Papa contro Papa
Il mondo cristiano era diviso da ormai trent’anni dall’obbedienza a due Papi:
Inghilterra, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Polonia, Ungheria e Stati Italiani del centro-nord si mantennero fedeli al Papa romano ma Francia, Castiglia, Aragona, Scozia, Cipro, Napoli, Sicilia e Savoia si schierarono con l’antipapa avignonese.
Incerta era la situazione nell’Impero Germanico, diviso al suo interno tra principi di obbedienza romana e avignonese. Divise nell’obbedienza romana o avignonese erano anche le congregazioni, gli ordini religiosi, le università e perfino i santi, con Santa Caterina che si schierò per il pontefice romano, mentre San Vincenzo Ferreri sosteneva il candidato avignonese.
Papa Giovanni XXIII fece il grande passo di convocare un Concilio per cercare di risolvere i grandi problemi che affliggevano la Chiesa. Tuttavia il pontefice non ci mise molto a capire di non essere troppo gradito ai padri conciliari e, fiutando aria di impeachment, decise di squagliarsela. Riacciuffato, venne arrestato e processato per una lunga lista di crimini tra cui simonia, scisma e perfino incesto e pirateria.
Ovviamente non si sta parlando di Papa Roncalli, il celebre “Papa Buono”, da poco proclamato santo da Papa Francesco, ma di un suo omonimo vissuto circa seicento anni prima. Questo pontefice scandaloso si chiamava Baldassare Cossa, esponente di una nobile famiglia napoletana, e venne consacrato sacerdote e vescovo solo al momento dell’elezione alla Cattedra di San Pietro.
Fu probabilmente per il pessimo ricordo che lasciò di sé, che nessun Papa venuto dopo di lui volle più assumere il nome pontificale di Giovanni. Se Roncalli poté chiamarsi come lui Giovanni XXIII, fu perché, a seguito della condanna emessa dal Concilio, Papa Cossa venne deposto dalla carica di capo della Chiesa e dichiarato antipapa, cioè Papa illegittimo e quindi tolto dalla lista dei successori di Pietro. Con questa vicenda vergognosa si chiuse un vero e proprio incubo per la Chiesa Cattolica durato quarant’anni passato alla storia come Scisma d’occidente.
Ed è proprio di questo turbolento capitolo che parlerò nell’undicesima puntata di “Secoli bui ma non troppo”.
Tutto iniziò nel 1377 quando, dopo oltre settantanni durante i quali i pontefici avevano risieduto ad Avignone, Papa Gregorio XI cedette alle preghiere e alle esortazioni di Santa Caterina da Siena, prendendo la decisione di riportare finalmente la Santa Sede a Roma.
Se Santa Caterina poteva ritenersi soddisfatta di certo non lo erano i cardinali, quasi tutti francesi, che storcevano il naso all’idea di abbandonare le rive del Rodano per stabilirsi lungo quelle del Tevere.
Gregorio morì l’anno dopo, nel 1378 e, come sempre, i cardinali si riunirono per eleggere il successore. Il popolo romano, però, intuendo il pericolo che quei cardinali, transalpini, eleggessero un Papa loro conterraneo che magari potesse essere tentato di lasciare di nuovo l’Urbe, si ammassò nelle piazze gridando “lo vogliamo romano, o almeno italiano”.
I cardinali a questo punto, per non rischiare elessero l’italianissimo monsignor Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, che per rimarcare il suo attaccamento all’Urbe dei sette colli pensò bene di farsi chiamare Urbano VI.
Pochi mesi dopo però i cardinali francesi, assolutamente contrari alla linea impostata da Urbano e ritenendo inaccettabili le pressione ricevute dal popolo di Roma, si riunirono a Fondi, nel Lazio ed elessero un nuovo pontefice, naturalmente francese, che assunse il nome di Clemente VII.
Urbano VI scomunicò questo collega abusivo e lo dichiarò l’Anticristo cominciando un confronto devastante per la Cristianità che doveva durare decenni perché né Urbano né Clemente fecero un passo indietro e rivendicarono entrambi la guida della Chiesa. Lo scisma si perpetuò quando, morto Urbano VI nel 1389, gli succedette Bonifacio IX, e dopo di lui, nel 1404, fu la volta di Innocenzo VII. Intanto, dal 1394 ai pontefici romani si contrapponeva l’antipapa Benedetto XIII.
La spaccatura sembrava insanabile:
L’Europa fu divisa per decenni nell’obbedienza all’uno o all’altro Papa. [...]
In tutto questo marasma un’intera generazione di europei nacque, visse e morì senza essere del tutto certa che i sacramenti ricevuti fossero validi o meno, visto che ciascuno dei due papi scomunicò il rivale e tutti i suoi seguaci, invalidandone ogni atto.
La soluzione più ovvia pareva essere la convocazione di un Concilio ecumenico che mettesse d’accordo tutti ma la soluzione era fortemente osteggiata tanto da Benedetto XIII quanto da Gregorio XII, succeduto nel frattempo a Innocenzo VII nel 1406. In questo periodo iniziarono a farsi strada idee definite appunto “conciliariste” che sostenevano la preminenza del concilio, in quanto espressione dell’assemblea dei credenti, sul Papa, ridotto a primus inter pares.
I due pontefici rivali non intendevano farsi scavalcare dal Concilio, ritenendo entrambi che solo il Papa dovesse avere la suprema autorità sulla Chiesa. Tutti e due inoltre temevano che uno di loro, o più probabilmente entrambi, avrebbe dovuto fatalmente farsi da parte. Nonostante l’opposizione dei due Papi la maggioranza dei cardinali di entrambi gli schieramenti si riunì a Pisa nel 1409 più che mai risoluta a ricucire lo strappo apertosi nella Cristianità.
L’assise dei cardinali dichiarò decaduti sia Benedetto che Gregorio definiti spergiuri, eretici e scismatici. Al loro posto i padri conciliari elessero unico Papa della Chiesa Cattolica l’arcivescovo di Milano, il cardinale Pietro Filargo che assunse il nome di Alessandro V. Il nuovo pontefice non venne riconosciuto dai due già in carica che rifiutarono qualunque ipotesi di dimissioni e questo significava che i cristiani non avevano più due ma ben tre Papi!
La situazione peggiorò quando, morto Alessandro, gli succedette nel 1410 Giovanni XXIII che abbiamo nominato in apertura.
Visto il degrado in cui versava il vertice della Chiesa, si risolse a intervenire il massimo sovrano della Cristianità, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo che riuscì a strappare una duplice promessa a Papa Giovanni: avrebbe convocato un nuovo concilio e poi si sarebbe fatto da parte, come si direbbe oggi “per senso di responsabilità”.
E qui ritorniamo da dove siamo partiti all’inizio:
Papa Cossa indisse l’assise generale della Chiesa, che si aprì nel novembre 1414 a Costanza, ma poi si rimangiò la seconda parte del patto, rifiutando di dare le dimissioni.
Condannato, fu deposto da Papa e imprigionato ma venne salvato grazie all’intervento dell’amico Giovanni di Bicci de Medici, bisnonno di Lorenzo il Magnifico, che pagò il suo riscatto. Giovanni intendeva ricambiare i favori fatti dal Papa al Banco dei Medici, che poterono così iniziare la loro scalata alla ricchezza e, con quella, al potere. Il sodalizio tra il Papa e il banchiere fiorentino era destinato a durare anche oltre questa vita: Baldassarre Cossa venne infatti sepolto a spese di Giovanni de Medici nel Battistero di Firenze in un grandioso monumento funebre opera di Donatello.
Martino V Colonna, eletto dal concilio di Costanza come unico Papa.
Il concilio depose naturalmente sia Gregorio XII che Benedetto XIII eleggendo al Soglio Pontificio il romanissimo Cardinale Oddone Colonna, divenuto Papa Martino V. Gregorio accettò di abdicare spontaneamente mentre Benedetto XIII, a differenza del suo omonimo Ratzinger, rifiutò di fare questo sforzo di umiltà. Scomunicato, passo il resto dei suoi giorni a Valencia dove morì quasi centenario nel 1423, continuando fino alla fine con senile ostinazione a considerarsi l’unico vero Papa.
Il successore di Martino V, Eugenio IV, dovette anche lui fare i conti, tra il 1439 e il 1449, con un Antipapa, che fu eletto dal Concilio in rotta di collisione con il pontefice. Eugenio dovette presiedere al concilio di Basilea aperto poco prima di morire da Martino V per occuparsi di due importanti questioni: la riunione delle due chiese Cattolica e Ortodossa oltre al dilagare dell’eresia hussita.
Su questo secondo punto Eugenio non poteva accettare il compromesso raggiunto dal concilio con l’ala moderata del movimento ereticale e decise nel 1438 di spostare la sede dei lavori in Italia, a Ferrara, dove avrebbe potuto avere maggiore controllo sull’assise dei padri conciliari. Costoro non ci stettero e pensarono bene di eleggersi un Papa allineato sulle loro posizioni, riaprendo la ferita dello scisma a vent’anni soltanto dalla sua ricomposizione.
Questa volta però la rottura si ricompose in fretta anche perché l’Antipapa Felice V, al secolo Amedeo VIII di Savoia, comprendendo di non avere grande seguito, accettò spontaneamente di dimettersi “per favorire l’unità dei cristiani”.
Il Concilio si trasferì poi a Firenze, dove si chiuse nel 1439, grazie alla sponsorizzazione di Cosimo il Vecchio de Medici ma la riunificazione dei cristiani latini e greci finì in un disastro per l’opposizione del clero e del popolo ortodosso che vedevano con il fumo negli occhi qualunque ipotesi di sottomissione a Roma. Eugenio IV dal canto suo, rimasto nonostante gli scossoni sul Trono di San Pietro, fu l’ultimo Papa a doversi confrontare con un antipapa. La vittoria di Eugenio segnò anche l’inizio della fine per le tesi conciliariste ben testimoniato dalla sporadicità con cui i Papi successivi convocarono l’assemblea generale della Chiesa Cattolica nei successivi cinque secoli e mezzo di storia della Cristianità.
Può sembrare strano ma anche oggi nel mondo cattolico esistono degli antipapi.
Il fenomeno degli antipapi moderni è collegato con le correnti del cosiddetto sedevacantismo:
questi gruppi di cattolici tradizionalisti ritengono illegittimi i Papi succeduti a Pio XII e accusano i pontefici succedutisi negli ultimi sessant’anni di apostasia e scisma, ritenendo in buona sostanza che la Chiesa abbia deviato dalla vera dottrina con il Concilio Vaticano II voluto da Papa Roncalli nel 1962. Ovviamente la Chiesa non riconosce parimenti nessuno di questi gruppi che sono stati investiti dalle scomuniche del Vaticano. Gli antipapi moderni non possono certo vantare il seguito e gli appoggi politici a livello internazionale su cui potevano contare i loro predecessori medievali, essendo il sedevacantismo un movimento minoritario all’interno della Chiesa Cattolica.
A differenza dei suoi predecessori, insomma, Papa Francesco può dormire sonni tranquilli.
Pubblicato da manub1991
https://lavocedellafenice.wordpress.com/2017/06/09/papa-contro-papa/
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