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giovedì 12 aprile 2012

Jean Piaget. Ogni volta che si insegna prematuramente ad un bambino un concetto che avrebbe potuto scoprire da solo, gli si impedisce di comprenderlo a fondo

Il 16 settembre 1980 moriva a Ginevra Jean Piaget, psicologo, pedagogista e filosofo svizzero che diede un contributo fondamentale alla comprensione della psicologia dello sviluppo.

Secondo lo psicologo svizzero Piaget le fasi dello sviluppo cognitivo sono 4: senso motoria, pre operativa, delle operazioni concrete e delle operazioni formali.

Vediamo schematicamente le singole fasi.

FASE SENSO MOTORIA ( 0 – 2 anni)
– in questa fase il bambino inizia ad usare l’imitazione come prima forma di apprendimento
– la conoscenza dell’ambiente avviene prevalentemente utilizzando il tatto e il gusto (motivo per cui i bambini mettono tutto in bocca)

FASE PRE OPERATIVA ( 2 – 7 anni)
– compare il gioco simbolico attraverso il quale il bambino “fa finta di…” e lo utilizza per rappresentare situazioni ed oggetti che non sono presenti ma che li ha vissuti o sperimentati
– il linguaggio è più articolato e diventa una duplicazione della realtà
– in questa fase i bambini hanno uno spiccato egocentrismo: non sono capaci cioè di mettersi nei panni degli altri

FASE DELLE OPERAZIONE CONCRETE ( 7 – 11 anni )
– il bambino acquisisce la capacità di risolvere i problemi partendo però sempre da una base concreta e tangibile
– il pensiero diventa più “flessibile”

FASE DELLE OPERAZIONE FORMALI ( dagli 11 anni in poi)
– il bambino (ormai alle porte dell’adolescenza) sa pensare e immaginare cose che non ha mai visto
– acquisisce la possibilità di formulare ipotesi



"Un aspetto colpisce nel pensiero del bambino piccolo:
il soggetto afferma sempre, e non dimostra mai".
Jean Piaget


Lo sviluppo mentale è una costruzione continua, paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta divenga più solido, o piuttosto alla messa a punto di un delicato meccanismo.
Jean Piaget


Ogni volta che si insegna prematuramente ad un bambino un concetto che avrebbe potuto scoprire da solo, gli si impedisce di comprenderlo a fondo
Jean Piaget


L'obiettivo principale dell'educazione nelle scuole dovrebbe essere quello di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni hanno fatto. 
Jean Piaget

Se volete essere creativi, rimanete in parte bambini, con la creatività e la fantasia che contraddistingue i bambini prima che siano deformati dalla società degli adulti.
Jean Piaget



"- Quando cammini, che cosa fa il sole?
- Viene con me.
- E se poi torna a casa?
- Va con un altro.
- Nel senso in cui andava prima?
- Oh, anche in un altro senso.
- Può andare in tutti i sensi?
- Sì.
- Può andare dove vuole?
- Sì.
- E quando due vanno in senso contrario?
- Ci sono molti soli.
- Li hai visti tutti, questi soli?
- Sì, più ce n'è, più cammino e più ne vedo."
Jean Piaget (1896-1980), La rappresentazione del mondo nel fanciullo, 1926, ed.it. 1966 Boringhieri pag.221.
Questo bambino ha 6 anni e 5 mesi.

Piaget era uno psicologo svizzero.








Piaget parla soprattutto del pensiero magico e dell'animismo che prevalgono nei bambini piccoli e si attenuano gradualmente con l'età. [...]
Io non ho esperienza di bambino al di sotto dei 10-11 anni, ma ancora in prima media, alla mia domanda, suggeritami appunto da Piaget, se secondo loro ci fosse stato prima l'Arno o il ponte sull'Arno, qualcuno rispondeva: prima il ponte, poi l'Arno ci è passato sotto. Anche alle domade sul sole e la luna le risposte era varie, divertenti e bizzarre, alla fine ne ridevamo un po' tutti insieme, e forse ognuno restava della sua idea, chi lo sa.



Dialogo tra Jean Piaget e un bambino di quattro anni sulla natura dei sogni.
Tratto da "La mente", di P. Legrenzi, Ed. Il Mulino

P: Da dove vengono i sogni?
b: Penso che si dorma talmente bene che si sogna.
P: Vengono da noi o da fuori di noi?
b: Da fuori.
P: Con che cosa si sogna? b: Non saprei.
P: Con le mani?... Con niente? b: Sì, con niente.
P: Quando sei a letto e sogni, dov'è il sogno?
b: Nel mio letto, sotto le coperte. Non so. Se fosse nel mio ventre, sarebbero le ossa e non si vedrebbe. P: Quando dormi, il sogno è lì?
b: Sì, è nel mio letto, accanto a me...
P: II sogno è nella ma testa?.
b: Io sono nel sogno: non è nella mia testa. Quando si sogna non si sa di essere a letto. Si sa che si cammina. Si è nel sogno. Si è nel proprio letto e non lo si sa...




I 6 stadi dello sviluppo sensomotorio di J. Piaget.
J. Piaget considera lo sviluppo cognitivo nella prima infanzia come intelligenza sensomotoria.
Il periodo sensomotorio è il primo di quattro periodi generali nei quali J. Piaget divide lo sviluppo.
A sua volta il periodo sensomotorio è diviso in 6 stadi.

Si pensa che la sequenza di stadi sia assolutamente costante o invariante per i bambini di tutto il mondo. Perciò Piaget affermava che non può accadere che uno stadio sia saltato nel passaggio ad uno stadio successivo né può accadere che il passaggio attraverso gli stadi abbia un corso di sviluppo diverso da quello dato. Le conquiste di ciascuno stadio sono cumulative, cioè le abilità acquisite in uno stadio precedente non sono perdute con l’arrivo a nuovi stadi.

Stadio 1 (da 0 a 1 mese)
Alcuni riflessi quali la suzione, i movimenti oculari e i movimenti della mano e del braccio sono destinati a subire cambiamenti significativi durante lo sviluppo in funzione dell’esercizio costante e dell’applicazione ripetuta a oggetti ed eventi esterni.
Piaget attribuiva molta importanza a questi riflessi perché li considerava come i primi mattoni, forniti in modo innato, della crescita cognitiva umana. Egli li concepiva come i primi schemi sensomotori del bambino.

Stadio 2 (da 1 a 4 mesi)
Questo stadio è segnato dalla continua evoluzione degli schemi sensomotori individuali e dalla graduale coordinazione o integrazione di uno schema nell’altro.
Quindi per quanto riguarda gli schemi individuali associati a processi quali succhiare, guardare, ascoltare, vocalizzare e afferrare gli oggetti, ricevono una quantità enorme di pratica quotidiana spontanea. Di conseguenza ciascuno di questi schemi è sottoposto ad una elaborazione evolutiva considerevole durante questi mesi.

Successiva è la progressiva coordinazione o il fatto che ogni schema è messo in relazione ad un altro, per esempio la visione e l’udito cominciano ad essere collegati funzionalmente. Sentire un suono porta l’infante a girare la testa e gli occhi nella direzione della fonte del suono.
Due altre importanti coordinazioni tra schemi che si stabilizzano bene nel secondo stadio sono quelle succhiare-afferrare e vedere-afferrare. Nel rimo caso, il bambino sviluppa la capacità di portare alla bocca e succhiare la mano e qualsiasi cosa la mano abbia afferrato e di afferrare qualsiasi cosa gli sia in qualche modo entrata in bocca.

La coordinazione di visione e prensione permette al bambino di localizzare ed afferrare gli oggetti sotto la guida visiva e reciprocamente di portare davanti agli occhi per ispezionarla visivamente qualsiasi cosa che una mano invisibile abbia toccato e afferrato.
L’evoluzione della coordinazione vedere-afferrare costituisce uno sviluppo notevole perché la capacità di coordinare mano e occhio dimostrerà di essere un mezzo e uno strumento estremamente importante per esplorare l’ambiente del bambino ed apprendere cose su di esso.

Stadio 3 (dai 4 agli 8 mesi)
Al bambino capita di eseguire qualche azione motoria, spesso manuale, che per caso produce dei risultati nell’ambiente non anticipati ma interessanti. Poi il bambino deliziato, continua ad eseguire l’azione ripetutamente, a quanto sembra per il puro piacere di riprodurre e di sperimentare di nuovo il risultato nell’ambiente.
Il bambino può afferrare e scuotere un nuovo giocattolo e quel nuovo giocattolo può rispondere inaspettatamente con un tintinnio, dopodichè è probabile che il bambino in questo stadio si fermi meravigliato, lo scuota di nuovo ma con esitazione, senta il suono di nuovo, lo scuota ancora una volta più velocemente e con maggiore confidenza e poi continui a ripetere l’azione per un periodo di temo considerevole.
Dal terzo stadio il bambino mostra sempre più interesse negli effetti delle sue azioni sugli oggetti e gli eventi prestando molta attenzione a quegli effetti. Gradualmente comincia ad esplorare gli oggetti; egli diviene cognitivamente e socialmente più estroverso nel corso dello sviluppo sensomotorio.

Stadio 4 (dagli 8 ai 12 mesi)
La maggiore novità di questo stadio è la comparsa di comportamenti che sono intenzionali, diretti ad un fine. Le azioni del bambino hanno un significato e sono dirette ad uno scopo e per questa ragione appaiono più intelligenti e più cognitive di quelle degli stadi precedenti.
Nel quarto stadio il bambino esercita intenzionalmente uno schema come mezzo, in modo da rendere possibile l’esercizio di un altro schema, come fine o scopo. Ad esempio può premere la vostra mano (mezzo) per fare in modo che continuate a produrre un interessante effetto sensoriale (fine) che stavate producendo per lui. Egli ha maggiore riguardo nei confronti del mondo esterno.

Stadio 5 (dai 12 ai 18 mesi)
È costituito dall’esplorazione molto attiva, intenzionale, del tipo pro ed errore, delle proprietà reali e delle potenzialità degli oggetti, in gran parte attraverso la ricerca instancabile di modi diversi di agire su di essi. Il bambino ha un approccio sperimentale orientato alla esplorazione e alla scoperta del mondo esterno.
Se gli si presenta un oggetto nuovo lui cercherà attivamente di mettere a nudo le sue proprietà strutturali e funzionali provando diversi schemi di azione e inventando nuove variazioni su vecchi schemi di azione.
Con la sua tendenza estremamente esploratoria e tesa verso l’accomodamento, il bambino del quinto stadio spesso scopre mezzi completamente nuovi per raggiungere vecchi scopi.

Stadio 6 (dai 18 i 24 mesi)
Questo è costituito dalla capacità di rappresentare gli oggetti della propria cognizione per mezzo di simboli e di agire con intelligenza rispetto a questa realtà interiore e simbolizzata invece che rispetto alla realtà esterna, non simbolizzata.
Il bambino del 6 stadio mostra una capacità iniziale di produrre e capire che una cosa (es. una parola) sta per o rappresenta simbolicamente qualche altra cosa (ad es. una classe di oggetti). Inoltre il bambino diventa capace di differenziare mentalmente il simbolo e il suo referente cioè la cosa che il simbolo rappresenta.
Per fare un esempio di questa differenziazione il simbolo potrebbe essere fisicamente molto diverso dal suo oggetto referente eppure essere ancora trattato come una rappresentazione di quell’ oggetto.
Reagire a oggetti di cognizioni interiori generati internamente, decisamente non è un’attività sensomotoria: funzione semeiotica.
Il bambino simbolico del 6 stadio può provare dei modi alternativi interiormente, immaginandoli oppure rappresentandoli a se steso invece di renderli concreti nel comportamento esplicito. Se viene trovato un procedimento efficace in questo modo, è per mezzo del pensiero invece che attraverso l’azione diretta “invenzione di nuovi mezzi attraverso delle combinazioni mentali”.
Anche il gioco del “far finta” compare nel 6 stadio.

L’intelligenza sensomotoria non scompare con la fine della prima infanzia, anzi alcune forme di funzionamento sensomotorio rimangono disponibili per tutta la vita. Tuttavia una volta che la capacità simbolica è emersa, le forme di intelligenza più alte e potenti hanno luogo su un piano diverso.

I bambini hanno più competenza di quanto J. Piaget pensasse ma non è stato ancora proposto un modello alternativo di vasta portata e completamente soddisfacente.
Quasi tutti gli psicologi sono concordi nel sostenere che l’organismo umano funziona secondo i principi generali dell’organizzazione e dell’adattamento. Concordano nel dire che il bambino costruisce attivamente il suo mondo anziché registrare passivamente gli stimoli esterni e che lo sviluppo cognitivo è il prodotto di continue interazioni tra il bambino e l’ambiente.
Sottolineano inoltre l’enorme importanza del contributo dato dalle ricerche empiriche di Piaget alla nostra comprensione dello sviluppo del bambino e questo nonostante facciano rilevare come il bambino sia più malleabile e meno soggetto ai limiti della maturazione di quanto non credesse Piaget.
Pubblicato da Dott.ssa Di Pasquali Alessandra psicoterapeuta







Bambini scoprono per prima volta la loro ombra
 http://youtu.be/G4aTw-zEJZ8

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