CONVERSAZIONI DI FILOSOFIA
Hans-Georg Gadamer.
- Il testo deve parlare attraverso l’interpretazione -
“Il testo deve parlare attraverso l’interpretazione. Ma nessun testo e nessun libro parlano se non parlano una lingua che raggiunga l’interlocutore. Sicché l’interpretazione, se vuol davvero far parlare il testo, deve trovare il linguaggio giusto. Perciò non può esservi una interpretazione giusta «in sé», proprio perché in ogni interpretazione è in gioco il testo stesso. La vita storica della tradizione consiste proprio in questo bisogno che essa ha di sempre nuove appropriazioni e interpretazioni. Una interpretazione giusta in sé sarebbe un ideale vuoto che misconoscerebbe l’essenza stessa della tradizione. Ogni interpretazione deve adattarsi alla situazione ermeneutica alla quale appartiene.
Questo legame con la situazione non significa affatto che la pretesa di giustezza che ogni interpretazione non può non avanzare si dissolva totalmente nell’accidentalità del soggettivo e dell’occasionale. Non si tratta affatto di ricadere nella situazione superata definitivamente dal romanticismo, che ha liberato la problematica ermeneutica da tutti i motivi di occasionalità. L’interpretazione, anche per noi, non è un fatto pedagogico, ma l’attuarsi della comprensione stessa, che si compie pienamente nel suo esplicito articolarsi in parole, e ciò non solo per gli altri ai quali eventualmente l’interprete (ad esempio il predicatore) si rivolge, ma l’interprete stesso. In virtù della linguisticità di ogni interpretazione, ogni interpretazione comporta costitutivamente la possibilità di essere comunicata ad altri. Non può esservi un parlare che non metta in rapporto il parlante con un interlocutore. Ciò vale anche per il processo ermeneutico. Ma questo rapporto non determina l’atto interpretativo della comprensione come un consapevole adattarsi ad una esigenza pedagogica; esso non è nient’altro che il ‹concentrarsi del senso stesso›. Occorre qui ricordare ciò che si è detto a proposito a proposito dell’‹applicatio›, che era stata esclusa dall’ermeneutica e la cui validità ci è sembrato andasse recuperata. Abbiamo visto che comprendere un testo significa sempre applicarlo a noi stessi, e sappiamo che un testo, anche se non può essere compreso in modo diverso, è tuttavia sempre lo stesso testo, che ci si presenta di volta in volta in modo diverso.”
HANS-GEORG GADAMER (1900 – 2002), “Verità e metodo” (1960), Bompiani, Milano 1983, a cura, introduzione e trad. di Gianni Vattimo, Parte terza ‘Dall’ermeneutica all’ontologia. Il filo conduttore del linguaggio’, 1. ʻIl linguaggio come mezzo dell’esperienza ermeneutica’, b) ‘La linguisticità come determinazione dell’atto ermeneutico’, pp. 456 – 457.
“ Der Text soll durch die Auslegung zum Sprechen kommen. Kein Text und kein Buch spricht aber, wenn es nicht die Sprache spricht, die den anderen erreicht. So muß die Auslegung die rechte Sprache finden, wenn sie wirklich den Text zur Sprache bringen will. Es kann daher keine richtige Auslegung
Nessun commento:
Posta un commento