venerdì 31 luglio 2015

Schneider, Pietre che cantano. Una cosmologia un tempo assai diffusa, che ebbe il suo periodo di maggior espansione nel tardo megalitico, ha creato nel corso della storia dell’umanità un’immagine mitica che, nonostante le sue innumerevoli varianti geografico-culturali, ha conservato una straordinaria unità nelle sue caratteristiche fondamentali. Il simbolo centrale era costituito dalla pietra, ossia dalla colonna di pietra o albero del mondo, prodotto materiale di un’invocazione che univa il cielo alla terra, di un’invocazione creatrice divenuta però quasi impercettibile all’orecchio degli uomini. Molti elementi di questa cosmologia si sono conservati nella simbologia medievale, nelle fiabe e persino negli attuali costumi dei popoli


“Una cosmologia un tempo assai diffusa, che ebbe il suo periodo di maggior espansione nel tardo megalitico, ha creato nel corso della storia dell’umanità un’immagine mitica che, nonostante le sue innumerevoli varianti geografico-culturali, ha conservato una straordinaria unità nelle sue caratteristiche fondamentali. Il simbolo centrale era costituito dalla pietra, ossia dalla colonna di pietra o albero del mondo, prodotto materiale di un’invocazione che univa il cielo alla terra, di un’invocazione creatrice divenuta però quasi impercettibile all’orecchio degli uomini. Molti elementi di questa cosmologia si sono conservati nella simbologia medievale, nelle fiabe e persino negli attuali costumi dei popoli”
M. Schneider, Pietre che cantano



giovedì 30 luglio 2015

Marcel Duchamp. Ha rivoluzionato il modo di fare arte e che ha stabilito che tutto, qualsiasi cosa, puó divenire arte se dotata di tutto ció che connota un'opera d'arte: una firma e un occhio critico che la osserva in quanto tale. Il carattere provocatorio di Duchamp lo ha portato ad animare due delle più celebri avanguardie del XX secolo: il Dadaismo e il Surrealismo.

133 anni fa nasceva oggi Marcel Duchamp, uno degli artisti più influenti nel panorama artistico del XX secolo a livello internazionale. Colui che ha rivoluzionato il modo di fare arte e che ha stabilito che tutto, qualsiasi cosa, puó divenire arte se dotata di tutto ció che connota un'opera d'arte: una firma e un occhio critico che la osserva in quanto tale. Il carattere provocatorio di Duchamp lo ha portato ad animare due delle più celebri avanguardie del XX secolo: il Dadaismo e il Surrealismo.

Fu ancor prima che il Dadaismo nacque, nel 1916, che Duchamp creó il suo primo ready made (in italiano: pronto fatto, già pronto) "Ruota di bicicletta" del 1913 e fu con quest'opera che dette il via ad un'arte che non necessariamente doveva dimostrare le abilità virtuosistiche dell'artista ma che metteva in primo piano il pensiero, la mente dell'artista. L'opera non acquista valore in base all' abilità tecnica ma secondo la sua capacità di creare concetto con il pensiero.

Il ready made più famoso e provocatorio di Duchamp è sicuramente " La fontaine", un orinatoio che rovesciato perde la sua utilità e che firmato acquista il valore di opera d'arte. 
Fondamentale nelle sue opere è il titolo che le accompagna, il quale spesso prevede dei doppi sensi. Nel caso di Fontaine addirittura Duchamp non provoca solo nel titolo ma pure nella firma che non dichiara la sua identitá ma quella di un certo R. Mutt, nome che ha dato adito alle più svariate interpretazioni.

Ogni opera di Duchamp mette in crisi il rapporto tra significato e significante, destabilizzando il pubblico e alimentando il caos con il quale i dadaisti avevano intenzione di abbattere il passato e la guerra.

Celebri furono anche i travestimenti di Duchamp, egli infatti amava incarnare un personaggio da lui inventato che descriveva perfettamente la bella donna borghese dei primi anni del Novecento. Tale bella donna venne chiamata, da colui che ne vestiva i panni, Rrose Selavy, un nome che crea un dibattito sul dualismo della sua interpretazione. Il nome infatti potrebbe voler alludere alla frase: "Rose c'est la vie" cioè "la vita è rosa" oppure, se la doppia "r" viene pronunciata, la frase diviene: "Eros c'est la vie" " la vita è eros". Ecco ancora una volta la provocazione duchampiana che non demorde.

Curioso come un personaggio così eccentrico e dominato dal "non- senso" sia stato un ottimo giocatore di scacchi e numerose sono le testimonianze fotografiche che lo ritraggono di fronte alla scacchiera mentre sfida personaggi importanti come la scrittrice Eve Babitz e l'artista Man Ray.

Un avvenimento che segnó la svolta all vita di Duchamp fu il suo periodo americano che lo vide come uno dei primi artisti a far da tramite tra il vecchio e il nuovo continente per quanto riguarda l'arte del Novecento.

Nel 1919 Duchamp, portó da Parigi all'America un dono, un ampolla medica piena d'aria, "50cc d'aria di Parigi", un'opera portata in dono a Louise e Walter Arensberg. Con tale opera Duchamp ironizza sul tema del souvenir. Potremmo dire che "Air de Paris" diviene un paradigma, una rievocazione senza riconoscimento, una criptomnesia, che si offre come un'idea sempre nuova.

La carriera di Duchamp fu quindi fondamentale, fu il punto di snodo dell'arte, una rivoluzione che ha stravolto ogni sicurezza della storia dell'arte antecedente alla forza, distruttrice e creatrice allo stesso tempo, di quest'uomo-svolta del XX secolo.


mercoledì 29 luglio 2015

Sic è l'abbreviazione di "sic erat scriptum", "così era scritto".



"Sic" è un termine latino utilizzato correntemente nell'italiano scritto.
Si pronuncia "sik", cioè con la ci dura di "casa" e non con la ci dolce di "cielo".
La sua traduzione letterale in italiano è "così".
Viene utilizzato correntemente per indicare che "è proprio così".
Solitamente, "sic" è usato dagli editori e in genere nella citazione di un brano, nella forma (sic) o, con maggiore evidenza, (sic!), per sottolineare che l'errore è riportato così come lo si trova nel testo originale citato, in modo che non venga scambiato per un refuso prodotto da chi riporta il testo.
In questo senso, è l'abbreviazione di "sic erat scriptum", "così era scritto".

Es.:
- Il nostro amministratore delegato, che è francese, concluse la sua lettera di fine anno a tutti i dipendenti con un "Sono orgoglione di voi" (sic) che suscitò l'ilarità generale.
- Molti siti di Internet riportano il celebre verso della Divina Commedia "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza" (sic), ma nella Divina Commedia l'ultima parola del verso è "canoscenza", con la "a", e così il verso dovrebbe esser citato sempre.
- A pag. 32 del libro di storia è scritto: "Il 18 giugno 1815 Napoleone vinse la battaglia di Waterloo" (sic), e questo creò della confusione fra gli studenti.



Nicolò Fornari 
E da sic deriva il sì italiano



Sic et simpliciter


Marco Venturini 
"Sic transit gloria mundi" 
si trova sul telaio della mia bicicletta da corsa Pinarello Opera



Viktor Frankl. Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione, vuol dire che è arrivato il momento di cambiare noi stessi

"Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione, vuol dire che è arrivato il momento di cambiare noi stessi"
Viktor Frankl

lunedì 27 luglio 2015

Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione. ricerca per individuare gli indicatori precoci dei Disturbi dello Spettro Autistico

ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione

La ricerca per individuare gli indicatori precoci dei Disturbi dello Spettro Autistico


RICERCA
Parte la rassegna di articoli dedicati alla ricerca e all’intervento elaborati dall’ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione. ll Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) è un’unità operativa del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive  dell’Università degli Studi di Trento. Presso il Laboratorio si svolge attività di ricerca, di formazione e di applicazione clinica nell’area della psicopatologia dello sviluppo, della disabilità e del disagio socio-emotivo.

Il primo contributo è dedicato alla ricerca per individuare gli indicatori precoci dei Disturbi dello Spettro Autistico.

I disturbi dello spettro autistico attualmente sono la più diffusa patologia dello sviluppo e negli Stati Uniti ha una incidenza di un bambino ogni 88. In Italia non sono ancora stati fatti studi epidemiologici approfonditi ma si presuppone che i livelli di incidenza siano simili. I disturbi dello spettro autistico diventano evidenti nel secondo, terzo anno di età, quando risultano chiare le modalità diverse e spesso strane di entrare in contatto con le altre persone, le difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale e i comportamenti bizzarri nonché le difficoltà sensoriali.

Sebbene ci siano molte evidenze che l’autismo sia un disordine con forti componenti genetiche non esistono ancora indicatori o test biologici per confermarne la presenza. Un’accurata diagnosi di autismo appare realizzabile non prima dei 3 anni di età perché per farla si deve fare riferimento ai comportamenti linguistici, comunicativi e sociali. Identificare i segni precoci di disturbo dello spettro autistico nasce dall’esigenza di sviluppare e verificare interventi precoci che possano prevenire l’instaurarsi di disturbi secondari dello sviluppo ossia quei deficit sia relazionali che cognitivi, che non sono specifici della patologia, ma che sono acquisiti per mancanza di adeguata attivazione intersoggettiva e di supporto emotivo. È stato infatti sottolineato come interventi intensivi precoci in setting educativi ottimali producono risposte migliori in bambini diagnosticati entro il secondo anno di età. I miglioramenti riguardano sia il livello di funzionamento globale, sia le performance intellettuali.

Attualmente, basandoci su ricerche condotte attraverso l’analisi di home video familiari che le famiglie ci hanno gentilmente dato, siamo in grado di dare alcune indicazioni precise alle famiglie per riconoscere precocemente (dai 15-18 mesi) alcuni segni ed indicatori che devono destare attenzione e che devono spingere a rivolgersi subito a specialisti nel settore. Riportiamo di seguito alcuni comportamenti e alcune tipologie comportamentali che la ricerca condotta nel nostro laboratorio e pubblicata sulle più importanti riviste internazionali sul tema dell’autismo, ha individuato come possibili precursori dei disturbi dello spettro autistico:

Il pianto del bambino
il pianto è il primo comportamento comunicativo di un bambino. Recenti lavori condotti presso il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione dell’Università di Trento hanno evidenziato come la struttura degli episodi di pianto nei bambini con ASD segua un andamento diverso da quello dei bambini con sviluppo tipico o con altra disabilità. In particolare, nei soggetti con autismo gli episodi di pianto si caratterizzano per la breve durata, la poca modulazione d’onda e la mancanza di picchi regolari. Gli autori hanno evidenziato che la frequenza fondamentale (f0), ossia il picco acustico che si sente quando si ascolta un pianto generalmente decresce nel corso del secondo anno di vita, mentre nel pianto dei soggetti con ASD non si evidenzia questo cambiamento nella frequenza fondamentale. Ciò potrebbe essere la causa di una difficile interpretazione del pianto dei bambini con autismo da parte degli adulti; infatti, i picchi di pianto più alti vengono generalmente percepiti come più negativi e anomali rispetto a picchi più bassi. In una situazione sperimentale che consiste nell’ascoltare gli episodi di pianto, adulti, sia genitori che non genitori, hanno espresso maggiori vissuti negativi nell’ascolto del pianto di bambini con ASD rispetto a quello di bambini con sviluppo tipico o con disabilità intellettiva, inoltre, hanno valutato gli episodi di pianto dei bambini con ASD più simili al pianto di bambini di un’età cronologica inferiore, e hanno riferito che tali episodi sono più difficilmente riconducibili ad una causa specifica. Ricerche più approfondite attraverso l’utilizzo di tecniche di risonanza magnetica funzionale, volte a verificare se l’ascolto di pianti dei bambini con ASD provochi una risposta cerebrale diversa rispetto al pianto dei bambini con sviluppo tipico, hanno dato risultati simili agli esperimenti comportamentali evidenziando una maggiore attivazione della corteccia uditiva primaria e di quelle aree implicate nell’elaborazione fonologica e nella discriminazione della voce oltre che a una maggiore attivazione dell’insula, area connessa al disagio e alla elaborazione degli stimoli negativi. Anche gli studi sul funzionamento cerebrale confermano la difficoltà nell’immediata comprensione del significato del pianto e il maggiore disagio e ansia suscitato dai pianti di bambini con ASD. Nel bambino con ASD, l’alterazione morfologica e strutturale del pianto determina la difficoltà del genitore a comprenderne il significato e di conseguenza una alterazione generale della relazione. Lavorare, precocemente, con i genitori per aiutarli a comprendere il significato di un pianto modificato e quindi non compreso, potrebbe evitare l’insorgere di problemi interattivi e di stress da parte dei genitori.
Raccomandazione: ascoltare i genitori quando affermano che il bambino piange troppo, che è molto irritabile e quando riportano di non essere capaci di calmarlo. Potrebbe, non essere vero, e potrebbe essere una manifestazione dell’ansia del genitore, ma potrebbe essere un importante segnale di difficoltà del bambino, di una difficoltà del bambino a regolare il proprio comportamento, così come il segnale di un disturbo importante e da trattare subito.

Anomalie nel movimento. Attualmente alcuni studiosi hanno evidenziato come ci siano delle differenze motorie tra soggetti tipici e soggetti affetti da autismo nella fase pre-deambulatoria e deambulatoria. 111Gli autori hanno evidenziato come il movimento sia compromesso almeno in alcune tipologie di soggetti con ASD. In particolare, negli studi condotti nel nostro laboratorio è stato evidente come nei bambini a 5 mesi possiamo già evidenziare bassi livelli di simmetria posturale, nella posizione di giacere. In effetti analizzando home video di bambini con ASD, con sviluppo tipico e con disabilità intellettiva, abbiamo verificato come in un sottogruppo di bambini con ASD era presente una percentuale 111significativamente maggiore di posture asimmetriche. Le posture analizzate con un sistema di codifica estremamente accurato hanno fatto emergere asimmetrie anche nelle successive posizioni dello star seduti e del camminare. E’ inoltre evidente un ritardo nell’ acquisizione delle prime tappe di sviluppo motorio (posizione eretta, seduta, in piedi, camminare) e una goffaggine nelle acquisizioni di motricità fine e nella coordinazione motoria (prendere, infilare, tenere un oggetto, incastrare).
Raccomandazione: guardare allo sviluppo del movimento del bambino, prestando attenzione al suo sviluppo globale, verificare se un ritardo del movimento è solo il risultato di una più lenta traiettoria di sviluppo o se è associato ad un più importante disturbo.

3. Assenza di gesti. I bambini con ASD mostrano gravi compromissioni nella comunicazione verbale e non verbale, ed in particolar modo nella produzione di gesti comunicativi. La presenza di deficit nell’utilizzo della gestualità per fini comunicativi è ampiamente sostenuta dalla letteratura clinica sull’autismo. In particolare è stato evidenziato come l’assenza del gesto dell’indicare a 15-18 mesi sia predittivo della comparsa in seguito della patologia.
Mentre i bambini con altre patologie dello sviluppo (es. sindrome di Down o disturbo del linguaggio) usano i gesti come via di comunicazione alternativa per compensare i deficit nello sviluppo linguistico, i bambini con ASD, invece, non compensano con il gesto le limitazioni nella comunicazione verbale. L’utilizzo del gesto si dimostra particolarmente povero sia rispetto alla frequenza della sua utilizzazione che alla qualità della sua esecuzione, a conferma dei deficit generalizzati nell’interazione sociale che caratterizzano questi bambini.

Raccomandazione: quando ci si accorge che un bambino, tra i 18 ed i 24 mesi, non indica, non fa ciao con la mano, non batte le manine imitando i gesti dell’adulto, si presti particolare attenzione. Se questa assenza di gestualità accompagna anche un repertorio scarso o assente di parole, rivolgersi ad uno specialista. Il bambino magari non sarà autistico, ma è sempre bene prestare attenzione e aiutare lo sviluppo dei comportamenti comunicativi e linguistici, se poi il bambino avrà anche altri segni che possono farci pensare ad un disturbo dello spettro autistico, iniziare l’intervento molto presto potrà essere utilissimo.

Conclusione. Osservare i primi segni di insorgenza della patologia è sicuramente molto utile; queste poche note non vogliono mettere un senso di ansia e incertezza nei genitori, ma vogliono piuttosto indirizzare quella continua osservazione che i genitori fanno dei loro figli. Vogliono inoltre dare significato e invitare i professionisti competenti a prestare attenzione alle richieste e alle osservazioni dei genitori. In molti anni di attività clinica abbiamo potuto sempre più osservare che i genitori di bambini con ASD hanno avuto fin da subito la percezione di qualcosa di diverso nello sviluppo del proprio bambino; questo disagio e queste osservazioni devono essere accolte e approfondite dai professionisti. Intervenire subito è la vera cura per i disturbi dello spettro autistico.



Per maggiori informazioni contattare ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione – Via Matteo del Ben 5 B, 38068 Rovereto (TN) – Tel. +39 0464 808115

Pubblicazioni relative agli indicatori precoci

Esposito G., Nakazawa J., Venuti P. & Bornstein MH. (2015) “Judgment of Infant Cry: The Roles of Acoustic Characteristics and SocioDemographic Characteristics”.Japanese Psychological Research, 57(2).

Esposito G., Rostagno, M. , Venuti P., Haltigan J.D.& Messinger D.S., (2014) “Brief Report: Atypical Expression of Distress During the Separation Phase of the Strange Situation Procedure in Infant Siblings at High Risk for ASD.” in Journal of Autism and Developmental Disorders, v. 2014, p. 975-980.

Mastrogiuseppe M., Capirci O., Cuva S.,  & Venuti P. (2014), “Gestural communication in children with autism spectrum disorders during mother-child interaction” in Autism,  p. 1-13.

Esposito G., Nakazawa J., Venuti P. &  Bornstein, M.H. (2013) “Componential deconstruction of infant distress vocalizations via tree-based models: a study of cry in autism spectrum disorder and typical development” in Research in Developmental Disabilities, p. 2717-2724 –
de Pisapia N., Bornstein M.H., Rigo P.,  Esposito G.,  de Falco S.,  Venuti P., (2013) “Gender differences in directional brain responses to infant hunger cries” in Neuroreport, v. 24 , 142-146.
Esposito G., Yoshida S., Ohnishi R., Tsuneoka Y., Rostagno M. del Carmen, Yokota S., Okabe S., Kamiya K., Hoshino M., Shimizu M.I, Venuti P., Kikusui T.I, Kato T.I & Kuroda K. O. (2013), “Infant calming responses during maternal carrying in humans and mice” in Current Biology, 739-745.

Esposito  G., Nakazawa J., Venuti P.& Bornstein M.H., (2012) “Perceptions of distress in young children with autism compared to typically developing children: a cultural comparison between Japan and Italy” in Research In Developmental Disabilities, v. 33, n. 4 p. 1059-1067. –

Venuti P.,  Caria A., Esposito G.,  de Pisapia N., Bornstein M.H.&  de Falco S., (2012)”Differential brain responses to cries of infants with autistic disorder and typical development: an fMRI study.” in Research In Developmental Disabilities, v. 33, n. 6. 2255-2264.

Esposito G.; Venuti P.; Bornstein M. H (2011) “Assessment of distress in young children: A comparison of autistic disorder, developmental delay, and typical development”.  Research In Autism Spectrum Disorders Volume: 5 Issue: 1510-1516

Esposito G,; Venuti P., Apicella F.& Muratori, F, (2011) “Analysis of unsupported gait in toddlers with autism”. Brain & Development 33, 367–373

Scalzeri C., Esposito G., Venuti P. (2011) “Indicatori diagnostici dell’autismo nei primi due anni di vita: l’analisi del movimento”. Autismo e Disturbi Dello Sviluppo  Vol. 9, n. 2,

Esposito, G.& Venuti, P. (2010) “Developmental changes in the fundamental frequency (f0) of infants’ cries: a study of children with Autism Spectrum Disorder”, Early Child Development and Care, 180:8, 1093 – 1102,

Esposito G. ; Venuti P. ; (2010) Understanding early communication signal in autism : a study of the perception of infants’ cry. Journal of Intellectual Disability Research 54(3): 216-223.
Esposito G. & Venuti P. (2009) “Symmetry in Infancy: Analysis of Motor Development in Autism Spectrum Disorders”. Symmetry, 1:215-225.

Esposito G. & Venuti P.  (2009) “Typical and atypical expression of distress: A study on cry”. International Public Health Journal. Vol. 1, 2, pp 141-150.

Esposito G, Venuti P., Maestro S. & Muratori F. (2009). “An exploration of symmetry in early autism spectrum disorders: Analysis of lying.” Brain & Development, vol. 31; p. 131-138

Esposito G.& Venuti P. (2009). “Early communicative channel in childhood: Development and Impairment”. In: REED M.A. ED. Children and Language: Development, Impairment and Training. , NY: Nova Science Publishers, Inc.

Venuti P.& Esposito G. (2008). “Il pianto come indicatore precoce del disagio.” Infanzia e Adolescenza, vol. 7(1); p. 47-53

Esposito G.& Venuti P. (2008) .”Analysis of toddlers’ gait after six months of independent walking to identify autism.” Perceptual and Motor Skills, 106:259-269.

Esposito G.& Venuti P. (2008) “How is crying perceived in children with Autistic spectrum Disorder? “Research in Autistic Spectrum Disorder, 371-384

Venuti P. & Esposito G. (2007) “Come piangono i bambini con disturbo dello spettro autistico?”. Psicologia Clinica dello Sviluppo, XI, 2, 325-344.




[1] Ricerche condotte all’interno dell’ODFLab dal 2003 ad oggi con il coordinamento di Gianluca Esposito e Paola Venuti




sabato 25 luglio 2015

Rita Atria. possibile che le mani del padre grondino sangue? Possibile che il fratello esca armato per non andare a caccia di animali ma di uomini? Possibile che il cuore della mamma sia fatto di pietra?



Le famiglie dei mafiosi sono uguali alle altre: i padri giocano con i figli, le madri li accudiscono, i figli crescono: studiano, lavorano.Poi qualcosa insinua un dubbio che logora quell’immagine di normalità.Guardi all’interno della famiglia e guardi il contesto e la sua rete di relazioni e i dubbi crescono, pongono domande, esigono risposte che nessuno ti dà. Ti senti aliena. E sola. Nel cuore nascono vipere che mordono senza tregua, odiose e crudeli. Lo sguardo si vela e diventa strano: possibile che le mani del padre grondino sangue? Possibile che il fratello esca armato per non andare a caccia di animali ma di uomini? Possibile che il cuore della mamma sia fatto di pietra?
Rita Atria




Georg Groddeck (1866-1934) fu il primo che si valse dei metodi psicoanalitici nella cura delle malattie organiche



Medico famoso, uomo affascinante e paradossale, Georg Groddeck (1866-1934) fu il primo che si valse dei metodi psicoanalitici nella cura delle malattie organiche; fu anche il solo, fra i pionieri della psicoanalisi, a non voler mascherare quella componente di guaritore, di mago, che deve esserci in chi opera sulla psiche dell’uomo. Egli teneva a precisare di non aver nulla a che fare con la scienza psicoanalitica, sebbene Freud, suo estimatore e maestro, lo assicurasse del contrario.
Groddeck diffidava delle teorie troppo rigide, era insofferente di ogni gergo tecnico e mai avrebbe rinunciato alla sua fantasiosa ironia. È naturale perciò che la sua opera più nota, Il libro dell’Es, pubblicato per la prima volta a Vienna nel 1923, sia il meno accademico, il meno ortodosso fra i testi salienti della psicoanalisi, quello che sfugge a ogni classificazione, anche perché frutto di una rara felicità di scrittura. Trattato psicoanalitico sotto forma di romanzo epistolare, pedagogia radicale, piegata in un giuoco alterno di sfavillante malizia e di tenera intimità, contro tutti i possibili tabù, Il libro dell’Es è un carteggio fra il medico-psicoanalista Patrik Troll – alter ego di Groddeck – e una sua amica, la quale considera da principio con scetticismo le strabilianti teorie del suo corrispondente, ma ne viene a poco a poco conquistata. In un linguaggio diretto, di una spregiudicatezza «rabelaisiana» (la pruderie volle che le copie della prima edizione uscita in Inghilterra fossero sigillate), Groddeck espone la propria concezione dell’inconscio, da lui denominato «Es», termine che poi Freud adottò. Le sue dimostrazioni sono condotte su una massa di casi clinici, di storie, di aneddoti, di ricordi, tratti dal repertorio della sua ricchissima esperienza terapeutica. Il tono è sempre leggero, mobilissimo, pronto all’autoironia. Ma le teorie erano, e restano parzialmente a tutt’oggi, di un’audacia estrema.
Per Groddeck l’inconscio non è solo una parte della psiche personale, ma la potenza stessa che regge il mondo. Su questo fondamento le teorie freudiane sono portate alle ultime conseguenze e i loro limiti, attraverso l’immissione di un’incognita quasi inafferrabile, vengono paradossalmente sottolineati. La potenza dell’Es si manifesta come linguaggio, è essa stessa il linguaggio del mondo. Noi, in quanto parte del mondo, parliamo quel linguaggio, con il nostro corpo, con i nostri gesti, con il nostro modo di pensare, di operare, con le nostre malattie, con tutto quello che può capitarci, perché il caso non è che un altro nome dell’Es. Così il compito dell’analista, o meglio del medico che si serve dell’analisi come di un suo strumento essenziale, sarà di saper leggere in questa foresta di significati, di sollecitare, con la comprensione più profonda e con l’astuzia più sottile, l’Es del malato a collaborare alla sua guarigione. Ma per ottenere questo risultato, il medico dovrà, lui stesso, trasformarsi, acquisire nuove verità in un rapporto che non può non essere di reciproco scambio e arricchimento.
In questo modo Groddeck abbandona alcuni presupposti del buon senso occidentale: la cauta separazione tra organico e psichico, tra significante e insignificante. Dietro ai suoi ragionamenti s’intravvede una sfida esorbitante, che solo la sua carica straordinaria di intuito e di fede nelle infinite possibilità della vita pienamente giustifica.


venerdì 24 luglio 2015

Albert Bandura. Secondo lo psicologo Albert Bandura una parte molto importante dell’apprendimento è costituita dall’apprendimento osservativo, chiamato anche apprendimento sociale.

L’apprendimento osservativo.
Secondo lo psicologo Albert Bandura una parte molto importante dell’apprendimento è costituita dall’apprendimento osservativo, chiamato anche apprendimento sociale
Questo avviene attraverso l’osservazione del comportamento di un’altra persona, detta modello, sia in modo diretto che indiretto, per esempio attraverso la televisione. In un esperimento, considerato classico, alcuni bambini guardavano un filmato che mostrava un adulto che colpiva in modo violento una bambola gonfiabile. Successivamente venne data loro la possibilità di giocare con la stessa bambola e la maggior parte dei bambini, come previsto, presentò lo stesso tipo di comportamento, imitando in modo quasi identico lo stesso comportamento aggressivo visto nel filmato.

Tuttavia, anche se questo tipo di apprendimento non richiede alcun rinforzo non è automatico, ma viene influenzato dagli aspetti del comportamento osservato a cui presta attenzione e dalla capacità di ricordarli e interpretarli. Quindi, secondo Bandura l’apprendimento osservativo avviene in quattro tappe:

  • attenzione: come elemento discriminante per il comportamento nel percepire le caratteristiche del comportamento del modello;
  • ricordo: ricordare il comportamento;
  • emissione: ovvero la riproduzione dell’azione;
  • motivazione a emissioni successive: eseguire nuovamente il comportamento in futuro.


Bibliografia
Feldman, R. (2008). Psicologia Generale. McGrawHill.
Camaioni, L. Di Blasio, P. (2007). Psicologia dello sviluppo. Il Mulino.
Antonietti, A. Cantoia, M. (2010). Come si impara. Mondadori Università.



Silvia M. Romeo,
12 maggio 2012


http://www.apiccolipassi.eu/2012/05/12/lapprendimento-osservativo/




giovedì 23 luglio 2015

Cosa ha visto uno Sciamano in un ospedale psichiatrico.

Cosa ha visto uno Sciamano in un ospedale psichiatrico

Secondo gli sciamani la malattia mentale simboleggia la “nascita di un guaritore”, spiega Malidoma Patrice Somé. I disturbi mentali sono emergenze spirituali, crisi spirituali e devono essere presi in considerazione come tali per aiutare il guaritore a “nascere”.

Ciò che nella cultura Occidentale viene visto come malattia, il popolo Dagara lo considera una “buona notizia dall’altro mondo”. La persona che sta attraversando la crisi è stata scelta come mezzo per comunicare un messaggio alla comunità dal regno dello spirito.

“Disturbi mentali e  disturbi comportamentali di ogni tipo  sono tutti segni che due energie incompatibili si sono fuse nello stesso campo,” dice il Dott. Somé. Questi disturbi si verificano quando la persona non viene assistita nel rapportarsi con la presenza dell’energia del regno dello spirito.

Una delle cose che il Dott. Somé notò quando arrivò negli Stati Uniti nel 1980 per i suoi studi universitari fu il modo in cui l’Occidente tratta la malattia mentale.

Quando un suo collega fu ricoverato in un istituto mentale a causa di “depressione nervosa” il Dott. Somè decise di andare a fargli visita. Non sapeva però che questa visita sarebbe stata per lui una fonte di riflessione.

“Ero così scioccato. Quella fu la prima volta che mi sono ritrovato faccia a faccia con ciò che viene fatto qui alle persone che presentano gli stessi sintomi che ho visto nel mio villaggio”.
Ciò che colpì il Dott. Somè fu che  l’attenzione ai sintomi era basata sulla patologia, sull’idea che quella condizione era qualcosa che doveva essere fermata.
Questa visione era in completa opposizione con il modo in cui la sua cultura considera questa situazione.

Mentre si guardava intorno nel reparto osservando i pazienti, alcuni in camicie di forza, altri tenuti in celle perchè sotto  farmaci, altri urlando, fece questa considerazione: “Così è questo il modo in cui i guaritori che stanno tentando di nascere vengono trattati in questa cultura. Che peccato! Che peccato che una persona finalmente allineata con la potenza dall’altro mondo venga così sprecata”.

Noi occidentali non siamo educati ad affrontare e riconoscere l’esistenza di fenomeni psichici, di un mondo spirituale. In effetti le abilità psichiche sono quasi denigrate.
Quando le energie del mondo spirituale emergono in una psiche occidentale, l’individuo è completamente incapace di integrarle o anche soltanto di  riconoscere cosa sta accadendo. Il risultato è tremendo: senza  il giusto contesto e assistenza nei rapporti con un altro livello di realtà la persona è considerata folle.

Il dosaggio pesante di  farmaci anti-psicotici aggrava poi il problema e impedisce l’integrazione delle due energie  che potrebbe portare allo sviluppo dell’anima e alla crescita dell’individuo che ha ricevuto queste energie.

Nel reparto di salute mentale il Dott.Somè vide molti esseri in giro fra i pazienti, “entità” che sono invisibili alla maggior parte delle persone ma che gli sciamani e sensitivi sono in grado di vedere. “Sono loro la causa della crisi in queste persone”, ha detto. Gli sembrò che questi esseri stessero cercando di eliminare  i farmaci e i loro effetti dai corpi delle persone con cui stavano cercando di fondersi, aumentando così  il dolore dei pazienti.

“Gli esseri agivano quasi come una sorta di escavatore nel campo energetico delle persone
Le persone  a cui stavano facendo tutto ciò urlavano e basta” ha detto. 
Non poteva più stare in quell’ambiente e dovette andar via.

Nella tradizione Dagara la comunità aiuta la persona a conciliare le energie di entrambi i mondi. La persona così è in grado di essere un ponte tra i mondi e aiutare gli altri  con le informazioni e le guarigioni di cui hanno bisogno.
La crisi spirituale si conclude con la nascita di un nuovo  guaritore.

Gli esseri che stavano aumentando la sofferenza dei pazienti  in ospedale stavano in effetti cercando di fondersi con loro per trasmettere dei messaggi dall’altro mondo. Le persone con cui avevano scelto di unirsi non ricevevano assistenza per imparare a essere un ponte tra i mondi e tentativi di unione degli esseri erano falliti.
Il risultato è stato il mantenimento del disordine iniziale dell’energia e l’aborto della nascita di un guaritore.

La cultura occidentale ha sempre ignorato la nascita di un  guaritore”, afferma il dottor Somé. “Di conseguenza, ci sarà una tendenza dall’altro mondo a continuare a provare con quante più persone possibile, nel tentativo di attirare l’attenzione di qualcuno”. Gli spiriti sono attratti da persone i cui sensi non sono stati anestetizzati, “La sensibilità è praticamente letta come un invito a entrare”, osserva.
Coloro che sviluppano i cosiddetti disturbi mentali sono più sensibili ed ecco perchè le entità del mondo dello spirito li scelgono, nella cultura occidentale sono considerai semplicemente ipersensibili.
Le culture indigene non la vedono in questo modo e di conseguenza le persone effettivamente sensibili non si sentono troppo sensibili, sanno semplicemente che il loro compito è fare da ponte tra i due mondi.


Come trattano gli sciamani quella che in Occidente è chiamata Schizofrenia?
La  schizofrenia è caratterizzata da una speciale “ricettività a un flusso di immagini e informazioni che non possono essere controllate”, ha detto il dottor Somé. 
“Quando questa condizione si verifica in un momento che non viene scelto personalmente, e in particolare quando si tratta di immagini che fanno paura e non coerenti, la persona va in delirio”.
In questa situazione è necessario prima separare l’energia della persona dalle energie estranee, utilizzando la pratica sciamanica (nota come “sweep”) per cancellare la seconda  aura della persona. Con la pulizia del campo energetico la persona non viene investita da marea di informazioni e  non ha più ragione di essere spaventata e turbata, spiega il dottor Somé.

Dopodichè è possibile aiutare la persona ad allinearsi con l’energia dello spirito che sta cercando di venire dall’altro mondo passando attraverso la persona e far nascere il guaritore.  
E' il  blocco di questo passaggio in cui lo spirito sta cercando di emergere che crea problemi. “L’energia del guaritore è un’energia ad alta tensione”, osserva. 
Quando è bloccato, brucia  la persona. E ‘come un corto circuito. Questo è il motivo per cui può essere davvero spaventoso e capisco perché questa cultura preferisce confinare queste persone”.

Ancora una volta, l’approccio sciamanico è quello di lavorare sull’allineamento delle energie, non c’è blocco e la persona può diventare il guaritore che è  destinato ad essere.
Bisogna sottolineare però che non tutti gli esseri spirituali che entrano nel campo energetico di una persona sono lì per promuovere la nascita di un guaritore. Ci sono anche energie negative pure, presenze indesiderate nell’aura. In questi casi l’approccio sciamanico è quello di rimuoverli dall’aura, piuttosto che lavorare per allineare le energie discordanti.

Alex: Pazzo negli Stati Uniti, Guaritore in Africa.
Per testare la sua convinzione che la visione sciamanica della malattia mentale vale anche per il  mondo occidentale, così come nelle culture indigene, il Dottor Somè  portò con sè un malato mentale al suo ritorno in Africa, nel suo villaggio. “Sono stato spinto dalla mia curiosità di scoprire se c’è verità nell’idea che la malattia mentale sia collegata all’allineamento con un essere proveniente da un altro mondo” ha detto  il Dott. Somé.
Alex aveva  18 anni, aveva avuto un crollo psicotico all’età di 14.  
Aveva allucinazioni, tendenze suicide e aveva attraversato cicli di depressione pericolosamente gravi. Era in un ospedale psichiatrico, sotto farmaci,  ma non stava guarendo. “I genitori avevano fatto di tutto, senza successo” ha detto  il Dott. Somé. “Non sapevano cos’altro fare”.

Con il loro permesso, il Dott. Somè portò Alex con se in  Africa. 
“Dopo otto mesi lì, Alex era diventato abbastanza normale. E’ stato in grado di aiutare i guaritori nelle guarigioni; stava seduto con loro tutto il giorno e li aiutava, li assisteva in quello che stavano facendo con i loro pazienti . . . Ha trascorso circa quattro anni nel mio villaggio”.
Alex era rimasto per scelta, non perché aveva bisogno di essere guarito. 
Si sentiva “molto più sicuro in Africa che in America”.
Per allineare la sua energia con quella dell’essere spirituale Alex ha attraversato un rituale sciamanico leggermente diverso da quello utilizzato con le persone della cultura Dagara. 
“Il risultato è stato simile, anche se il rito non era letteralmente lo stesso “, spiega il Dott. Somé. 
Il fatto che allineare l’energia abbia funzionato  per guarire Alex ha dimostrato al Dott. Somè che la connessione tra mondo spirituale e malattia mentale  è davvero universale.
Dopo il rituale, Alex ha iniziato a condividere i messaggi che lo spirito  aveva per questo mondo.
L’intera esperienza lo ha portato  ad  andare al college per studiare psicologia. Ha deciso di tornare  negli Stati Uniti dopo quattro anni perché “ha scoperto che tutte le cose che doveva fare erano state fatte avrebbe quindi potuto andare avanti con la sua vita”.

L’ultima volta che il Dott. Somé ha sentito Alex, il ragazzo stava frequentando la  scuola di specializzazione in psicologia ad Harvard. Nessuno pensava che sarebbe mai stato in grado di completare gli studi universitari, tanto meno ottenere un grado avanzato.

Un approccio sacro rituale alla malattia mentale
Uno dei doni che uno sciamano può portare al mondo occidentale è quello di aiutare le persone a riscoprire i rituali. “L’abbandono dei rituali può essere devastante. Dal punto di vista spirituale, il rituale è inevitabile e necessario se si vuole vivere” ha scritto il Dott. Somè in Ritual: Power,  Healing and Community. “Dire che il rituale è necessario nel mondo industrializzato è un eufemismo.  Abbiamo visto con la mia gente che è probabilmente impossibile vivere una vita sana senza di esso”.
Il Dott. Somè ha capito che i rituali usati nel suo villaggio non potevano essere semplicemente trasferiti in Occidente, così durante i suoi anni di lavoro sciamanico ha progettato rituali che soddisfano le esigenze molto diverse di questa cultura.
Una di queste esigenze è ad esempio che le persone capiscano che il loro disagio proviene dal fatto che sono “chiamati da esseri provenienti da un altro mondo a collaborare  nel lavoro di guarigione”. Il rituale permette loro di uscire dal disagio e accettare questa chiamata.
Un’altra necessità  riguarda l’iniziazione. Nelle culture indigene di tutto il mondo, i giovani sono iniziati all’età adulta quando raggiungono una certa età. 
La mancanza di tale iniziazione in Occidente è parte della crisi che le persone vivono.

Un altro rito che va molto bene per le persone che chiedono il suo aiuto è fare un falò e metterci dentro elementi che simboleggiano le questioni che si stanno accendendo nella persona. “Potrebbe essere  rabbia e frustrazione nei confronti di un antenato che ha lasciato un’eredità di omicidio e riduzione in schiavitù o qualsiasi altra cosa, cose  con cui il discendente deve convivere “, spiega lo sciamano. “Se queste cose vengono viste come ciò che sta bloccando la persona , lo scopo di vita e anche il punto di vista della persona sulla vita come qualcosa che può migliorare, allora ha senso cominciare a pensare in termini di come trasformare quel blocco in una strada che porti a qualcosa di più creativo e appagante”.
Fonte: The Natural Medicine Guide to Schizophrenia, pages 178-189

Si può credere o meno in un mondo degli spiriti o nel fatto che siamo fatti di energie ma ciò che è davvero interessante di questo articolo è il punto di vista alternativo che offre. Siamo abituati a pensare al disturbo mentale come ad una malattia da guarire, qualcosa che non funziona più nella persona e deve essere aggiustata con trattamenti, farmaci, ricoveri.
Questo sciamano invece ci offre tanti spunti su cui riflettere soprattutto in una società come quella occidentale in cui si tende a dare molto credito a ciò che dice la scienza a discapito di una visione più spirituale ed energetica.
Lungi da me affermare che la scienza stia sbagliando o non sia utile, semplicemente ritengo che adottare un punto di vista completamente materialistico sia riduttivo in un campo vasto e per molti versi ancora sconosciuto come il benessere.
Dal mio punto di vista che si parli di  sciamani, guaritori, psicologi, medici bisogna tener presente sempre il fine ultimo di una professione di guarigione: aiutare la persona a ritrovare il benessere  e le gioia, componenti che sono la base su cui costruire la vita, non un optional.

Fonte: psyta.net




Sono convinta che il dott Somè dica qualcosa che fa orrore alla nostra cultura ma che ha elementi di verità . Per la medicina Ayurvedica ( esisteva un Dvd feltrinelli al riguardo) la malattia mentale è un'esplosione improvvisa del 6 chakra, e viene trattata con un massaggio energico di tutto il corpo del colpito avvolto in panni come una mummia: sarebbe a dire che di colpo e' andato dall'altra parte del ponte e va ristabilita la connessione con il primo corpo (chakra). Tutto ciò è rubricato nel magico onnipotente, "da noi", e persino chi ha attraversato il ponte si trova in posizione anomala rispetto ai colleghi. Così è accaduto a Gabriel Slonina Ubaldini, medico e psichiatra ora defunto che si e' inoltrato su questa strada e che ricordo con grande affetto e ammirazione.




http://www.pianetablunews.it/?p=17024



mercoledì 22 luglio 2015

Haeckel. Il termine ECOLOGIA venne per la prima volta introdotto in campo biologico da Ernst E. Haeckel, è una sorta di "economia della natura" avente per oggetto lo studio delle reciproche relazioni di tutti gli organismi viventi e il loro adattamento all'ambiente che li circonda, le loro trasformazioni e la loro lotta per la sopravvivenza.



Il termine ECOLOGIA venne per la prima volta introdotto in campo biologico da Ernst E. Haeckel, è una sorta di "economia della natura" avente per oggetto lo studio delle reciproche relazioni di tutti gli organismi viventi e il loro adattamento all'ambiente che li circonda, le loro trasformazioni e la loro lotta per la sopravvivenza.
La grande accelerazione che lo sviluppo tecnologico ha subito nei paesi industrializzati, ha portato alla ribalta il tema dell'ambiente e della sua difesa, fino a destare alcune preoccupazioni per la stessa sopravvivenza della specie umana sulla terra. La questione ecologica pone oggi, sotto forma di problema, ciò che nella seconda metà del XIX secolo si andava lentamente scoprendo, e cioè che la terra e le specie viventi che la popolano formano in qualche modo un sistema unitario le cui parti componenti hanno influssi le une sulle altre, secondo rapporti a volte armonici e capaci di adattamento, altre volte conflittuali e selettivi. Il vocabolo ecologia è oggi soprattutto legato a quel risveglio delle coscienze cui stiamo assistendo ai nostri tempi in riferimento al rapporto uomo-ambiente; una responsabilità che guarda anche alle generazioni future, ciacchè il futuro dell'uomo sulla terra si lega a un equilibrato rapporto tra le diversi componenti dell'ecosistema cui apparteniamo. Un'ampia riflessione che ha coinvolto temi scientifici, filosofici, economici e, non ultimo, anche il pensiero religioso e la teologia cristiana.




sabato 18 luglio 2015

Turismo balneare. Nell'immaginare i bagni di mare dell'epoca, non dobbiamo farlo pensando agli attuali stabilimenti balneari. Non era particolarmente ben vista l'esposizione ai raggi solari. Solitamente l'acqua di mare veniva convogliata in vasche chiuse in camerini in legno riservati o, come nel caso di Sestri Levante, in spiagge sabbiose, si provvide ad un uso diffusissimo nel Nord Europa: quello delle "bathing machine", delle cabine trainabili in mare che coniugavano riservatezza e sicurezza ai bagnanti.




Il turismo balneare si sviluppa nell'800 in modo differenziato in Liguria. Trainante è la localita' di Sanremo, ma anche Nervi fa la sua parte. Nel cuore del XIX secolo, diventa una specie di colonia inglese di turismo anche invernale. Qui il Marchese Gaetano Gropallo crea nei suoi giardini un fabbricato di quattro piani che viene denominato Pensione Inglese, in grado di dare ospitalita' a cinquanta viaggiatori. Nello stabile è anche presente un medico britannico, per l'assistenza sanitaria. Nell'inverno del 1874, la localita' viene visitata nientemeno che dall'imperatrice di Russia. Il passaparola fa divenire Nervi una quotatissima stazione climatica nota nell'Europa intera. Cio' che diede sprone decisivo al turismo balneare, fu l'approntamento di linee ferroviarie che da Torino raggiungevano Genova e poi Sestri Ponente e Cornigliano, localita' non apprezzate quanto Pegli, ma frequentate comunque da un ceto meno abbiente. Nell'immaginare i bagni di mare dell'epoca, non dobbiamo farlo pensando agli attuali stabilimenti balneari. Non era particolarmente ben vista l'esposizione ai raggi solari. Solitamente l'acqua di mare veniva convogliata in vasche chiuse in camerini in legno riservati o, come nel caso di Sestri Levante, in spiagge sabbiose, si provvide ad un uso diffusissimo nel Nord Europa: quello delle "bathing machine", delle cabine trainabili in mare che coniugavano riservatezza e sicurezza ai bagnanti.

Marianna Ucria. La storia di una bambina diventata sordo muta a causa di un trauma che viene data in sposa a dodici anni a un vecchio zio ricco e nobile della famiglia. Bambina poi moglie e madre intelligentissima comunicava con gli altri solo attraverso la scrittura di bigliettini. Pure Pier Paolo Pasolini con una storia diversa narrò di una sordomuta il famoso film con Totò La terra vista dalla Luna. Chissà perché ad entrambi gli premeva parlare di un tale argomento.




Bello il libro che sto leggendo La lunga vita di Marianna Ucria. 
La storia di una bambina diventata sordo muta a causa di un trauma che viene data in sposa a dodici anni a un vecchio zio ricco e nobile della famiglia. Bambina poi moglie e madre intelligentissima comunicava con gli altri solo attraverso la scrittura di bigliettini. Pure Pier Paolo Pasolini con una storia diversa narrò di una sordomuta il famoso film con Totò La terra vista dalla Luna.
Chissà perché ad entrambi gli premeva parlare di un tale argomento.

Fernanda Pivano, C’era una volta un beat. Mentre il mondo cominciava a cambiare la sua faccia, mentre i jeans cominciavano a minacciare le sartorie e l’ Alta Moda, mentre i sacchi a pelo cominciavano a minacciare gli alberghi di lusso, mentre le magliette cominciavano a minacciare i ristoranti con l’ obbligo di cravatta, e intanto i capelli crescevano per gli uomini e si accorciavano per le donne, i passaporti venivano bruciati sulle pubbliche piazze come i libri ai tempi di Savonarola, i bianchi parlavano col dialetto negro e i negri parlavano col dialetto ebreo, abbraccio di tutte le minoranze, lotta di classe scavalcata dall’ abbraccio, sogno di scavalcare tutte le lotte, sogno di vivere soltanto per l’ esistenza, sogno di liberarsi per sempre da Super Io e conformismi, da doveri senz’ anima, da alienazioni senza futuro, denaro nemico, potere nemico, guerra nemica.



“Mentre il mondo cominciava a cambiare la sua faccia, mentre i jeans cominciavano a minacciare le sartorie e l’ Alta Moda, mentre i sacchi a pelo cominciavano a minacciare gli alberghi di lusso, mentre le magliette cominciavano a minacciare i ristoranti con l’ obbligo di cravatta, e intanto i capelli crescevano per gli uomini e si accorciavano per le donne, i passaporti venivano bruciati sulle pubbliche piazze come i libri ai tempi di Savonarola, i bianchi parlavano col dialetto negro e i negri parlavano col dialetto ebreo, abbraccio di tutte le minoranze, lotta di classe scavalcata dall’abbraccio, sogno di scavalcare tutte le lotte, sogno di vivere soltanto per l’ esistenza, sogno di liberarsi per sempre da Super Io e conformismi, da doveri senz’anima, da alienazioni senza futuro, denaro nemico, potere nemico, guerra nemica.”
Fernanda Pivano, C’era una volta un beat




Fernanda Pivano, “C’era una volta un beat – 10 anni di ricerca alternativa”, Arcana editrice, Ottobre 1976

“Beat vuol dire beatitudine, non battuto.”
Jack Kerouac

Generazione Beat: fratellanza, liberazione, anticonformismo, comunità.
A raccontare questo periodo in Italia fu lo studio di Fernanda Pivano, che ci fece conoscere la cultura beat come se ci addentrassimo in un viaggio onirico e poetico.  In questo libro, “Nanda” come si faceva chiamare dai suoi amici più stretti, ripercorre le esperienze del decennio tra il 1956 e il 1967, dalla scoperta della letteratura beat, alla ricerca delle storie di poeti e scrittori quali Jack Kerouac, Gregory Corso, Allen Ginsberg, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti, all’esperienza del Living Theater di Judith Malina. Il libro non solo ci racconta dell’esperienza americana, ma anche di ciò che successe in Italia, la beat generation italiana, quella di Paolo Gerbino, Vittorio Di Russo, Poppi Ranchetti, Gianni Milano corredandola di immagini e documenti della raccolta fotografica di Ettore Sottsass e Giovanni De Martino.
http://www.federiconovaro.eu/cera-una-volta-un-beat-pietro-grandi/


Sommario:
- Fu allora che senti parlare di Howl
- ...incontrai Howl e On The Road
- ...cercai di far pubblicare On The Road
- ...incontrai Gregory Corso, Henri Cru e Henry Miller
- ...incontrai Ginsberg
- ...incontrai il Living Theatre
- ...incontrai S. Francisco
- ...incontrai Ted Wilentz
- ...incontrai la censura
- ...uscì l'Antologia
- ...rividi tutti
- ...uscì Juke Box all'Idrogeno
- ...Kerouac venne a Milano
- ...incontrai "Don't Count on Me" e il resto
- ...incontrai i capelloni italiani
- ...qualcosa cambiò
- ...Ginsberg venne in Italia
- ...nacque Pianeta Fresco




FERNANDA PIVANO
Traduttrice di tutti i grandi scrittori americani, amica personale di Hemingway.
Musa dei poeti e dei cantanti della beat generation. Il suo ultimo incontro con Patti Smith.
di GIUSEPPE TURANI | 15/11/2015

(Fernanda Pivano, Patti Smith, con Hemingway, con Kerouac, ancora con Hemingway, con Allen Ginsberg al mare, con Fabrizio De André, a Parigi con Peter Orlovsky, Allen Ginsberg e Gregory Corso)
 di Giuseppe Turani

Anche in tarda età si ostinava a cercare giovani poeti o scrittori di talento.
Spesso si sbagliava. Ma sarebbe sciocco fargliene una colpa: lei amava i poeti, gli scrittori e i musicisti, e aveva passato tutta la vita a fare scoperte. E continuava. Non è colpa sua se la scena italiana offriva poco, a parte il suo amatissimo De Andre’, da lei definito come il più grande poeta italiano del 900.

D’altra parte Fernanda Pivano (solo Nanda, per tutti) aveva fatto talmente tanto per la letteratura che le si poteva concedere l’illusione di scoprire grandi poeti anche dove non ce n’erano.

La sua è stata una delle vite più straordinarie che si possano immaginare. Basterebbero due sole citazioni per descriverla. Nel 1992 a Torino, durante una delle sue ultime letture in pubblico delle proprie poesie, Allen Ginsberg, pronunciò queste parole: “E’ a lei, e soltanto a lei, che noi scrittori americani dobbiamo tutta la nostra fortuna in Italia, e forse anche in Europa”. Dopo di che, un abbraccio e otto minuti di applausi scroscianti.

Sei anni dopo, all’inaugurazione della biblioteca che porta il suo nome e quello di suo padre, tocca a Gregory Corso, l’ultimo sopravvissuto della beat generation, rendere omaggio alla Pivano: “Lei è stata la prima che ci ha visto, ha capito quello che i nostri versi, le nostre poesie denunciavano e ci ha aiutati. Grazie Nanda”. Di nuovo abbraccio e applausi convinti.

Fernanda nasce a Genova nel 1917 in una famiglia di buona borghesia. Al liceo come compagno di scuola ha Primo Levi e come supplente di italiano Cesare Pavese, il grande intellettuale (che morirà poi suicida), in seguito motore della casa editrice Einaudi e grande esperto di letteratura americana.

E è proprio Pavese che segna il destino di quella sua giovane allieva (lei e Primo Levi non vennero ammessi all’esame di maturità perché giudicati “non idonei”). E lo fa nel modo più semplice: nel 1938 (in pieno fascismo) le  porta quattro libri in inglese e le dice di leggerli. Si tratta di Addio alle armi di Hemingway (che lei tradurrà clandestinamente), Foglie d’erba di Walt Whitman, di Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master e dell’autobiografia di Sherwood Anderson.

Nel frattempo la Pivano si è laureata prima in lettere e poi  in filosofia con Nicola Abbagnano, e si è anche diplomata in pianoforte al Conservatorio.

La sua carriera di grande traduttrice comincia nel 1943, quando pubblica per Einaudi (sotto la guida di Pavese) la versione italiana dell’Antologia di Spoon River. Cosa per cui viene arrestata dalle SS. In una retata alla Einaudi avevano trovato un contratto per tradurre Addio alle armi, intestato per sbaglio al fratello Franco, che era stato portato al comando delle SS. Fernanda si reca lì per chiarire l’equivoco. Due ufficiali tedeschi la interrogano per ore, poi rilasciano sia lei che il fratello. Addio alle armi verrà poi pubblicato solo nel 1949.

Nello stesso anno Fernanda, che è bellissima, sposa un uomo che ha poi amato tutta la vita (anche dopo la separazione): il designer e architetto Ettore Sottsass.

Ma un anno prima, nell’ottobre del 1948, conosce Hemingway e nasce un rapporto straordinario. Lui è a Cortina e la manda a chiamare: ha saputo che è stata arrestata dalle SS perché aveva un contratto per tradurre un suo libro. Quando se la trova davanti, infatti, le dice subito: “Tell me about the Nazi”.  Il rapporto diventa talmente stretto e personale che Hemingway vuole aprire la posta del mattino insieme a lei: Fernanda legge le lettere in italiano e lui quelle in inglese. Poi, rispondono. In un’altra occasione la chiama con urgenza a Venezia perché vuole farle leggere un manoscritto prima di consegnarlo all’editore. Lei legge e non le piace tanto. Lui se ne accorge e dice solo: dovrò lavorarci ancora un po’.

Finisce che Fernanda tradurrà in italiano tutti i libri di Hemingway, ma anche di Fitzgerald, William Faulkner e moltissimi altri. In realtà è difficile trovare un classico della letteratura americana che non sia stato tradotto da lei. Hemingway le vuole così bene che la invita anche nella famosa Finca di Cuba, un onore riservato a pochi.

Tutto questo senza aver mai messo piede in quell’America che aveva segnato tutta la sua vita attraverso le opere dei grandi romanzieri. Il suo primo viaggio negli Stati Uniti è del 1956, grazie a una borsa di studio (chiederà al dipartimento di stato di poter fare una deviazione a Cuba, proprio per andare a trovare Ernest).

E in America ha la seconda folgorazione della sua vita: gli scrittori e i poeti della beat generation, il movimento alternativo degli anni Cinquanta e Sessanta. Diventa amica di tutti, lei stessa racconterà divertita , di quella volta che uno di questi (Ginsberg o Corso) cerca di farsela e lei si difende con qualche difficoltà, porta tutti in Italia traducendo i loro libri, e facendoli conoscere. In pratica diventa la madrina di quei protagonisti molto bizzarri della scena americana.

Nel suo cuore, però, c’è anche la musica. E, prima di tutti De André. Lei stessa ricorda che la prima volta in cui il cantautore genovese va a trovarla a casa sua, lascia la chitarra fuori dalla porta: “Non vorrei disturbare”, si giustifica. Un’altra volta va al Forum di Assago a sentire un concerto di Bob Dylan. Gli amici le hanno procurato un posto in prima fila. Finito il concerto, tutti la riconoscono e parte un grande applauso

Fra i suoi grandi amici americani c’è anche la cantante Patti Smith, eroina della beat generation, del rock e del punk. Qualche anno dopo gli incontri americani, si riabbracciano a Genova, dove Patti è venuta per un concerto. Ecco come la stessa Fernanda ha raccontato l’episodio: “«…quando sono andata a trovare Patti Smith a Genova, portavo al collo il mio simbolo antinucleare di Bertrand Russell e, quando Patti Smith è comparsa sulla scala, mi sono accorta subito che lo portava anche lei sul risvolto della giacchettina nera diventata la sua uniforme”.

Fernanda ha ormai 86 anni, è malata, e i suoi amici scrittori sono tutti morti. Sa che Patti li ha vegliati uno per uno nelle loro ultime ore. E di questo conversano. Nel 2011 a Venezia si proietta un docufilm sulla Pivano. Patti Smith c’è e canterà sul red carpet della Mostra del cinema, in omaggio all’amica che non c’è più, che se n’è andata insieme ai suoi scrittori.

(Dal Quotidiano Nazionale" del 15 novembre 2015)
http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24121&tag=Personaggi




Firenze, 3 settembre 2012 – 
Con Jack Kerouac diamo inizio ad una nuova serie delle nostre Notizie: L'intervista.

All'intervista televisiva realizzata a Milano nel 1966 da Fernanda Pivano (intervista ardua quanto interessante e divertente) abbiamo voluto abbinare il ricordo di Kerouac e di quell'incontro da parte della Pivano stessa: rievocazione avvenuta, come si vedrà dal secondo video allegato, in epoche diverse e in due distinte occasioni.

Pubblichiamo inoltre un bell'articolo della studiosa dedicato allo scrittore americano di lì a poco  tragicamente scomparso: Kerouac, rappresentante di spicco della Beat Generation, autore del famoso On the Road, ma anche di tanti libri di versi, dalla Scrittura dell'eternità dorata al Libro degli schizzi, al Libro degli haiku. E dove poi, tra la prosa e la poesia, il confine esatto? Dove l'inizio e dove la fine della poesia, oltre i generi e oltre le definizioni, in un artista che si affida, munito della propria ispirazione, alla scrittura, alle parole?

Completano il post una lettura d'autore e una di Johnny Depp.

P.S. Con Kerouac, rispetto ai due post alcyonio-dannunziani cambiamo evidentemente musica, voltiamo pagina. Ma attenzione: un filo rosso c'è, ad assicurare continuità, a garantire un contesto comune non solo a queste Notizie di poesia ma alla poesia stessa. Quando la Pivano chiede allo scrittore delle sue preferenze in fatto di letteratura italiana, dopo avere giudicato ininfluenti sulla sua opera Dante, Leopardi e Petrarca, Kerouc dichiara che  tra i nostri poeti più di tutti gli piace D'Annunzio...

Marco Marchi

Jack Kerouac, l'Orfeo emerso

Forse l'errore è stato chiamarla beat generation: 
ai tempi che Kerouac mise in moto tutta questa baracca era soprattutto una go generation. Dove andassero non lo sapevano di certo, quei dolci insopportabili patetici insolenti hipsters dal volto d'angelo che zigzagavano per gli Stati Uniti come noi più tardi le nostre varie piazze del Duomo, in cerca di altri amici con cui andare, dove, chi lo sa, ma andare.

Per un po' di tempo un Kerouac asciutto, intenso e disperato cercò di difendersi dicendo che la beat generation non esisteva, era solo un gran chiasso che avevano fatto intorno a una sua frase, che in realtà beat non erano soltanto gli adolescenti del rock and roll ma anche i tossicomani sessantenni, che beat voleva dire essere degli hip del Ventesimo Secolo, vale a dire hip della vita e di visioni mistiche.

Ma già allora, nei primi giorni del 1958, mentre lo stavano leonizzando a New York e cercava di sfuggire allo stereotipo che lo avrebbe ucciso, Kerouac disse in un'intervista di essere enormemente triste, in una grande disperazione, perché vivere era un gran peso, un grande faticosissimo peso, e avrebbe voluto essere al sicuro, già morto: avrebbe voluto avere la certezza che noi in cielo come vuoti fantasmi ci siamo già, davvero. 

Fra tanti maestri di vita che gli indicavano strade opposte Kerouac si è ucciso cercando di difendere la strada che si era scelta da sé, quella dell'energia vitale, dell'energia creativa, dell'energia espressiva.

Dal 1957 al 1967, da Sulla Strada a Vanità di Duluoz, sembra impossibile che siano passati soltanto dieci anni: sembra impossibile che in dieci anni sia tanto cambiata la faccia del mondo.
Sembra anche impossibile che sia tanto cambiato Kerouac e impossibile che sia stato tanto consapevole della trasformazione.

Gli anni che passarono in attesa che Sulla strada venisse pubblicato furono senza dubbio i suoi più importanti, dal punto di vista della creatività. Sappiamo tutti che ha scritto Sulla strada in tre settimane e i Sotterranei in due giorni e tre notti (disse poi che alla fine dei Sotterranei era pallido come la carta, era dimagrito 8 chili e si era visto nello specchio con «un'aria strana»): e che certa critica negò che quelli fossero romanzi con la stessa sicumera con cui ora afferma che sono gli unici suoi romanzi validi.

Ma certamente la vedova troverà manoscritti che per anni Kerouac non ha mai avuto tempo di copiare. 

Tra questi manoscritti la vedova troverà forse il grande inedito di questo mezzo secolo americano, un libro più o meno poliziesco che Kerouac scrisse insieme a Burroughs. La prima volta ne ha parlato Ginsberg in un'intervista:«Burroughs e Kerouac (nel 1945, '45 o '46) hanno scritto un gran libro poliziesco insieme, a capitoli alterni.

Non so dove sia quel libro: Kerouac ha i suoi capitoli e quelli di Burroughs sono da qualche parte tra le sue carte...». E anche Kerouac ne ha parlato in un'intervista: «Ho scritto un libro, ora nascosto sotto le piastrelle del pavimento, insieme a Burroughs. Si chiama E gli Ippopotami bollirono nelle loro tank. Gli Ippopotami. Perché una sera Burroughs e io eravamo in un bar e abbiamo sentito un notiziario che diceva: "E così gli Egiziani hanno attaccato, bla bla bla... e nel frattempo c'era un grande incendio nello zoo di Londra e il fuoco corse tra i campi e gli ippopotami sono bolliti nelle loro tank! Buonanotte a tutti!". Ecco com'è Bill, se n'è accorto. Perché si accorge sempre di queste cose». Effettivamente Burroughs cominciò a scrivere, diciamo così professionalmente, nel 1949 (alludo a Junkie, che uscì soltanto nel 1953).

Prima aveva scritto soltanto (nel 1938) un racconto in collaborazione con Kells Elvins, in cui aveva inventato il personaggio del Dott. Benway che poi sarebbe diventato il protagonista di Pasto Nudo. Ma di nuovo, ricordare che fu Kerouac a inventare il titolo di Pasto Nudo e a suggerire il titolo di Urlo a Ginsberg sarebbe come tornar a parlare della vita comunitaria e alla comunanza di pensieri che legò i tre amici negli anni in cui convissero in quella ormai celebre casa vicino alla Columbia University; e tornar a parlare del grosso peso avuto da Kerouac – come scrittore – nella comunità.
Ginsberg non si è mai lasciato sfuggire occasione per parlare dell'influenza esercitata su di lui da Kerouac anche se Kerouac non ha mai parlato volentieri dell'influenza esercitata su di lui da Ginsberg. Sull'autobus che lo riportò a casa dopo il funerale a Lowell, Ginsberg scrisse:

«Jack il Mago nella sua tomba
a Lowell per la prima notte
quel Jack attraverso i cui occhi
vidi
smog splendore luce
oro sulle spire di Manhattan
non vedrà mai questi camini fumanti
mai più sulle statue di Maria
nel Cimitero».

Resterà questo probabilmente il più commosso ricordo di uno scrittore-poeta stritolato dalla sua società: resterà anche dopo che le nuove generazioni avranno dimenticato questa storia dei beat e tutto il resto e avranno dimenticato anche questa sua morte tragica.

Perché perfino adesso fra tanti giornali che hanno fatto il ritratto sarcastico e definitivo del suo personaggio o la stroncatura compiaciuta e conformista dei suoi libri, nessuno ha pensato al dilemma dei suoi ultimi vent'anni; soprattutto nessuno ha pensato ai lunghi minuti solitari, affondati nell'abisso non più dell'alcool ma della realtà, mentre il suo stesso sangue lo strangolava, togliendogli minuto per minuto quella vita che in tutti i suoi libri ha fatto da inafferabile protagonista in un'ambivalenza di felicità e di disperazione, di bellezza e di orrore, ma di cui Kerouac ha cantato soltanto gli slanci di apertura verso la vitalità e l'energia.

Una vita che aveva poco a che fare con quella che il mondo contemporaneo lo costringeva a vivere, fino a ricacciarlo come un animale ferito nell'agguato dell'alcool; nell'agguato di qualcosa che lo illudesse di potersi sottrarre al suo destino.

Fernanda Pivano (da Beat Hippie Yippie, Arcana 1972)

http://blog.quotidiano.net/marchi/2012/09/03/lintervista-jack-kerouac-boom-boom-boom-intervistato-da-fernanda-pivano-boom-boom-boom/



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