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lunedì 10 ottobre 2016

Depressione, quella piaga nascosta che colpisce quattro milioni di italiani. La depressione, diceva Indro Montanelli, è una malattia democratica: può colpire tutti. Non fa nessuna distinzione: né geografica, né sociale, né d’età.


La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l’incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune. Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare.
Erich Fromm




la depressione è spesso endogena, senza cause scatenanti specifiche, che si evolve lungo percorsi inconsci e spesso molto lunghi e asintomatici, e questo la rende particolarmente difficile da individuare proattivamente e superare. Lo stato depressivo, invece, che segue un evento particolarmente doloroso è di solito più facile da elaborare perchè  c'è una causa reale e quindi si può ripartire da un punto definito. Questa componente della causa reale aiuta anche a non far ricadere il senso di colpa sulla persona che, altrimenti, senza cognizione di causa, interiorizza l'esperienza attribuendola alla sua inadeguatezza o indegnità. E da qui la depressione clinica fa presto ad insediarsi.


Siamo tutti un po’ matti, ma la maggior parte di noi non lo sa, perché frequentiamo soltanto gente con il nostro tipo di pazzia. Vedi dunque quale opportunità ti offro, per apprendere l’uno dall’altro. Solo quando si incontrano persone con pazzie diverse, nasce la possibilità di scoprire gli errori del proprio tipo di follia.
Albert Einstein



LA DEPRESSIONE - In cerca di una definizione
a cura del Dr. Carlo Saffioti

La storia della depressione è la storia dell'umanità, anche se il termine depressione quale connotante una sindrome psichiatrica è stato introdotto solo negli anni ' 20 dallo psichiatra tedesco Meyer.

La depressione è un esperienza affettiva universale, connaturata all'essere umano (si è arrivati ad affermare: finché non si è provato ad essere depressi non si é davvero uomo). 

Rappresenta una delle modalità affettive con cui l'uomo si relaziona col mondo e permette all'uomo di superare le frustrazioni, le delusioni e le perdite

Ogni cambiamento, in quanto tale, è perdita di qualche cosa di noto e avventura dell' ignoto e quindi comporta sentimenti di depressione per la perdita e di ansia per l'ignoto. Vivere significa affrontare continuamente cambiamenti e quindi è sempre presente il rischio di passare dalla depressione fisiologica alla depressione patologica. 

La depressione ondeggia tra normalità e patologia
può essere infatti lutto (normale reazione alla perdita di una persona cara oppure una grave frustrazione) o malattia (si differenzia dal lutto soprattutto per durata, per quantità e per sproporzione rispetto alla causa scatenante). Il lutto permette, con il suo lavoro, di sciogliere il legame con la persona (o ideale) persa, che diventa un dolce ricordo e permette il recupero di nuovi rapporti affettivi e di nuovi investimenti nella realtà. Il lavoro del lutto coincide con una depressione, in cui l'oggetto d'amore perduto è tenuto in vita dentro di noi, ma il principio di realtà prende il sopravvento e si è di nuovo capaci di guardare avanti. Quando però i sintomi depressivi non hanno un evento scatenante o persistono per troppo tempo, c'è perdita di autostima, il senso del tempo e dello spazio cambia e c'è la percezione dell'impossibilità di uscire dalla situazione, allora si entra nella patologia.

Depressione nella letteratura e nell'arte. 
La malattia è conosciuta fin dall'antichità e fin dall'antichità è descritta come un'anomalia rispetto alla normalità: un insieme di comportamenti o modulazioni affettive che ora definiremmo depressione.

Forse la prima descrizione di depressione è quella che Omero fa di Bellerofonte nell'Iliade: 
...ma quando viene in odio agli Dei, 
Bellerofonte solo e consunto di tristezza 
errava pel campo acheio l'infelice 
e l'orme dei viventi fuggìa 

con l'abbandono degli Dei si spegne il coraggio e la forza di vivere 
ed è il vuoto assoluto, la tristezza divorante in cui l'eroe si dibatte e si logora.


Gli artisti prima e meglio degli altri sono riusciti a cogliere ed a rappresentare le sofferenze e le inquietudini dell'uomo e le loro descrizioni sono state esemplificative della depressione.

Plutarco, descrivendo il Re Antioco, innamorato della giovane matrigna: 
...ogni minimo malessere è ingrandito dagli spettri pensosi della sua ansietà, guarda se stesso come un uomo che gli Dei odiano, il medico o l'amico consolatore vengono allontanati, siede fuori dalla porta avvolto in stracci. Di tanto in tanto si trascina nello sporco e confessa questo o quel peccato. Vegli o dorma è inseguito dagli spettri della sua angoscia, sveglio non fa uso della ragione, addormentato non ha tregua delle sue paure. In nessun luogo trova scampo dai terrori immaginari.

Seneca, nel De Tranquillitate Animi rispondendo a Quinto Sereno:Il male che ci tormenta non è nel luogo in cui ci troviamo, ma è in noi stessi. Noi siamo senza forze per sopportare una qualsiasi contrarietà, incapaci di tollerare il dolore, impotenti a gioire delle cose piacevoli, sempre scontenti di noi stessi.
Petrarca, nel Secretum: ...tutto è aspro, cupo, orrendo: la disperazione trasforma il giorno in notte d'inferno e costringe a nutrirci di lacrime e di dolore con un non so che di una voluttà tanto che a malincuore se ne distoglie.
Si citano anche l'opera di Durer, la Melanconìa che esemplifica il dolore paralizzante del depresso e Il Grido di Munch che comunica la squassante angoscia del depresso.

Si può chiudere questa breve carrellata con la descrizione dello psichiatra Jean-Étienne Dominique Esquirol (1772-1840):

afflitto da un torpore che impedisce di pensare, una lassità generale che impedisce di agire, abbandona le occupazioni, trascura la famiglia e il lavoro, è indifferente agli affetti, matura idee nere; disperato per la propria nullità che è convinto di non poter superare, desidera la morte che a volte anche si dà.



In cerca di una definizione
Nei secoli si è parlato di melanconia poi di depressione endogena o maggiore, di depressione reattiva o disturbo distimico o nevrosi depressiva, di depressione cronica, di depressione mascherata, di depressione senile, di depressione organica ed infine di depressione atipica, di valenze ciclotimiche o bipolari.

La malinconia o depressione endogena o maggiore (Freud): 
Profondo e doloroso scoramento, un venir meno all'interesse per il mondo esterno, perdita delle capacità di amare, inibizione di fronte a qualsiasi attività, avvilimento del sentimento di sé che si esprime in autorimprovero o autoingiurie e culmina in un grandioso senso di colpa con l'attesa delirante di una punizione.

Depressione reattiva (Breuler):attenuatasi la dolorosa disperazione sulla propria disgrazia, riasciugate le lacrime, quando il peggio sembra superato, lo sventurato si ritrova come impietrito, non ha più gli interessi di prima, niente più lo può rallegrare e avvincere, i familiari gli sono indifferenti la vita ha perduto ogni attrazione, le percezioni hanno perso rilievo e plasticità.


  • Depressione cronica o depressione residua.                                                                             Permangono con minor gravità i sintomi della fase acuta soprattutto il ritiro sociale, l'apatia, la scontentezza, il pessimismo. Il paziente non riesce a superare la perdita dell'oggetto, che continua a cercare ed a rimpiangere, rimproverando di continuo le persone con le quali entra in relazione, di non essere all'altezza dell'oggetto perduto o non raggiunto.

  • Depressione mascherata                                                                                                             Prevale il disturbo somatico sui sintomi psichici.
  • Depressione senile                                                                                                                     Possono essere presenti inquinamenti paranoidei, ipocondria marcata, a volte confusione. Alcuni quadri devono essere differenziati dalla demenza.
  • Depressione organica                                                                                                                     E' quella secondaria all'assunzione di alcuni farmaci (ad esempio roserpina) di allucinogeni o ad alcune patologie (malattie infettive, calcinoma del pancreas, ipotiroidismo).


Si ritiene ora che non si debba parlare di malattie diverse e separate, ma di un continuum tra una forma e l'altra che varia a seconda della struttura di personalità, dei casi della vita, delle vicende personali e relazionali vissute nell'infanzia o, con un altro approccio, della qualità e quantità del deficit dei neuro-trasmettitori.

La chiave della depressione è la perdita di un affetto.                                                                         Il depresso sente se stesso, la propria vita, la realtà circostante secondo una trasformazione peggiorativa che colora tutto di qualità spiacevoli e dolorose. L'esistenza del depresso si svuota di significato e di interesse, è vissuta nella solitudine, la morte è vista come liberatrice. Cambia il modo di essere nel mondo, soprattutto nei parametri del tempo e dello spazio. C'è la paralisi del divenire, il peso del passato si dilata, pochi atti del passato connotano tutta la storia personale e si caricano di negatività, il passato non ha più esperienze piacevoli, la nostalgia è dolorosa, il futuro inaccessibile, sbarrato, non c'è più progettualità, il presente si contrae, diventa immodificabile. Lo spazio è ristretto, angusto, chiuso, immobile, vuoto, gli oggetti diventano irraggiungibili: mi sento lontano dentro.

La definizione scientifica oggi generalmente accettata è quella fornita dall'''American Psychiatric Association nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali: il DSM IV dell'Episodio Depressivo Maggiore.

DSM IV
Episodio Depressivo maggiore

5 o più dei seguenti sintomi devono essere presenti durante lo stesso periodo di due settimane e rappresentare un cambiamento rispetto alla funzionalità precedente; almeno uno dei sintomi deve essere l'umore depresso o la perdita di interesse o di piacere.

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come indicato sia da un'osservazione soggettiva (sentirsi tristi o vuoti), sia osservato da altri (apparire piangente) -N.B.: In bambini o adolescenti può essere osservata irritabilità.
  • Marcata perdita di interesse o di piacere in tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come indicato sia da un'osservazione soggettiva, sia osservato da altri).
  • Significativa perdita di peso (quando non a dieta) o aumento di peso (per esempio un cambiamento di più del 5% di peso corporeo in un mese), o diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno.  N.B.: In bambini considerare anche il mancato aumento ponderale atteso.
  • Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile da altri, non sensazioni meramente soggettive di di incapacità di rimanere fermo o di essere rallentati).
  • Perdita di energia o stanchezza quasi ogni giorno.

  • Sentimenti di mancanza di valore o di colpa eccessiva o inappropriata (che può essere delusionale) quasi ogni giorno (non meramente auto-punitivi o sul fatto di essere malati).

  • Diminuita capacità di riflettere e concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (sia sensazioni soggettive, sia osservabili da altri).

  • Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrenti ideazioni di suicidio senza un piano specifico o tentativi di suicidio o piani specifici di suicidio. 


I sintomi non devono rientrare nei criteri definiti per un episodio misto.
I sintomi causano un disagio clinicamente significativo o senso di inferiorità nella vita sociale, nel lavoro e in altre aree importanti.
I sintomi non devono essere dovuti a effetti psicologici di una sostanza (ad esempio un medicamento, una droga) o a una condizione patologica generale (per esempio ipertiroidismo).
I sintomi non sono considerati per un lutto, ad esempio la perdita di una persona cara, i sintomi persistono per un periodo più lungo di due mesi o sono caratterizzati da una marcata incapacità funzionale, preoccupazione morbosa con senso di mancanza di valore, ideazione suicida, sintomi psicotici o ritardi psicomotori.

Come si vede nella definizione del DSM IV, i sintomi psichici, psicomotori e psicosomatici che in misura maggiore o minore sono presenti nella depressione sono:

Psichici: tristezza, disperazione, indifferenza, non provare sensazioni, vuoto interno, apatia indecisione, inibizione, diminuita capacità attentava e mnemonica, pessimismo, idea di morte, idee di rovina, auto-svalutazione, indegnità, senso di colpa.
Psicomotori: rallentamento, ipomimia irrequietezza.
Psicosomatici:insonnia e ipersonnia, sento di tensione, diminuzione di forze, vertigini, ipotensione, dispnea, stipsi, colite, perdita di appetito, perdita di peso, senso di freddo, cardiopalmo, dolori diffusi.
Chiarire la definizione di depressione è presupposto indispensabile per una sua diagnosi.

Oltre la diagnosi Si desidera sottolineare tuttavia che il momento diagnostico non può essere quello conclusivo nel rapporto con il paziente. Al di là della diagnosi, che aiuta il medico ad una corretta prescrizione del farmaco o tella terapia psichiatrica, è indispensabile che si crei una buona relazione tra il medico ed il paziente: non bisogna mai prescindere dalla relazione che permette di capire il senso e la profondità della sofferenza. 

Come scrive Balint:
compito del medico è saper somministrare se stesso ed i farmaci.
Il medico dovrà riuscire ad accettare di soffrire con il paziente, a condividere quel senso di vuoto e quella paralizzante aggressività che in maniera diversa sono sempre presenti nella relazione con il depresso. Compito del medico sarà anche informare i familiari che il depresso non ha un deficit di volontà, non soffre perché vuole soffrire, non lavora perché non vuole lavorare, ma perché non riesce a non soffrire e non ce la fa proprio a lavorare. Non basta la pacca sulla spalla ed il richiamo a reagire ed a confrontarsi con le proprie responsabilità: questo atteggiamento, serve a volte solo ulteriormente a colpevolizzarlo. 
Il depresso va rispettato, tanto profondamente quanto profonda è la sua sofferenza; va a volte ripreso anche con fermezza e richiamato alla realtà delle cose, ma sempre con l'intenzione di aiutarlo a curarsi, con la piena consapevolezza che oggi è pienamente possibile, grazie ai farmaci e a consolidati approcci psicoterapici, guarire o migliorare o quanto meno, recuperare una migliore qualità di vita.

Uno scrittore contemporaneo Paulo Coelho, che ha vissuto tre anni in un manicomio, ci trasmette come a volte l'esperienza depressiva, anche quella più cupa e più folle, può comunque essere un'occasione maturativa e rappresentare un tunnel buio, cupo e doloroso che si apre in una grande prateria di libertà e di speranza
In Veronìca decido di morire, Veronica attraverso relazioni significative, dalla consapevolezza della morte arriva sorprendentemente alla consapevolezza della vita, fino alla consapevolezza della capacità di vivere ogni giorno come un miracolo, come una entusiasmante scoperta, contraddicendo Ungaretti quando recita la morte si sconta vivendo.
Il miracoloso dono della serenità può essere conquistato sempre in qualsiasi luogo, anche in quelli apparentemente più improbabili e anche nelle situazioni più tristi. E, se non tutto, almeno un po'.


http://www.benessere.com/psicologia/depressione/depressione.htm



Depressione, quella piaga nascosta che colpisce quattro milioni di italiani.
Un rapporto dell’Aifa denuncia la crescita della patologia in Italia e soprattutto lo scarso utilizzo delle terapie: due malati su tre non si curano. 
Perché troppo spesso chi ne soffre ne ha ancora vergogna
DI  ANNA LISA BONFRANCESCHI   15 marzo 2016


La depressione, diceva Indro Montanelli, è una malattia democratica:                                             può colpire tutti. Non fa nessuna distinzione: né geografica, né sociale, né d’età

Quello che potremmo aggiungere oggi è che non solo la depressione colpisce tutti, ma ne colpisce tanti. Troppi.


Le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità parlano di 350 milioni di persone nel mondo
Una trentina di milioni in Europa
In Italia i numeri non sono chiari: ne soffre circa il 7 per cento della popolazione, ma alcune stime arrivano anche oltre il 12per cento. Quindi, calcolatrice alla mano, almeno 4 milioni di italiani soffrono di depressione. Eppure, la maggior parte non chiede aiuto.

L’ultimo rapporto dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) sull’utilizzo dei farmaci mostra infatti che, sebbene l’uso degli antidepressivi sia aumentato nel corso degli anni, solo un terzo delle persone affette da depressione assume farmaci.

E di questi solo il 31 per cento li assume in maniera appropriata (dati Rapporto OsMed 2014). 
Colpa, ancora, dello stigma che la malattia si porta dietro, spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria: «Malgrado sia una malattia sempre più diffusa è ancora forte il senso di vergogna che l’accompagna. Chi ne soffre stenta a riconoscere di avere un problema serio e a recarsi dal medico, tanto che sappiamo che tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi passano in media due anni».

Ma anche quando arriva la diagnosi c’è una sorta di rifiuto nell’assumere i farmaci: si rigetta l’idea di aver bisogno di medicinali, per guarire da questa che per molti non viene vista “solo” come una forma severa di tristezza. E così la depressione rimane sconosciuta e non trattata. Quando invece sappiamo che prima si interviene meglio è. Perché la depressione si può curare: «Se si interviene già dopo il primo episodio - non solo con i farmaci ma anche con la psicoterapia - il tempo medio di trattamento va dai 9 ai 12 mesi», spiega lo psichiatra.


La depressione comincia nell'adolescenza. E non va ignorata.

Uno studio condotto su quasi duemila teenager mostra che circa un terzo dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni soffre di qualche tipo di disturbo ansioso-depressivo. Che si ripresenta in età adulta se non è stato curato. Per prevenire, è meglio affidarsi alla psicoterapia che ai farmaci
[...]
http://espresso.repubblica.it/visioni/2016/03/15/news/depressione-quella-piaga-nascosta-che-colpisce-quattro-milioni-di-italiani-1.254103




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