giovedì 15 dicembre 2011

David Grossman. ‎Se mi devo spiegare, allora è tutto inutile

"Se mi devo spiegare, allora è tutto inutile".
David Grossman

‎"Sentivo che stavo finalmente facendo lo sbaglio giusto."
David Grossman


Forse, in questa fase della mia vita, non ho tanto bisogno di un medico quanto di una persona che abbia una ferita simile alla mia
David Grossman

Per un pò forse continuerò ad urlare il tuo nome a me stesso, nel cuore.
Ma alla fine la ferita si cicatrizzerà.
David Grossman


In fondo non mi sorprende. A volte penso che forse, all'inizio, è stata la tua ferita ad attrarmi.
David Grossman

L’intero corpo talvolta può dolere per la nostalgia di un abbraccio che non c’è più, soprattutto la mattina, nel momento in cui si aprono gli occhi, soprattutto la notte, nell’attimo prima di assopirsi.
David Grossman, Col corpo capisco


Come sei entrato nella mia vita? Com'è possibile che fossi così indifesa?
E non sei nemmeno entrato da una finestra, o da un lucernaio.
Sei riuscito a trovare una fessura attraverso la quale mi hai trafitto il cuore.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello, 1998


Provava una sensazione nuova, sconcertante, strana. Come se qualcuno si fosse intrufolato nella sua anima e avesse cominciato vertiginosamente ad arredarla, a spostare tavoli pesanti, a buttare fuori armadi vecchi e pieni di muffa, a introdurre mobili leggeri e flessibili, di bambù.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Scrivere mi fa bene. Lo sento. Anche quando scrivo cose tristi, qualcosa in me si tranquillizza, sento di avere uno scopo.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


E se tu fossi qui, adesso, ti abbraccerei con tutte le mie forze fino a spezzarci entrambi nell’impeto di quel che provo per te.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Se solo potessi stendermi e dormire,
e alzarmi un giorno senza provare più dolore.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Dimmi, quante volte al giorno provi una fitta di dolore pensando:
non le scriverò mai questa cosa. Non conoscerà mai questo momento?
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Hai descritto te stessa per eliminare qualsiasi dubbio, ti sei riassunta in una sola frase, oltretutto tra parentesi. Se è davvero così, se ti senti tra parentesi, permettimi allora di infilarmici dentro, e che tutto il mondo rimanga fuori, che sia solo l'esponente al di fuori della parentesi e ci moltiplichi al suo interno.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello



«Avevi ragione: in fondo, sto cercando un compagno per un viaggio immaginario.
Ma hai sbagliato nel dire che forse non ho bisogno di un compagno reale.
E’ esattamente il contrario: ho bisogno di un compagno reale per il mio viaggio immaginario.»
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Non si può guarire solo con le parole. Ammalarsi sì.
Probabilmente non è molto difficile.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


«Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice.
Mi scorre nel corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me.
Non smettere. Non smettere mai».
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell'ossicino, l'uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l'ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo. L'ho dichiarato disperso finché l'ho visto nel cortile della scuola. Subito quell'idea si è risvegliata in me e con lei è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


«Non ho idea se tu sia interessato a leggere quello che ho da dirti. Comunque, ho continuato a scriverti dentro di me. A dire il vero, questo, senza intenzione, è diventato per me una specie di “diario”. Ho scoperto che se talvolta mi aiuta ad alleviare il dolore, spesso lo acuisce. In un modo o nell’altro considero questa mia volontà di scrivere (e il bisogno, anche, vorrei dire) come un dono straordinario».
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


«Cosa non darei per leggere le lettere perdute di Milena a Kafka. Per vedere cosa gli disse esattamente, con quali parole gli rispose quando lui le scrisse: “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso.” Spero che lei gli abbia risposto subito, con un telegramma, che è proibito a un essere umano accettare di trasformarsi in coltello per un altro».
David Grossman,  Che tu sia per me il coltello


A questa donna, probabilmente, il contatto con la realtà provoca un dolore insopportabile.
David Grossman,  Che tu sia per me il coltello


E’ una legge non scritta: chi vuole starmi vicino deve assumersi la responsabilità della mia anima. Perché qualunque idiota può capire come sia facile uccidermi. Uno sguardo ben mirato basterebbe. Non sto scherzando. Sono convinto che da qualche parte dentro di me, c’è un punto vulnerabile che chiunque, anche uno sconosciuto, può vedere e colpire. Eliminarmi con una parola.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello


Mille cuori le battevano in petto. Non sapeva dare un nome a ciò che vedeva, alle sensazioni nuove che provava, le parole che conosceva esplodevano una dopo l’altra. Se c’era al mondo la possibilità di fare un’indigestione di vita e di morirne, quello era il momento.
David Grossman, “Qualcuno con cui correre”


"[...] Cosa credi? Che voglia stare sola? Ma sono fatta così, non riesco ad avvicinarmi veramente a nessuno. È un dato di fatto. È come se mi mancasse quella parte dell’anima che si incastra negli altri, come nel Lego. Che si unisce veramente a qualcun altro. Alla fine tutto cade a pezzi. Famiglia, amici. Non resta più niente."
David Grossman, “Qualcuno con cui correre”


Ma perché non funziona tutto come nei film?
Perché gli estranei in metropolitana, invece che limitarsi a guardarti, non attaccano bottone dicendoti che hai un sorriso bellissimo? Perché dopo trent’anni, in un caffé del centro, non rincontri mai la persona per cui hai lottato? Perché le madri fanno fatica a capire i propri figli e i padri ad accettarli? Perché la frase giusta arriva sempre durante il momento sbagliato? Perché non ti capita mai di correre sotto la pioggia, di arrivare davanti al portone di qualcuno, farlo scendere, scusarti e iniziare a parlare a vanvera per poi trovarti labbra a labbra e sentirti dire: ‘non importa, l’importante è che sei qui’? Perché non vieni mai svegliato durante la notte da una voce al telefono che ti dice: ‘non ti ho mai dimenticato’? Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più estrosi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno vergognosi, meno fragili, sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di esternare, per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi.
David Grossman, Qualcuno con cui correre.





Questo romanzo ci mostra una Gerusalemme insolita, caratterizzata da una strana vita. 
La città ci viene descritta come un mondo di giovani, “giovani sbandati”, che cantano, suonano, recitano nelle strade e farebbero di tutto per guadagnarsi la dose di droga giornaliera. Eh sì! David Grossman, con questo romanzo vuole proprio farci riflettere su questo argomento ...



"A volte, soprattutto quando siamo molto giovani, non risulta facile guardare ai nostri genitori in una prospettiva che sia davvero ampia. Forse perchè non ci fa comodo accettare il fatto che persino i nostri genitori abbiano "diritto" al loro personale caos interiore. Che persino mamma e papà abbiano non solo un'interiorità, ma - incredibile, ma vero! - un loro "diritto alla psicologia"; che anche loro hanno avuto un padre e una madre, e anche a loro, chissà quando, sono capitate cose che hanno lasciate ferite, cicatrici, segni d'ustione"."
David Grossman, Con gli occhi del nemico



«Vorrei imparare a separare i ricordi dal dolore».
David Grossman, “Caduto fuori dal tempo”


«Ci sono definizioni diverse per il processo con il quale un individuo si confonde nella massa o accetta di consegnarle parti di sé. E siccome noi siamo uomini di letteratura, ne sceglierò una conforme ai nostri interessi. Ho l'impressione che ci trasformiamo in massa nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri. Io mi trasformo in massa quando cesso di formulare con le mie parole compromessi e scelte morali che sono disposto a compiere.»
David Grossman, da Raccontare una storia per salvare gli uomini, traduzione di Alessandra Shomroni, la Repubblica, 5 settembre 2007







Il vaso di Pandora

 


MAIEUTIKÉ di Olga Tamburini






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