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domenica 8 luglio 2018

Ovidio, Metamorfosi, Tiresia.

Tu biasimi la mia indole, e non vedi quella che sta in profondo dentro di te.
E parli male di me!
Tiresia, Edipo re


Come è terribile conoscere, quando la conoscenza non giova a chi la possiede!
Tiresia, Edipo Re




COME TIRESIA DIVENTA CIECO

Un giorno Giove, rallegrato dal nettare, si mette a discutere con Giunone su chi provi più piacere, se l’uomo o la donna,. Poiché non riescono a risolvere la questione, interpellano il pastore Tiresia, che, avendo provato a essere anche donna, poteva saperne qualcosa. Egli dà ragione a Giove, che sostiene sia la donna a provare più piacere e, adirata da ciò, Giunone lo punisce accecandolo: poiché la punizione sembra al padre degli dei troppo severa, per attenuarla, egli dona a Tiresia la facoltà di prevedere gli eventi futuri.

"Mentre in terra avvenivano, per volere del fato, quei fatti
e l'infanzia di Bacco, nato di nuovo, scorreva tranquilla,
raccontano che Giove, rallegrato dal nettare, per caso
tenesse lontani i gravi affanni e piacevolmente scherzasse
con una Giunone. "Ben più grande è il vostro 
piacere", le disse, "di quello tocca ai maschi."
Lei lo nega. Decisero allora di chiedere il parere
del sapiente Tiresia, a cui erano noti l'uno e l'altro amore.
In un bosco rigoglioso, infatti, due corpi, uniti insieme,
di grandi serpenti con un colpo di bastone aveva battuto
e, diventato da uomo femmina (sorprendente!), aveva
trascorso così sette autunni. All'ottavo, nuovamente
li vide e "Se il potere della vostra ferita è tale",
disse, "da stravolgere la natura di chi vi colpisce,
vi colpirò ancora!". E percossi gli stessi serpenti,
gli tornò l’aspetto di prima e riapparve la sua naturale figura.
Egli, dunque, scelto come arbitro di quella gaia contesa,
conferma le parole di Giove. Più del giusto e troppo
per l’argomento, la figlia di Saturno – si narra - se la prese
e gli occhi di chi l’aveva contraddetta condannò a tenebra eterna.
Ma il padre onnipotente (nessun dio, infatti, può annullare
ciò che un altro dio ha fatto), in cambio della vista perduta,
gli concesse di predire il futuro e mitigò con l'onore la pena".
(Ovidio, Metamorfosi, III, vv. 316-338)


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