Il naso d’Italia.
Probabilmente è famoso, molto famoso, per il suo naso.
Più precisamente, per il pezzetto che manca. La punta non ha nulla di strano.
Non sporge in modo aristocratico ed effimero verso il mondo, né s’ingrossa come un bulbo.
Sta nel giusto mezzo, nella mediocritas. Il dorso del naso rivela persino un tratto nobile tendendo dritto alla fronte. Qui però, dove altri nasi si perdono dolcemente senza rialzo, non c’è transizione, non c’è radice, ma soltanto il vuoto. Un taglio netto, un gradino, un’intaccatura interrompe bruscamente l’architettura facciale, crea spazio letteralmente per il nulla. Un nulla che però – è innegabile – rende consapevoli dell’esistenza del resto. Nessun altro ha mai avuto un naso simile e questo è diventato il naso d’Italia. [...] Il pittore non nasconde le quattro piccole verruche sulla guancia del modello, tracce di una malattia della pelle che ha colpito Federico da giovane [...]. Piero vuole essere preciso. Vuole entrare nei particolari, per così dire penetrare nei pori della pelle, con la stessa maestria dei pittori fiamminghi a lui contemporanei. Ha sfidato il loro realismo. L’attenzione ai dettagli dei fiamminghi, la loro arte nel mostrare uomini e cose come se fossero reali suscitavano molta ammirazione anche in Italia. L’arte dei fratelli Van Eyck o di Hans Memling deve avere colpito gli uomini dell’epoca, che non sapevano nulla di fotografia né di cinema.
Tuttavia Piero della Francesca non era una specie di fiammingo toscano.
Se la sua rappresentazione del duca di Urbino è ben informata dell’arte nordica, possiede anche tratti peculiari e molto italiani: il colore luminoso ad esempio, lo scarlatto appena sfumato del mantello e del cappello. Di fronte all’azzurro del cielo è il profilo rigoroso, tutto angoli e curve, a dare pregnanza alla testa e persino a mettere in risalto la rientranza del naso. [...]
Giovanni Santi narra l’incidente nella sua cronaca in rima.
Il racconto svela tra l’altro le tracce di una cultura cavalleresca tardiva, le cui forme non si addicono all’immagine corrente che si ha del Rinascimento. [...]
Il torneo durante il quale Federico da Montefeltro perse l’occhio si svolse nel 1451.
Il signore di Urbino lo aveva organizzato in onore di Francesco Sforza, da poco diventato duca di Milano. Federico montò in sella, noncurante – pare – dei segni che indicavano la sciagura. Come avversario scelse Guidangelo de’ Ranieri, un distinto giovanotto di Urbino, noto nei tornei e che aveva già vinto un premio a Firenze. A mo’ di saluto, Federico gli fece dono di una catena d’oro.
Non ci furono danni nella prima cavalcata. Nel secondo combattimento però la lancia di Guidangelo rimbalzò contro l’armatura del conte e scivolò attraverso la visiera dell’elmetto; il Montefeltro fu colpito tra le sopracciglia. Il colpo spaventoso tranciò l’osso nasale e penetrò nell’occhio destro. Allora ventottenne, Federico deve aver dimostrato un bel coraggio. Disse che si sarebbe ripreso in fretta, appena superato lo shock. Con l’occhio rimanente avrebbe visto meglio che con altri cento. Ora poteva consolarsi condividendo il destino di Annibale, uno tra i piú grandi generali dell’antichità; anche lui aveva perso un occhio durante una campagna nell’Italia centrale.
Per noi, Federico sarà uno dei condottieri piú valenti dei suoi tempi e un uomo di stato dallo sguardo
acuto anche in senso figurato.
Secondo papa Pio II, il duca ci vedeva meglio con un solo occhio di cento principi con due.
https://www.einaudi.it/content/uploads/estratti/978880619713PCA.pdf
Probabilmente è famoso, molto famoso, per il suo naso.
Più precisamente, per il pezzetto che manca. La punta non ha nulla di strano.
Non sporge in modo aristocratico ed effimero verso il mondo, né s’ingrossa come un bulbo.
Sta nel giusto mezzo, nella mediocritas. Il dorso del naso rivela persino un tratto nobile tendendo dritto alla fronte. Qui però, dove altri nasi si perdono dolcemente senza rialzo, non c’è transizione, non c’è radice, ma soltanto il vuoto. Un taglio netto, un gradino, un’intaccatura interrompe bruscamente l’architettura facciale, crea spazio letteralmente per il nulla. Un nulla che però – è innegabile – rende consapevoli dell’esistenza del resto. Nessun altro ha mai avuto un naso simile e questo è diventato il naso d’Italia. [...] Il pittore non nasconde le quattro piccole verruche sulla guancia del modello, tracce di una malattia della pelle che ha colpito Federico da giovane [...]. Piero vuole essere preciso. Vuole entrare nei particolari, per così dire penetrare nei pori della pelle, con la stessa maestria dei pittori fiamminghi a lui contemporanei. Ha sfidato il loro realismo. L’attenzione ai dettagli dei fiamminghi, la loro arte nel mostrare uomini e cose come se fossero reali suscitavano molta ammirazione anche in Italia. L’arte dei fratelli Van Eyck o di Hans Memling deve avere colpito gli uomini dell’epoca, che non sapevano nulla di fotografia né di cinema.
Tuttavia Piero della Francesca non era una specie di fiammingo toscano.
Se la sua rappresentazione del duca di Urbino è ben informata dell’arte nordica, possiede anche tratti peculiari e molto italiani: il colore luminoso ad esempio, lo scarlatto appena sfumato del mantello e del cappello. Di fronte all’azzurro del cielo è il profilo rigoroso, tutto angoli e curve, a dare pregnanza alla testa e persino a mettere in risalto la rientranza del naso. [...]
Giovanni Santi narra l’incidente nella sua cronaca in rima.
Il racconto svela tra l’altro le tracce di una cultura cavalleresca tardiva, le cui forme non si addicono all’immagine corrente che si ha del Rinascimento. [...]
Il torneo durante il quale Federico da Montefeltro perse l’occhio si svolse nel 1451.
Il signore di Urbino lo aveva organizzato in onore di Francesco Sforza, da poco diventato duca di Milano. Federico montò in sella, noncurante – pare – dei segni che indicavano la sciagura. Come avversario scelse Guidangelo de’ Ranieri, un distinto giovanotto di Urbino, noto nei tornei e che aveva già vinto un premio a Firenze. A mo’ di saluto, Federico gli fece dono di una catena d’oro.
Non ci furono danni nella prima cavalcata. Nel secondo combattimento però la lancia di Guidangelo rimbalzò contro l’armatura del conte e scivolò attraverso la visiera dell’elmetto; il Montefeltro fu colpito tra le sopracciglia. Il colpo spaventoso tranciò l’osso nasale e penetrò nell’occhio destro. Allora ventottenne, Federico deve aver dimostrato un bel coraggio. Disse che si sarebbe ripreso in fretta, appena superato lo shock. Con l’occhio rimanente avrebbe visto meglio che con altri cento. Ora poteva consolarsi condividendo il destino di Annibale, uno tra i piú grandi generali dell’antichità; anche lui aveva perso un occhio durante una campagna nell’Italia centrale.
Per noi, Federico sarà uno dei condottieri piú valenti dei suoi tempi e un uomo di stato dallo sguardo
acuto anche in senso figurato.
Secondo papa Pio II, il duca ci vedeva meglio con un solo occhio di cento principi con due.
https://www.einaudi.it/content/uploads/estratti/978880619713PCA.pdf
E’ un dipinto a olio in colori brillanti e mostra i volti di un uomo e una donna di profilo, rivolti uno verso l’altro.
A destra Federico da Montefeltro, con cappello e veste rossa, difronte a lui sua moglie Battista Sforza, pallida, con una acconciatura complicata, ricche vesti e gioielli.
[...] Federico, di carnagione più scura, capelli crespi nerissimi, ha un profilo molto strano: la parte del naso all’altezza dell’occhio (il ponte nasale) è schiacciata e rientra in modo innaturale con una forma a L rovesciata.
Non può certo essere un errore del pittore: Piero della Francesca fu uno degli artisti più dotati della sua epoca, e in aggiunta amico personale di Federico.
Lo stesso Piero della Francesca ritrasse un’altra volta Federico di Montefeltro, come donatore, nella Pala d’altare oggi a Brera: lo vediamo inginocchiato ai piedi della Madonna e dei Santi, con addosso l’armatura ma senza l’elmo (e mezzo calvo), a mani giunte. Sempre preso da destra, sempre con il suo profilo sagomato.
Stesso particolare in altri dipinti: in uno Federico è con il figlio Guidobaldo, e sembra forse un po’ più vecchio, con i capelli meno neri, la pelle meno fresca, ma lo stesso inquietante naso.
Sotto, Federico di Montefeltro con alle spalle il Palazzo di Urbino (opera di pittore ignoto, allievo di Pedro Berruguete):
Pedro Berruguete, Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino:
Ma qual è il motivo di questo particolare anatomico?
E perché Federico venne ritratto sempre nella stessa posizione?
La spiegazione è che Federico non poteva essere ritratto né di fronte né da sinistra: in un incidente durante un torneo una lancia gli era penetrata nell’elmo e gli aveva perforato l’occhio. Da alcune descrizioni sappiamo che la palpebra gli era rimasta pendente e che si vedeva solo il bianco del bulbo oculare.
Federico avrebbe potuto rimanere ucciso, invece aveva solo perso l’occhio sinistro.
Secondo le teorie più antiche, pur essendo rimasto sfregiato, non voleva che questa menomazione lo limitasse troppo, soprattutto in battaglia: per avere un campo visivo più ampio, si era fatto rimodellare il naso in modo che opponesse meno ostacolo all’occhio che gli era rimasto.
Queste supposizioni sono state però screditate durante gli studi degli anni ’70 e ’80, che hanno identificato in un unico colpo di lancia il responsabile sia della perdita dell’occhio sia della rottura del naso.
(Ringraziamo per la correzione sopra il Prof. Francesco M. Galassi, che ha allegato anche un interessante lavoro sui suoi studi sulla Gotta del Duca Federico da Montefeltro).
Nonostante la praticità dell’avere un naso modificato, un interrogativo è intrigante:
Perché i pittori di corte invece di dissimulare questo difetto lo dipingono in modo così riconoscibile?
Invece di nascondere il difetto fisico, Federico da Montefeltro lo accentuò e ne fece il suo marchio distintivo.
I suoi contemporanei, che erano al corrente della vicenda, quando vedevano il suo ritratto non solo conoscevano il motivo del naso tagliato, ma richiamavano alla mente (o immaginavano facilmente) il suo intero volto deturpato e non potevano fare a meno di ammirare il suo coraggio.
Anche Federico, però, doveva avere le sue paure: ce lo rivela una lettera scritta al suo medico personale durante una campagna militare. Il duca era tormentato dalla gotta, il dolore a un piede non lo lasciava dormire di notte, era preoccupato, pentito di non avere rispettato la dieta rigida che il medico gli aveva prescritto, deciso a seguirla pur di liberarsi dal tormento.
Fragilità private che non potevano essere mostrate in pubblico, in un’epoca in cui la politica era gestita in modo spregiudicato, in cui un uomo di potere doveva apparire sprezzante di ogni fatica e di ogni pericolo, e doveva essere disposto a fare della ferocia il suo riferimento estetico.
Anche per questo motivo il torneo del 1450, organizzato nella “sua” Urbino e a cui partecipò, gli fu certo molto indigesto. Nella foga della contesa, un avversario penetrò con la punta della lancia la celata dell’elmo di Federico, che perse in questo modo l’uso dell’occhio destro. Dopo aver lottato con la morte per mesi, ecco la stoica decisione, indice del coraggio e dell’incapacità a rassegnarsi: egli si fece tagliare la parte superiore del naso – già ferita, in parte, dallo stesso colpo di lancia -, in modo da poter vedere bene anche a destra e, quindi, combattere come se nulla fosse accaduto. Il duca morirà nel 1482, trentadue anni dopo il torneo, e dopo aver superato indenne numerose battaglie.
Potrebbe essere vera la frase leggendaria che molti gli attribuirono poco dopo l’incidente:
“Pazienza, ci vedrò meglio con un occhio che con cento”. Il taglio del naso è riscontrabile, insieme ad altri segni quali le cicatrici sulla pelle, conseguenze di una vita militare intensa, nel celebre Ritratto di Federico da Montefeltro di Piero della Francesca. Nell’opera, la posizione del volto deriva dalla tradizione medaglistica ma probabilmente anche dall’imperativo del duca, che volle essere effigiato dal lato sinistro in modo da nascondere, in parte, la menomazione all’occhio.
https://www.vanillamagazine.it/federico-da-montefeltro-la-storia-dei-ritratti-del-duca-sfregiato/
Federico da Montefeltro: il naso più famoso d’Italia e la prima rinoplastica.
Al di là del valore artistico del lavoro di della Francesca, il quadro è molto noto perché mette in risalto il profilo, davvero particolare, di Federico e in particolare il suo naso, al quale manca una parte! Che cosa accadde al Montefeltro?
Intorno al 1450 – durante un torneo – venne ferito con una lancia e perse l’occhio destro. Nel XV secolo, una tale ferita poteva portare anche alla morte, ma Federico non si perse d’animo: la leggenda narra che affermò «Pazienza, ci vedrò meglio con un occhio che con cento!». Prese così la decisione di farsi tagliare la parte superiore del naso, per non ostacolare la vista dell’occhio sinistro.
Il vuoto che notiamo nel profilo dipinto da Piero lo ha reso probabilmente uno dei nasi più famosi della storia. Forse è il primo caso di rinoplastica conosciuto, e possiamo solo immaginare il dolore patito da Federico.
L’incidente e l’operazione non fermarono la sua carriera, che lo portò a diventare Duca di Urbino. Federico, infatti, rimane uno dei personaggi più significativi del Rinascimento italiano: il suo amore per l’arte fa sì che ancora oggi Urbino sia la “sua” città, ricca di bellezza grazie al suo mecenate.
Uffizi Firenze
https://www.uffizifirenze.it/federico-da-montefeltro%3A-il-naso-più-famoso-d’italia-e-la-prima-rinoplastica.html
Io sapevo di un " incidente" di guerra; francamente, non so se credere al fatto che si sia fatto tagliare apposta la sommità dell'osso nasale... visto che non esisteva all'epoca nessuna forma di anestesia che gli potesse evitare l' insopportabile dolore dovuto ad una tale " operazione".... 😯😯😯
[...] il volto dai lineamenti marcati e dal piglio volitivo di Federico, è sormontato da un naso non solo voluminoso e sporgente, ma anche di forma bizzarra, che in corrispondenza dell’attaccatura sembra quasi “tagliato”; ebbene, pare che ciò fosse il risultato di un’operazione di chirurgia plastica ante litteram tramite la quale il naso del duca fu sapientemente “limato”, come da espressa richiesta dell’interessato.
Non per ragioni estetiche però, bensì pratiche: grazie all’intervento infatti, Federico poteva godere di una visione più ampia, quasi come avesse avuto ancora l’uso dell’altro occhio [...]
www.pilloledistoria.it/8870/storia-moderna/naso-rifatto-federico-ii-montefeltro
7 GIUGNO 1422: NASCE FEDERICO DA MONTEFELTRO. DIECI CURIOSITÀ SUL DUCA DAL NASO ADUNCO
Il suo profilo è divenuto icona pop grazie al ritratto di Piero della Francesca. Ma cosa c’è da sapere di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, nato il 7 giugno 1422? Ecco dieci curiosità:
1. Federico nacque da una relazione extraconiugale del conte Guidantonio con una giovane rimasta senza nome. Fu ugualmente avviato alla successione, nonostante la moglie di Guidantonio – che nel frattempo aveva avuto un figlio – facesse di tutto per sbarazzarsi del “piccolo bastardo”.
2. Il naso sconciato si deve a un incidente occorso durante un addestramento: la lancia del contendente perforò la visiera dell’elmo, colpendo la sommità nasale e l’occhio destro. Da allora fu guercio e i ritrattisti dovettero sempre ricorrere al profilo sinistro.
3. Come se non bastasse, alcuni anni dopo divenne zoppo a causa di un altro incidente: il pavimento di un palazzo di San Marino nel quale era ospite crollò, facendolo precipitare “per 8 o 9 braccia”. Non morì, ma fu per sempre zoppo e non poté più cavalcare.
[...]
7. A Federico si deve la fondazione di una delle più ricche biblioteche del suo tempo, con oltre 1760 codici manoscritti. Dopo la morte del figlio Guidobaldo, la biblioteca cadde in stato d’abbandono e venne acquistata nel 1657 per soli dieci mila scudi da papa Alessandro VII: da allora costituisce il nucleo più importante della Biblioteca Apostolica Vaticana.
[...]
9. Nel 1475 investì più di trenta mila ducati (sufficienti per costruire una cattedrale) per far miniare “il libro più bello del mondo”. Dopo due anni l’impresa fu compiuta: una bibbia in due volumi, le dimensioni imponenti, realizzata con le pelli di cinquecento pecore e miniata da artisti come Domenico Ghirlandaio. Il manoscritto passò alla storia come “La Bibbia di Federico da Montefeltro“.
[...]
Fonte: Ambrogio Piazzoni (a cura di), “La Bibbia di Federico da Montefeltro”, Franco Cosimo Panini Editore.
https://www.foliamagazine.it/7-giugno-1422-nasce-federico-da-montefeltro-dieci-curiosita-sul-duca-dal-naso-adunco/