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domenica 18 marzo 2018

Charles Bukowski. Solo Tu. Nessuno può salvarti se non tu stesso.





La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana, India, pittura, scultura, composizione, direzione d’orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d’azzardo, alcool, ozio, gelato allo yoghurt, Beethoven, Bach, Budda, Cristo, meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente. La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire. Era bello avere una scelta: Io l’avevo fatta da un pezzo la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano i fatti loro.
Charles Bukowski, “Pulp. Una storia del XX secolo”


Invece dovrei imparare a sparire, a un certo punto, perché tanto alle persone piace sentire la mancanza di qualcuno, più della sua presenza. Fanno così: dicono che vorrebbero qualcuno che non se ne vada mai, poi lo trovano e sai a chi pensano? A chi non c’è.
Charles Bukowski


Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.
Charles Bukowski



Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portarmi via parecchio tempo fa.
Charles Bukowski



Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai: 
cercando di essere gentile con gli altri 
spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce.
Charles Bukowski


Mi hanno piantato dentro così tanti coltelli 
che quando mi regalano un fiore 
all’inizio non capisco neanche cos’è. 
Ci vuole tempo.
Charles Bukowski




Ben venga il caos
perché l'ordine non ha funzionato.
Charles Bukowski


Stai diventando quello che hai sempre odiato?
Charles Bukowski


Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.
Charles Bukowski


Quando tutti si è uguali, tutti si è nessuno.
Charles Bukowski

Le persone mi spaventano, le folle di persone. Sono tutti così sani di mente.
Sanno tutti cosa fare, cosa dire. Quei coglioni mi terrorizzano.
Charles Bukowski

Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno.
Charles Bukowski

Finchè ti preoccupi di ciò che pensano gli altri, appartieni a loro.
Charles Bukowski



Prima di distruggere qualcosa assicuratevi di avere qualcosa di meglio per sostituirlo.
Charles Bukowski


La gente è il più grande spettacolo del mondo. 
E non si paga il biglietto.
Charles Bukowski

A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. 
Sappiamo le battute,sappiamo dove metterci,come recitare, 
manca solo la macchina da presa. 
Però non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film.
Charles Bukowski


Non voglio molto, ma non riesco ad avere nemmeno quel poco che voglio.
Charles Bukowski


La vita era davvero insopportabile, solo che alla gente era stato insegnato a fingere che non lo fosse. Ogni tanto c'era un suicidio o qualcuno entrava in manicomio, ma per la maggior parte le masse continuavano a vivere fingendo che tutto fosse normalmente piacevole.
Charles Bukowski


Sento il dolore che mi si arrampica addosso. 
È come una seconda pelle. Vorrei potermela sfilare come fanno i serpenti.
Charles Bukowski


Caddi in uno dei miei patetici periodi di chiusura. Spesso,con gli esseri umani, buoni e cattivi, i miei sensi semplicemente si staccano, si stancano: lascio perdere. Sono educato. Faccio segno di si. Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno. Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai. Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce, ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali. Non importa… Il mio cervello si chiude. Ascolto. Rispondo. E sono troppo ottusi per rendersi conto che io non ci sono…”
Charles Bukowski


Solo Tu.
Nessuno può salvarti se non tu stesso.
Sarai continuamente messo in situazioni praticamente impossibili.
Ti metteranno continuamente alla prova con sotterfugi, inganni e sforzi per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente dentro.
Nessuno può salvarti se non tu stesso e sarà abbastanza facile fallire davvero facilissimo ma non farlo, non farlo, non farlo.
Guardali e basta.
Ascoltali.
Vuoi diventare così?
Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore?
Vuoi provare la morte prima della morte?
Nessuno può salvarti se non tu stesso e vale la pena di salvarti.
È una guerra non facile da vincere ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere è questa. Pensaci su.
Pensa al fatto di salvare il tuo io.
Il tuo io spirituale.
Il tuo io viscerale.
Il tuo io magico che canta e il tuo io bellissimo.
Salvalo.
Non unirti ai morti-di-spirito.
Mantieni il tuo io con umorismo e benevolenza e alla fine se necessario scommetti sulla tua vita mentre combatti, fottitene del prezzo.
Fallo!fallo!
Allora saprai esattamente di cosa sto parlando.
Charles Bukowski


Cresciamo con i danni,
non con gli anni.
Charles Bukowski


Ma forse un giorno tu busserai ancora alla mia porta ed io, mi amerò così tanto da non aprire.
Charles Bukowski



C’è abbastanza perfidia, odio, violenza, assurdità nell’essere umano medio
per rifornire qualsiasi esercito in qualsiasi giorno

E i migliori assassini sono quelli che predicano la vita
E i migliori a odiare sono quelli che predicano l’amore
E i migliori in guerra – in definitiva – sono quelli che predicano la pace

Quelli che predicano Dio hanno bisogno di Dio
Quelli che predicano la pace non hanno pace
Quelli che predicano amore non hanno amore

Attenti ai predicatori
Attenti ai sapienti
Attenti a quelli che leggono sempre libri
Attenti a quelli che o detestano la povertà
o ne sono orgogliosi
Attenti a quelli che sono sempre pronti ad elogiare
poiché hanno loro bisogno di elogi in cambio
Attenti a quelli pronti a censurare
hanno paura di quello che non sanno
Attenti a quelli che cercano continuamente
la folla; da soli non sono nessuno
Attenti agli uomini comuni alle donne comuni
attenti al loro amore,
Il loro è un amore comune
che mira alla mediocrità

Ma c’è il genio nel loro odio
c’è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti
per uccidere chiunque.
Non volendo la solitudine
non concependo la solitudine
cercheranno di distruggere tutto ciò
che si differenzia da loro stessi.
Non essendo capaci di creare arte
non capiranno l’arte.
Considereranno il loro fallimento, come creatori,
solo come un fallimento del mondo intero.
Non essendo in grado di amare pienamente
considereranno il tuo amore incompleto
e poi odieranno te
e il loro odio sarà perfetto.

Come un diamante splendente
Come un coltello
Come una montagna
Come una tigre
Come cicuta

La loro arte più raffinata.

 Bukowski





Charles Bukowski, Giorni come rasoi, notti piene di ratti.
Quando ero molto giovane
dividevo equamente il mio tempo tra bar e biblioteche;
come poi riuscissi a provvedere agli
altri miei normali bisogni resta un mistero;
boh, semplicemente non me ne preoccupavo più di tanto -
se avevo un libro o qualcosa da bere allora non pensavo troppo
e tutto il resto – gli scemi riescono a crearsi un paradiso
tutto loro.
Quando stavo al bar, pensavo di essere un duro, spaccavo le cose, facevo a botte con gli altri, ecc.
Nelle biblioteche era un’altra storia: me ne stavo zitto, giravo
da una sala all’altra, i libri non li leggevo tanto per intero
ma a pezzetti: medicina, geologia, letteratura e
filosofia, psicologia, matematica, storia,
e quelle cose lì mi davano la nausea.
E per la musica ero più interessato alla musica vera e propria
e alle vite dei compositori che agli aspetti tecnici…
Comunque, era con i filosofi che sentivo un senso di fratellanza:
Schopenhauer e Nietzsche e, anche se era difficile da leggere, pure il vecchio Kant;
trovavo che Santayana, che al tempo era parecchio famoso, fosse
fiacco e noioso, con Hegel invece ti dovevi fare un vero mazzo, soprattutto
se la sera prima avevi bevuto; c’è tanta gente che ho letto e che mi sono scordato,
e probabilmente non mi sono perso niente, ma mi ricordo di un tizio che ha scritto un
libro intero nel quale dimostrava che la luna non c’è
e ci riusciva così bene che alla fine tu pensavi, quest’uomo
ha assolutamente ragione, la luna non c’è.
Come poteva un ragazzo degnarsi di andare a lavorare
otto ore al giorno quando non c’era più nemmeno la luna?
Cos’altro ti potevano togliere?
E non mi piaceva tanto la letteratura quanto piuttosto i critici
letterari; erano dei veri cazzoni, quei tizi; usavano
un linguaggio raffinato, a suo modo splendido, per dire agli altri
critici, agli scrittori, che erano dei rottinculo.
Mi rincuoravano.
ma erano i filosofi che soddisfacevano
quel bisogno
che si celava da qualche parte nella mia testa confusa: immergendomi
nei loro eccessi e nel loro
farraginoso vocabolario,
spesso mi
incantavano
saltavano fuori
con affermazioni azzardate infiammate che mi sembravano
verità assoluta o maledettamente vicine
alla verità assoluta,
e questo tipo di sicurezza era quello che cercavo per la vita
di ogni giorno, che assomigliava molto di più
a un pezzo di cartone.
Quei tizi erano dei grandi, mi hanno fatto sopportare
giorni come rasoi e notti piene di ratti; mentre le donne
tiravano sul prezzo come banditrici venute dall’Inferno.
I miei fratelli, i filosofi, loro mi parlavano come
nessun altro per strada o in giro aveva fatto mai; riempivano
un vuoto immenso.
Che bravi ragazzi, oh, davvero dei bravi ragazzi!
Eh sì, le biblioteche sono state utili; ma nel mio altro tempio, nei
bar, era un’altra storia, più semplificata, le parole
e i comportamenti erano diversi…
i giorni in biblioteca, le notti al bar.
Le notti erano simili,
hai qualcuno seduto vicino, e magari non è
neanche un tipo cattivo, ma a me non ispira per niente,
c’è un’orribile aria di morte lì dentro – penso a mio padre,
ai miei professori, alle facce che stanno sulle monete e le banconote,
ai sogni popolati da assassini con occhi spenti; be’,
in un modo o nell’altro io e questo tizio prendiamo a scambiarci delle occhiate,
una rabbia violenta inizia lentamente a montare: siamo nemici, cane e
gatto, prete e ateo, acqua e fuoco; la tensione cresce,
mattone su mattone, in attesa del crollo; le mani
giunte e poi sciolte, beviamo, adesso, finalmente abbiamo uno scopo:
si gira verso di me:
“Amico, c’è qualcosa che non va?”
“Come no, sei tu”.
“E ci vogliamo fare qualche cosa?”
“Sicuro”.
finiamo di bere, ci alziamo, e usciamo sul retro del
bar, fuori nel vicolo; ci giriamo
e siamo uno di fronte all’altro.
io gli dico: “Tra noi due non c’è altro che questa distanza: a te
ti va di eliminarla?”
lui mi si getta addosso e in qualche modo è soltanto una parte della parte della parte.

Da “Le poesie dell’ultima notte della Terra”




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