domenica 18 marzo 2018

Libero arbitrio. Che tutti gli uomini nascono liberi è un sacrosanto principio giusnaturalistico recepito nelle Costituzioni figlie dell'Illuminismo. Ma se dal piano dei diritti si passa a quello dell'analisi della psiche dei singoli individui il "libero arbitrio" funziona solo in ambito religioso, ed è cioè un articolo di fede. Nasciamo "gettati nell'esistenza" in una situazione che non scegliamo e con la quale dobbiamo fare i conti essendo da essa, al di là delle nostre eroiche illusioni, profondamente determinati per tutto il corso della nostra vita.


Destino e/o libero arbitrio..

"Proprio come siamo inclini ad ammettere che il mondo sia come noi lo vediamo, così si suppone anche ingenuamente che gli uomini siano come noi ce li immaginiamo. ... Chiunque si crea in tal modo una serie di rapporti più o meno immaginari fondati essenzialmente su queste proiezioni...

L'uomo che lascia straripare la sua libido fissata all'ambiente dell'infanzia e non la libera per incanalarla verso mete più alte, cadrà in potere di una coazione inconscia. Ovunque egli sia, l'inconscio tornerà sempre a creargli l'ambiente infantile a causa della proiezione dei suoi complessi, ristabilendo così,di continuo e contro i suoi interessi vitali,la stessa dipendenza e la stessa carenza di libertà che in passato caratterizzavano il suo rapporto con i genitori
Il suo destino non è più nelle sue mani."
C.G.Jung 
da "La libido,simboli e trasformazioni"


“Non facciamo quello che vogliamo, ma tuttavia siamo responsabili di quel che siamo"
Jean Paul Sartre

Alessandra Govoni
Si potrebbe riassumere il discorso con questa frase di Sartre...
Siamo dotati di intelletto e raziocinio, teoricamente vige il libero arbitrio...
In verità siamo anche dotati di un corredo genetico complesso e siamo influenzabili dal nostro ambiente.. Imitiamo quello che ci circonda, possiamo anche contrapporci, elaborare e distinguerci.. 
Sta di fatto che nella maggioranza delle persone non vedo la consapevolezza e l‘analisi a 360 gradi delle proprie azioni..Molti sono marionette che si adattano ai vissuti parentali e all‘ambiente esterno, con l‘aggravante dell‘egoismo ben sviluppato...
Figli del proprio tempo che se l‘aggiustano a proprio piacimento..

Paolo Gentili 
A parte il fatto che il destino (cos'è?) non è mai nelle nostre mani, a meno non decidiamo di suicidarci (e allora lo è solo nel momento fatale) rimanere con un inconscio infantile può essere meraviglioso, quando se ne è consapevoli, e le terapie se non c'inguaiano (ma io non ne ho mai fatte, parlo scherzosamente, epperò col massimo rispetto per chi è sotto cura) non modificano nulla, credo, al massimo ci rendono un po' più consapevoli di noi stessi. 
Almeno questo è il parere di un "puer aeternus"...😊


Mauro Errico 
Per Jung il destino è prodotto dall'inconscio
E quindi attraverso la consapevolezza l'uomo ha la possibilità di autodeterminare la sua vita.
Il destino è il nome che si dà alla vita che l'inconscio decide per chi ne è inconsapevole.
Maggiore è la consapevolezza maggiore l'auto determinazione e di conseguenza la libertà. 
Concetti comunque da intendersi sempre relativamente e non in senso assoluto. 
L'inconscio comunque esiste.

Renato Solinas 
Il destino non esiste! E' una forma strutturata di superstizione
Credere nel destino può fare comodo a chi non è capace di assumersi la responsabilità dei propri comportamenti e delle proprie scelte. 
In realtà noi scegliamo sempre
i nostri successi li chiamiamo "fortuna", 
i nostri insuccessi "scalogna", "sfiga" ecc.
Credere che ci sia un "destino" che governa la vita delle persone è come credere al gatto nero che ci attraversa la strada, inutile e sciocca superstizione. Dovremmo tutti assumerci la responsabilità delle nostre azioni e di quello che producono, troppo comodo attribuirne la colpa al destino.🍀🍀


Renato Solinas 
L'uomo è libero [...]. Il fatto che l'uomo può essere prigioniero di condizionamenti che ne determinano le scelte è solo incidentale. Il concetto di "libero arbitrio" la dice lunga sulla nostra possibilità di scelta. Tutti nasciamo liberi, poi il processo di socializzazione a cui siamo sottoposti nell'età evolutiva e le dinamiche familiari ci creano dei vincoli che condizionano le nostre scelte. Il primo passo da compiere per tornare ad essere liberi è quello di assumerci le responsabilità delle nostre azioni e superare l'illusione del fatalismo.

Paolo Gentili 
Non sono d'accordo Renato. 
Che tutti gli uomini nascono liberi è un sacrosanto principio giusnaturalistico recepito nelle Costituzioni figlie dell'Illuminismo. Ma se dal piano dei diritti si passa a quello dell'analisi della psiche dei singoli individui il "libero arbitrio" funziona solo in ambito religioso, ed è cioè un articolo di fede. Nasciamo "gettati nell'esistenza" in una situazione che non scegliamo e con la quale dobbiamo fare i conti essendo da essa, al di là delle nostre eroiche illusioni, profondamente determinati per tutto il corso della nostra vita. L'unico relativo spazio di libertà è quello (potentissimo) della nostra immaginazione, da cui derivano l'arte e la conoscenza (anche quella scientifica e tecnica) nostri unici strumenti di "libertà" .


Paolo Gentili 
Se ti cade una tegola in testa è determinato dall'inconscio?  🤔😆

Mauro Errico 
Paolo Gentili ho detto prima che il discorso non va inteso in senso assoluto. 
La tegola no. È un incidente. Ma chi hai sposato si. E alcuni lo considerano destino.



Paolo Gentili
Sartre dice che l'uomo è "condannato ad essere libero" nel senso che gettato nell'esistenza deve per forza fare delle scelte, anche quella costante di restare in vita o suicidarsi. S. quindi mette in evidenza l'assurdo dell'esistenza. Personalmente a lui preferisco Camus: ma il discorso è troppo lungo. Buonanotte! 😊



Paolo Porcina 
Chissà cosa ne penserà Gustav di queste nostre riflessioni/interpretazioni!!


Rosanna Pizzo 
Ritengo che questo tema sia molto più diffuso di quanto non si creda, e che molta gente rimanga prigioniera degli apprendimenti che l'hanno condizionata nell'infanzia, con esiti diversi che vanno secondo un continuum dal disagio, dai disturbi dell' affettività che si manifesta in tanti modi fino alla omicidio-suicidio. Altrimenti, non risulterebbe comprensibile quanto ci riferiscono i mass media sul mondo che abitiamo e che ci circonda, un esempio é costituito, a mio avviso, dalle tragedie familiari, (l'ultima devastante, quella del carabiniere che ha ucciso le figlie e, ha tentato di uccidere la moglie per poi suicidarsi) dagli stessi femminicidi, ormai all'ordine del giorno che rinviano, spesso, ad appartenenze familiari pregresse , quindi attinenti le famiglie d'origine,dalle quali di fatto non si é mai usciti, in cui serpeggiano patologie coperte , che poi vengono messe in scena con atti eclatanti e distruttivi, le cui cause sono difficili da identificare, ovviamente... 
Proprio come dice Jung "L'uomo che lascia straripare la sua libido fissata all'ambiente dell'infanzia e non la libera per incanalarla verso mete più alte,cadrà in potere di una coazione inconscia.. Ovunque egli sia, l'inconscio tornerà sempre a creargli l'ambiente infantile a causa della proiezione dei suoi complessi, ristabilendo così,di continuo e contro i suoi interessi vitali,la stessa dipendenza e la stessa carenza di libertà che in passato caratterizzavano il suo rapporto con i genitori. Il suo destino non è più nelle sue mani."



Lucia Porcelli
Credo che ci si debba educare sin da piccoli al pensiero corretto, una volta si diceva che ogni sera ognuno di noi dovrebbe farsi un piccolo esame di coscienza sul vissuto della giornata e sembra oggi un richiamo infantile e invece penso che se siamo vittime del pensiero proiettivo è proprio perchè abbiamo un'anima rozza, immatura, incapace di porsi domande anche crudeli con se stessi. E' un esercizio continuo e una vocazione quella che ci porta alla libertà o al libero arbitrio sempre nei limiti dell'umano, la società ci ha insegnato invece a correre, ad anticipare, ad essere supponenti, a vincere, a tirare rapidamente le somme. La pulsione ha la meglio sul pensiero e la pulsione, lo scatto porta all'errore privo del pentimento che richiederebbe appunto un pensiero evoluto. Anche l'elaborazione del passato e la capacità di accogliere l'errore dei nostri genitori come elemento di analisi e di comprensione nonchè di strumento per una partenza individuale diversa nasce da una capacità perduta di quella lentezza profonda e piena di senso che gli orientali chiamano meditazione. L'Occidente è vittima di una irrecuperabile schizofrenia dovuta ad una strutturale ormai frattura cartesiana tra mente e corpo che nessuna psicoanalisi potrà guarire.


«Ciò che manca al nostro mondo è la connessione psichica, che nessun collegio di esperti, nessuna comunità di interessi, nessun partito, nessuno Stato potrà mai surrogare.» 
Jung


Chi percepisce contemporaneamente la propria ombra e la propria luce, vede se stesso da due lati e, in tal modo, raggiunge il centro » 
Jung Simbolo e Conoscenza pag 196


Ariella Williams 
Educare al pensiero corretto è un'utopia perché presume dei valori e delle modalità oggettive. Ciascuno è un prodotto unico, fatto di componenti altrettanto uniche, ciascuna l'effetto di un complesso di accidenti ed incidenti irriproducibili e unici anche loro. Il concetto di corretto dev'essere inteso solo relativamente e anche questo sarà comunque limitato all'ottica del momento e della persona/gruppo. Purtroppo troppi si sono accaparrati il ruolo di arbitres del corretto più per sete di potere che per motivi altruisti e disinteressati, e di questi sia la storia che la quotidianità ne sono piene.


Lucia Porcelli 
anche il nichilismo ha il suo potere e personalmente condivido con Galimberti quanto scrive a proposito dell'Ospite Inquietante


Ariella Williams 
 Lucia Porcelli sono d'accordo che bisogna allargarsi al concetto in senso lato, ma quando si parla di comportamenti, atteggiamenti, senso di sé nel contesto che ci ospita, ecc., si parla sempre di costrutti artificiosi, seppure vissuti in buona fede, e quindi con un'infinità di varianti. Viviamo in una società, quella occidentale intendo, che è costruita sempre più sulla base del bisogno e dei modi per soddisfarlo, e questo porta progressivamente all'intorpidimento e all'atrofia di altre pulsioni più indipendenti e quindi implicitamente più critiche dello status quo e meno legate simbioticamente al paradigma do ut des, che ci lega sempre più a chi dà in cambio del nostro essere.

Lucia Porcelli 
bisogna allenarsi contro quell'intorpidimento e non darla vinta a questa società del do ut des .


Ariella Williams 
Per allenarsi ci vuole un coach che non sia nelle tasche di sponsors senza scrupoli. Basta vedere come hanno approfittato le varie chiese quando sono state messe in quel ruolo

Lucia Porcelli 
ma lascia perdere le chiese pensa piuttosto al male che hanno fatto i cattivi maestri del relativismo manipolatorio


Ariella Williams 
Come si fa a lasciar perdere le chiese quando il peggior relativismo manipolatorio è sempre venuto da loro, al servizio del potente di turno? E continua ancora adesso, dietro la facciata del politically correct. Professionalmente parlando, i problemi presentati dai miei clienti/pazienti erano sempre inequivocabilmente causati da un'immagine di sé storpiata dalle ottiche altrui e da imperativi introiettati fin da piccoli perché le figure di riferimento li avevano educati così. Siamo tutti in un ingranaggio che mira a nascondere la vera essenza individuale a beneficio del nostro ruolo di consumatori



Sabrina Panini 
Il destino non esiste. Esistono le casualità che ci fanno nascere bianchi o neri, uomini o donne; che ci fanno appartenere a una cultura piuttosto che a un'altra. Con il nostro bagaglio di coincidenze che ci definiscono alla nascita, cominciamo il nostro viaggio fatto di scelte più' o meno libere, di decisioni più o meno consapevoli. Esiste il libero arbitrio dunque, ma la potenza con cui può essere esercitato varia a seconda della situazione di partenza che ne condiziona l'efficacia in termini di ricadute effettive sulla vita reale.


L’epistemologia convenzionale che chiamiamo “normalità”, esita a rendersi conto che le proprietà sono solo differenze e che esistono solo nel contesto, solo, nella relazione. Noi astraiamo dalla relazione e dalle esperienze di interazione per creare oggetti e dotarli di caratteristiche. Allo stesso modo esitiamo ad ammettere che il nostro stesso carattere è reale solo nella relazione. Noi astraiamo dalle esperienze di interazione e di differenza per dar vita a un sé che dovrà continuare (dovrà essere reale o cosale) anche al di fuori della relazione” .
Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente


Rosanna Pizzo 
Quindi, a mio avviso, come dice Bateson, la relazione è fondativa, dell’essere al mondo dell’uomo.
Infatti, l'uomo nasce nella relazione, tant'è che il cosiddetto apprendimento 2 o duedeutero-apprendimento, di batesoniana memoria, è una maniera di segmentare l'esperienza attraverso sequenze di relazioni apprese.
Esso non può essere verificato attraverso la realtà, non è né giusto, né sbagliato: è solo un modo di conoscere e strutturare delle abitudini di pensiero, durante l'infanzia, è inconscio e come tale inestirpabile. Per cui c'é un problema delle origini con cui dobbiamo fare i conti e quindi in parte il destino é l'appartenenza familiare e gli apprendimenti acquisiti all'interno di detto contesto da cui muoviamo nel bene e nel male.


Lucia Porcelli 
dotta disquisizione come sempre Rosanna ma io non condivido se non in parte, penso che gli intellettuali spesso chiudono quell'ipertesto che è la vita dalle infinite possibilità senza volerlo. Quando pensavo al pensiero corretto (espressione infelice) non intendevo un pensiero escludente ma un pensiero includente , un pensiero che accoglie il mistero ....unica salvezza, unica libertà, quell'amore che Jung disse di non essere riuscito a comprendere perchè ci induce a percepire contemporaneamente la propria ombra e la propria luce ma così facendo anche quella dell'altro uscendo dal proprio destino e dal pensiero proiettivo, stabilendo cioè quell'unica possibile relazione che chiamiamo anima. L'anima è relazione o non è. Prima di morire il più grande scienziato della modernità ci lasciò questo messaggio "se vi capita di cadere in un buco nero non vi rassegnate perchè una uscita esiste" e questo ci dice molte cose su cui riflettere e lavorare su noi stessi.













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