Emanuele Severino
racconta
I presocratici e la
nascita della filosofia
[...] Noi viviamo in un Occidente
che ha visto due guerre mondiali, da cui è stato squartato, un Occidente che è
stato poi attraversato da un lungo periodo di tensione dovuto alla guerra
fredda. Vorrei che, guardandoci attorno, si arrivasse lontano, fino a quello
che abbiamo appunto chiamato l'inizio del pensiero filosofico: i cosiddetti
primi pensatori greci.
Credo che tutti si siano resi
conto dello spostamento della conflittualità planetaria dall'asse est-ovest
(Unione Sovietica-Stati Uniti) all'asse nord-sud. Perché è accaduto questo?
Perché, semplificando, il Nord del pianeta è ridiventato omogeneo. Dico
«ridiventato» perché, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, la
Russia era a pieno titolo all'interno della civiltà e della società europea.
Poi si è prodotto lo scontro tra capitalismo e socialismo reale. Questo
scontro, possiamo dire, è lo scontro fra due filosofie. Chi pensa che la
filosofia sia qualcosa di astratto, spesso non si rende conto che il socialismo
reale, guidato dal marxismo, è una delle più grandi filosofie che ripropongono
il modo di fare filosofia proprio del passato. Ma anche il capitalismo è una
grande filosofia. Non possiamo qui soffermarci a indicare il perché queste due
forme di situazione sociale siano due grandi filosofie. Intendo invece
approfondire rapidamente il fatto che se il Nord del pianeta è ridiventato
omogeneo, questo è dovuto alla circostanza per cui al centro della società si è
posta la scienza alla guida della tecnica, emarginando così quelle che oggi si
chiamano ideologie, cioè le grandi forze culturali e civili dell'Occidente che
noi abbiamo già nominato parlando di capitalismo e di socialismo reale.
Ma perché è accaduto questo?
Rispondendo a tale domanda ci troviamo in pieno nel tema che vogliamo affrontare.
Potremmo dire: la scienza e la tecnica si sono poste al centro e hanno
emarginato le grandi ideologie del passato perché è venuta meno la convinzione
che in queste ideologie ci fosse verità. Noi pronunciamo la parola «verità»
tutti i giorni, ma si tratta di capire da dove essa provenga, quale sia il
significato che l'ha determinata, che ha determinato il senso radicale di
questa parola. Diciamo allora in tutta semplicità che l'attenzione per la verità
è la nascita della filosofia.
La ricerca della
verità
Noi oggi parliamo di verità in
molti sensi, diciamo perfino: «Questa cosa è più vera di un'altra», misurando
così la verità. Il modo in cui oggi parlano della verità non solo la scienza,
ma anche la religione - Gesù infatti dice: «Io sono la via, la verità e la
vita» — o l'arte, è ereditato dall'irruzione nella storia dell'uomo di un
evento straordinario, cioè di quell'evento che si chiama, appunto, filosofia.
I primi pensatori greci (e non
crediamo che, per il fatto che li si chiami presocratici, siano una sorta di
preambolo accidentale rispetto alla filosofia socratica e poi ai grandi
filosofi che costituiscono l'ossatura della nostra civiltà) portano alla luce
il significato radicale della verità. Ma perché? Teniamo presente quello che
dice Aristotele, uno dei massimi filosofi dell'umanità: «La filosofia nasce da
thàuma». Quasi sempre si traduce la parola thàuma, in modo troppo debole, con
«meraviglia», ma la parola «meraviglia» fa subito pensare a una sorta di gioco
intellettuale in cui un individuo, chiamato poi «filosofo», si meraviglia o si
stupisce di cose di cui gli altri non si meravigliano. No, così è troppo
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