Con gli amici veri mi comporto come gli avari con il loro tesoro:
perchè tra tutte le cose che ci dà la saggezza,
nessuna è più grande o migliore dell'amicizia.
Epicuro (Samo 342 a.C - Atene 270 a.C)
«Si nasce una volta sola, due volte non è concesso, in eterno non saremo più.
Tu, pur non essendo padrone del tuo domani, rimandi la gioia.
La vita cosi trascorre in questo indugiare e ciascuno di noi rimane senza aver goduto della felicità.»
Epicuro
Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi.
Tὸ φρικωδέστατον οὖν τῶν κακῶν ὁ θάνατος οὐθὲν πρὸς ἡμᾶς, ἐπειδήεπερ ὅταν μὲν ἡμεῖς ὦμεν, ὁ θάνατος oὐ πάρεστιν, ὅταν δὲ ὁ θάνατος παρῇ, τόθ' ἡμεῖς οὐκ ἐσμέν.
Epicuro
La vita si perde nei rinvii
Epicuro
Scacciamo per sempre da noi le cattive abitudini
come se fossero uomini malvagi che ci hanno nuociuto per molto tempo.
Epicuro
Nessun piacere è un male in assoluto;
ma alcune fonti del piacere procurano spesso più male che bene.
Epicuro
Se vuoi rendere ricco qualcuno, non accrescere i suoi averi, ma diminuisci i suoi desideri.
Epicuro
Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri ne naturali ne necessari, ma nati solo da vana opinione
Epicuro
La povertà misurata al fine che è proprio della natura, è gran ricchezza, ma la ricchezza, se non viene limitata, è gran povertà.
Epicuro
Tra i desideri che abbiamo alcuni sono naturali e necessari, altri sono naturali ma non necessari, ed altri ancora non sono ne' naturali ne' necessari, ma derivano solo da una vana opinione.
Epicuro
Dobbiamo indirizzare la nostra stima verso un uomo onesto e averlo sempre davanti agli occhi per vivere come se lui ci guardasse, e agire sempre come se ci vedesse.
Epicuro
Ciascuno è maestro di se stesso e solo dentro di sè trova la ragione delle cose
Epicuro
L’uomo d’animo sincero vive soprattutto nella saggezza e nell’amicizia, l’una bene mortale, l’altra bene immortale.
Epicuro
Non bisogna abbattersi in questa maniera. Perché non merita timore quell'afflizione che un cambiamento di sorte provoca. E per quanto riguarda il regime di vita, non tutto è necessario a chi elimina il bisogno quanto basta perché non sia letale o cerca di dissipare le noie che sopravvengono.
Epicuro
E' felice il vecchio che ha vissuto una vita bella, non il giovane.
Nel fiore della vita il giovane per la sua mutevolezza è facile preda del caso, il vecchio invece è giunto alla sua età come a un grande porto. Quei beni che prima incerto aveva sperato, li possiede ora nella serenità della memoria.
Epicuro. Lettera sulla felicità
Credo che la filosofia altro non è che il sapersi destreggiare con le parole, non meno il frutto della saggezza e del pensiero raffinato, noi non siamo i più indicati a poter commentare tali scritti e pensieri, neanche pensarlo, credo che noi o meglio io, di essere la polvere che hanno sollevato questi grandi filosofi del passato ! Un saluto a voi comuni mortali!
Epicuro
Epicuro? Un pensatore che, molto adeguato e conforme al modus vivendi attuale, si soffermava superficialmente nella ricerca della felicità fondandola sulla elusione della sofferenza e del dolore. In una parola egoismo puro evitando ed eludendo tutto ciò di drammatico e tragico che oggettivamente e soggettivamente si verifica nel contesto sociale e politico nel quale vivi,anche negli affetti più cari
Nessuno sceglie un male, riconoscendolo come male, ma, allettato da esso perché sembra un bene se considerato in confronto con un male più grande, egli cade in trappola.
Epicuro
l'asino di buridano...
Epicuro, Lettera sulla felicità - a Meneceo
Epicuro
Lettera sulla felicità
Meneceo,
Non si è mai troppo giovani
o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello
occuparsi del benessere dell'anima. Chi sostiene che non è ancora giunto il
momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come
se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è
passata l'età. Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a
conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli
anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani,
irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l'avvenire. Cerchiamo di
conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c'è tutto
abbiamo, altrimenti tutto facciamo per averla.
Pratica e medita le cose
che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice. Prima di
tutto considera l'essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente
suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità
niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice,
vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità. Gli dei esistono, è
evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a
tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta
la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla
divinità.
Tali giudizi, che non
ascoltano le nozioni ancestrali, innate, sono opinioni false. A seconda di come
si pensa che gli dei siano, possono venire da loro le più grandi sofferenze come
i beni più splendidi. Ma noi sappiamo che essi sono perfettamente felici,
riconoscono i loro simili, e chi non è tale lo considerano estraneo. Poi
abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che
il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la
sua assenza. L'esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende
godibile la mortalità della vita, togliendo l'ingannevole desiderio
dell'immortalità.
Non esiste nulla di
terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c'è da temere nel non
vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto
perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l'affligge la sua continua
attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa
impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi.
Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è
nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più.
Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come
requie ai mali che vive.
Il vero saggio, come non
gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un
male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la
quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce. Chi ammonisce
poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la
dolcezza che c'è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è l'arte
del ben vivere e del ben morire. Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere
mai nato, ma, nato, al più presto varcare la porta dell' Ade.
Se è così convinto perché
non se ne va da questo mondo? Nessuno glielo vieta se è veramente il suo
desiderio. Invece se lo dice così per dire fa meglio a cambiare argomento.
Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non
nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s'avveri, né allo
stesso modo disperare del contrario. Così pure teniamo presente che per quanto
riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i
naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i
necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere
fisico, altri per la stessa vita.
Una ferma conoscenza dei
desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla
perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice, a
questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla
sofferenza e dall'ansia. Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna
cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa,
altro non deve cercare per il bene dell'animo e del corpo. Infatti proviamo
bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non
soffriamo non ne abbiamo bisogno.
Per questo noi riteniamo il
piacere principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto bene
primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per ogni atto di scelta o di
rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore.
E' bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere.
Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e
giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più
grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo. Ogni piacere dunque è
bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni
dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire.
Bisogna giudicare gli uni e
gli altri in base alla considerazione degli utili e dei danni. Certe volte
sperimentiamo che il bene si rivela per noi un male, invece il male un bene.
Consideriamo inoltre una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perché sempre
ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci
capita di non avere molto, convinti come siamo che l'abbondanza si gode con più
dolcezza se meno da essa dipendiamo. In fondo ciò che veramente serve non è
difficile a trovarsi, l'inutile è difficile.
I sapori semplici danno lo
stesso piacere dei più raffinati, l'acqua e un pezzo di pane fanno il piacere
più pieno a chi ne manca. Saper vivere di poco non solo porta salute e ci fa
privi d'apprensione verso i bisogni della vita ma anche, quando ad intervalli ci
capita di menare un'esistenza ricca, ci fa apprezzare meglio questa condizione e
indifferenti verso gli scherzi della sorte. Quando dunque diciamo che il bene è
il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono
coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male,
ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l'animo a essere sereno.
Perché non sono di per se
stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e
tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita
felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di
respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa
sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò
questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le
altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia
saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché
le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili.
Chi suscita più ammirazione
di colui che ha un'opinione corretta e reverente riguardo agli dei, nessun
timore della morte, chiara coscienza del senso della natura, che tutti i beni
che realmente servono sono facilmente procacciabili, che i mali se affliggono
duramente affliggono per poco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si
possono sopportare ? Questo genere d'uomo sa anche che è vana opinione credere
il fato padrone di tutto, come fanno alcuni, perché le cose accadono o per
necessità, o per arbitrio della fortuna, o per arbitrio nostro. La necessità è
irresponsabile, la fortuna instabile, invece il nostro arbitrio è libero, per
questo può meritarsi biasimo o lode.
Piuttosto che essere
schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei,
che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell'atroce,
inflessibile necessità. La fortuna per il saggio non è una divinità come per la
massa - la divinità non fa nulla a caso - e neppure qualcosa priva di
consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante
per la vita felice, ma sa che può offrire l'avvio a grandi beni o mali.
Però è meglio essere senza
fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un
bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto
dissennato. Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te
stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell'ansia. Vivrai invece come
un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l'uomo che vive fra beni
immortali.
http://www.percorsiinteriori.it/filosofia/Lettera_felicita.htm
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