans, c’è stata una lotta. Nel Vaticano - all’apparire di questo prodotto e dei suoi manifesti - si son levati alti lamenti. Alti lamenti a cui per solito seguiva l’azione della mano secolare che provvedeva a eliminare i nemici che la Chiesa magari non nominava, limitandosi appunto ai lamenti. Ma stavolta ai lamenti non è seguito niente. La longa manus è rimasta inesplicabilmente inerte. L’Italia è tappezzata di manifesti rappresentanti sederi con la scritta «chi mi ama mi segua» e rivestiti per l’appunto dei blue-jeans Jesus. Il Gesù del Vaticano ha perso.
Ora il potere democristiano clerico-fascista, si trova dilaniato tra questi DUE «JESUS»: LA VECCHIA FORMA DI POTERE E LA NUOVA REALTÀ DEL POTERE...
http://www.pierpaolopasolini.eu/saggistica_sviluppo-progresso.htm
Osserviamo il linguaggio dei politici: e prendiamo come campione il brano di un recente messaggio inaugurale, a caso: "La produttività degli investimenti del piano autostradale dipende dunque dal loro coordinamento in una programmazione delle infrastrutture di trasporto, che tenda a risolvere gli squilibri, ad eliminare le strozzature, a ridurre gli sperperi della concorrenza tra i diversi mezzi di trasporto, a dare vita insomma ad un sistema integrato su scala nazionale." È una frase tratta da un discorso di Moro. Nel significativo momento dell’inaugurazione dell’autostrada del Sole (significativo in quanto tale "infrastruttura" è certo un momento tipico e nuovo dell’unificazione linguistica): ma non si tratta di un discorso a tecnici come il quantitativo di terminologia tecnica, enorme, potrebbe far credere; si tratta di un discorso a un pubblico normale, trasmesso per televisione a un numero di italiani di tutte le condizioni, le culture, i livelli, le regioni. Inoltre, non si tratta di un discorso di circostanza (una vecchia inaugurazione), ma di un discorso che Moro ha investito di un’alta funzionalità sociale e politica: le sue frasi così crudamente tecniche hanno addirittura una funzione di captatio benevolentiae: sostituiscono quei passi che un tempo sarebbero stati di perorazione e enfasi. Infatti Moro strumentalizza l’inaugurazione dell’autostrada per fare un appello politico agli italiani, raccomandando loro un fatto politicamente assai delicato quello di cooperare al superamento della congiuntura: cooperare idealmente e praticamente, essere, cioè, disposti ad affrontare dei sacrifici personali. Una tale raccomandazione nell’italiano che noi siamo abituati a considerare nazionale, avrebbe richiesto un tour de force dell’ars dictandi: colon simmetrici, cursus latineggianti, lessico umanistico e clausole enfatiche. Qualcosa di fondamentale è dunque successo alle radici del linguaggio politico ufficiale. Esso, insieme al linguaggio letterario è sempre stato caratterizzato da quel fenomeno anacronistico in quanto tipicamente rinascimentale che è l’osmosi col latino. Ora tale fenomeno è stato sostituito alla base da un altro fenomeno, è osmosi col linguaggio tecnologico della civiltà altamente industrializzata. La caratteristica fondamentale di tale sostituzione è che mentre l’osmosi col latino, di tipo eletto, tendeva a differenziare il linguaggio politico dagli altri linguaggi, la tecnologia tende al fenomeno contrario: a omologare, cioè, il linguaggio politico agli altri linguaggi. Si potrebbe dire, insomma, che centri creatori, elaboratori e unificatori di linguaggio, non sono più le università ma le aziende.
Pier Paolo Pasolini
I beni superflui rendono superflua la vita.
Pier Paolo Pasolini
La “televisione emana da sè qualcosa di spaventoso. Qualcosa di peggio del terrore che doveva dare, in altri secoli, solo l’idea dei tribunali speciali dell’Inquisizione”.
Pier Paolo Pasolini
La televisione è l’espressione concreta attraverso cui si manifesta lo Stato piccolo-borghese italiano. Ossia è la depositaria di ogni volgarità e dell’odio per la realtà.
Pier Paolo Pasolini, 1966
Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico.
Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
Pier Paolo Pasolini
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della società dei consumi e ancora: Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. L’abiura è compiuta.
Pier Paolo Pasolini, In Acculturazione e acculturazione, del 9 dicembre 1973
Pier Paolo Pasolini
I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la «tolleranza» della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana.
Pier Paolo Pasolini
Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.
Pier Paolo Pasolini. Scritti corsari anno 1975
L'uomo è sempre stato conformista.
La caratteristica principale dell'uomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovino nascendo. Forse principalmente l'uomo è narciso, ribelle e ama molto la propria identità ma è la società che lo rende conformista e lui ha chinato la testa una volta per tutte agli obblighi della società .
Pier Paolo Pasolini, 1975
La caratteristica principale dell'uomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovino nascendo. Forse principalmente l'uomo è narciso, ribelle e ama molto la propria identità ma è la società che lo rende conformista e lui ha chinato la testa una volta per tutte agli obblighi della società .
Pier Paolo Pasolini, 1975
(Pier Paolo Pasolini, intervista rilasciata a Louis Valentin e pubblicata su Lui, n. 1., giugno 1970.)
Non amo il nuovo tipo di civiltà borghese, in cui mi tocca vivere, non amo l’applicazione della scienza, questo serrato, inesorabile, ciclo di produzione e consumo, non amo l’uomo trasformato in consumatore.
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
I bisogni indotti dal vecchio capitalismo erano in fondo molto simili ai bisogni primari. I bisogni invece che il nuovo capitalismo può indurre sono totalmente e perfettamente inutili e artificiali.
Ecco perché, attraverso essi, il nuovo capitalismo non si limiterebbe a cambiare storicamente un tipo di uomo: ma l’umanità stessa. Va aggiunto che il consumismo può creare dei “rapporti sociali” immodificabili, sia creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di chiamarsi anti-fascismo); sia, com’è ormai più probabile, creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo:
di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili.
di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili.
Pier Paolo Pasolini, 1975
Estratto da:
Ro.Go.Pa.G. - episodio 3: La Ricotta - Pier Paolo Pasolini
Il pensiero di Pasolini è espresso in nuce dal suo alter ego, interpretato nel film da Orson Welles, soprattutto nelle risposte alle quattro domande postegli da un verosimile giornalista.
"Che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?"
"Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo."
"Che cosa ne pensa della società italiana?"
"Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa."
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini sulle Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
- Io sono una forza del passato -
"Lei non ha capito niente perché è un uomo medio, ma lei non sa cos'è un uomo medio: è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista. E' malato di cuore lei?"
"No, no facendo le corna."
"Peccato perché se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film, tanto lei non esiste... Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione... e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale... Addio."
Pier Paolo Pasolini - La ricotta (da Ro.Go.Pa.G.)
“Le parole sono (...) metafore naturali.
E consistono in un portare al di là. Infatti da una parte c'è la natura inconoscibile delle cose, dall'altra la nostra, e le parole aprono il rapporto incredibile tra i due mondi”.
(I nomi o il grido della rana greca, in P. P. PASOLINI, Saggi sulla letteratura e sull'arte, p. 160).
Ro.Go.Pa.G. - episodio 3: La Ricotta - Pier Paolo Pasolini
Il pensiero di Pasolini è espresso in nuce dal suo alter ego, interpretato nel film da Orson Welles, soprattutto nelle risposte alle quattro domande postegli da un verosimile giornalista.
"Che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?"
"Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo."
"Che cosa ne pensa della società italiana?"
"Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa."
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini sulle Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
- Io sono una forza del passato -
"Lei non ha capito niente perché è un uomo medio, ma lei non sa cos'è un uomo medio: è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista. E' malato di cuore lei?"
"No, no facendo le corna."
"Peccato perché se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film, tanto lei non esiste... Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione... e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale... Addio."
Pier Paolo Pasolini - La ricotta (da Ro.Go.Pa.G.)
http://youtu.be/YL1E9tYnyx0
“Le parole sono (...) metafore naturali.
E consistono in un portare al di là. Infatti da una parte c'è la natura inconoscibile delle cose, dall'altra la nostra, e le parole aprono il rapporto incredibile tra i due mondi”.
(I nomi o il grido della rana greca, in P. P. PASOLINI, Saggi sulla letteratura e sull'arte, p. 160).
Tratto dalla traduzione del saggio di G. Bogemskij e A. Bogemskaja su Pasolini (Metamorfozy Pasolini - Le metamorfosi di Pasolini) pubblicato nel 1975 (prima della morte del poeta) sulle pagine della Inostrannaja Literatura (trad. F. Tuscano):
"[...] così come l’idealismo francescano o anarchico di Pasolini inaspettatamente sfocia in una sua apparente contraddizione – un materialismo rozzo e volgare, e, sullo schermo, in infinite scene naturalistiche e sessuali -, la sua protesta, tanto fortemente dichiarata contro la “cultura di massa” della borghese “società dei consumi”, si trasforma inaspettatamente in uno degli affari più vantaggiosi di quella stessa “cultura di massa”: i film di Pasolini, erotici e lontani dalla vita circostante divertono il pubblico borghese (gli stessi “erotomani nevrotici” che egli stigmatizza), fanno il tutto esaurito. L’erotismo, la fuga dalla realtà – è quello che serve oggi al Mostro del Potere… Nella società consumistica persino la protesta di un artista “si integra” e si trasforma in una merce che si vende bene. Tanto più quando tutto ciò è aiutato dalla posizione confusionaria e irresponsabile dell’artista stesso, che ha vissuto, negli ultimi anni, troppe metamorfosi, e che mantiene immutabile solo ciò che non è affatto il meglio che possiede – una tragica percezione del mondo e la sfiducia nelle forze sane e attive che tentano il suo rinnovamento."
Io mi sono sempre opposto al PCI con dedizione, aspettandomi una risposta alle mie obiezioni. Così da procedere dialetticamente! Questa risposta non è mai venuta: una polemica fraterna è stata scambiata per una polemica blasfema.
Pier paolo Pasolini
Obiezioni da rivolgere ai comunisti?
"Le ho sempre fatte: un eccesso di burocrazia, e l'avere permesso, all'interno del partito, atteggiamenti che sono borghesi: un certo perbenismo, un certo moralismo. Però continuo a votare per loro".
Pier paolo Pasolini
LA RABBIA DI PASOLINI PER LO SFRUTTAMENTO DEL CAPITALISMO
"Cos'è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come "normale", privo della eccitazione e dell'emozione degli anni di emergenza. L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l'abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica. [...] L'Italia si [...] prepara, appunto, a ritrovare la normalità dei tempi di pace, di vera, immemore pace. Qualcuno, il poeta, invece, si rifiuta a questo adattamento.
[...] È così che ricomincia nella pace, il meccanismo dei rapporti internazionali. I gabinetti si susseguono ai gabinetti, gli aereoporti sono un continuo andare e venire di ministri, di ambasciatori, di plenipotenziari, che scendono dalla scaletta dell'aereo, sorridono, dicono parole vuote, stupide, vane, bugiarde. Il nostro mondo, in pace, rigurgita di un bieco odio, l'anticomunismo. [...] E la rabbia del poeta, verso questa normalizzazione che è consacrazione della potenza e conformismo, non può che crescere ancora.
Cos'è che rende scontento il poeta? Un'infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere: e senza la cui risoluzione la pace, la pace vera, la pace del poeta, è irrealizzabile. Per esempio: il colonialismo. Questa anacronistica violenza di una nazione su un'altra nazione, col suo strascico di martiri, di morti.
O: la fame, per milioni e milioni di sottoproletari.
O: il razzismo. Il razzismo come cancro morale dell'uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. E' l'odio che nasce dal conformismo, dal culto della istruzione, dalla prepotenza della maggioranza. E' l'odio per tutto ciò che è diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l'ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialli, gli uomini di colore: odio contro gli ebrei, odio contro i figli ribelli, odio contro i poeti. [...]
È così che riscoppia la crisi, l'eterna crisi latente.
[...] Cannoni che sparano, macerie, cadaveri per le strade, file di profughi stracciati, i paesaggi incrostati di neve. Morti sventrati sotto il solleone del deserto. La crisi si risolve, ancora una volta, nel mondo: i nuovi morti sono pianti e onorati, e ricomincia, sempre più integrale e profonda, l'illusione della pace e della normalità. Ma, insieme alla vecchia Europa che si riassesta nei suoi solenni cardini, nasce l'Europa moderna: il neocapitalismo; il Mec, gli Stati Uniti d'Europa, gli industriali illuminati e "fraterni", i problemi delle relazioni umane, del tempo libero, dell'alienazione. La cultura occupa terreni nuovi: una nuova ventata di energia creatrice nelle lettere, nel cinema, nella pittura. Un enorme servizio ai grandi detentori del capitale.Il poeta servile si annulla, vanificando i problemi e riducendo tutto a forma. Il mondo potente del capitale ha, come spavalda bandiera, un quadro astratto.
Così, mentre da una parte la cultura ad alto livello si fa più raffinata e per pochi, questi "pochi" divengono, fittiziamente, tanti: diventano "massa". E' il trionfo del "digest" e del "rotocalco" e, soprattutto della televisione. Il mondo travisato da questi mezzi di diffusione, di cultura, di propaganda, si fa sempre più irreale: la produzione in serie, anche delle idee, lo rende mostruoso.
Il mondo del rotocalco, del lancio su base mondiale anche dei prodotti umani, è un mondo che uccide.
[...] finché l'uomo sfrutterà l'uomo, finché l'umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. E ancora oggi [...] le cose non sono mutate: la situazione degli uomini e della loro società è la stessa che ha prodotto le grandi tragedie di ieri. Vedete questi? Uomini severi, in doppiopetto, eleganti, che salgono e scendono dagli aeroplani, che corrono in potenti automobili, che siedono a scrivanie grandissime come troni, che si riuniscono in emicicli solenni, in sedi splendide e severe: questi uomini dai volti di cani o di santi, di jene o di aquile, questi sono i padroni.
E vedete questi? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri, che vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passono ore e ore a un lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o in osterie, in casupole miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a quelli dei morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i servi. È da questa divisione che nasce la tragedia e la morte."
Pier Paolo Pasolini, "La rabbia", apparso sul n.38 del 20 settembre 1962 sulla rivista "Vie nuove"
La notte tra il 1 e il 2 Novembre di 37 anni fa a Ostia veniva ucciso L'ULTIMO FARO DI LIBERTÀ INTELLETTUALE DI QUESTO PAESE.
[…]
“CIÒ CHE RESTA ORIGINARIO NELL'OPERAIO È CIÒ CHE NON È VERBALE: PER ESEMPIO LA SUA FISICITÀ, LA SUA VOCE, IL SUO CORPO. IL CORPO: ECCO UNA TERRA NON ANCORA COLONIZZATA DAL POTERE. L'ITALIA STA MARCENDO IN UN BENESSERE CHE È EGOISMO, STUPIDITÀ, INCULTURA, PETTEGOLEZZO, MORALISMO, COAZIONE, CONFORMISMO: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, QUANDO MANCA QUELLA FORZA MORALE CHE RIESCA A VINCERE LA TENTAZIONE DI ESSERE PARTECIPI A UN MONDO CHE APPARENTEMENTE FUNZIONA, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: OCCORRE ESSERE FORTISSIMI PER AFFRONTARE IL FASCISMO COME NORMALITÀ, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del FONDO BRUTALMENTE EGOISTA DI UNA SOCIETÀ”.
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini:
“Sviluppo e progresso”
a cura di
Walter Siti, Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società [Scritti corsari]
ed. Meridiani Mondadori, Milano 1999
Distinzione fra Progresso e Sviluppo
[...] fare una distinzione, che spero sia definitivamente netta e accettata, addirittura codificata, tra SVILUPPO e PROGRESSO: TRA LE DUE PAROLE C'E' UNA DIFFERENZA ENORME. E tutte le polemiche che sono nate a seguito di alcune cose che io ho scritto, in realtà si basano proprio su questo equivoco, cioè CONFONDERE LO SVILUPPO CON IL PROGRESSO. E, invece, sono due cose non soltanto diverse, ma addirittura OPPOSTE e per quel che riguarda nella fattispecie questo concreto momento storico, addirittura INCONCILIABILI. Infatti, QUESTO SVILUPPO, non parlo dello sviluppo in generale, ma questo storico sviluppo, CHI E' CHE LO VUOLE? Lo vuole la Destra economica; non parlo nemmeno della Destra ideologica o del Fascismo; no, parlo proprio della DESTRA ECONOMICA ed è a questo punto che io uso al Potere con le P maiuscole in un modo forse un po estetizzante e vagamente mistico, perchè evidentemente è difficile definire quale sia oggi il POTERE REALE, e anzichè chiamarlo potere con la P maiuscola, chiamiamolo pure "I NUOVI PADRONI"; è chiaro però che questi nuovi padroni non corrispondono più perfettamente a quelli che noi siamo stati abituati a considerare padroni da molti anni a questa parte, o perlomeno che io consideravo padroni quando ero ragazzo, poi quando ero giovane, poi quando ero nella piena maturità. Sono cambiati questi padroni, e QUESTI NUOVI PADRONI VOGLIONO LO SVILUPPO.. Lo sviluppo, almeno qui in Italia, questo sviluppo, VUOLE LA CREAZIONE E LA PRODUZIONE INTENSA, DISPERATA, ANSIOSA, SMANIOSA di BENI SUPERFLUI, mentre in realtà, coloro che vogliono il PROGRESSO, vorrebbero invece la CREAZIONE E LA PRODUZIONE DI BENI NECESSARI
Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi: anzi, sono le parole chiave dei nostri discorsi. Queste due parole sono «SVILUPPO» e «PROGRESSO». Sono due sinonimi? O, se non sono due sinonimi, indicano due momenti diversi di uno stesso fenomeno? Oppure indicano due fenomeni diversi che però si integrano necessariamente fra di loro? Oppure, ancora, indicano due fenomeni solo parzialmente analoghi e sincronici? Infine; indicano due fenomeni «opposti» fra di loro, che solo apparentemente coincidono e si integrano? Bisogna assolutamente chiarire il senso di queste due parole e il loro rapporto, se vogliamo capirci in una discussione che riguarda molto da vicino la nostra vita anche quotidiana e fisica.
Vediamo: la parola «SVILUPPO» ha oggi una rete di riferimenti che riguardano un contesto indubbiamente di «destra». Chi vuole infatti lo «sviluppo»? Cioè, chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma IN CONCRETO E PER RAGIONI DI IMMEDIATO INTERESSE ECONOMICO? È evidente: A VOLERE LO «SVILUPPO» IN TAL SENSO È CHI PRODUCE; SONO CIOÈ GLI INDUSTRIALI. E, poiché lo «sviluppo», in Italia, è questo sviluppo, sono per l’esattezza, nella fattispecie, GLI INDUSTRIALI CHE PRODUCONO BENI SUPERFLUI. LA TECNOLOGIA (L’APPLICAZIONE DELLA SCIENZA) HA CREATO LA POSSIBILITÀ DI UNA INDUSTRIALIZZAZIONE PRATICAMENTE ILLIMITATA, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali. I CONSUMATORI DI BENI SUPERFLUI, SONO DA PARTE LORO, IRRAZIONALMENTE E INCONSAPEVOLMENTE D’ACCORDO NEL VOLERE LO «SVILUPPO» (QUESTO «SVILUPPO»). PER ESSI SIGNIFICA PROMOZIONE SOCIALE E LIBERAZIONE, CON CONSEGUENTE ABIURA DEI VALORI CULTURALI CHE AVEVANO LORO FORNITO I MODELLI DI «POVERI», DI «LAVORATORI», DI «RISPARMIATORI», DI «SOLDATI», DI «CREDENTI». LA «MASSA» È DUNQUE PER LO «SVILUPPO»: ma vive questa sua ideologia soltanto esistenzialmente, ed esistenzialmente è portatrice dei nuovi valori del consumo. Ciò non toglie che la sua scelta sia decisiva, trionfalistica e accanita.
CHI VUOLE, INVECE, IL «PROGRESSO»? Lo vogliono COLORO CHE NON HANNO INTERESSI IMMEDIATI DA SODDISFARE, appunto, attraverso il «progresso»: LO VOGLIONO GLI OPERAI, I CONTADINI, GLI INTELLETTUALI DI SINISTRA. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico «lo vuole» lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche «produttore» che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: ma il suo caso non fa testo). IL «PROGRESSO» È DUNQUE UNA NOZIONE IDEALE (SOCIALE E POLITICA): LÀ DOVE LO «SVILUPPO» È UN FATTO PRAGMATICO ED ECONOMICO.
Ora è questa dissociazione che richiede una «sincronia» tra «sviluppo» e «progresso», visto che non è concepibile (a quanto pare) un vero progresso se non si creano le premesse economiche necessarie ad attuarlo.
Qual è stata la parole d’ordine di Lenin appena vinta la Rivoluzione? È stata una parola d’ordine invitante all’immediato e grandioso «sviluppo» di un paese sottosviluppato. Soviet e industria elettrica... Vinta la grande lotta di classe per il «progresso» adesso bisognava vincere una lotta, forse più grigia ma certo non meno grandiosa, per lo «sviluppo». Vorrei aggiungere però - non senza esitazione - che questa non è una condizione obbligatoria per applicare il marxismo rivoluzionario e attuare una società comunista. L’industria e l’industrializzazione totale non l’hanno inventata né Marx né Lenin: l’ha inventata la borghesia. Industrializzare un paese comunista contadino significa entrare in competitività coi paesi borghesi già industrializzati. È ciò che, nella fattispecie, ha fatto Stalin. E del resto non aveva altra scelta.
Dunque: la Destra vuole lo «sviluppo» (per la semplice ragione che lo fa); la Sinistra vuole il «progresso».
MA NEL CASO CHE LA SINISTRA VINCA LA LOTTA PER IL POTERE, ECCO CHE ANCH’ESSA VUOLE - PER POTER REALMENTE PROGREDIRE SOCIALMENTE E POLITICAMENTE - LO «SVILUPPO». UNO «SVILUPPO», PERÒ, LA CUI FIGURA SI È ORMAI FORMATA E FISSATA NEL CONTESTO DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE BORGHESE.
Tuttavia qui in Italia, il caso è storicamente diverso. NON È STATA VINTA NESSUNA RIVOLUZIONE. QUI LA SINISTRA CHE VUOLE IL «PROGRESSO», NEL CASO CHE ACCETTI LO «SVILUPPO», DEVE ACCETTARE PROPRIO QUESTO «SVILUPPO»: IO SVILUPPO DELL’ESPANSIONE ECONOMICA E TECNOLOGICA BORGHESE.
È questa una contraddizione? È una scelta che pone un caso di coscienza? Probabilmente sì. Ma si tratta come minimo di un PROBLEMA DA PORSI CHIARAMENTE: CIOÈ SENZA CONFONDERE MAI, NEANCHE PER UN SOLO ISTANTE, L’IDEA DI «PROGRESSO» CON LA REALTÀ DI QUESTO «SVILUPPO». Per quel che riguarda la base delle Sinistre (diciamo pure la base elettorale, per parlare nell’ordine dei milioni di cittadini), la situazione è questa: un lavoratore vive nella coscienza l’ideologia marxista, e di conseguenza, tra gli altri suoi valori, vive nella coscienza l’idea di «progresso»; mentre, contemporaneamente, egli VIVE, NELL’ESISTENZA, L’IDEOLOGIA CONSUMISTICA, e di conseguenza, a fortiori, I VALORI DELLO «SVILUPPO». IL LAVORATORE È DUNQUE DISSOCIATO. Ma non è il solo ad esserlo. Anche il potere borghese classico è in questo momento completamente dissociato: per noi italiani tale potere borghese classico (cioè praticamente fascista) è la Democrazia cristiana.
A questo punto voglio però abbandonare la terminologia che io (artista!) uso un po’ a braccio e scendere a un’esemplificazione vivace. LA DISSOCIAZIONE che spacca ormai in due il vecchio potere clerico-fascista, può essere rappresentato da DUE SIMBOLI OPPOSTI, e, appunto, INCONCILIABILI: «JESUS» (NELLA FATTISPECIE IL GESÙ DEL VATICANO) da una parte, E I «BLUE-JEANS JESUS» dall’altra. DUE FORME DI POTERE L’UNA DI FRONTE ALL’ALTRA: di qua il grande stuolo dei PRETI, dei SOLDATI, dei BENPENSANTI e dei SICARI; di là gli «INDUSTRIALI» PRODUTTORI DI BENI SUPERFLUI E LE GRANDI MASSE DEL CONSUMO, laiche e, magari idiotamente, irreligiose. Tra l’«Jesus» del Vaticano e l’«Jesus» dei blue-jeans, c’è stata una lotta. Nel Vaticano - all’apparire di questo prodotto e dei suoi manifesti - si son levati alti lamenti. Alti lamenti a cui per solito seguiva l’azione della mano secolare che provvedeva a eliminare i nemici che la Chiesa magari non nominava, limitandosi appunto ai lamenti. Ma stavolta ai lamenti non è seguito niente. La longa manus è rimasta inesplicabilmente inerte. L’Italia è tappezzata di manifesti rappresentanti sederi con la scritta «chi mi ama mi segua» e rivestiti per l’appunto dei blue-jeans Jesus. Il Gesù del Vaticano ha perso.
Ora il potere democristiano clerico-fascista, si trova dilaniato tra questi DUE «JESUS»: LA VECCHIA FORMA DI POTERE E LA NUOVA REALTÀ DEL POTERE...
http://www.pierpaolopasolini.eu/saggistica_sviluppo-progresso.htm
Osserviamo il linguaggio dei politici: e prendiamo come campione il brano di un recente messaggio inaugurale, a caso: "La produttività degli investimenti del piano autostradale dipende dunque dal loro coordinamento in una programmazione delle infrastrutture di trasporto, che tenda a risolvere gli squilibri, ad eliminare le strozzature, a ridurre gli sperperi della concorrenza tra i diversi mezzi di trasporto, a dare vita insomma ad un sistema integrato su scala nazionale." È una frase tratta da un discorso di Moro. Nel significativo momento dell’inaugurazione dell’autostrada del Sole (significativo in quanto tale "infrastruttura" è certo un momento tipico e nuovo dell’unificazione linguistica): ma non si tratta di un discorso a tecnici come il quantitativo di terminologia tecnica, enorme, potrebbe far credere; si tratta di un discorso a un pubblico normale, trasmesso per televisione a un numero di italiani di tutte le condizioni, le culture, i livelli, le regioni. Inoltre, non si tratta di un discorso di circostanza (una vecchia inaugurazione), ma di un discorso che Moro ha investito di un’alta funzionalità sociale e politica: le sue frasi così crudamente tecniche hanno addirittura una funzione di captatio benevolentiae: sostituiscono quei passi che un tempo sarebbero stati di perorazione e enfasi. Infatti Moro strumentalizza l’inaugurazione dell’autostrada per fare un appello politico agli italiani, raccomandando loro un fatto politicamente assai delicato quello di cooperare al superamento della congiuntura: cooperare idealmente e praticamente, essere, cioè, disposti ad affrontare dei sacrifici personali. Una tale raccomandazione nell’italiano che noi siamo abituati a considerare nazionale, avrebbe richiesto un tour de force dell’ars dictandi: colon simmetrici, cursus latineggianti, lessico umanistico e clausole enfatiche. Qualcosa di fondamentale è dunque successo alle radici del linguaggio politico ufficiale. Esso, insieme al linguaggio letterario è sempre stato caratterizzato da quel fenomeno anacronistico in quanto tipicamente rinascimentale che è l’osmosi col latino. Ora tale fenomeno è stato sostituito alla base da un altro fenomeno, è osmosi col linguaggio tecnologico della civiltà altamente industrializzata. La caratteristica fondamentale di tale sostituzione è che mentre l’osmosi col latino, di tipo eletto, tendeva a differenziare il linguaggio politico dagli altri linguaggi, la tecnologia tende al fenomeno contrario: a omologare, cioè, il linguaggio politico agli altri linguaggi. Si potrebbe dire, insomma, che centri creatori, elaboratori e unificatori di linguaggio, non sono più le università ma le aziende.
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
E aggiungo io: con il tempo le università, omologandosi, hanno assunto il linguaggio delle aziende, creando prototipi umanoidi.
Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Mai “un modello di vita” ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento. Che viene dunque mimato di sana pianta, senza mediazioni, nel linguaggio fisico-mimico e nel linguaggio del comportamento nella realtà. Gli eroi della propaganda televisiva proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà.
Pier Paolo Pasolini
La tv: qui la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d’importanza minima, come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come “valletta”
Pier Paolo Pasolini
La televisione non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
Pier Paolo Pasolini
"La televisione è un medium di massa e il medium di Massa non può che mercificarci e alienarci.
Non posso dire tutto ciò che voglio senza inibizioni perché sarei accusato di vilipendio del codice fascista italiano, in realtà non posso dire tutto e poi, oggettivamente, di fronte all’ingenuità o alla sprovvedutezza di certi ascoltatori io stesso non vorrei dire certe cose quindi mi autocensuro.
Ma, a parte questo, non è tanto questo… è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno di ascolta nel video, ha verso di me un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. Mi pare che lei non creda più ai partiti, che cosa ha da proporre in cambio? No, perché se mi dice che non credo più nei partiti, mi da del qualunquista, io invece non sono un qualunquista; tendo più verso la forma anarchica che verso una scelta ideologica di un qualche partito, ma non è che non credo ai partiti".
Pier Paolo Pasolini
http://youtu.be/FCMlx0pkiOM
Nulla è più feroce della banalissima televisione
http://youtu.be/sft7A6Siqhk
"NESSUN CENTRALISMO FASCISTA È RIUSCITO A FARE CIÒ CHE HA FATTO IL CENTRALISMO DELLA CIVILTÀ DEI CONSUMI. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. LE VARIE CULTURE PARTICOLARI (CONTADINE, SOTTOPROLETARIE, OPERAIE) CONTINUAVANO IMPERTURBABILI A UNIFORMARSI AI LORO ANTICHI MODELLI: la repressione si limitava ad ottenere la loro ADESIONE A PAROLE. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I MODELLI CULTURALI REALI SONO RINNEGATI. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della IDEOLOGIA EDONISTICA voluta dal nuovo potere, È LA PEGGIORE DELLE REPRESSIONI DELLA STORIA UMANA. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso DUE RIVOLUZIONI, INTERNE ALL'ORGANIZZAZIONE BORGHESE: la RIVOLUZIONE DELLE INFRASTRUTTURE e la RIVOLUZIONE DEL SISTEMA D'INFORMAZIONI. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai STRETTAMENTE UNITO LA PERIFERIA AL CENTRO, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. PER MEZZO DELLA TELEVISIONE, IL CENTRO HA ASSIMILATO A SÉ L'INTERO PAESE CHE ERA COSÌ STORICAMENTE DIFFERENZIATO E RICCO DI CULTURE ORIGINALI. Ha cominciato un'OPERA DI OMOLOGAZIONE DISTRUTTRICE DI OGNI AUTENTICITÀ E CONCRETEZZA. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un EDONISMO NEO-LAICO, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'ANTECEDENTE IDEOLOGIA VOLUTA E IMPOSTA DAL POTERE ERA, COME SI SA, LA RELIGIONE: E IL CATTOLICESIMO, INFATTI, ERA FORMALMENTE L'UNICO FENOMENO CULTURALE CHE "OMOLOGAVA" GLI ITALIANI. ORA ESSO È DIVENTATO CONCORRENTE DI QUEL NUOVO FENOMENO CULTURALE "OMOLOGATORE" CHE È L'EDONISMO DI MASSA: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. NON C'È INFATTI NIENTE DI RELIGIOSO NEL MODELLO DEL GIOVANE UOMO E DELLA GIOVANE DONNA PROPOSTI E IMPOSTI DALLA TELEVISIONE. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi BENI DI CONSUMO (e, S'INTENDE, VANNO ANCORA A MESSA LA DOMENICA: IN MACCHINA). GLI ITALIANI HANNO ACCETTATO CON ENTUSIASMO QUESTO NUOVO MODELLO CHE LA TELEVISIONE IMPONE LORO SECONDO LE NORME DELLA PRODUZIONE CREATRICE DI BENESSERE (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. FRUSTRAZIONE O ADDIRITTURA ANSIA NEVROTICA SONO ORMAI STATI D'ANIMO COLLETTIVI. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. ADESSO, AL CONTRARIO, ESSI COMINCIANO A VERGOGNARSI DELLA PROPRIA IGNORANZA: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a VERGOGNARSI DELLA LORO IGNORANZA, hanno cominciato anche a DISPREZZARE LA CULTURA (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, IL RAGAZZO PICCOLO BORGHESE, NELL'ADEGUARSI AL MODELLO "TELEVISIVO" - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se I SOTTOPROLETARI SI SONO IMBORGHESITI, I BORGHESI SI SONO SOTTOPROLETARIZZATI. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di RATTRAPPIMENTO DELLE FACOLTÀ INTELLETTUALI E MORALI. LA RESPONSABILITÀ DELLA TELEVISIONE, IN TUTTO QUESTO, È ENORME. Non certo in quanto "MEZZO TECNICO", ma IN QUANTO STRUMENTO DEL POTERE E POTERE ESSA STESSA. Essa non è soltanto un LUOGO ATTRAVERSO CUI PASSANO I MESSAGGI, MA È UN CENTRO ELABORATORE DI MESSAGGI. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso LO SPIRITO DELLA TELEVISIONE che si manifesta in concreto lo SPIRITO DEL NUOVO POTERE. NON C'È DUBBIO (LO SI VEDE DAI RISULTATI) CHE LA TELEVISIONE SIA AUTORITARIA E REPRESSIVA COME MAI NESSUN MEZZO DI INFORMAZIONE AL MONDO. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. IL FASCISMO, VOGLIO RIPETERLO, NON È STATO SOSTANZIALMENTE IN GRADO NEMMENO DI SCALFIRE L'ANIMA DEL POPOLO ITALIANO: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre".
Pierpaolo Pasolini, "Corriere della Sera", 9 dicembre 1973
Che paese meraviglioso era l’Italia durante il periodo del Fascismo e subito dopo. La vita era come la si era conosciuta da bambini e per 20 o 30 anni non è più cambiata. Non dico i suoi valori, ma le APPARENZE: parevano dotate del dono dell’ETERNITA’. Si poteva appassionatamente credere nella rivolta o nella rivoluzione, pertanto quella meravigliosa cosa che era la FORMA DELLA VITA NON SAREBBE CAMBIATA. Ci si poteva sentire Eroi del mutamento e della novità perché a dare coraggio e forza era la CERTEZZA CHE LE CITTA’ E GLI UOMINI, nel loro ASPETTO PROFONDO E BELLO, NON SAREBBERO MAI MUTATI. Sarebbero giustamente soltanto MIGLIORATE LE LORO CONDIZIONI ECONOMICHE E CULTURALI, che NON SONO NIENTE, rispetto alla VERITA’ PRE-ESISTENTE che regola MERAVIGLIOSAMENTE IMMUTABILE I GESTI, GLI SGUARDI, GLI ATTEGGIAMENTI DEL CORPO DI UN UOMO O DI UN RAGAZZO. Le città finivano con grandi viali, circondati da case, villette o palazzoni popolari dai cari terribili colori, nella campagna folta. LA GENTE INDOSSAVA VESTITI ROZZI E POVERI, non importava che i calzoni fossero rattoppati, bastava che fossero puliti e stirati. I ragazzi erano tenuti in disparte dagli adulti, provvedendo alla tacita regola che li voleva ignorati… tacevano in disparte, ma nel loro silenzio c’era un’intensità ed un’umile VOLONTA’ DI VITA; altro non volevano che prender e il posto dei loro padri con pazienza, e finivano col costruire un mondo dentro il mondo, per chi sapesse vederlo. E’ vero che le donne erano ingiustamente tenute in disparte dalla vita, e non solo da giovinette. Ma erano tenute in disparte, ingiustamente, anche loro, come i ragazzi ed i poveri. Perché? Cosa aspettavano quei ragazzi un po’ rozzi ma retti e gentili, se non il momento di amare una donna? La loro attesa era lunga quanto l’adolescenza, e quando il loro momento veniva, essi erano maturi, e divenivano giovani amanti o sposi con tutta la luminosa forza di una lunga castità, la naturale sensualità, che restava miracolosamente sana, malgrado la depressione, faceva sì che essi fossero semplicemente pronti ad ogni avventura, senza perdere neanche un poco della loro rettitudine e della loro innocenza.
http://www.youtube.com/watch?v=aVMt-5n1smI&feature=related
Ora invece succede il contrario: il REGIME è un REGIME DEMOCRATICO, però quella ACCULTURAZIONE, quella OMOLOGAZIONE che il FASCISMO non è riuscito assolutamente ad ottenere, IL POTERE DI OGGI, cioè il POTERE DELLA CIVILTA’ DEI CONSUMI, invece, RIESCE AD OTTENERE PERFETTAMENTE, DISTRUGGENDO LE VARIE REALTA’ PARTICOLARI. TOGLIENDO REALTA’ AI VARI MODI DI ESSERE UOMINI CHE L’ITALIA AVEVA PRODOTTO IN MODO STORICAMENTE MOLTO DIFFERENZIATO. E, allora, QUESTA ACCULTURAZIONE STA DISTRUGGENDO IN REALTA’ L’ITALIA e allora le posso dire senz’altro che IL VERO FASCISMO E’ QUESTO POTERE DELLA CIVILTA’ DEI CONSUMI CHE STA DISTRUGGENDO L’ITALIA e questa cosa E’ AVVENUTA TALMENTE RAPIDAMENTE CHE NOI NON CE NE SIAMO RESI CONTO, è avvenuto tutto in questi ultimi 5, 6, 7, 10 anni… E’ STATA UNA SPECIE DI INCUBO in cui ABBIAMO VISTO L’ITALIA INTORNO A NOI DISTRUGGERSI E SPARIRE e adesso, risvegliandoci forse da quest’incubo e guardandoci intorno, CI ACCORGIAMO CHE NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE
trasmissione rai "Pasolini e la forma della città"
Falstaff1972:
"Risvegliandoci da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c'è più niente da fare".
NEGLI ANNI IN CUI SI PENSAVA DI POTER CAMBIARE TUTTO, PASOLINI AVEVA SMESSO DI NUTRIRE SPERANZE. Aveva visto nascere il nuovo fascismo, meno rozzo e violento di quello del Ventennio, ma dalle conseguenze più profonde e durature. PERCHÉ IL FASCISMO, QUELLO VERO, LO VEDI E PUOI COMBATTERLO, MENTRE "È DIFFICILE VIVERE CON GLI ASSASSINI DENTRO".
Tnway:
C'è disperazione nelle sue parole. Aveva capito trent'anni fa la catastrofe alla quale stavamo andando incontro mentre noi non lo capiamo ancora oggi... del resto basta pensare alla fine che ha fatto per capire il perchè oggi il nostro paese versa in queste condizioni.
MarcoMartini81:
Sostanzialmente dice che il meccanismo "produzione-consumo" voluto dal sistema economico e politico è un meccanismo autoritario che sta demolendo l'identità degli individui e della società
kurtzo85:
Concordo pienamente, e riporto un un pezzo da Scritti Corsari (1974): "L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perchè è questo l'ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza".
sagale80:
Il pensiero di Pasolini è talmente lungimirante da risultare profondamente attuale e realistico. L'OMOLOGAZIONE DELLA SOCIETÀ DEI CONSUMI HA INARIDITO QUALSIASI ESPRESSIONE DI PENSIERO LIBERO E DISSIDENTE. In questa società, CHI NON SI ADEGUA IN TOTO AL PENSIERO COMUNE non viene capito e visto con occhi di diffidenza perchè "DESTABILIZZA" LE INCERTE SICUREZZE DELL'UOMO MEDIO basate su verità calate dall'alto (MEDIUM DI MASSA di Pasolini e RELIGIONE). E’ per questo motivo che spesso mi trovo a disagio quando provo a parlare con la quasi totalità dei miei coetanei di determinati temi o provo a capire il loro pensiero. L'OMOLOGAZIONE È TALMENTE PRESENTE CHE IL PENSIERO DEGLI ITALIANI (anche dei miei coetanei) è sostanzialmente identico (sia al Sud che al Nord)...Da questo punto di vista CONDIVIDO LA SOLITUDINE DI PASOLINI CHE AVEVA CAPITO CHE QUESTO PROCESSO DI OMOLOGAZIONE È INARRESTABILE. L'involuzione delle nuove generazioni ne è la prova.
Vanilla973:
Attualissimo! Chissà cosa direbbe della pubblicità martellante di tv e giornali! Che suscita in tutti gli stessi desideri e distoglie dalle cose importanti!!
klett69:
Come era riuscito a vedere perfettamente quello che succedeva? Quando noi non ce ne accorgiamo nemmeno ora. Pochi hanno una vista perfetta ma non li ascolta nessuno. Come facciamo a vivere con le retequattro e i canalicinque e gli italiauno che ormai mi sento male solo dopo dieci secondi. Possibile che la gente vuole vivere davvero, come vive?
gemarcher83:
L'ultimo grande intellettuale italiano. Oggi il deserto.
Intertinarelli:
la perspicacia dell'artista, un tempo sarebbe stato scambiato per un profeta
Alice1975fly:
Avesse qualcuno mai ascoltato Pier Paolo, avesse qualcuno mai prestato attenzione alle sue parole, reali e lungimiranti. Ci hanno trasformato in un massa malforme e qualunquista, CI HANNO AMALGAMATO NEL PEGGIORE DEI MODI. AVESSE QUALCUNO MAI DETTO "NO" IN QUEGLI ANNI, non avremmo avuto questi figli innocenti e delittuosi, CHE INNOCENTEMENTE UCCIDONO LA LORO ANIMA E LA LIBERTÀ, DI DIRE, DI PENSARE, DI RENDERSI UNICI IN UNA VARIETÀ ANZICHÈ DEFICITARIAMENTE UGUALI.
fluo891:
sicuramente la mente più brillante del 900 UNO DEI POCHI CHE HA AVUTO IL CORAGGIO DI NON ASSOGGETTARSI AL POTERE e di criticare chi lo faceva...ma purtroppo chi ha idee diverse non sa far altro che giudicarlo come un comunista omosessuale! Ce ne fossero personaggi di questa sensibilità, coraggio e capacità di provocazione ancora oggi in Italia potremmo andar fieri di noi stessi, invece oggi non c'è più nemmeno uno scrittore di impegno sociale vergogna!
truthaddict88:
aveva ragione bisogna sempre tenere sveglia la coscienza critica e non farsi omologare dalla massa
L4biRinTh:
È L'IMBECILLITÀ MEDIATICA (CONTROLLO MENTALE) CHE SI RIFLETTE SULLA SOCIETÀ. L'UOMO NON SA NEANCHE DI ESSERE UNO SCHIAVO, CREDE DI ESSERE LIBERO SOLO PERCHÉ PUÒ ACQUISTARE, CONSUMARE, scegliere quale cagata televisiva può guardare. La maggior parte di pupazzi da baraccone dell'intrattenimento sciocco e reality vari sono PAGATI PER NON FAR PENSARE.
iolao3:
E comunque chi ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo-specie non per quello che è ma solo in virtù della sua capacità di omologazione, non ha compiuto di certo grandi percorsi evolutivi. L'omologazione presuppone un modello, il modello presuppone un'ideatore che spesso e volentieri coincide con il PADRONE. Sta a noi decidere se volere o meno un padrone, la vita è la nostra.
dallatuamamma:
Che tristezza ascoltare la sua premonizione riguardo all'omologazione che la civiltà dei consumi produce nelle coscienze di ognuno e che sta disumanizzandoci sempre più!!! Chi potrà fermarci????
nameerf61:
qualcosa c'è sempre da fare, ma bisogna cominciare con se stessi iniziando con il far cadere tutti i mostri nel proprio interiore, liberarsi di certi abiti dell'ignoranza e del giudizio, con il smettere di procreare pensieri prevaricatori. Siamo ancora l'animale con i suoi istinti e poco l'uomo. Gli istinti serviranno ma inevitabile è lo stesso il risultato. Vedi cosa dice Tarkovskij sul significato della vita. Non aspettiamo gli altri, il contenitore, l'adeguamento.
ik1lbl :
Grande Pasolini.... ma infondo è tutto già scritto... solo quando il potere dell'amore vincerà l'amore per il potere l'uomo troverà la liberta dell'essere..... io però non ho fiducia in questo branco di lupi che domina una massa di pecore ignoranti... ed impaurite.... ci hanno conditi tutti per bene...... vedo molto lontano il "sol dell'avvenir"......
chry200875:
Per quanto ci crediamo forti, non dobbiamo mai sottovalutare la TV perchè certi suoi messaggi passano e ci cambiano.
Xplessoable:
Infatti girando per l'italia si nota che la gente è idiota uguale dappertutto! dal nord al sud […]
Smokerzoo:
io vedo il mondo tutto come lo descrive P.P.P. LUI PARLA DELL'ITALIA MA IO CI VEDO IL MONDO... Le ideologie fanno male ..bisogna capirle le cose e non gettarsi a spada tratta. […] LE IDEOLOGIE SI INCULCANO E SI MANIPOLANO .. manipolando le masse.
DueSicilie:
Non solo l'Italia, la società dei consumi sta, anzi ha distrutto il mondo occidentale! E adesso tocca alla Cina!
Claudiettosinger:
sono d'accordo, abbiamo importato un MODELLO CHE È FONDAMENTALMENTE AMERICANO, il POPOLO ITALIANO LOBOTOMIZZATO fa il resto
MrUntubo:
L'omologazione a me fa piu' paura dei disastri naturali...e purtroppo la noto anche qui in questo spazio virtuale...
angeloonorato1:
SE VEDESSI COM'È SFREGIATO IL PAESAGGIO ITALIANO ADESSO E LE MENTI DI NOI TUTTI, caro Pier Paolo... […]
Raccatacca:
[...] incredibile che un uomo simile sia stato ucciso..l'italia va a rotoli e lo aveva affermato..questo è un profeta gente..era puro e aveva capito tutto e viveva già al tempo senza speranza..e ora anneghiamo in un mare di merda..almeno fosse vera questa merda!! in realtà è tutto finto..
nameerf61:
non poteva rimanerere in vita in quel clima dell'orrore degli anni '70. Un orrore vero che ritroviamo in alcuni suoi film. Lo sapeva così come sapevano Falcone e Borsellino. Concordo che è tutto finto oggi e aggiungo che è tutto deviato a regola d'arte. [...]
danielelombardo77:
non è un caso che l'abbiano fatto fuori.............il vero pericolo oggi è far pensare le persone farle riflettere...........
RaspiritDjNathaniel:
Andreotti e Cossiga sono i mandanti dell'omicidio Pasolini. Prima o poi si scoprirà […]
Cartonaro87:
L'omologazione è necessaria, è progresso. Non può funzionare un mondo dove ognuno è quello che è. Bisogna adeguarsi, altrimenti si torna all'Età della pietra.
Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Mai “un modello di vita” ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento. Che viene dunque mimato di sana pianta, senza mediazioni, nel linguaggio fisico-mimico e nel linguaggio del comportamento nella realtà. Gli eroi della propaganda televisiva proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà.
Pier Paolo Pasolini
La tv: qui la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d’importanza minima, come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come “valletta”
Pier Paolo Pasolini
La televisione non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
Pier Paolo Pasolini
"La televisione è un medium di massa e il medium di Massa non può che mercificarci e alienarci.
Non posso dire tutto ciò che voglio senza inibizioni perché sarei accusato di vilipendio del codice fascista italiano, in realtà non posso dire tutto e poi, oggettivamente, di fronte all’ingenuità o alla sprovvedutezza di certi ascoltatori io stesso non vorrei dire certe cose quindi mi autocensuro.
Ma, a parte questo, non è tanto questo… è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno di ascolta nel video, ha verso di me un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. Mi pare che lei non creda più ai partiti, che cosa ha da proporre in cambio? No, perché se mi dice che non credo più nei partiti, mi da del qualunquista, io invece non sono un qualunquista; tendo più verso la forma anarchica che verso una scelta ideologica di un qualche partito, ma non è che non credo ai partiti".
Pier Paolo Pasolini
http://youtu.be/FCMlx0pkiOM
Pier Paolo Pasolini
Nulla è più feroce della banalissima televisione
http://youtu.be/sft7A6Siqhk
"NESSUN CENTRALISMO FASCISTA È RIUSCITO A FARE CIÒ CHE HA FATTO IL CENTRALISMO DELLA CIVILTÀ DEI CONSUMI. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. LE VARIE CULTURE PARTICOLARI (CONTADINE, SOTTOPROLETARIE, OPERAIE) CONTINUAVANO IMPERTURBABILI A UNIFORMARSI AI LORO ANTICHI MODELLI: la repressione si limitava ad ottenere la loro ADESIONE A PAROLE. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I MODELLI CULTURALI REALI SONO RINNEGATI. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della IDEOLOGIA EDONISTICA voluta dal nuovo potere, È LA PEGGIORE DELLE REPRESSIONI DELLA STORIA UMANA. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso DUE RIVOLUZIONI, INTERNE ALL'ORGANIZZAZIONE BORGHESE: la RIVOLUZIONE DELLE INFRASTRUTTURE e la RIVOLUZIONE DEL SISTEMA D'INFORMAZIONI. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai STRETTAMENTE UNITO LA PERIFERIA AL CENTRO, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. PER MEZZO DELLA TELEVISIONE, IL CENTRO HA ASSIMILATO A SÉ L'INTERO PAESE CHE ERA COSÌ STORICAMENTE DIFFERENZIATO E RICCO DI CULTURE ORIGINALI. Ha cominciato un'OPERA DI OMOLOGAZIONE DISTRUTTRICE DI OGNI AUTENTICITÀ E CONCRETEZZA. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un EDONISMO NEO-LAICO, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'ANTECEDENTE IDEOLOGIA VOLUTA E IMPOSTA DAL POTERE ERA, COME SI SA, LA RELIGIONE: E IL CATTOLICESIMO, INFATTI, ERA FORMALMENTE L'UNICO FENOMENO CULTURALE CHE "OMOLOGAVA" GLI ITALIANI. ORA ESSO È DIVENTATO CONCORRENTE DI QUEL NUOVO FENOMENO CULTURALE "OMOLOGATORE" CHE È L'EDONISMO DI MASSA: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. NON C'È INFATTI NIENTE DI RELIGIOSO NEL MODELLO DEL GIOVANE UOMO E DELLA GIOVANE DONNA PROPOSTI E IMPOSTI DALLA TELEVISIONE. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi BENI DI CONSUMO (e, S'INTENDE, VANNO ANCORA A MESSA LA DOMENICA: IN MACCHINA). GLI ITALIANI HANNO ACCETTATO CON ENTUSIASMO QUESTO NUOVO MODELLO CHE LA TELEVISIONE IMPONE LORO SECONDO LE NORME DELLA PRODUZIONE CREATRICE DI BENESSERE (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. FRUSTRAZIONE O ADDIRITTURA ANSIA NEVROTICA SONO ORMAI STATI D'ANIMO COLLETTIVI. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. ADESSO, AL CONTRARIO, ESSI COMINCIANO A VERGOGNARSI DELLA PROPRIA IGNORANZA: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a VERGOGNARSI DELLA LORO IGNORANZA, hanno cominciato anche a DISPREZZARE LA CULTURA (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, IL RAGAZZO PICCOLO BORGHESE, NELL'ADEGUARSI AL MODELLO "TELEVISIVO" - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se I SOTTOPROLETARI SI SONO IMBORGHESITI, I BORGHESI SI SONO SOTTOPROLETARIZZATI. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di RATTRAPPIMENTO DELLE FACOLTÀ INTELLETTUALI E MORALI. LA RESPONSABILITÀ DELLA TELEVISIONE, IN TUTTO QUESTO, È ENORME. Non certo in quanto "MEZZO TECNICO", ma IN QUANTO STRUMENTO DEL POTERE E POTERE ESSA STESSA. Essa non è soltanto un LUOGO ATTRAVERSO CUI PASSANO I MESSAGGI, MA È UN CENTRO ELABORATORE DI MESSAGGI. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso LO SPIRITO DELLA TELEVISIONE che si manifesta in concreto lo SPIRITO DEL NUOVO POTERE. NON C'È DUBBIO (LO SI VEDE DAI RISULTATI) CHE LA TELEVISIONE SIA AUTORITARIA E REPRESSIVA COME MAI NESSUN MEZZO DI INFORMAZIONE AL MONDO. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. IL FASCISMO, VOGLIO RIPETERLO, NON È STATO SOSTANZIALMENTE IN GRADO NEMMENO DI SCALFIRE L'ANIMA DEL POPOLO ITALIANO: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre".
Pierpaolo Pasolini, "Corriere della Sera", 9 dicembre 1973
Che paese meraviglioso era l’Italia durante il periodo del Fascismo e subito dopo. La vita era come la si era conosciuta da bambini e per 20 o 30 anni non è più cambiata. Non dico i suoi valori, ma le APPARENZE: parevano dotate del dono dell’ETERNITA’. Si poteva appassionatamente credere nella rivolta o nella rivoluzione, pertanto quella meravigliosa cosa che era la FORMA DELLA VITA NON SAREBBE CAMBIATA. Ci si poteva sentire Eroi del mutamento e della novità perché a dare coraggio e forza era la CERTEZZA CHE LE CITTA’ E GLI UOMINI, nel loro ASPETTO PROFONDO E BELLO, NON SAREBBERO MAI MUTATI. Sarebbero giustamente soltanto MIGLIORATE LE LORO CONDIZIONI ECONOMICHE E CULTURALI, che NON SONO NIENTE, rispetto alla VERITA’ PRE-ESISTENTE che regola MERAVIGLIOSAMENTE IMMUTABILE I GESTI, GLI SGUARDI, GLI ATTEGGIAMENTI DEL CORPO DI UN UOMO O DI UN RAGAZZO. Le città finivano con grandi viali, circondati da case, villette o palazzoni popolari dai cari terribili colori, nella campagna folta. LA GENTE INDOSSAVA VESTITI ROZZI E POVERI, non importava che i calzoni fossero rattoppati, bastava che fossero puliti e stirati. I ragazzi erano tenuti in disparte dagli adulti, provvedendo alla tacita regola che li voleva ignorati… tacevano in disparte, ma nel loro silenzio c’era un’intensità ed un’umile VOLONTA’ DI VITA; altro non volevano che prender e il posto dei loro padri con pazienza, e finivano col costruire un mondo dentro il mondo, per chi sapesse vederlo. E’ vero che le donne erano ingiustamente tenute in disparte dalla vita, e non solo da giovinette. Ma erano tenute in disparte, ingiustamente, anche loro, come i ragazzi ed i poveri. Perché? Cosa aspettavano quei ragazzi un po’ rozzi ma retti e gentili, se non il momento di amare una donna? La loro attesa era lunga quanto l’adolescenza, e quando il loro momento veniva, essi erano maturi, e divenivano giovani amanti o sposi con tutta la luminosa forza di una lunga castità, la naturale sensualità, che restava miracolosamente sana, malgrado la depressione, faceva sì che essi fossero semplicemente pronti ad ogni avventura, senza perdere neanche un poco della loro rettitudine e della loro innocenza.
http://www.youtube.com/watch?v=aVMt-5n1smI&feature=related
Ora invece succede il contrario: il REGIME è un REGIME DEMOCRATICO, però quella ACCULTURAZIONE, quella OMOLOGAZIONE che il FASCISMO non è riuscito assolutamente ad ottenere, IL POTERE DI OGGI, cioè il POTERE DELLA CIVILTA’ DEI CONSUMI, invece, RIESCE AD OTTENERE PERFETTAMENTE, DISTRUGGENDO LE VARIE REALTA’ PARTICOLARI. TOGLIENDO REALTA’ AI VARI MODI DI ESSERE UOMINI CHE L’ITALIA AVEVA PRODOTTO IN MODO STORICAMENTE MOLTO DIFFERENZIATO. E, allora, QUESTA ACCULTURAZIONE STA DISTRUGGENDO IN REALTA’ L’ITALIA e allora le posso dire senz’altro che IL VERO FASCISMO E’ QUESTO POTERE DELLA CIVILTA’ DEI CONSUMI CHE STA DISTRUGGENDO L’ITALIA e questa cosa E’ AVVENUTA TALMENTE RAPIDAMENTE CHE NOI NON CE NE SIAMO RESI CONTO, è avvenuto tutto in questi ultimi 5, 6, 7, 10 anni… E’ STATA UNA SPECIE DI INCUBO in cui ABBIAMO VISTO L’ITALIA INTORNO A NOI DISTRUGGERSI E SPARIRE e adesso, risvegliandoci forse da quest’incubo e guardandoci intorno, CI ACCORGIAMO CHE NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE
trasmissione rai "Pasolini e la forma della città"
Falstaff1972:
"Risvegliandoci da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c'è più niente da fare".
NEGLI ANNI IN CUI SI PENSAVA DI POTER CAMBIARE TUTTO, PASOLINI AVEVA SMESSO DI NUTRIRE SPERANZE. Aveva visto nascere il nuovo fascismo, meno rozzo e violento di quello del Ventennio, ma dalle conseguenze più profonde e durature. PERCHÉ IL FASCISMO, QUELLO VERO, LO VEDI E PUOI COMBATTERLO, MENTRE "È DIFFICILE VIVERE CON GLI ASSASSINI DENTRO".
Tnway:
C'è disperazione nelle sue parole. Aveva capito trent'anni fa la catastrofe alla quale stavamo andando incontro mentre noi non lo capiamo ancora oggi... del resto basta pensare alla fine che ha fatto per capire il perchè oggi il nostro paese versa in queste condizioni.
MarcoMartini81:
Sostanzialmente dice che il meccanismo "produzione-consumo" voluto dal sistema economico e politico è un meccanismo autoritario che sta demolendo l'identità degli individui e della società
kurtzo85:
kurtzo85:
Concordo pienamente, e riporto un un pezzo da Scritti Corsari (1974): "L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perchè è questo l'ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza".
sagale80:
Il pensiero di Pasolini è talmente lungimirante da risultare profondamente attuale e realistico. L'OMOLOGAZIONE DELLA SOCIETÀ DEI CONSUMI HA INARIDITO QUALSIASI ESPRESSIONE DI PENSIERO LIBERO E DISSIDENTE. In questa società, CHI NON SI ADEGUA IN TOTO AL PENSIERO COMUNE non viene capito e visto con occhi di diffidenza perchè "DESTABILIZZA" LE INCERTE SICUREZZE DELL'UOMO MEDIO basate su verità calate dall'alto (MEDIUM DI MASSA di Pasolini e RELIGIONE). E’ per questo motivo che spesso mi trovo a disagio quando provo a parlare con la quasi totalità dei miei coetanei di determinati temi o provo a capire il loro pensiero. L'OMOLOGAZIONE È TALMENTE PRESENTE CHE IL PENSIERO DEGLI ITALIANI (anche dei miei coetanei) è sostanzialmente identico (sia al Sud che al Nord)...Da questo punto di vista CONDIVIDO LA SOLITUDINE DI PASOLINI CHE AVEVA CAPITO CHE QUESTO PROCESSO DI OMOLOGAZIONE È INARRESTABILE. L'involuzione delle nuove generazioni ne è la prova.
Vanilla973:
Attualissimo! Chissà cosa direbbe della pubblicità martellante di tv e giornali! Che suscita in tutti gli stessi desideri e distoglie dalle cose importanti!!
klett69:
Come era riuscito a vedere perfettamente quello che succedeva? Quando noi non ce ne accorgiamo nemmeno ora. Pochi hanno una vista perfetta ma non li ascolta nessuno. Come facciamo a vivere con le retequattro e i canalicinque e gli italiauno che ormai mi sento male solo dopo dieci secondi. Possibile che la gente vuole vivere davvero, come vive?
gemarcher83:
L'ultimo grande intellettuale italiano. Oggi il deserto.
Intertinarelli:
la perspicacia dell'artista, un tempo sarebbe stato scambiato per un profeta
Alice1975fly:
Avesse qualcuno mai ascoltato Pier Paolo, avesse qualcuno mai prestato attenzione alle sue parole, reali e lungimiranti. Ci hanno trasformato in un massa malforme e qualunquista, CI HANNO AMALGAMATO NEL PEGGIORE DEI MODI. AVESSE QUALCUNO MAI DETTO "NO" IN QUEGLI ANNI, non avremmo avuto questi figli innocenti e delittuosi, CHE INNOCENTEMENTE UCCIDONO LA LORO ANIMA E LA LIBERTÀ, DI DIRE, DI PENSARE, DI RENDERSI UNICI IN UNA VARIETÀ ANZICHÈ DEFICITARIAMENTE UGUALI.
fluo891:
sicuramente la mente più brillante del 900 UNO DEI POCHI CHE HA AVUTO IL CORAGGIO DI NON ASSOGGETTARSI AL POTERE e di criticare chi lo faceva...ma purtroppo chi ha idee diverse non sa far altro che giudicarlo come un comunista omosessuale! Ce ne fossero personaggi di questa sensibilità, coraggio e capacità di provocazione ancora oggi in Italia potremmo andar fieri di noi stessi, invece oggi non c'è più nemmeno uno scrittore di impegno sociale vergogna!
truthaddict88:
aveva ragione bisogna sempre tenere sveglia la coscienza critica e non farsi omologare dalla massa
L4biRinTh:
È L'IMBECILLITÀ MEDIATICA (CONTROLLO MENTALE) CHE SI RIFLETTE SULLA SOCIETÀ. L'UOMO NON SA NEANCHE DI ESSERE UNO SCHIAVO, CREDE DI ESSERE LIBERO SOLO PERCHÉ PUÒ ACQUISTARE, CONSUMARE, scegliere quale cagata televisiva può guardare. La maggior parte di pupazzi da baraccone dell'intrattenimento sciocco e reality vari sono PAGATI PER NON FAR PENSARE.
iolao3:
E comunque chi ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo-specie non per quello che è ma solo in virtù della sua capacità di omologazione, non ha compiuto di certo grandi percorsi evolutivi. L'omologazione presuppone un modello, il modello presuppone un'ideatore che spesso e volentieri coincide con il PADRONE. Sta a noi decidere se volere o meno un padrone, la vita è la nostra.
dallatuamamma:
Che tristezza ascoltare la sua premonizione riguardo all'omologazione che la civiltà dei consumi produce nelle coscienze di ognuno e che sta disumanizzandoci sempre più!!! Chi potrà fermarci????
nameerf61:
qualcosa c'è sempre da fare, ma bisogna cominciare con se stessi iniziando con il far cadere tutti i mostri nel proprio interiore, liberarsi di certi abiti dell'ignoranza e del giudizio, con il smettere di procreare pensieri prevaricatori. Siamo ancora l'animale con i suoi istinti e poco l'uomo. Gli istinti serviranno ma inevitabile è lo stesso il risultato. Vedi cosa dice Tarkovskij sul significato della vita. Non aspettiamo gli altri, il contenitore, l'adeguamento.
ik1lbl :
Grande Pasolini.... ma infondo è tutto già scritto... solo quando il potere dell'amore vincerà l'amore per il potere l'uomo troverà la liberta dell'essere..... io però non ho fiducia in questo branco di lupi che domina una massa di pecore ignoranti... ed impaurite.... ci hanno conditi tutti per bene...... vedo molto lontano il "sol dell'avvenir"......
chry200875:
Per quanto ci crediamo forti, non dobbiamo mai sottovalutare la TV perchè certi suoi messaggi passano e ci cambiano.
Xplessoable:
Infatti girando per l'italia si nota che la gente è idiota uguale dappertutto! dal nord al sud […]
Smokerzoo:
io vedo il mondo tutto come lo descrive P.P.P. LUI PARLA DELL'ITALIA MA IO CI VEDO IL MONDO... Le ideologie fanno male ..bisogna capirle le cose e non gettarsi a spada tratta. […] LE IDEOLOGIE SI INCULCANO E SI MANIPOLANO .. manipolando le masse.
DueSicilie:
Non solo l'Italia, la società dei consumi sta, anzi ha distrutto il mondo occidentale! E adesso tocca alla Cina!
Claudiettosinger:
sono d'accordo, abbiamo importato un MODELLO CHE È FONDAMENTALMENTE AMERICANO, il POPOLO ITALIANO LOBOTOMIZZATO fa il resto
MrUntubo:
L'omologazione a me fa piu' paura dei disastri naturali...e purtroppo la noto anche qui in questo spazio virtuale...
angeloonorato1:
SE VEDESSI COM'È SFREGIATO IL PAESAGGIO ITALIANO ADESSO E LE MENTI DI NOI TUTTI, caro Pier Paolo... […]
Raccatacca:
[...] incredibile che un uomo simile sia stato ucciso..l'italia va a rotoli e lo aveva affermato..questo è un profeta gente..era puro e aveva capito tutto e viveva già al tempo senza speranza..e ora anneghiamo in un mare di merda..almeno fosse vera questa merda!! in realtà è tutto finto..
nameerf61:
non poteva rimanerere in vita in quel clima dell'orrore degli anni '70. Un orrore vero che ritroviamo in alcuni suoi film. Lo sapeva così come sapevano Falcone e Borsellino. Concordo che è tutto finto oggi e aggiungo che è tutto deviato a regola d'arte. [...]
danielelombardo77:
non è un caso che l'abbiano fatto fuori.............il vero pericolo oggi è far pensare le persone farle riflettere...........
RaspiritDjNathaniel:
Andreotti e Cossiga sono i mandanti dell'omicidio Pasolini. Prima o poi si scoprirà […]
Cartonaro87:
L'omologazione è necessaria, è progresso. Non può funzionare un mondo dove ognuno è quello che è. Bisogna adeguarsi, altrimenti si torna all'Età della pietra.
L'omologazione è necessaria, è progresso. Non può funzionare un mondo dove ognuno è quello che è. Bisogna adeguarsi, altrimenti si torna all'Età della pietra.
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