Ogni modo di vedere, è anche un modo di non vedere
Robert Merton
Il concetto di profezia che si autoavvera fu introdotto per la prima volta nelle scienze sociali nel 1948 dal sociologo Robert K. Merton (1910-2003), e descrive “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”. In altre parole, si tratta di un’opinione che, pur essendo originariamente falsa, per il fatto di essere creduta, conduce ad un comportamento che la fa avverare. La profezia che si autoavvera è un meccanismo subdolo e diffuso
Ogni modo di vedere, è anche un modo di non vedere
Robert Merton. La profezia che si autoavvera. Merton, 1971
Il paradosso della predestinazione è un'applicazione fantascientifica. La profezia che si autoadempie, o che si autoavvera (Merton, 1971), o che si autodetermina (Watzlawick et alii, 1971), è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa. Predizione ed evento sono in un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione. Una profezia si autoadempie quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi. Per profezia che si autoadempie deve intendersi, quindi, secondo la definizione del sociologo americano Robert K. Merton, che introdusse il concetto nelle scienze sociali nel 1948, «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità». Merton trasse ispirazione dalla formulazione che un altro celebre sociologo americano, William Thomas, aveva dato di quello che è passato alla storia come Teorema di Thomas che recita: «Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze»
Robert Merton
In sociologia una profezia che si autoadempie, o che si autoavvera (Merton, 1971), o che si autodetermina (Watzlawick et altri, 1971), è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa. Predizione ed evento sono in un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione.
Ad esempio nel mercato finanziario, se esiste una convinzione diffusa che sia imminente un crollo, gli investitori possono perdere fiducia e mettere in atto una serie di reazioni che possono causare realmente il crollo. In una campagna elettorale, un candidato che dichiari apertamente di non credere nella sua vittoria può indurre apatia o rassegnazione nei suoi potenziali elettori, che si concretizzano in una diminuzione della sua base elettorale.
In psicologia, una profezia che si autoadempie si ha quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi.
Wikipedia
Ad esempio nel mercato finanziario, se esiste una convinzione diffusa che sia imminente un crollo, gli investitori possono perdere fiducia e mettere in atto una serie di reazioni che possono causare realmente il crollo. In una campagna elettorale, un candidato che dichiari apertamente di non credere nella sua vittoria può indurre apatia o rassegnazione nei suoi potenziali elettori, che si concretizzano in una diminuzione della sua base elettorale.
In psicologia, una profezia che si autoadempie si ha quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi.
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Per ciò che attiene, nello specifico, l'effetto Pigmalione.
Il bambino non ha gli strumenti per darsi valore da sé.
Tutto quello che pensa e crede di essere come persona passa attraverso le relazioni che instaura con le figure di accudimento e, più in generale, attraverso i feedback che riceve dagli adulti che incontra durante gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Un bambino che ha avuto la sciagura di instaurare una relazione, significativa, per la sua crescita, con un adulto che, per qualsiasi ragione, non credeva nelle sue potenzialità, sono incommensurabilmente devastanti per lo sviluppo di una sana autostima e del senso di competenza. Il bambino non solo finirà coll'introiettare quella credenza disfattista, ma metterà in atto dei comportamenti che confermano le aspettative di insuccesso che l'adulto ha, senza rendersene conto, proiettato su di lui.
William I. Thomas e Florian Znaniecki, Il contadino polacco in Europa e in America.
[...] la frase che ho scritto non è mia ma di due famosi sociologi che si impegnarono in una ricerca di sociologia urbana chiamata "Il contadino polacco in Europa e in America" essi sono William I. Thomas e Florian Znaniecki ...raccolsero una infinità di dati sul fenomeno immigratorio e sulle esperienze di vita. La loro famosa citazione divenne una pietra miliare nel progresso della ricerca sul campo. Non sono una psicologa ma sono fiera di essermi fatta una cultura che essendo nata dalla passione e non dalla necessità o da obiettivi economici non ha nulla da invidiare a certi professionisti.
ad onor del vero l'effetto pigmalione funziona anche in senso positivo. scrive Vera Birkenbihl
"un insegnante si fa un'idea ben precisa del suo allievo e lo plasma in base ad essa". quindi amplia - facendo riferimento a Rosenthal - e definisce: "la forza delle aspettative che nutriamo nei confronti di un altro è tale da poter già di per sé sola influenzare il suo comportamento. È un fenomeno che definiamo 'avverarsi della profezia': il concetto che ci facciamo circa le capacità di un individuo talvolta è decisivo per il suo divenire futuro". (cit dalla Scheda di approfondimento B, nel volume di Vera Birkenbihl "Segnali del corpo. Come interpretare il linguaggio corporeo"). lo sottolineo, affinché gli insegnanti soprattutto, ma non solo loro, scelgano per default un atteggiamento positivo, di fiducia, nei confronti degli altri
"un insegnante si fa un'idea ben precisa del suo allievo e lo plasma in base ad essa". quindi amplia - facendo riferimento a Rosenthal - e definisce: "la forza delle aspettative che nutriamo nei confronti di un altro è tale da poter già di per sé sola influenzare il suo comportamento. È un fenomeno che definiamo 'avverarsi della profezia': il concetto che ci facciamo circa le capacità di un individuo talvolta è decisivo per il suo divenire futuro". (cit dalla Scheda di approfondimento B, nel volume di Vera Birkenbihl "Segnali del corpo. Come interpretare il linguaggio corporeo"). lo sottolineo, affinché gli insegnanti soprattutto, ma non solo loro, scelgano per default un atteggiamento positivo, di fiducia, nei confronti degli altri
Il mito di Pigmalione e Galatea
Pigmalione era uno scultore greco che si innamorò perdutamente di una sua opera.
Pregò la dea dell'amore Afrodite affinchè facesse vivere la sua scultura per poterla amare.
Afrodite esaudì il suo desiderio.
Pigmalione chiamò la sua amata Galatea e le insegnò tutto ciò che c'era da sapere sul mondo.
per questo motivo ancora oggi una persona che da lezioni di vita ad una persona meno esperta viene detta "Pigmalione"
Se un insegnante crede che uno studente sia meno dotato lo tratterà, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri. Lo studente interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza.
Effetto Pigmalione
Effetto Pigmalione
Noto anche come effetto Rosenthal
A cura di Your Edu Action
L’effetto PIGMALIONE a Scuola
Questo fenomeno è conosciuto anche con il nome di “profezia che si autoavvera” o “effetto Rosenthal“, (dal nome dello psicologo tedesco che per primo studiò e teorizzò questo fenomeno, insieme a Leonora Jacobson).
Il personaggio di Pigmalione possiamo ritrovarlo in un brano della mitologia greca di Ovidio:
la storia narra che Pigmalione, scultore e re di Cipro, realizzò una statua di avorio così bella da innamorarsene.
Chiese quindi alla dea Afrodite di trasformare la statua in una creatura umana in modo da poterla sposare (Rosenthal per la definizione di questo fenomeno si riferì non al mito greco ma alla celebre e omonima opera teatrale di George Bernard Shaw del 1912).
Vediamo quindi concretamente come si configura questo fenomeno psicologico:
si tratta di una forma di suggestione per cui le persone tendono ad adeguarsi e a conformare i loro comportamenti all’immagine che altri individui hanno di loro. Questo succede sia che essa sia un’immagine positiva sia che sia negativa.
A titolo esemplificativo cito l’esperimento condotto dallo stesso Rosenthal e dalla sua equipe. Somministrarono ad alcuni bambini, facenti parte di una scuola elementare californiana, un test d’intelligenza. Successivamente al test vennero selezionati, casualmente, alcuni bambini e ai loro insegnanti fu fatto credere che fossero dotati di un’intelligenza sopra la media.
L’anno seguente Rosenthal si recò nuovamente presso la scuola elementare e constatò che il rendimento dei bambini selezionati era molto migliorato rispetto a quello dei coetanei. Questo grazie all’influenza benefica che i docenti avevano avuto verso quei particolari allievi, stimolandone la passione verso lo studio, in modo inconscio.
L’effetto Pigmalione ovviamente può attivarsi non solo nell’ambito scolastico ma in tutti quei rapporti di tipo sociale: come tra datore di lavoro e dipendente, in ambito familiare tra genitori e figli o in ambito medico (il cosiddetto “effetto placebo”).
Cosa vuol dire tutto questo concretamente nella quotidianità scolastica?
Se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato rispetto agli altri, lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso rispetto al gruppo classe; il bambino interiorizzerà il giudizio ricevuto e si comporterà di conseguenza. Viene a instaurarsi così un circolo vizioso per cui il bambino si conformerà all’idea di sè che gli viene rimandata e tenderà a divenire esattamente come l’insegnante lo aveva immaginato ed “etichettato”.
Quando succede questo?
Ad esempio quando un alunno viene sorpreso a copiare durante una verifica, magari più di una volta.
In occasione di una futura verifica, anche se avrà studiato seriamente, il suo voto positivo non sarà valutato in modo giusto ma il pensiero sarà “ha copiato anche questa volta, solo che non me ne sono accorto. Non ha studiato, copia sempre” e il ragazzo si vedrà penalizzato nella votazione.
Un altro caso tipico è un ragazzo che non è particolarmente portato per una determinata materia e prende sempre voti bassi. Accade però che un argomento specifico, in una occasione, riesca a comprenderlo senza difficoltà e quindi ad ottenere una votazione almeno sufficiente.
In questo caso il pensiero ricorrente sarà simile a questo “impossibile ci sia riuscito da solo, non è portato, non capisce la materia, deve aver copiato per forza“, senza immaginare che ci possono essere mille motivi per cui una persona possa capire più o meno facilmente alcuni concetti rispetto ad altri.
Non vi è mai capitato direttamente o indirettamente di sentire frasi come “non ci riuscirà mai anche se si impegna, impossibile che sia opera sua, questo è troppo per lui?”. Questi concetti equivalgono a delle gabbie mentali che non ci lasciano liberi di valutare le circostanze in modo imparziale e giusto.
Facendo parte di un contesto sociale che valuta solo il suo rendimento, per di più se in maniera negativa, il bambino, in maniera inconscia, omologa i suoi comportamenti all’etichetta che gli è stata data. Pertanto quando il suo lavoro si rivelerà positivo troverà egli stesso delle motivazioni per svalutarlo, in modo da potersi conformare all’idea che ha acquisito di sè.
Non si fatica a comprendere quanto questo fenomeno possa rivelarsi pericoloso quando si connota in maniera negativa, andando a incidere profondamente sia sui rendimenti scolastici sia sull’autostima. Effetti che dal bambino si ripercuotono su tutto il nucleo familiare nel complesso.
Autore articolo
Federica Ghirardo
Pedagogista specializzata nei disturbi di apprendimento e nel sostegno alla genitorialità
http://www.youreduaction.it/effetto-pigmalione/
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