giovedì 31 gennaio 2019

Evtušenko. Uomini. Quando un uomo muore, muore con lui la sua prima neve, e il primo bacio e la prima battaglia Tutto questo egli porta con sé. Rimangono certo i libri, i ponti, le macchine, le tele dei pittori. Certo, molto è destinato a restare, eppur sempre qualcosa se ne va. È la legge di un gioco spietato. Non sono uomini che muoiono, ma mondi.

Quando un uomo muore,
muore con lui la sua prima neve,
e il primo bacio e la prima battaglia
Tutto questo egli porta con sé.
Rimangono certo i libri, i ponti,
le macchine, le tele dei pittori.
Certo, molto è destinato a restare,
eppur sempre qualcosa se ne va.
È la legge di un gioco spietato.
Non sono uomini che muoiono, ma mondi.
Evgenij Aleksandrovič Evtušenko - Uomini



Abbi pazienza, osserva, ascolta.
Cerca, cerca. Percorri tutta la terra.
Sì, la verità è buona, ma la felicità è migliore,
eppure non c’è felicità senza verità.
Cammina per il mondo a testa alta,
con il cuore e gli occhi in avanti,
e sul viso
l’umida sferza delle nostre conifere
e sulle ciglia
lacrime e tempesta.
Ama gli uomini, e saprai capirli.
Ricordati.
Io ti seguo.
Quando sarà difficile, tornerai da me…
Va!” E io andai.
E sono in cammino.
Evgenij Aleksandrovič Evtušenko


Non capirsi è terribile
non capirsi e abbracciarsi,
ma benché sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.
In un modo o nell’altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l’incomprensione,
né con la comprensione uccidere.
Evgenij A. Evtušenko


Non t’amo più… È un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C’è da impazzire, con questo dimenio continuo…
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto…
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso “Un amore salvato”.

È fin dall’inizio che bisogna difendere l’amore
dai “mai” ardenti e dagli ingenui “per sempre! “.
E i treni ci gridavano: “Non si deve promettere! “.
E i fili fischiavano “Non si deve promettere! “.

I rami che s’incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l’ottimismo totale,
che per la speranza c’è più posto senza grandi speranze.

È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
È meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l’amore d’un momento.

È meno crudele non ripetere “ti amo”, quando tu ami.
È terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere… L’amore è inattuabile.
Perché condurre all’inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più.
Evgenij A. Evtušenko


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