La teoria di Aristotele sulla schiavitù naturale è pure quella dei popoli civili moderni per giustificare le loro conquiste ed il loro dominio sui popoli da essi detti di razza inferiore. [...]
Da ciò segue che un inglese, un tedesco, un francese, un belga, un italiano, se pugna e muore per la sua patria, è un eroe; ma un africano, se ardisce difendere la sua patria contro queste nazioni, è un vile ribelle ed un traditore. [...] Occorre aggiungere che, con ipocrisia veramente ammirevole, i buoni popoli civili pretendono di fare il bene dei popoli a loro soggetti, quando li opprimono e anche li distruggono. [...] Il gatto chiappa il sorcio e se lo mangia, ma non dice che fa ciò pel bene del sorcio, non proclama il domma dell'uguaglianza di tutti gli animali e non alza ipocritamente gli occhi al cielo per adorare il Padre comune.
Da ciò segue che un inglese, un tedesco, un francese, un belga, un italiano, se pugna e muore per la sua patria, è un eroe; ma un africano, se ardisce difendere la sua patria contro queste nazioni, è un vile ribelle ed un traditore. [...] Occorre aggiungere che, con ipocrisia veramente ammirevole, i buoni popoli civili pretendono di fare il bene dei popoli a loro soggetti, quando li opprimono e anche li distruggono. [...] Il gatto chiappa il sorcio e se lo mangia, ma non dice che fa ciò pel bene del sorcio, non proclama il domma dell'uguaglianza di tutti gli animali e non alza ipocritamente gli occhi al cielo per adorare il Padre comune.
Vilfredo Pareto, da Trattato di sociologia generale: Capitolo VI - I residui, par. 1050
"Le aristocrazie non durano.
Qualunque ne siano le ragioni, è incontrastabile che dopo un certo tempo spariscono.
La Storia è un cimitero di aristocrazie.
Non è solo per il numero che certe aristocrazie decadono, ma anche per la qualità, nel senso che in esse scema l'energia. La classe governante viene restaurata non solo in numero, ma, ed è ciò che più preme, in qualità dalle famiglie che vengono dalle classi inferiori, che recano in essa l'energia necessaria per mantenersi al potere.
Ove uno di questi movimenti cessi e, peggio ancora, se cessano entrambi, la parte governante si avvia verso la rovina, che spesso trae seco quella dell'intera nazione. E' causa potente di turbamento dell'equilibrio l'accumularsi di elementi superiori nelle classi inferiori e, viceversa, di elementi inferiori nelle classi superiori.
Per via della circolazione delle classi elette, la classe eletta di governo è in uno stato di continua e lenta trasformazione, essa scorre come un fiume e questa d'oggi è diversa da quella di ieri. Ogni tanto si osservano repentini e violenti turbamenti come sarebbero le inondazioni di un fiume e, dopo, la nuova classe eletta di governo torna a modificarsi lentamente: il fiume, tornato nel suo letto, scorre di nuovo regolare.
Le rivoluzioni seguono perché, sia per il rallentarsi della circolazione della classe eletta, sia per altra causa, si accumulano negli strati superiori elementi scadenti che rifuggono dall'uso della forza, mentre crescono negli strati inferiori gli elementi di qualità superiore che sono disposti ad adoperare la forza".
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V. PARETO, Trattato di sociologia generale, cit. in G. Galli, Storia delle dottrine politiche, Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2000, pp. 200-201.
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Per approfondire:
- S. Caputo: Vilfredo Pareto ✍️ http://bit.ly/caputopareto;
- P. Chiantera-Stutte: politica, classi sociali, élite ✍️ http://bit.ly/chianteraelite
Carlo De Luca
Riflessioni interessantissime che fanno riferimento, mi pare, alla “teoria delle élites”, intesa in senso ampio e comprensiva di orientamenti anche molto diversi che hanno però in comune l’assunzione di base: la tendenza intrinseca di ogni aggregato sociale a produrre una oligarchia. In qualunque collettivo umano, sono sempre emerse delle élites che sono riuscite ad accumulare una maggiore quantità di risorse la cui natura varia in rapporto al contesto (la ricchezza nelle società mercantili, il comando nei regimi militari, il potere politico nelle democrazie e nelle dittature, la cultura nelle organizzazioni più evolute). Molti i problemi di contenuti posti da questa definizione: dalla legittimità politica e sociale dell’élite alla sua effettiva corrispondenza con il merito, dalla sostanziale omogeneità alla sua multiforme pluralità, dal rapporto unidirezionale governanti/governati alla loro relazione osmotica. Dalle valutazioni su questi aspetti scaturiscono i diversi orientamenti che caratterizzano la teoria: dalle interpretazioni più reazionarie a quelle progressiste.
Il Sestante Grazie
Carlo per il commento molto puntuale.
Innanzitutto, la teoria classica delle élites ha avuto tre esponenti principali:
Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Robert Michels, che l'hanno delineata su basi ideologiche (parzialmente) diverse.
Il primo e l'ultimo in un contesto latamente liberale, Pareto partendo dall'economia e giungendo alla sociologia attraverso la considerazione dell'irrazionalità delle scelte umane, insuscettibili di essere descritte dalle leggi economiche.
L'evoluzione della teoria nel corso del Novecento, poi, ha seguito direttrici così diverse e multiformi da non poter essere riassunta qui, se non con il rischio di farvi rientrare fenomeni che solo marginalmente ne attingono il succo della dottrina. Mi ha interessato, però, anche la parte del tuo commento in cui ti soffermi sulla natura delle élites. Lo stesso Pareto lo ha affrontato in un'altra sua opera "I sistemi socialisti", del 1902. Riporto qui brevemente un frammento che ho potuto leggere nell'opera di Giorgio Galli "Storia delle dottrine politiche":
"Le élites si manifestano in parecchi modi, secondo le condizioni della vita economica e sociale.
La conquista della ricchezza, presso i popoli commercianti e industriali, il successo militare, presso i popoli bellicosi, l'abilità politica e spesso lo spirito d'intrigo e la bassezza di carattere, presso le aristocrazie, le democrazie e le demagogie, i successi letterari nel popolo cinese, la conquista di dignità ecclesiastiche nel Medioevo ecc., sono altrettanti modi coi quali si effettua la selezione degli uomini. Nulla si può comprendere se non si separa la sostanza dalla forma. La sostanza è il movimento di circolazione delle élites, la forma è quella che domina nella società dove il movimento ha luogo".
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LA STORIA E' UN CIMITERO DI ARISTOCRAZIE"Le aristocrazie non durano.
Qualunque ne siano le ragioni, è incontrastabile che dopo un certo tempo spariscono.
La Storia è un cimitero di aristocrazie.
Non è solo per il numero che certe aristocrazie decadono, ma anche per la qualità, nel senso che in esse scema l'energia. La classe governante viene restaurata non solo in numero, ma, ed è ciò che più preme, in qualità dalle famiglie che vengono dalle classi inferiori, che recano in essa l'energia necessaria per mantenersi al potere.
Ove uno di questi movimenti cessi e, peggio ancora, se cessano entrambi, la parte governante si avvia verso la rovina, che spesso trae seco quella dell'intera nazione. E' causa potente di turbamento dell'equilibrio l'accumularsi di elementi superiori nelle classi inferiori e, viceversa, di elementi inferiori nelle classi superiori.
Per via della circolazione delle classi elette, la classe eletta di governo è in uno stato di continua e lenta trasformazione, essa scorre come un fiume e questa d'oggi è diversa da quella di ieri. Ogni tanto si osservano repentini e violenti turbamenti come sarebbero le inondazioni di un fiume e, dopo, la nuova classe eletta di governo torna a modificarsi lentamente: il fiume, tornato nel suo letto, scorre di nuovo regolare.
Le rivoluzioni seguono perché, sia per il rallentarsi della circolazione della classe eletta, sia per altra causa, si accumulano negli strati superiori elementi scadenti che rifuggono dall'uso della forza, mentre crescono negli strati inferiori gli elementi di qualità superiore che sono disposti ad adoperare la forza".
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V. PARETO, Trattato di sociologia generale, cit. in G. Galli, Storia delle dottrine politiche, Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2000, pp. 200-201.
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Per approfondire:
- S. Caputo: Vilfredo Pareto ✍️ http://bit.ly/caputopareto;
- P. Chiantera-Stutte: politica, classi sociali, élite ✍️ http://bit.ly/chianteraelite
Carlo De Luca
Riflessioni interessantissime che fanno riferimento, mi pare, alla “teoria delle élites”, intesa in senso ampio e comprensiva di orientamenti anche molto diversi che hanno però in comune l’assunzione di base: la tendenza intrinseca di ogni aggregato sociale a produrre una oligarchia. In qualunque collettivo umano, sono sempre emerse delle élites che sono riuscite ad accumulare una maggiore quantità di risorse la cui natura varia in rapporto al contesto (la ricchezza nelle società mercantili, il comando nei regimi militari, il potere politico nelle democrazie e nelle dittature, la cultura nelle organizzazioni più evolute). Molti i problemi di contenuti posti da questa definizione: dalla legittimità politica e sociale dell’élite alla sua effettiva corrispondenza con il merito, dalla sostanziale omogeneità alla sua multiforme pluralità, dal rapporto unidirezionale governanti/governati alla loro relazione osmotica. Dalle valutazioni su questi aspetti scaturiscono i diversi orientamenti che caratterizzano la teoria: dalle interpretazioni più reazionarie a quelle progressiste.
Il Sestante Grazie
Carlo per il commento molto puntuale.
Innanzitutto, la teoria classica delle élites ha avuto tre esponenti principali:
Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Robert Michels, che l'hanno delineata su basi ideologiche (parzialmente) diverse.
Il primo e l'ultimo in un contesto latamente liberale, Pareto partendo dall'economia e giungendo alla sociologia attraverso la considerazione dell'irrazionalità delle scelte umane, insuscettibili di essere descritte dalle leggi economiche.
L'evoluzione della teoria nel corso del Novecento, poi, ha seguito direttrici così diverse e multiformi da non poter essere riassunta qui, se non con il rischio di farvi rientrare fenomeni che solo marginalmente ne attingono il succo della dottrina. Mi ha interessato, però, anche la parte del tuo commento in cui ti soffermi sulla natura delle élites. Lo stesso Pareto lo ha affrontato in un'altra sua opera "I sistemi socialisti", del 1902. Riporto qui brevemente un frammento che ho potuto leggere nell'opera di Giorgio Galli "Storia delle dottrine politiche":
"Le élites si manifestano in parecchi modi, secondo le condizioni della vita economica e sociale.
La conquista della ricchezza, presso i popoli commercianti e industriali, il successo militare, presso i popoli bellicosi, l'abilità politica e spesso lo spirito d'intrigo e la bassezza di carattere, presso le aristocrazie, le democrazie e le demagogie, i successi letterari nel popolo cinese, la conquista di dignità ecclesiastiche nel Medioevo ecc., sono altrettanti modi coi quali si effettua la selezione degli uomini. Nulla si può comprendere se non si separa la sostanza dalla forma. La sostanza è il movimento di circolazione delle élites, la forma è quella che domina nella società dove il movimento ha luogo".
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