«Sì, è magnifico vivere di solo spirito, e giorno dopo giorno testimoniare alla gente, per l'eternità, soltanto ciò che è spirituale. Ma a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa. E allora non vorrei più fluttuare così, in eterno: vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra, a ogni passo, a ogni colpo di vento. Vorrei poter dire: "ora", "ora", e "ora". E non più "da sempre", "in eterno". Per esempio... non so... sedersi al tavolo da gioco, ed essere salutato... Anche solo con un cenno... Ogni volta che noi abbiamo fatto qualcosa, era solo per finta. Ci siamo lussati l'anca facendo la lotta, di notte, con uno di quelli: sempre per finta. E ancora per finta abbiamo preso un pesce, per finta ci siamo seduti a un tavolo, abbiamo bevuto, mangiato. Per finta ci siamo fatti arrostire l'agnello e abbiamo chiesto il vino: per finta. Sotto le tende, nel deserto: solo per finta. Non che io voglia generare subito un bambino, o piantare un albero. Ma in fondo sarebbe già qualcosa ritornare a casa dopo un lungo giorno, dar da mangiare al gatto come Philip Marlowe, avere la febbre, le dita nere per aver letto il giornale; non entusiasmarsi solo per lo spirito, ma finalmente anche per un pranzo, per la linea di una nuca, per un orecchio; mentire, e spudoratamente; e camminando sentire che le ossa camminano con te; supporre, magari, invece di sapere sempre tutto... "Ah!", "oh!", "ahi!": poterlo dire, finalmente, invece di "sì" e "amen"» (da "Il cielo sopra berlino" di Wim Wenders).
I miei eroi non sono più guerrieri e re, ma i fatti di pace. Uno vale l'altro. Le cipolle, messe a essiccare, buone come il tronco d'albero che porta attraverso la palude. Ma ancora nessuno è riuscito a cantare un epos di pace. Cosa c'è nella pace che alla lunga non entusiasma e che non si presta al racconto? Devo darmi per vinto, ora? Se mi dò per vinto, allora l'umanità perderà il suo cantore: e quando l'umanità avrà perso il suo cantore, avrà perso anche l'infanzia.
Homer (Curt Bois), Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, 1987
"SONG OF CHILDHOOD" DI PETER HANDKE
"Elogio dell’infanzia" di Peter Handke - Song of childhood -
Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.
Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?
Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.
Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.
Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.
http://issuu.com/stegue88/docs/tesi220710?mode=window&backgroundColor=%23222222
http://semialvento.forumfree.it/?t=19404172
Song of Childhood è la bellissima poesia di Peter Handke che è anche voce narrante nel capolavoro di Win Wenders Wings of Desire-Il cielo sopra Berlino.
http://www.homeyoga.it/index.php?option=com_content&view=article&id=91:quando-il-bambino-era-bambino&catid=34:filosofia&Itemid=58
Da youtube, Il cielo sopra Berlino:
Post Scriptum :
Questa poesia mi piace immensamente,
visto che ho come una deformazione ottica, che mi fa vedere attraverso le
persone il loro bambino interiore. Per esempio, nella foto di zia Giulia il
giorno del suo 100mo compleanno (2 anni fa), non vedete anche voi la bambina che
ancora è in lei?
http://www.sandracollauto.org/spip.php?article162
Song of Childhood
By Peter
Handke
When the child was a child
It
walked with its arms swinging,
wanted the brook to be a river,
the river
to be a torrent,
and this puddle to be the sea.
When the child was a child,
it
didn’t know that it was a child,
everything was soulful,
and all souls
were one.
When the child was a child,
it
had no opinion about anything,
had no habits,
it often sat cross-legged,
took off running,
had a cowlick in its hair,
and made no faces when
photographed.
When the child was a child,
It
was the time for these questions:
Why am I me, and why not you?
Why am I
here, and why not there?
When did time begin, and where does space end?
Is life under the sun not just a dream?
Is what I see and hear and smell
not just an illusion of a world before the world?
Given the facts of
evil and people.
does evil really exist?
How can it be that I, who I am,
didn’t exist before I came to be,
and that, someday, I, who I am,
will no longer be who I am?
When the child was a child,
It
choked on spinach, on peas, on rice pudding,
and on steamed cauliflower,
and eats all of those now, and not just because it has to.
When the child was a child,
it
awoke once in a strange bed,
and now does so again and again.
Many
people, then, seemed beautiful,
and now only a few do, by sheer luck.
It had visualized a clear image of
Paradise,
and now can at most guess,
could not conceive of nothingness,
and shudders today at the thought.
When the child was a child,
It
played with enthusiasm,
and, now, has just as much excitement as then,
but only when it concerns its work.
When the child was a child,
It
was enough for it to eat an apple, … bread,
And so it is even now.
When the child was a child,
Berries filled its hand as only berries do,
and do even now,
Fresh
walnuts made its tongue raw,
and do even now,
it had, on every
mountaintop,
the longing for a higher mountain yet,
and in every city,
the longing for an even greater city,
and that is still so,
It
reached for cherries in topmost branches of trees
with an elation it still
has today,
has a shyness in front of strangers,
and has that even now.
It awaited the first snow,
And waits that way even now.
When the child was a child,
It
threw a stick like a lance against a tree,
And it quivers there still today.
http://youtu.be/GXMA2Ohbqww
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