B.E.S. e Inclusione: Siamo tutti speciali? I B.E.S. come Bisogni Educativi degli Studenti
Il Problema dell’Inclusione Scolastica
Il dibattito sui Bisogni Educativi Speciali si diffonde e amplia mettendo gli insegnanti di fronte a un problema reale affrontato a colpi di circolari, direttive e dispositivi legislativi quanto mai singolari. Si tratta di un problema cruciale in cui l’Italia ha fatto tanto e che viene ora a complicarsi per il confronto – scontro tra due linee di pensiero e due punti di vista molto diversi: quello che privilegia un approccio medico al problema, parzialmente sposato dal ministero e quello che invece si pone di fronte al problema da un punto di vista eminentemente educativo e pedagogico. Intendiamoci, i due punti di vista non si escludono affatto, in molti casi si è di fronte a un problema di patologie che deve essere compreso anche da un punto di vista medico, psicologico, neurologico, logopedistico, etc., ma la strategia di inclusione, anche nei casi di conclamata disabilità, deve essere pedagogica. Quindi ben venga l’apporto delle conoscenze mediche e della ricerca scientifica, ma l’inclusione si deve attuare su un terreno educativo, prerogativa degli insegnanti.
Il dibattito sui Bisogni Educativi Speciali si diffonde e amplia mettendo gli insegnanti di fronte a un problema reale affrontato a colpi di circolari, direttive e dispositivi legislativi quanto mai singolari. Si tratta di un problema cruciale in cui l’Italia ha fatto tanto e che viene ora a complicarsi per il confronto – scontro tra due linee di pensiero e due punti di vista molto diversi: quello che privilegia un approccio medico al problema, parzialmente sposato dal ministero e quello che invece si pone di fronte al problema da un punto di vista eminentemente educativo e pedagogico. Intendiamoci, i due punti di vista non si escludono affatto, in molti casi si è di fronte a un problema di patologie che deve essere compreso anche da un punto di vista medico, psicologico, neurologico, logopedistico, etc., ma la strategia di inclusione, anche nei casi di conclamata disabilità, deve essere pedagogica. Quindi ben venga l’apporto delle conoscenze mediche e della ricerca scientifica, ma l’inclusione si deve attuare su un terreno educativo, prerogativa degli insegnanti.
Università di Cagliari: Convegno Internazionale sui Bisogni Educativi Speciali
Si è tenuto in questi giorni a Cagliari un convegno internazionale sul tema: “I Bisogni Educativi Speciali in un’ottica inclusiva“, organizzato dall’Università di Cagliari, i giorni 19 – 20 novembre 2015. Si sono confrontate due linee:
Si è tenuto in questi giorni a Cagliari un convegno internazionale sul tema: “I Bisogni Educativi Speciali in un’ottica inclusiva“, organizzato dall’Università di Cagliari, i giorni 19 – 20 novembre 2015. Si sono confrontate due linee:
# quella che privilegia una lettura medica e che imposta una strategia di inclusione fondata sulla classificazione delle disabilità ritenuta come elemento sui cui devono fondarsi le strategie educative da porre in atto;
# quella che rifiuta le classificazioni, fondamentali dal punto di vista della ricerca e delle conoscenze medico – specialistiche, ma secondarie dal punto di vista educativo. In base a questo secondo approccio (che condivido) tutti gli studenti sono “speciali”, si deve assumere il primato della pedagogia sulle tassonomie mediche e impostare una strategia inclusiva che punti alla personalizzazione dell’apprendimento per tutti gli studenti.
L’intervento conclusivo di Giampiero Griffo
Ha parlato a conclusione dei lavori Giampiero Griffo, tra i padri italiani della Convenzione dell’Onu sui DPD “Diritti delle Persone con Disabilità”, egli stesso disabile e protagonista da molti anni di una battaglia per l’affermazione dei diritti delle persone con disabilità. Riassumo le sue conclusioni parafrasando quanto ha detto: le classificazioni ed etichettature delle varie forme di disabilità (BES DSA, ADHD, etc.) sono molto utili da un punto di vista scientifico e medico, in quanto consentono di aumentare le nostre conoscenze su questi problemi e di sviluppare la ricerca, ma non sono utili da un punto di vista scolastico – pedagogico. A scuola vi sono solo persone, tutte diverse le une dalle altre, tutte con bisogni “speciali” o tutti speciali nella loro diversità. Dunque la risposta educativa deve essere non quella della medicalizzazione dell’apprendimento o ospedalizzazione della scuola, ma quella della personalizzazione PER TUTTI gli alunni, dell’insegnamento e dell’apprendimento
Ha parlato a conclusione dei lavori Giampiero Griffo, tra i padri italiani della Convenzione dell’Onu sui DPD “Diritti delle Persone con Disabilità”, egli stesso disabile e protagonista da molti anni di una battaglia per l’affermazione dei diritti delle persone con disabilità. Riassumo le sue conclusioni parafrasando quanto ha detto: le classificazioni ed etichettature delle varie forme di disabilità (BES DSA, ADHD, etc.) sono molto utili da un punto di vista scientifico e medico, in quanto consentono di aumentare le nostre conoscenze su questi problemi e di sviluppare la ricerca, ma non sono utili da un punto di vista scolastico – pedagogico. A scuola vi sono solo persone, tutte diverse le une dalle altre, tutte con bisogni “speciali” o tutti speciali nella loro diversità. Dunque la risposta educativa deve essere non quella della medicalizzazione dell’apprendimento o ospedalizzazione della scuola, ma quella della personalizzazione PER TUTTI gli alunni, dell’insegnamento e dell’apprendimento
La Tassonomia degli Studenti
Forse Linneo, padre della tassonomia moderna, inarcherebbe le sue sopracciglia perplesso di fronte alla proliferazione tassonomica di acronimi medici con cui il ministero sembra voler riportare qualsiasi difficoltà insorga nel processo di apprendimento a patologie della più svariata specie. La direttiva del 27/12/2012 sembra rivolta più al personale medico ospedaliero che agli insegnanti.
In poche pagine si riesce a far riferimento a: modello diagnostico ICF (International Classification of Funtioning), B.E.S., codici nosografici, manuale diagnostico ICD-10, DSA, ADHD o DDAI, QI globale, DESM Disturbo Evolutivo Specifico Misto codice F83.
Viene inoltre messo in campo un esercito di acronimi, fino ad arrivare a formulare frasi, se tali possono definirsi, del genere: “Sarà cura degli Uffici Scolastici Regionali operare il raccordo tra i CTS e i GLIR, oltre che raccordare i GLIP con i nuovi organismi previsti nella presente Direttiva“, per non parlare dei CTI e dei GLH. Immagino poi che tutto questo debba essere presente anche nel POF e nel POFT.
Per non parlare dei riferimenti normativi che, cosa tipica dell’italica prolissità legislativa, produce valanghe di articoli, leggi, circolari, regolamenti, direttive, etc. Si veda questo quadro sinottico di riferimento della normativa su tutti i BES aggiornato al 2013 e pubblicato su Educazione&Scuola.
Forse Linneo, padre della tassonomia moderna, inarcherebbe le sue sopracciglia perplesso di fronte alla proliferazione tassonomica di acronimi medici con cui il ministero sembra voler riportare qualsiasi difficoltà insorga nel processo di apprendimento a patologie della più svariata specie. La direttiva del 27/12/2012 sembra rivolta più al personale medico ospedaliero che agli insegnanti.
In poche pagine si riesce a far riferimento a: modello diagnostico ICF (International Classification of Funtioning), B.E.S., codici nosografici, manuale diagnostico ICD-10, DSA, ADHD o DDAI, QI globale, DESM Disturbo Evolutivo Specifico Misto codice F83.
Viene inoltre messo in campo un esercito di acronimi, fino ad arrivare a formulare frasi, se tali possono definirsi, del genere: “Sarà cura degli Uffici Scolastici Regionali operare il raccordo tra i CTS e i GLIR, oltre che raccordare i GLIP con i nuovi organismi previsti nella presente Direttiva“, per non parlare dei CTI e dei GLH. Immagino poi che tutto questo debba essere presente anche nel POF e nel POFT.
Per non parlare dei riferimenti normativi che, cosa tipica dell’italica prolissità legislativa, produce valanghe di articoli, leggi, circolari, regolamenti, direttive, etc. Si veda questo quadro sinottico di riferimento della normativa su tutti i BES aggiornato al 2013 e pubblicato su Educazione&Scuola.
Gli studenti sono tutti ornitorinchi
Se poi si va a vedere più da vicino criteri e definizioni in base alle quali questa classificazione è costruita ci si trova davanti a una tale genericità, ambiguità, confusione, che mostra tutta la sua inconsistenza di fronte a una realtà fatta da studenti che, direbbe Umberto Eco, sono tutti “ornitorinchi“. Quando poi si passa a definire i BES come quelle alunne/i svantaggiati socio – economicamente o culturalmente, ci ci troviamo di fronte più che ad una tassonomia ad un esempio di quella che Giacomo Leopardi chiamerebbe poetica del “vago e dell’indefinito“, e chissà, a sua volta, con quale etichetta Giacomo verrebbe stigmatizzato dal ministero.
Se poi si va a vedere più da vicino criteri e definizioni in base alle quali questa classificazione è costruita ci si trova davanti a una tale genericità, ambiguità, confusione, che mostra tutta la sua inconsistenza di fronte a una realtà fatta da studenti che, direbbe Umberto Eco, sono tutti “ornitorinchi“. Quando poi si passa a definire i BES come quelle alunne/i svantaggiati socio – economicamente o culturalmente, ci ci troviamo di fronte più che ad una tassonomia ad un esempio di quella che Giacomo Leopardi chiamerebbe poetica del “vago e dell’indefinito“, e chissà, a sua volta, con quale etichetta Giacomo verrebbe stigmatizzato dal ministero.
Una risposta educativa, non una risposta medica
Ma davvero una politica educativa che voglia essere inclusiva deve fondarsi su un sistema di classificazione degli studenti che li categorizzi in funzione di criteri medici, psicologici, sociologici, in base ai quali questi risultano imprigionati in “gabbie lessicali ” definite dalla misura in cui si discostano da una pretesa normalità assunta come norma?
Dietro il linguaggio medico – legale e i contorcimenti lessicali, come quelli presenti nell’immagine qui sopra, per cercare di essere “semanticamente corretti” nei confronti delle persone con disabilità, non si cela un razzismo di fatto che etichetta, metonimicamente, una persona riducendola a una delle tante caratteristiche della sua conformazione psico – fisica?
Insomma, una simile impostazione della politica scolastica di inclusione, non sembra fatta da tante esclusioni?
Ma, sopra ogni altra cosa, i docenti non dovrebbero dare una risposta pedagogica ed educativa a questi problemi senza dover divenire esperti di medicina e di giurisprudenza?
Ma davvero una politica educativa che voglia essere inclusiva deve fondarsi su un sistema di classificazione degli studenti che li categorizzi in funzione di criteri medici, psicologici, sociologici, in base ai quali questi risultano imprigionati in “gabbie lessicali ” definite dalla misura in cui si discostano da una pretesa normalità assunta come norma?
Dietro il linguaggio medico – legale e i contorcimenti lessicali, come quelli presenti nell’immagine qui sopra, per cercare di essere “semanticamente corretti” nei confronti delle persone con disabilità, non si cela un razzismo di fatto che etichetta, metonimicamente, una persona riducendola a una delle tante caratteristiche della sua conformazione psico – fisica?
Insomma, una simile impostazione della politica scolastica di inclusione, non sembra fatta da tante esclusioni?
Ma, sopra ogni altra cosa, i docenti non dovrebbero dare una risposta pedagogica ed educativa a questi problemi senza dover divenire esperti di medicina e di giurisprudenza?
Tecnologie Didattiche e Inclusione Educativa
Ho incentrato il mio intervento sulla possibilità di utilizzare le tecnologie educative e il web per fornire a tutti gli studenti, la possibilità di attuare forme di apprendimento personalizzato, partendo dalla considerazione che ogni studente sia portatore di esigenze specifiche e di bisogni “speciali”. A tale scopo ho realizzato con Mindomo due mappe:
1. La prima visualizzabile in modalità “presentazione” propone un percorso attraverso 19 slides: Tecnologie e Inclusione in modalità presentazione
2. La seconda è invece liberamente navigabile e sono visualizzati tutti i 147 argomenti da cui è formata: Tecnologie e Inclusione liberamente navigabile
Ho incentrato il mio intervento sulla possibilità di utilizzare le tecnologie educative e il web per fornire a tutti gli studenti, la possibilità di attuare forme di apprendimento personalizzato, partendo dalla considerazione che ogni studente sia portatore di esigenze specifiche e di bisogni “speciali”. A tale scopo ho realizzato con Mindomo due mappe:
1. La prima visualizzabile in modalità “presentazione” propone un percorso attraverso 19 slides: Tecnologie e Inclusione in modalità presentazione
2. La seconda è invece liberamente navigabile e sono visualizzati tutti i 147 argomenti da cui è formata: Tecnologie e Inclusione liberamente navigabile
Premesse Teoriche
Scopo della mappa è mostrare alcuni esempi concreti di uso delle tecnologie tratti dalla pratica didattica quotidiana che coinvolge me e le mie classi. Prima di illustrare brevemente il senso di questi “casi”, ritengo necessario esplicitare le premesse di ordine teorico in cui queste pratiche vanno inquadrate anche in relazione al tema dello sviluppo di una “Didattica Inclusiva”.
1. Le Tecnologie Educative non sono medicine miracolose capaci di risolvere ogni problema dell’apprendimento e assicurare una palingenesi della scuola. In altri termini è necessario abbandonare un approccio in cui alle tecnologie viene conferito un ruolo salvifico e messianico, per un approccio più pragmatico e centrato sulla soluzione di problemi specifici e limitati, un agire con le tecnologie che è sempre “in situazione”e preveda la regia educativa del docente.
2. Le TIC vanno ripensate come T.A.C., il problema non è apprendere le tecnologie ma apprendere con le tecnologie. Occorre tenere sempre presente il primato della didattica sulla tecnologia, solo a tale condizione si può realizzare un uso pedagogicamente efficace di questa.
3. Le tecnologie vanno somministrate dietro indicazione del docente che deve individuarle e adoperarle sempre in modo contestuale, adattandole alle situazioni specifiche e particolari della pratica didattica quotidiana e alle esigenze degli studenti. Esse devono rientrare in quella “messinscena dell’apprendimento“, tramite cui il docente, inteso come “regista didattico“, coordina e gestisce le risorse di cui dispone: studenti – attori, ambiente (fisico o virtuale), strumenti, tecniche, procedure, obiettivi, etc. Egli opererà secondo una determinata “sceneggiatura“, a partire dalla quale possa avvenire la messa in scena del processo di “apprendimento – insegnamento”, finalizzata a creare le condizioni ideali perché ai protagonisti (gli studenti) sia offerta la possibilità di esprimere le proprie capacità e di soddisfare le proprie esigenze.
4. La risposta ai problemi dell’inclusione scolastica non è dunque la medicalizzazione dell’apprendimento ma la sua personalizzazione.
Scopo della mappa è mostrare alcuni esempi concreti di uso delle tecnologie tratti dalla pratica didattica quotidiana che coinvolge me e le mie classi. Prima di illustrare brevemente il senso di questi “casi”, ritengo necessario esplicitare le premesse di ordine teorico in cui queste pratiche vanno inquadrate anche in relazione al tema dello sviluppo di una “Didattica Inclusiva”.
1. Le Tecnologie Educative non sono medicine miracolose capaci di risolvere ogni problema dell’apprendimento e assicurare una palingenesi della scuola. In altri termini è necessario abbandonare un approccio in cui alle tecnologie viene conferito un ruolo salvifico e messianico, per un approccio più pragmatico e centrato sulla soluzione di problemi specifici e limitati, un agire con le tecnologie che è sempre “in situazione”e preveda la regia educativa del docente.
2. Le TIC vanno ripensate come T.A.C., il problema non è apprendere le tecnologie ma apprendere con le tecnologie. Occorre tenere sempre presente il primato della didattica sulla tecnologia, solo a tale condizione si può realizzare un uso pedagogicamente efficace di questa.
3. Le tecnologie vanno somministrate dietro indicazione del docente che deve individuarle e adoperarle sempre in modo contestuale, adattandole alle situazioni specifiche e particolari della pratica didattica quotidiana e alle esigenze degli studenti. Esse devono rientrare in quella “messinscena dell’apprendimento“, tramite cui il docente, inteso come “regista didattico“, coordina e gestisce le risorse di cui dispone: studenti – attori, ambiente (fisico o virtuale), strumenti, tecniche, procedure, obiettivi, etc. Egli opererà secondo una determinata “sceneggiatura“, a partire dalla quale possa avvenire la messa in scena del processo di “apprendimento – insegnamento”, finalizzata a creare le condizioni ideali perché ai protagonisti (gli studenti) sia offerta la possibilità di esprimere le proprie capacità e di soddisfare le proprie esigenze.
4. La risposta ai problemi dell’inclusione scolastica non è dunque la medicalizzazione dell’apprendimento ma la sua personalizzazione.
5. Come mostra l’immagine qui sopra gli alunni e le alunne sono tutti “speciali” e tutti “diversi” ciascuno di loro ha il diritto di essere considerato come persona con le sue esigenze e a ciascuno di essi si deve garantire un apprendimento personalizzato
6. Per quanto mi riguarda non esistono Bisogni Educativi Speciali, ma Bisogni Educativi degli Studenti, di TUTTI gli studenti.
7. Il principio su cui fondo la mia idea di inclusione educativa è il seguente: “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni“, Karl Marx “Critica del programma di Gotha” o, se si preferisce, Atti degli Apostoli, (4,32) da cui Marx riprende la frase. Ritengo che questa massima “marxiano – apostolica”, possa costituire il fondamento dell’agire della comunità che apprende e che in essa venga espressa la sintesi dialettica delle due opposte esigenze: l’uguaglianza nella differenza.
6. Per quanto mi riguarda non esistono Bisogni Educativi Speciali, ma Bisogni Educativi degli Studenti, di TUTTI gli studenti.
7. Il principio su cui fondo la mia idea di inclusione educativa è il seguente: “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni“, Karl Marx “Critica del programma di Gotha” o, se si preferisce, Atti degli Apostoli, (4,32) da cui Marx riprende la frase. Ritengo che questa massima “marxiano – apostolica”, possa costituire il fondamento dell’agire della comunità che apprende e che in essa venga espressa la sintesi dialettica delle due opposte esigenze: l’uguaglianza nella differenza.
Come Leggere la Mappa
Nella mappa mostro, come già detto, alcuni esempi di possibili utilizzi delle tecnologie didattiche tratte dalla pratica formativa quotidiana portata avanti da me e dai miei studenti. Quest’anno scolastico stiamo sperimentando i possibili utilizzi dell’audio e del video, combinati con il web e i dispositivi mobili, per personalizzare insegnamento e apprendimento. Non si tratta di soluzioni rivoluzionarie ai problemi della scuola e della didattica, ma di semplici risposte concrete a specifiche esigenze che insorgono nella pratica quotidiana.
Nella mappa mostro, come già detto, alcuni esempi di possibili utilizzi delle tecnologie didattiche tratte dalla pratica formativa quotidiana portata avanti da me e dai miei studenti. Quest’anno scolastico stiamo sperimentando i possibili utilizzi dell’audio e del video, combinati con il web e i dispositivi mobili, per personalizzare insegnamento e apprendimento. Non si tratta di soluzioni rivoluzionarie ai problemi della scuola e della didattica, ma di semplici risposte concrete a specifiche esigenze che insorgono nella pratica quotidiana.
Nel repertorio da me segnalato si possono trovare:
1. registrazioni audio condivise online con le classi relative a:
# lezioni del docente registrate in tempo reale;
# audio riassunti realizzati dagli studenti;
# verifiche orali sostenute dagli studenti;
# valutazioni audio realizzate dagli studenti sulle prestazioni fornite dai loro compagni.
2. Registrazioni video condivise online relative a:
# video lezioni realizzate dal docente e dagli studenti con la tecnica dello screencast;
# riprese dal vivo delle lezioni tenute dagli studenti ai loro compagni su argomenti disciplinari;
# video correzioni di questionari scritti realizzate dal docente per gli studenti;
# Moduli formativi realizzati con vari ambienti (Mindomo, Edynco, BlendSpace) di apprendimento secondo i principi del Blended Learning e fruibili interamente online.
Tutti questi contenuti sono realizzabili molto facilmente e nella maggior parte dei casi è sufficiente disporre di uno smartphone. Altre volte si deve ricorrere ad applicazioni e ambienti web (Prezi, Edmodo, Edynco, BlendSpace, etc.). In questi casi ho indicato articoli e video tutorial, possibilmente in italiano, grazie ai quali è semplice impararne l’uso.
In che senso questi sono esempi di una possibile personalizzazione dell’apprendimento? Niente di rivoluzionario, come dicevo, solo piccole soluzioni a piccoli problemi, ma spesso tante piccole soluzioni danno una grande soluzione.
Le studentesse e gli studenti infatti possono:
# ascoltare o guardare più volte una lezione
# farlo quando vogliono e in qualsiasi luogo si trovino
# fermare l’ascolto o visione e riprendere dal punto che gli interessa
# ripassare,
# recuperare una lezione cui erano assenti,
# ritornare su quanto non avevano capito,
# chiedere al docente o ai compagni chiarimenti utilizzando sistemi di messaggistica o di gestione dell’apprendimento, etc.
# valutare le proprie performance e imparare dai propri errori
# e altre cose ancora.
Nella mappa liberamente visualizzabile è possibile esplorare molti altri esempi di risorse condivise online a supporto dell’apprendimento come: video quizzes e quizzes realizzate da me e dagli studenti, presentazioni e mappe concettuali, ambiente di gestione della classe come Edmodo, etc.
Apprendimento Personalizzato Utopia regolativa
Tutto questo viene proposto nella consapevolezza che una piena personalizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento costituiscono criteri regolativi, come direbbe Kant, che non saranno mai pienamente conseguibili. Solo in una prospettiva escatologica e soteriologica della didattica si può pensare di realizzare pienamente l’Eden pedagogico. Nella realtà consideriamo la perfetta personalizzazione di apprendimento e insegnamento come un’utopia irrealizzabile, ma che deve costituire un modello progettuale che ci consenta di progredire e migliorare nella strada di un-educazione inclusiva per tutti.
Tutto questo viene proposto nella consapevolezza che una piena personalizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento costituiscono criteri regolativi, come direbbe Kant, che non saranno mai pienamente conseguibili. Solo in una prospettiva escatologica e soteriologica della didattica si può pensare di realizzare pienamente l’Eden pedagogico. Nella realtà consideriamo la perfetta personalizzazione di apprendimento e insegnamento come un’utopia irrealizzabile, ma che deve costituire un modello progettuale che ci consenta di progredire e migliorare nella strada di un-educazione inclusiva per tutti.
Linkografia
I link sono riportati nell’ordine in cui gli autori citati e le loro opere compaiono in questo articolo
# Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 2006
#Corriere della Sera, Per dare il nome alla “cosa” Eco riparte dell’ornitorinco, 23/10/1997
# Giancarlo Onger, Dory, ti voglio abbastanza bene, conversazione con e di Giancarlo Onger, presentazione in Power Point, 29/04/2015
# S.I.A.: Servizi per l’Inclusione e l’Apprendimento, Ufficio Disabilità e D.S:A: Università di Cagliari
# Università di Cagliari, S.I.A.: Link sulla disabilità
I link sono riportati nell’ordine in cui gli autori citati e le loro opere compaiono in questo articolo
# Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 2006
#Corriere della Sera, Per dare il nome alla “cosa” Eco riparte dell’ornitorinco, 23/10/1997
# Giancarlo Onger, Dory, ti voglio abbastanza bene, conversazione con e di Giancarlo Onger, presentazione in Power Point, 29/04/2015
# S.I.A.: Servizi per l’Inclusione e l’Apprendimento, Ufficio Disabilità e D.S:A: Università di Cagliari
# Università di Cagliari, S.I.A.: Link sulla disabilità
https://insegnantiduepuntozero.wordpress.com/2015/11/25/b-e-s-e-inclusione-siamo-tutti-speciali-i-b-e-s-come-bisogni-educativi-degli-studenti/
tutto vero... tutto bene non fosse che.... adhd (sinfrome ancora controversa e al centro di molte differenti linee di ricerca), autismo e disprassia.... hanno anche un approccio medico... dsa essendo una caratteristica no.... tutto bene anche se oggi moltissimi docenti non conoscono ancora la circolare 8 del miur che va proprio nella direzione del superamento della percezione clinica e del non intervento dei docenti in mancanza di certificazioni e diagnosi... tutto bene se non consideriamo che comunque bes ha anche componente sociale ed emotiva non solo legata a una caratteristica o a una patologia... il miur nelle ultime esternazioni tende proprio a non sposare piu' l''approccio clinico.... la circolare 8 pone enfasi proprio sulla responsabilita' della scuola di riconoscere e attivare le adeguate tecniche didattiche in assenza di ogni altro riconoscimento.
Non mi piace più · Rispondi · 4 · 26 novembre alle ore 7:04
Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative:
http://www.sardegna.istruzione.it/allegati/Circolare-BES.pdf
tutto vero... tutto bene non fosse che.... adhd (sinfrome ancora controversa e al centro di molte differenti linee di ricerca), autismo e disprassia.... hanno anche un approccio medico... dsa essendo una caratteristica no.... tutto bene anche se oggi moltissimi docenti non conoscono ancora la circolare 8 del miur che va proprio nella direzione del superamento della percezione clinica e del non intervento dei docenti in mancanza di certificazioni e diagnosi... tutto bene se non consideriamo che comunque bes ha anche componente sociale ed emotiva non solo legata a una caratteristica o a una patologia... il miur nelle ultime esternazioni tende proprio a non sposare piu' l''approccio clinico.... la circolare 8 pone enfasi proprio sulla responsabilita' della scuola di riconoscere e attivare le adeguate tecniche didattiche in assenza di ogni altro riconoscimento.
Non mi piace più · Rispondi · 4 · 26 novembre alle ore 7:04
Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative:
http://www.sardegna.istruzione.it/allegati/Circolare-BES.pdf