"Dal 1990, da quando la psicoterapia è stata regolamentata da legge dello stato e tenta di costruirsi un identità ed uno status riconoscibile tra le altre discipline istituzionali, l'interrogativo cruciale ed irrisolto sulla collocazione della psicoterapia tra le scienze umane o tra le scienze naturali sembra essere stato deliberatamente accantonato.
Ci riferiamo alla questione della "scientificità" della psicoterapia, sulla quale l'evidenza a favore o contraria è tanto scarsa quanto è vasto il ventaglio di opinioni e credenze circolanti in Italia nel variegato mondo di quelli che contano, il think thank italiano della psicoterapia, composto dalle università, dalle 300 scuole di psicoterapia riconosciute, dalla commissione ministeriale di valutazione, dalla ormai potentissima associazione delle scuole riconosciute, dagli ordini regionali degli psicologi e dagli ordini dei medici.
Questa questione della scientificità non è la solita querelle accademica poiché in essa si gioca la formazione dei quadri della psicoterapia che sono l'interfaccia tra il disagio ed il bisogno di crescita del soggetto da un lato e la società civile dall'altro, intesa come portatrice di cure e soluzioni umanitarie finalizzate al benessere ed alla crescita personale, familiare e sociale.
Inoltre lo Stato, da quando ha iniziato ad autorizzare le scuole di formazione, è divenuto di fatto responsabile e garante del servizio che le scuole erogano o che eventualmente mancano di erogare. Se si riscontrasse inoltre che non si riesce a svolgere questo servizio essenziale autorizzato e delegato dallo Stato, l'effetto potrebbe equivalere ad un omissione o a un danno, di cui lo Stato sarebbe corresponsabile.
Quali sono gli orientamenti ed i parametri di valutazione della commissione?
Agli inizi circolavano voci che il criterio di valutazione risiedesse nel giudizio sulla scientificità del modello di psicoterapia delle scuole candidate. Ma si trattava solo di voci non sostenute da dichiarazioni o documentazioni esplicite da parte del ministero, che evitava di impegolarsi nella questione.
Quale ministero o quale università della repubblica si rivestirebbero infatti dell'autorità e dell'autorevolezza per prendere atto delle perplessità di Wittgenstein sulla scientificità delle scienze umane o per deliberare una volta per tutte sulla verificabilità scientifica della psicoterapia?
Nel dubbio, come è costume nostrano, si è navigato a vista, tanto poi in qualche modo ci si arrangia. Tantè che i criteri con cui la commissione ha messo in circolazione i formatori degli psicoterapeuti italiani sono probabilmente altrettanto nebulosi quanto i modelli "scientifici" delle scuole che ha autorizzato.
Quello della formazione è un business in cui si arrangiano tutti, sia i titolari, di solito in numero di tre per scuola, che si dividono il grosso della formazione e le rette di un ottantina di studenti all'anno (dai 4000 agli 8000 euro all'anno a studente, a seconda delle scuole, più l'indotto), sia i vari docenti universitari e gli esaminatori, "ci avete fatto caso che sono sempre gli stessi?", che turnano da una scuola all'altra.
Si arrangiano tanto bene che si è creato un sistema chiuso. Ciò non tanto perché si sono esaurite la domanda e la necessità di formazione ed è stata già espressa l'intera varietà dello scibile umano, ma perché si sono sistemati tutti quelli che fanno parte della rete.
Ma il corpus conoscitivo della psicoterapia ahinoi non è un codice da applicare o una merce che una volta accumulata viene riversata immutata nelle molteplici fattispecie della pratica. E' conoscenza e pratica in continua crescita ed evoluzione, in uno scambio continuo e circolare tra tecnica, teoria della tecnica ed esperienza clinica. Scambio che si allarga alle aree esperienziali e disciplinari, scientifiche e culturali confinanti da cui la psicoterapia trae riferimenti ed alle quali ne fornisce, in osmosi continua.
La commissione ministeriale inoltre, dopo avere autorizzate le scuole, ha innanzitutto il compito di vigilare sul loro operato. Ma come? Come verificherà che le scuole non stiano formando degli incapaci o dei deliranti? Poi deve svolgere in permanenza il compito di divulgare il suo operato, rendere pubblica la problematicità del suo lavoro e dei suoi interrogativi. Non facendolo mancherebbe di esercitare il suo ruolo irrinunciabile di risorsa nei confronti del dibattito sociale oltre che scientifico e culturale. Ed infine la commissione deve confrontarsi con tutto ciò che è nuovo ed emergente nel campo della psicoterapia, verso cui le scuole già riconosciute, per interessi costituiti, nutrono una decisa e viscerale diffidenza.
Un contesto di tal genere, lasciato alla sua deriva, rischia continuamente di trasformarsi in una struttura autoreferenziale di tipo paranoide, caratterizzata da proliferazione e cristallizzazione dei codici interni, nonché da isolamento ed ostilità verso il mondo esterno. Una tale crescita zero della psicoterapia se si determinasse, sarebbe una iattura per l'Italia, oggi in pieno choc da futuro in un mondo in cui gli ambienti scientifici e culturali produttivi si relazionano liberamente con il nuovo e con l'innovazione, apportati dalle intelligenze e dai flussi informativi, e ne beneficiano integrandoli e restituendoli alla società civile in una continua crescita.
Allo scopo di traghettare la faccenda della psicoterapia insegnata nelle scuole riconosciute dallo Stato, dall'oscurità delle conventicole e delle lobbies professionali, alla luce del sole della discussione pubblica e della controversia scientifica e culturale lanciamo tre interrogativi vincolanti:
A quali criteri di validità e di qualità ed a quali vincoli un metodo deve rispondere?
Ogni metodo deve essere sottoposto ai vincoli della prova scientifica?
Se si, a quali e da parte di quale altra scienza? Neuroscienza o biochimica molecolare?
Se lo stato invece afferma che la psicoterapia per sua natura non è verificabile o falsificabile secondo i criteri della prova scientifica, quali criteri di valutazione para o extra scientifici la commissione deve applicare alla valutazione di ciascun metodo e di ciascuna scuola candidata?"
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A cura di Raffaele Cascone
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