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sabato 16 giugno 2018

L'amore in antica Grecia. Psiuchè kai thanatos, sussurravano le disinibite donne greche durante l’amplesso. La traduzione perde di credibilità (tu sei la mia anima e la mia morte), ma l’insieme di aspirate e le assonanze lo rendevano ( e lo rendono anche ora, provare per credere…) un potente afrodisiaco. Diapetomai, “volo” o, come si dice oggi, “vengo” risponde il lui della situazione. Fare l’amore si diceva volgarmente kateudein, dormire insieme. Soi flego (avvampo d’amore per te) è ugualmente indizio di una forte passione, generalmente indotta da Cupido, dio dell’amore. E allora la colpa va attribuita a lui: Eros epì moi katethexato toxa kai iùs (Eros mi ha aguzzato contro archi e frecce)… ma queste parole stanno meglio in una poesia che a letto… Titrosco su pòtho vuol dire “sono trafitto dal desiderio di te ed indica il momento di eccitazione prima dell’amore. Se peiro è usato in senso militare e vuol significare l’essere trapassato da una parte all’altra con la spada, ben presto si specializza anche in senso erotico e vuol dire “sono trafitto dall’amore”.

L'amore in antica Grecia.
Psiuchè kai thanatos, sussurravano le disinibite donne greche durante l’amplesso. 
La traduzione perde di credibilità (tu sei la mia anima e la mia morte), ma l’insieme di aspirate e le assonanze lo rendevano ( e lo rendono anche ora, provare per credere…) un potente afrodisiaco.

Diapetomai, “volo” o, come si dice oggi, “vengo” risponde il lui della situazione
Fare l’amore si diceva volgarmente kateudein, dormire insieme.

Soi flego (avvampo d’amore per te) è ugualmente indizio di una forte passione, generalmente indotta da Cupido, dio dell’amore. E allora la colpa va attribuita a lui: Eros epì moi katethexato toxa kai iùs (Eros mi ha aguzzato contro archi e frecce)…
ma queste parole stanno meglio in una poesia che a letto…

Titrosco su pòtho vuol dire “sono trafitto dal desiderio di te ed indica il momento di eccitazione prima dell’amore.

Se peiro è usato in senso militare e vuol significare l’essere trapassato da una parte all’altra con la spada, ben presto si specializza anche in senso erotico e vuol dire “sono trafitto dall’amore”.

Il teocriteo Chos idon os emanen, “come ti vidi così impazzii” mi ricorda tanto la formula “dal primo momento che ti ho visto

Mainomai epì sòiimpazzisco per te” appartiene alla stessa famiglia semantica.

Siunarpazeis ossia “tu mi hai rubato l’anima” esprime la forza e la rapidità dell’accensione amorosa che in maniera totalizzante ha colpito l’amato.

Ma per fortuna l’amore non è solo sofferenza e passione assoluta: 
ianeis cardian vuol dire “tu mi riscaldi il cuore

S’erò è esattamente il nostro “ti amo”: 
più comune, meno cocente, più polivalente: se invece si tratta di una comunione di sentimenti, di un rispetto misto a stima si dice s’agapò; in senso più carnale ed eroico (lo usano solo Omero e Archiloco) va bene anche s’eramai.

Soi terpomai significa “sono felice quando sto con te”; un amico, un figlio o una persona cara si possono apostrofare con se filò, ossia “ti voglio bene”. Del resto anche in italiano “filo-“ è il prefisso dell’apprezzamento e dell’interesse. Ma secondo voi è così semplice esprimere l’amore? 
A me le parole più belle sembrano ton tropon uk echo eipèin (“non riesco a dirti quanto ti amo).

- dal sito “supereva.com”.

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