Carl Schmitt. IL DESTINO NON È PIÙ DELLA POLITICA, BENSÌ L’ECONOMIA.
“Che i contrasti economici siano divenuti politici e che sia potuto sorgere il concetto di «posizione di potere economica» indica solo che IL CULMINE DI DEL ‘POLITICO’ PUÒ ESSERE RAGGIUNTO PARTENDO DALL’ECONOMIA, come da ogni altro settore della realtà. Sotto questa impronta è nata l’espressione molto citata di Walther Rathenau, secondo cui OGGI IL DESTINO NON È PIÚ LA POLITICA, BENSÍ L’ECONOMIA. Sarebbe piú corretto dire che, ORA COME PRIMA, IL DESTINO CONTINUA AD ESSERE RAPPRESENTATO DALLA POLITICA, ma che nel frattempo è solo accaduto che L’ECONOMIA È DIVENTATA QUALCOSA DI ‘POLITICO’ E PERCIÒ ANCHE ESSA «DESTINO». Fu perciò anche errato credere che una posizione politica conquistata con l’aiuto di una superiorità economica fosse (come ha detto Joseph Schumpeter nella sua ‹Soziologie des Imperialismus› del 1919) «essenzialmente non bellicosa». Essenzialmente non bellicosa, e proprio in base all’essenza ideologica liberale, è solo la terminologia. UN IMPERIALISMO FONDATO SU BASI ECONOMICHE CERCHERÀ NATURALMENTE DI CREARE UNA SITUAZIONE MONDIALE NELLA QUALE ESSO POSSA IMPIEGARE APERTAMENTE, NELLA MISURA CHE GLI È NECESSARIA, I SUOI STRUMENTI ECONOMICI DI POTERE, COME RESTRIZIONE DEI CREDITI, BLOCCO DELLE MATERIE PRIME, SVALUTAZIONE DELLA VALUTA STRANIERA e cosí via. Esso considererà come «violenza extraeconomica» il TENTATIVO DI UN POPOLO O DI UN ALTRO GRUPPO UMANO DI SOTTRARSI ALL’EFFETTO DI QUESTI METODI «PACIFICI». Esso IMPIEGHERÀ MEZZI DI COERCIZIONE ANCORA PIÚ DURI, MA SEMPRE «ECONOMICI» e quindi (secondo questa terminologia) non politici, essenzialmente pacifici, come ad esempio quelli elencati dalla Società delle nazioni di Ginevra nelle «linee direttive» per l’attuazione dell’art. 16 del suo Statuto (n. 14 della risoluzione della seconda assemblea della Società delle nazioni, 1921): sospensione dell’approvvigionamento dei mezzi di sussistenza alla popolazione civile e blocco della fame. Infine esso dispone ancora di strumenti tecnici di uccisione fisica violenta, di armi moderne tecnicamente perfette, che sono state rese di tanta inaudita utilità, mediante un impiego di capitale ed intelligenza, per essere realmente usate in caso di necessità. Per l’impiego di questi strumenti, SI STA FORMANDO D’ALTRA PARTE UN VOCABOLARIO NUOVO ESSENZIALMENTE PACIFISTICO CHE NON CONOSCE PIÚ LA GUERRA MA SOLO ESECUZIONI, SANZIONI, SPEDIZIONI PUNITIVE, PACIFICAZIONI, DIFESA DEI TRATTATI, POLIZIA INTERNAZIONALE, MISURE PER LA PRESERVAZIONE DELLA PACE. L’AVVERSARIO NON SI CHIAMA PIÚ NEMICO, MA PERCIÒ EGLI VIENE POSTO, COME VIOLATORE E DISTURBATORE DELLA PACE, ‹HORS-LA-LOI› E ‹HORS L’HUMANITÉ›, e una guerra condotta per il mantenimento o allargamento di posizioni economicistiche di potere deve essere trasformata, con il ricorso alla propaganda, nella «crociata» e nell’«ultima guerra dell’umanità». Questo è il frutto della POLARITÀ DI ETICA ED ECONOMIA. In essa è presente d’altra parte una straordinaria sistematicità e conseguenzialità, ma anche questo sistema pretende di essere non politico e che apparentemente è antipolitico serve o ai raggruppamenti amico-nemico già esistenti o conduce a nuovi raggruppamenti di questo tipo e non può sfuggire alla conseguenzialità del ‘politico’.”
CARL SCHMITT (1888 – 1985), “Il concetto di ‛politico’” - Testo del 1932 con una premessa e tre corollari (I trad. it. di Delio Cantimori, in CARL SCHMITT, “Principii politici del Nazionalsocialismo”, Sansoni, Firenze 1935), in ID. “Le categorie del ‛ politico’” – ‘Saggi di teoria politica’ a cura di Gianfranco Miglio e Pierangelo Schiera (trad.), il Mulino, Bologna 1981 (II, ed., I ed. 1972), 8., pp. 164 – 165.
“ Daß die wirtschaftlichen Gegensätze politisch geworden sind und der Begriff der «wirtschaftlichen Machtstellung» entstehen konnte, zeigt nur, daß von der Wirtschaft wie von jedem Sachgebiet aus der Punkt des Politischen erreicht werden kann. Unter diesem Eindruck ist das vielzitierte Wort Walther Rathenaus entstanden, daß heute nicht die Politik, sondern die Wirtschaft das Schicksal sei.
Richtiger wäre zu sagen, daß nach wie vor die Politik das Schicksal bleibt und nur das eingetreten ist, daß die Wirtschaft ein Politikum und dadurch zum »Schicksal« wurde. Es war deshalb auch irrig zu glauben, eine mit Hilfe ökonomischer Überlegenheit errungene politische Position sei (wie Josef Schumpeter in seiner Soziologie des Imperialismus 1919 sagte) «essentiell unkriegerisch». Essentiell unkriegerisch, und zwar aus der Essenz der liberalen Ideologie heraus, ist nur die Terminologie. Ein ökonomisch fundierter Imperialismus wird natürlich einen Zustand der Erde herbeizuführen suchen, in welchem er seine wirtschaftlichen Machtmittel, wie Kreditsperre, Rohstoffsperre, Zerstörung der fremden Währung usw., ungehindert anwenden kann und mit ihnen auskommt. Er wird es als «außerökonomische Gewalt» betrachten, wenn ein Volk oder eine andere Menschengruppe sich der Wirkung dieser «friedlichen» Methoden zu entziehen sucht. Er wird auch schärfere, aber immer noch «wirtschaftliche» und daher (nach dieser Terminologie) unpolitische, essentiell friedliche Zwangsmittel gebrauchen, wie sie z.B. der Genfer Völkerbund in den «Richtlinien» zur Ausführung des Art. 16 der Völkerbundsatzung (Ziffer 14 des Beschlusses der 2. Völkerbundversammlung 1921) aufgezählt hat: Unterbindung der Nahrungsmittelzufuhr an die Zivilbevölkerung und Hungerblockade. Schließlich verfügt er noch über technische Mittel gewaltsamer physischer Tötung, über technisch vollkommene moderne Waffen, die mit einem Aufgebot von Kapital und Intelligenz so unerhört brauchbar gemacht worden sind, damit sie nötigenfalls auch wirklich gebraucht werden. Für die Anwendung solcher Mittel bildet sich allerdings ein neues, essentiell pazifistisches Vokabularium heraus, das den Krieg nicht mehr kennt, sondern nur noch Exekutionen, Sanktionen, Strafexpeditionen, Pazifizierungen, Schutz der Verträge, internationale Polizei, Maßnahmen zur Sicherung des Friedens. Der Gegner heißt nicht mehr Feind, aber dafür wird er als Friedensbrecher und Friedensstörer ‹hors-la-loi› und ‹hors l‘humanité› gesetzt, und ein zur Wahrung oder Erweiterung ökonomischer Machtpositionen geführter Krieg muß mit einem Aufgebot von Propaganda zum «Kreuzzug» und zum «letzten Krieg der Menschheit» gemacht werden. So verlangt es die Polarität von Ethik und Ökonomie. In ihr zeigt sich allerdings eine erstaunliche Systematik und Konsequenz, aber auch dieses angeblich unpolitische und scheinbar sogar antipolitische System dient entweder bestehenden oder führt zu neuen Freund- und Feindgruppierungen und vermag der Konsequenz des Politischen nicht zu entrinnen.”
CARL SCHMITT, “Des Begriff des Politischen”, Text von 1932 mit einem Vorwort und drei Corollarien, Duncker & Humblot, Berlin 1991 (3. Aufl. der Ausg. Von 1963), 8. ‛Entpolitisierung durch die Polarität von Ethik und Oekonomie’, S. 76 – 79.
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