Benedetto sia ’l giorno, e ’l mese, e l’anno,
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;
e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i’ fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
Francesco Petrarca – Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) (XIV secolo)
“Benedetto sia ‘l giorno” di Francesco Petrarca
In questo sonetto Petrarca racconta il luogo e il modo in cui vide per la prima volta Laura.
Non è una dichiarazione d’amore: il poeta esprime infatti il suo dissidio interiore.
Racconta il momento in cui fu colpito dalle frecce dell’Amore.
Benedice tutti i sentimenti che lo legano alla donna
concludendo che Laura è l’unica donna che può averne parte.
http://lartediguardarelarte.altervista.org/benedetto-sia-l-giorno-e-l-mese-e-lanno-di-francesco-petrarca1282-2/
Sono posseduto da una passione che finora non ho potuto né voluto frenare... Non riesco a saziarmi di libri. Può darsi che io ne abbia già più del necessario; ma succede con i libri quel che succede con le altre cose: il riuscire a ottenere quel che si cerca stimola ulteriormente l'avidità. E in verità c'è un fascino tutto singolare nei libri: l'oro, l'argento, le pietre preziose, le vesti purpuree, i palazzi di marmo, i campi ben coltivati, i dipinti, un destriero con splendidi finimenti, tutti gli altri beni di tal genere offrono solo un piacere muto e superficiale; i libri ci danno un godimento intimo, parlano con noi e ci danno consigli e si congiungono a noi con una familiarità per così dire viva e loquace... E allora tu, se ti sono caro, affida questo incarico ad alcuni uomini fidati e di buona educazione letteraria: che esplorino la Toscana, che esaminino le librerie dei religiosi e degli altri uomini di studio, per vedere se ne emerge qualcosa che sia adatto ad alleviare, o piuttosto a stimolare ulteriormente, la mia passione. E sebbene tu sappia bene dove cadono le mie preferenze, senza possibilità che ti sbagli, includo una lista di ciò che desidero maggiormente. E per stimolare il tuo interessamento, sappi che ho spedito richieste uguali a questa ad altri amici in Inghilterra, Francia e Spagna...
Lettera di Francesco Petrarca a Giovanni dell'Incisa
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me.
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;
e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i’ fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
Francesco Petrarca – Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) (XIV secolo)
“Benedetto sia ‘l giorno” di Francesco Petrarca
In questo sonetto Petrarca racconta il luogo e il modo in cui vide per la prima volta Laura.
Non è una dichiarazione d’amore: il poeta esprime infatti il suo dissidio interiore.
Racconta il momento in cui fu colpito dalle frecce dell’Amore.
Benedice tutti i sentimenti che lo legano alla donna
concludendo che Laura è l’unica donna che può averne parte.
http://lartediguardarelarte.altervista.org/benedetto-sia-l-giorno-e-l-mese-e-lanno-di-francesco-petrarca1282-2/
Sono posseduto da una passione che finora non ho potuto né voluto frenare... Non riesco a saziarmi di libri. Può darsi che io ne abbia già più del necessario; ma succede con i libri quel che succede con le altre cose: il riuscire a ottenere quel che si cerca stimola ulteriormente l'avidità. E in verità c'è un fascino tutto singolare nei libri: l'oro, l'argento, le pietre preziose, le vesti purpuree, i palazzi di marmo, i campi ben coltivati, i dipinti, un destriero con splendidi finimenti, tutti gli altri beni di tal genere offrono solo un piacere muto e superficiale; i libri ci danno un godimento intimo, parlano con noi e ci danno consigli e si congiungono a noi con una familiarità per così dire viva e loquace... E allora tu, se ti sono caro, affida questo incarico ad alcuni uomini fidati e di buona educazione letteraria: che esplorino la Toscana, che esaminino le librerie dei religiosi e degli altri uomini di studio, per vedere se ne emerge qualcosa che sia adatto ad alleviare, o piuttosto a stimolare ulteriormente, la mia passione. E sebbene tu sappia bene dove cadono le mie preferenze, senza possibilità che ti sbagli, includo una lista di ciò che desidero maggiormente. E per stimolare il tuo interessamento, sappi che ho spedito richieste uguali a questa ad altri amici in Inghilterra, Francia e Spagna...
Lettera di Francesco Petrarca a Giovanni dell'Incisa
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me.
Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel
cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi
ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via.
Francesco Petrarca
Ora questi, ora quelli io interrogo, ed essi mi rispondono, e per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte, chi narra le sue e le altrui chiare imprese, richiamandomi alla mente le antiche età. E v'è chi con festose parole allontana da me la tristezza e scherzando riconduce il riso sulle mie labbra; altri m'insegnano a sopportar tutto, a non desiderar nulla, a conoscer me stesso, maestri di pace, di guerra, d'agricoltura, d'eloquenza, di navigazione; essi mi sollevano quando sono abbattuto dalla sventura, mi frenano quando insuperbisco nella felicità, e mi ricordano che tutto ha un fine, che i giorni corron veloci e che la vita fugge. E di tanti doni, piccolo è il premio che mi chiedono: di aver libero accesso alla mia casa e di viver con me, dacché la nemica fortuna ha lasciato loro nel mondo rari rifugi e pochi e pavidi amici.
Francesco Petrarca
Roma, Atene, sono per me, nella mia mente, la mia patria. Qui tutti gli amici che ho o che ho avuto, e non solo quelli con cui ho vissuto e con cui ho avuto familiarità, ma anche quelli che sono morti molti secoli prima di me e ho conosciuto solo grazie alla lettura, dei quali ammiro o le imprese e l’animo o i costumi e la vita o la lingua e l’ingegno. Io spesso, li riunisco insieme da tutti i luoghi e da tutti i tempi, per concentrarli in questa piccola valle e sto più volentieri con loro che con questi che pensano di essere vivi, solo perché, espirando qualcosa di puzzolento nell’aria gelata, vedono la traccia del loro alito.
Così libero e sicuro vado vagando e sono solo con tali compagni:
sono dove voglio essere, ogni volta che mi è possibile, e sono con me stesso.
Francesco Petrarca ne Le familiari
Roma, Atene, sono per me, nella mia mente, la mia patria. Qui tutti gli amici che ho o che ho avuto, e non solo quelli con cui ho vissuto e con cui ho avuto familiarità, ma anche quelli che sono morti molti secoli prima di me e ho conosciuto solo grazie alla lettura, dei quali ammiro o le imprese e l’animo o i costumi e la vita o la lingua e l’ingegno. Io spesso, li riunisco insieme da tutti i luoghi e da tutti i tempi, per concentrarli in questa piccola valle e sto più volentieri con loro che con questi che pensano di essere vivi, solo perché, espirando qualcosa di puzzolento nell’aria gelata, vedono la traccia del loro alito.
Così libero e sicuro vado vagando e sono solo con tali compagni:
sono dove voglio essere, ogni volta che mi è possibile, e sono con me stesso.
Francesco Petrarca ne Le familiari
Quello che amavo oramai più non amo; mentisco:
amo ancora, ma con più temperanza; ecco, ho mentito di nuovo:
amo ancora, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente, questo è il vero.
È proprio così, amo, ma quello che vorrei non amare, quello che vorrei odiare;
amo tuttavia, ma nolente, a forza, con mestizia e con pianto.
Francesco Petrarca
Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo:
lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia"
Francesco Petrarca da Ascesa al Monte Ventoso
Francesco Petrarca. Lettere familiari
Vana è la gloria di chi cerca la fama solo nel luccicare delle parole.
Francesco Petrarca
Cinque grandi nemici della pace abitano in noi:
l’avarizia, l’ambizione, l’invidia, la rabbia e l’orgoglio.
Se questi nemici dovessero d’incanto sparire,
tutti godremmo infallibilmente di una pace senza fine.
Francesco Petrarca
ma le vere meraviglie come i veri problemi rimangono dentro di noi.
Francesco Petrarca
Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)
Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; e ardo, e sono un ghiaccio;
et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra;
e nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio.
Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.
Francesco Petrarca
L'incoronazione di Petrarca a poeta.
Figura importantissima per la letteratura italiana, Petrarca era anche molto famoso all'estero.
Per la sua incoronazione a poeta si proposero l'università di Parigi e quella di Roma.
Dopo un momento d'indecisione, Petrarca scelse la seconda e l'8 aprile 1341 venne incoronato poeta in Campidoglio.
Era un individuo estremamente tormentato, preda di un conflitto interiore tra un'anima devota e conforme ai valori dell'epoca, e uno spirito piú libero, sbarazzino e avventuriero. Il risultato é stato un tragico e sofferto immobilismo, che tuttavia lo ha portato a produrre versi immortali.
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