domenica 11 dicembre 2011

Mahatma Gandhi. La marcia del sale. La marcia a piedi si svolse per 24 giorni, arrivando alle saline di Dharasana con migliaia di persone. Gandhi raccolse un pugno di sale direttamente sulla spiaggia. La polizia era presente sul posto per sedare la rivolta e si oppose all'avanzata dei manifestanti con duri colpi di sfollagente, ma i manifestanti continuarono ad andarle incontro, subendo i colpi senza reagire, subito sostituiti da altri quando cadevano.

Il Mahatma Gandhi nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, una città di pescatori nell'attuale Stato di Gujarat, in India. La sua famiglia apparteneva alla comunità modh, gruppo tradizionalmente dedito al commercio: il nome Gandhi significa infatti "droghiere".
Mahatma è invece un termine sanscrito che significa "grande anima".
Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (in sanscrito महात्मा, "grande anima"), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore. Un altro suo soprannome è Bapu, che in hindi significa "padre". Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. Con le sue azioni Gandhi ha ispirato molti movimenti di difesa dei diritti civili e grandi personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi.
Il 30 gennaio 1948 moriva a Nuova Delhi, ucciso da un fanatico indù, il “Mahatma” (“grande anima”) Gandhi


"Intorno a lui c'è una semplicità quasi simile a quella di un bambino. I suoi modi sono gentili e cortesi anche quando tratta con gli avversari, ed è di una sincerità incontaminata. È modesto e senza pretese, al punto che qualche volta può sembrare quasi timido, esitante quando asserisce qualcosa, tuttavia sentite il suo spirito indomabileNon cerca scuse se deve ammettere di aver sbagliato... Letteralmente "patito della moltitudine che lo adora," non ha molta fiducia nelle maggioranze e teme "il governo di massa" e le passioni scatenate della plebagliaSi sente a suo agio soltanto in una minoranza, ed è felicissimo quando, in solitudine meditativa, può ascoltare la "piccola voce tranquilla" dentro di sé. Questo è l'uomo che ha incitato trecento milioni di persone alla rivolta, che ha fatto tremare le fondamenta dell'impero inglese, e ha introdotto nella politica umana l'afflato religioso più forte degli ultimi duecento anni".
Di R. Rolland


La non-violenza non è un paravento per la codardia, ma è la suprema virtù del coraggioso.
Mahatma Gandhi


12 MARZO 1930 GANDHI, la MARCIA DEL SALE 
 In risposta alla tassa inglese sul sale, che colpisce pesantemente gli strati sociali più poveri dell’India, Gandhi organizza e guida quella che resterà nella storia come “la marcia del sale”, episodio emblematico della crociata nonviolenta portata avanti dal Mahatma. La marcia durata 24 giorni copre a piedi una distanza di 200 miglia e porta la protesta pacifica direttamente nelle saline, presidiate dalla polizia inglese. Partono in 78; arrivano in diverse migliaia. Quando all'esercito giunge l'ordine di sparare sulla folla, gli ufficiali si rifiutano. La “marcia del sale” si concluderà con l’arresto di più di 60.000 persone, tra cui Gandhi, condannato a 6 anni, e moltissimi membri del Congresso, ma l’opinione pubblica prenderà nettamente posizione a favore degli indiani.


La marcia del sale. La marcia a piedi si svolse per 24 giorni, arrivando alle saline di Dharasana con migliaia di persone. Gandhi raccolse un pugno di sale direttamente sulla spiaggia. La polizia era presente sul posto per sedare la rivolta e si oppose all'avanzata dei manifestanti con duri colpi di sfollagente, ma i manifestanti continuarono ad andarle incontro, subendo i colpi senza reagire, subito sostituiti da altri quando cadevano. Nel più assoluto silenzio gli uomini di Gandhi si portarono avanti e si arrestarono a un centinaio di metri dalla palizzata. Una colonna scelta si staccò dalla turba, attraversò i fossati a guado e si accostò alla recinzione di filo spinato... Improvvisamente risuonò un comando e ventine di agenti indigeni si precipitarono sui manifestanti e lasciarono piovere un torrente di colpi sulle loro teste con gli sfollagente dall’anima d’acciaio. Non uno solo dei manifestanti alzò un braccio per ripararsi dai colpi. Cadevano come birilli. Da dove mi trovavo, udivo i tonfi stomacanti delle mazze sui crani indifesi. La folla dei manifestanti che era rimasta ferma cominciò a mugolare e ad aspirare rumorosamente l’aria a ogni colpo, manifestando così la propria dolorosa solidarietà. I colpiti cadevano privi di sensi sul terreno, o si torcevano tra i corpi caduti, chi con la testa fracassata chi con una spalla fratturata... I superstiti, senza rompere le righe, continuavano a marciare silenziosi e ostinati, finché non cadevano a loro volta sotto i colpi. Marciavano impassibili, a testa alta, senza neppure l’incitamento della musica o di urla guerriere, senza alcuna probabilità di sfuggire a ferite gravi o alla morte. I gendarmi si allargarono a ventaglio e, metodicamente, meccanicamente, cominciarono a picchiare sulla seconda colonna. Non vi fu lotta, non vi fu battaglia: i manifestanti continuavano semplicemente ad avanzare finché non si abbattevano al suolo.

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