«La gente pensa che certe cose sono il massimo della difficoltà, e perciò applaudono i trapezisti, oppure me. Io non so cosa si immaginano, che uno si distrugga per suonare bene, oppure che il trapezista si rompa i tendini ogni volta che fa un salto. In realtà le cose davvero difficili sono altre e ben diverse, tutto quello che la gente crede di poter fare in qualsiasi momento: guardare, per esempio, o capire un cane o un gatto. Ieri sera mi è capitato di guardarmi in questo specchietto, e ti assicuro che era così difficile che per poco non mi butto giù dal letto. Immagina che stai guardando te stesso: basta questo a sentirsi il freddo in corpo per mezz’ora.»
Julio Cortázar, Il persecutore, 1959.
«La virgola è la porta girevole del pensiero». E fece questo esempio: «Se l'uomo sapesse realmente il valore che ha la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca». Se sei donna, certamente metteresti la virgola dopo la parola «donna»; se sei uomo, la metteresti dopo la parola «ha».
Julio Cortázar
Julio Cortázar
E dopo aver fatto tutto quello che fanno, si alzano, si lavano, si mettono il talco, si profumano, si pettinano, si vestono, e così progressivamente tornano a essere ciò che non sono.
Julio Cortàzar
E io pensavo alla cameriera dell’albergo che mi dava consigli per una felce:
«Non la innaffi, metta un piatto pieno d’acqua sotto il vaso, così quando vuol bere, beve, e quando non vuole non beve». E pensavamo a quella cosa incredibile che avevamo letto, che un pesce solo nella vaschetta diventa triste e allora basta mettergli uno specchio e il pesce ridiventa contento».
Julio Cortázar, Il gioco del mondo
Perché così lontani dagli dei? Forse per domandarcelo.
E allora? L’uomo è l’animale che domanda. Il giorno in cui sapremo veramente domandare, ci sarà dialogo. Per ora le domande ci allontanano vertiginosamente dalle risposte. Quale epifania possiamo sperare se stiamo affogando nella libertà più falsa, quella della dialettica giudaicocristiana? Abbiamo bisogno di un Novum Organum di verità, dobbiamo spalancare le finestre e gettare tutto in strada, ma soprattutto dobbiamo gettare la finestra e noi con essa. È la morte, oppure uscire volando. Dobbiamo farlo, ad ogni costo dobbiamo farlo. Avere il coraggio di entrare nel più bello della festa e mettere sulla testa della abbagliante padrona di casa un bel rospo verde, dono della notte, e assistere senza paura alla vendetta dei lacchè.
Julio Cortazar, Il gioco del mondo
E’ un bel pò che non vado a letto con le parole. Continuo a servirmene, come fai tu e come tutti, ma le spazzolo moltissimo prima di mettermele. [...] Fra me e la Maga si alza un canneto di parole, ci separano appena alcune ore e alcuni isolati e già la mia pena si chiama pena, il mio amore si chiama il mio amore… A poco a poco soffrirò sempre di meno e ricorderò sempre di più, ma che cosa è il ricordo se non la lingua dei sentimenti, un dizionario di facce e giorni e profumi che tornano come i verbi e gli aggettivi nella frase, che mascherati vengono prima della cosa in sé, del puro presente, rattristandoci o addestrandoci vicariamente finché l’essere nostro medesimo diventa vicario, la faccia che guarda all’indietro apre grandi gli occhi, la vera faccia si cancella a poco a poco come nelle vecchie fotografie e Giano è di colpo chiunque di noi.
Julio Cortázar, Il Gioco del Mondo
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