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giovedì 11 agosto 2016

Bes - Pubblicazioni

Thomas Alva Edison fu un imprenditore e inventore statunitense.
È famoso per l’invenzione della lampadina (invenzione non sua in realtà) e del fonografo.
Edison non inventò la lampadina, ma contribuì a migliorarla. Anzi, molti non sanno che la prima versione di lampadina prodotta da Edison durò 40 ore, mentre l’italiano Alessandro Cruto ne realizzò una versione che durò 500 ore. Edison fece migliaia di tentativi per migliorare la lampadina (si dice circa 2.000). Si narra che usò persino un pelo di barba. Durante una conferenza stampa un giornalista gli chiese:
“Dica, Mr. Edison, come si è sentito a fallire duemila volte nel fare una lampadina?”. Ebbene, la risposta di Edison fu:
“Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina. “
Thomas Alva Edison

Disabilità e società
● Esclusione (fino agli anni '50)
● Medicalizzazione (anni '60)
● Inserimento (anni '70)
● Integrazione (anni '80-'90)
● Inclusione (oggi)


• Istituzionalizzazione (dalla fine del ‘700 agli anni
‘70)
• Legge 118/1971 scuole comuni per disabili (eccetto disabilità sensoriali, intellettive e
motorie gravi)
• Legge 517/1977 scuole comuni per tutti
• Legge 104/1992 principi, dispositivi, figure di integrazione (insegnanti, educatori, assistenti)


Prospettiva inclusiva: da dove partiamo?
1948 Costituzione della Repubblica Italiana (art.3 e 34)
1962 L.1859: gli alunni con disabilità hanno il diritto di iscriversi a scuole speciali
1971 L.118: gli alunni con disabilità hanno il diritto di frequentare scuole comuni, ma
con delle eccezioni rispetto alle tipologie di gravità.
1977 L.517: tutti gli alunni con disabilità devono essere inclusi nelle scuole normali.
Viene presentata la figura dell’insegnante di sostegno e il limite di 20 alunni/classe
1992 L.104: Legge quadro su assistenza, integrazione sociale, diritti e misure operative
esclusivamente per persone con disabilità certificata su base biomedica.
2010 L.170: Diritti di personalizzazione didattica per alunni con 4 tipologie di DSA
2012 DM27/12/2012: Diritti di personalizzazione per alunni con Bisogni Educativi
Speciali
Zambotti, Francesco. "Bisogni Educativi Speciali e didattica inclusiva.", pag. 
http://digilander.libero.it/scuolaacolori/BES%20e%20didattica%20inclusiva_Zambotti.pdf

La direttiva MIUR del 2012 ricorda che «ogni alunno, con continuità o per determinati periodi,
può manifestare bisogni educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta»

«l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. in ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse»
direttiva MiUR, Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica, 27 dicembre 2012, p. 2.


"E poi intervenuta la sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale che — pur in un clima di contenimento della spesa pubblica — ribadisce il principio che il diritto all'inclusione scolastica, costituzionalmente garantito, non può essere affievolito o limitato a causa di problemi di bilancio.
Infine è stata approvata la Legge n. 170/2010 sul riconoscimento dei diritti all'inclusione anche di alunni con DSA, disturbi specifici di apprendimento, che ha ampliato l'ambito di realizzazione dei principi delle politiche inclusive italiane, principi che sono stati estesi anche agli alunni con altri BES, Bisogni Educativi Speciali, con la Direttiva del Ministro dell'istruzione del 27 Dicembre 2012!.
Ianes, Dario. "L’evoluzione dell’insegnante di sostegno." Trento, Erickson (2014), pag. 246

"Il Bisogno Educativo Speciale (BES) si propone come «categoria allargata», capace di dare visibilità, oltre che ovviamente alla disabilità tradizionalmente intesa, anche a quello spettro più ampio di difficoltà che ci pare abbia altrettanto diritto a una risposta individualizzata [...]. Con il termine «inclusione» in ambito educativo intendiamo l’idea di «una scuola per tutti», una scuola perciò che sia capace di rispondere a tutte le diverse caratteristiche che gli alunni portano con sé [...] 

Fig. 1 L’allargamento dal concetto di integrazione a quello di inclusione passando dalla tappa
intermedia dei BES.".
Ianes, Dario, and Heidrun Demo. "Riconoscere i Bisogni Educativi Speciali su base ICF e progettare risorse efficaci e inclusive.", pagg. 475-476.
L'integrazione scolastica e sociale - Rivista pedagogico-giuridica per scuole, servizi, associazioni e famiglie, Eriksson, (2009)
http://forum.indire.it/repository_cms/working/export/4936/approfondimenti/ianes_demo.pdf 

"Da un documento elaborato dalla European Agency for Development in Special Needs Education <<Profilo dei docenti inclusivi>> 2012, vengono delineati quattro valori fondamentali che delineano il profilo del docente inclusivo: 1. valorizzare la diversità dell'alunno; 2. sostenere gli alunni; 3. lavorare con gli altri; 4. sviluppo e aggiornamento professionale".
A. Caruso, I Bisogni Educativi Speciali. Verso una Geografia inclusiva, pag.148
Diario Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia Roma - XXV, Fascicolo 2, luglio-dicembre 2013

"Dario Ianes, docente di Pedagogia speciale e Didattica speciale alla Libera Università di Bolzano e fondatore del centro studi Erickson di Trento, afferma che la nuova normativa rimette in gioco e riscrive il concetto di disabilità facendolo apparire non più una questione esclusivamente medica ma bio-strutturale e bio-psicosociale. I BES non sono una diagnosi clinica ma una condizione di difficoltà che deve garantire all'alunno un programma strutturato appositamente su di lui [...]"
A. Caruso, I Bisogni Educativi Speciali. Verso una Geografia inclusiva, pagg.148 -149
Diario Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia Roma - XXV, Fascicolo 2, luglio-dicembre 2013
http://www.semestrale-geografia.org/index.php/sdg/article/view/26




parafrasando l’amleto di William Shakespeare, ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne immaginino i decreti ministeriali”.
Magni, Francesco. "L’integrazione scolastica delle persone con disabilità, disturbi specifici di apprendimento (DSA) e bisogni educativi speciali (BES), pag. 38, Nuova Secondaria - n. 9, maggio 2015 - Anno XXXII" 


"[...] Ianes (2005) propone uno screening di base, come strumento operativo, per compiere una prima lettura delle difficoltà presenti nella classe, necessario per identificare precocemente gli alunni con qualche tipo di bisogno educativo speciale. Il primo aspetto riguarda la titolarità del processo di screening: dovrà essere il Consiglio di classe o il Team che valuta i vari alunni identificando quelli che presentano qualche bisogno educativo speciale. La collegialità è una condizione assolutamente imprescindibile, oltre che prescritta dalla legge. Gli aspetti da considerare sono:
1. Condizioni fisiche, ad esempio condizioni o malattie croniche o acute oppure fragilità, debolezza
con altre condizioni biologicamente significative che incidano sul suo funzionamento complessivo.
2. Strutture corporee, considerando i vari sistemi fisiologici come descritti nel modello ICF.
3. Funzioni corporee, attenendosi a quanto indicato dal modello ICF.
4. Capacità personali: esaminando l’alunno da questo punto di vista si deve chiedersi se egli
incontra qualche difficoltà a motivo di qualche deficit nelle categorie in cui si declinano le capacità
personali: capacità di apprendimento, capacità di organizzarsi e di condurre autonomamente delle
routine, capacità di comunicazione e linguaggi, mobilità e motricità, autonomia personale,
autonomia sociale, interazioni e abilità sociali. In questo ambito, il termine capacità non è utilizzato
esattamente come vorrebbe il sistema ICF, perché a questo stadio di valutazione è sufficiente
rendersi conto se l’alunno, presentando qualche deficit in qualche capacità personale, produce una
situazione di bisogno educativo speciale.
5. Competenze scolastiche: nel modello ICF si parla di partecipazione sociale nei vari ambiti e nei
vari ruoli di vita sociale. Per gli scopi di questo strumento di screening viene dato maggiore rilievo
al ruolo partecipativo scolastico, al ruolo cioè di alunno che deve apprendere le competenze previste
dal curricolo. Gli insegnanti valuteranno se l’alunno incontra delle difficoltà negli apprendimenti
curricolari. L’analisi non deve limitarsi a questo ambito, perché esistono anche altri deficit o
impedimenti in altre partecipazioni sociali in ruoli diversi extrascolastici, familiari e di tempo
libero, ecc.
6. Contesto ambientale: gli insegnanti si chiederanno se l’alunno ha un contesto ambientale
problematico, ad esempio a livello familiare o di relazioni extrafamiliari, come ad esempio nel
gruppo dei pari, se incontra delle difficoltà nel fattore contestuale extrascolastico delle opportunità
per il tempo libero, oppure nella cultura dell’ambiente circostante oppure a livello economico, nel
livello logistico, come ad esempio il sistema dei trasporti, degli ausili, ecc.
7. Contesto personale, cioè i problemi che l’alunno può avere nei fattori contestuali di tipo
psicologico, affettivo, relazionale e comportamentale che mediano lo sviluppo e l’apprendimento:
in particolare la motivazione, l’autostima, le emozioni, l’autoefficacia e i comportamenti
problematici. [...]"
RIFLESSIONI: BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI O DIRITTI EDUCATIVI SPECIALI?
"INDICAZIONI OPERATIVE: ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI", pag. 6
Istituto Comprensivo “A. Palladio” Poiana Maggiore - icspojana.gov.it
http://www.icspojana.gov.it/files/documents/integrazione/indicazioni_operative_BES.pdf


"[...] Di una cosa, però, il genitore di questi tempi è sicuro: nessun bambino viene più rifiutato o emarginato dalla classe a cui, anagraficamente, deve far parte perché le Classi Differenziali per ”disadattati scolastici” (1) con alunni eterogenei per sesso, per età, per capacità intellettive e motorie, infatti, sono scomparse dal 1977, da quando è stata introdotta la figura dell'insegnante di sostegno. Nessun alunno nella nostra scuola viene più rifiutato, perché si è capito che chi non riesce a scrivere con bella grafia o un'ortografia corretta [...]"
(1) Le Classi Differenziali per ”disadattati scolastici” sono nate in Italia con la legge n°1859 /1962 quando  già negli Stati Uniti gli psicologi parlavano di “disfunzione cerebrale minima” per spiegare la dislessia! 
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 2
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc

"[...] Don Milani in 'Lettera a una professoressa' quando si legge che: 'Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali', ovvero che occorre dare di più a chi ha di meno per garantire a tutti pari opportunità. [...] in ambito economico l'approccio del premio nobel per l'economia (del 1998), l' indiano Amartya Sen, pone l'accento sugli stati che l'individuo ha deciso liberamente di svolgere e di fare, come ad esempio essere nutrito, avere una casa adeguata, essere rispettato... che lui definisce 'functioning', mentre definisce 'capabilities', o 'capacitazioni', l'insieme dei funzionamenti che un individuo può liberamente scegliere durante la sua vita come ad esempio la libertà di acquisire lo star bene (11) . [...]"
(11) F. Dovigo 'Fare Differenze', Erickson, 2007, pp. 27, 28 .
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 4
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc

"[...] Il Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need secondo la definizione in uso in ambito internazionale), meglio noto con l'acronimo BES, “è qualsiasi difficoltà in età evolutiva, in ambito educativo/apprenditivo, espressa in un funzionamento nei vari ambiti della salute secondo il modello ICF dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che risulti problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall'eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata” (12) [...]"
(12) D.Ianes 'La speciale normalità. Strategie di integrazione e inclusione', Centro Studi Erickson, 2006, pag. 26
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 5
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc


"[...] Direttiva Ministeriale del 27 Dicembre 2012
STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA.
Premessa 
I principi che sono alla base del nostro modello di integrazione scolastica - assunto a punto di riferimento per le politiche di inclusione in Europa e non solo - hanno contribuito a fare del sistema di istruzione italiano un luogo di conoscenza, sviluppo e socializzazione per tutti, sottolineandone gli aspetti inclusivi piuttosto che quelli selettivi.
Forte di questa esperienza, il nostro Paese è ora in grado, passati più di trent’anni dalla legge n.517 del 1977, che diede avvio all’integrazione scolastica, di considerare le criticità emerse e di valutare, con maggiore cognizione, la necessità di ripensare alcuni aspetti dell’intero sistema.  [...]"
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 28
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc

"[...] CIRCOLARE MINISTERIALE n. 8 Roma, 6 marzo 2013
Oggetto: Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni
operative. [...]La Direttiva ridefinisce e completa il tradizionale approccio all’integrazione scolastica, basato sulla certificazione della disabilità, estendendo il campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità educante all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali (BES), comprendente: “svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.
La Direttiva estende pertanto a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione
dell’apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi enunciati dalla Legge 53/2003.[...]"
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 35
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc

"[...]In questa nuova e più ampia ottica, il Piano Didattico Personalizzato non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi per gli alunni con DSA; esso è bensì lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico -  strumentale.[...]"
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 36
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc


"[...] La più sintetica definizione del concetto di Bisogni Educativi Speciali  viene data da Dario Ianes nel famoso testo 'La speciale Normalità'(15) che definisce questi Bisogni come “qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, espressa in un funzionamento, nei vari ambiti della salute secondo il modello ICF (16), che risulti problematico per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall'eziologia, e che necessita di educazione speciale specializzata” . 
Ma oggi, come abbiamo visto, questo termine si allarga e ingloba anche a tutti quei ragazzi che vivono un periodo, anche breve, di difficoltà o svantaggio tali da farne rallentare l'apprendimento, la concentrazione, la performance, il potenziamento delle capacità. Ne consegue che la definizione di BES si applica per tutti i soggetti deboli che presentano una difficoltà nel compiere una qualunque attività[...]Stando così le cose, i Bisogni Educativi Speciali non si possono più ignorare com'è stato fatto fin ora e, di fronte ad alunni speciali, occorre dunque una didattica altrettanto speciale. "
(15) D. Ianes 'La Speciale Normalità. Strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i Bisogni Educativi Speciali', Erickson, 2006, pag. 26.
(16) ICF : acronimo per International Classification of Functionioning Disability and Health, è la classificazione uscita nel 2001 e ideata all'interno dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che fa riferimento alla valutazione della salute delle persone collegandola al concetto di 'funzionamento' piuttosto che alle patologie (disabilità e handicap) come avviene nella Classificazione ICD10, dunque è un'importante innovazione  concettuale e culturale che tiene conto della condizione che può risultare dalla relazione bio-psico.-sociale della persona, dando di quest'ultima un profilo globale. 

Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 44
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc

"[...] Che cosa si intende per inclusione
Sino al 2012 il  Ministero ha cercato di guidare gli insegnanti verso una didattica di integrazione dello studente disabile, o con altro bisogno speciale, ovvero una didattica il cui scopo era quello di integrare la programmazione curricolare con quella individualizzata tramite modifiche aggiuntive per facilitare l'ingresso dell'alunno nel gruppo classe. In questo maniera era l'alunno stesso, in comune accordo con la famiglia e l'insegnante di sostegno, a doversi ad ogni modo adeguare ai programmi  ministeriali, se pur individualizzati e ridotti. Dunque per riuscire nell'integrazione toccava proprio allo studente adattarsi ad un sistema che non era stato costruito avendo lui e i suoi bisogni in mente ma, anzi, l'alunno si trovava spesso a partecipare ad attività comuni al resto della classe, seguendo strategie da 'comparsa', con un contributo veramente marginale ed episodico rispetto allo svolgimento del programma "
Di Bono, Marina. Tesi di laurea: "i BES Bisogni Educativi Speciali.", pag. 47
http://www.prepos.it/tesi%202014/I%20Bisogni%20Educativi%20Speciali%20di%20Marina%20Di%20Bono.doc



Il MIUR ha recentemente introdotto l’espressione BES, riferendosi a qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, che necessita di educazione speciale individualizzata1
1. Ianes D, Cramerotti S. Alunni con BES. Trento: Erickson (Eds), 2013.



Tab. 1 Le scuole speciali in Europa (su dati Ocse)
Cfr. Oecd. Special Education Needs. Statistics and Indicators, 2000.

Barbara De Canale, L'inclusione del disabile nel contesto europeo, pag. 20
Tratto da: Nicola Paparella, Nicola Rocca. Disabili mentali. Cittadini a pieno titolo.


"[...] Nei Paesi in cui il sistema differenziato è ancora molto presente, le scuole speciali, seppur viene promossa la loro trasformazione in centri di risorse, continuano a rappresentare un elemento di ostacolo per la piena integrazione nel sistema ordinario, sia perché quest'ultimo tende a delegare, sia perché gli insegnanti specializzati ed i professionisti del settore ritengono di poter soddisfare le esigenze dell'integrazione anche in ambito separato12. C'è poi da considerare che le scuole speciali, che per decenni si sono occupate dell' educazione dei bambini disabili, nel momento in cui vengono convertite in centri di risorse per le scuole ordinarie, si ritrovano a lavorare per il perseguimento dell'obiettivo della piena integrazione, che, una volta raggiunto, comporterebbe la loro fine in quanto strutture autonome." 
12. Cfr. S. J. Pijl. C. J. W. Meuer, S. Hegarty (eds.), Inclusive education. A Global Agenda, London, Routledge, 1997.
Barbara De Canale, L'inclusione del disabile nel contesto europeo" - N. Paparella. N. Rocca (a cura di) Disabili mentali. Cittadini a pieno titolo, Edizioni di solidarietà, Lecce, pagg. 20-21
https://books.google.it/books?hl=it&lr=lang_it&id=YP4u5mEUky4C&oi=fnd&pg=PA43&dq=bes+bisogni+educativi+speciali+%22universit%C3%A0%22&ots=_zg8KPHHZT&sig=byzeRBrLfZHrvxiuS0-T7WGv3pk#v=onepage&q&f=false



Fiorino Tessaro, Oltre l’ICF. Il capability approach nei nuovi profili di professionalità
docente per i Bisogni Educativi Speciali, pag. 175
Beyond the ICF: The “capability approach” in the new profiles of teaching
competence required for Special Edu-cational Needs



La Direttiva, richiamandosi alla Legge 53/2003
"ridefinisce e completa il tradizionale approccio all'integrazione scolastica, basato sulla certificazione di disabilità, estendendo il campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità educante all'intera area dei Bisogni Educativi Speciali [..] estende pertanto a tutti gli alunni in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell'intervento"(18).
18 Circ. Min. 6 marzo 2013

"[...] La direzione è quella della presa in carico globale degli alunni con BES, meglio, di tutti quelli che un Consiglio di classe riesce a individuare come tali. Or dunque, è qui che la tematica sui BES si mostra in tutta la sua complessità e delicatezza; in particolare, in merito alla terza sotto-categoria. La terza sotto-categoria in cui veramente potrebbe rientrarci un'intera classe, venticinque alunni su venticinque ... e non si tratterebbe di un caso raro! [...]" pag. 99

Valenti, A.* (2014), «Bisogni Educativi Speciali (BES) e normativa scolastica - Postilla critica», in Topologik - Rivista Internazionale di Scienze Filosofiche, Pedagogiche e Sociali, n. 15: 94-103; http://www.topologik.net/A._Valenti_Topologik_Issue_n.15_2014.pdf
* Coordinatrice e responsabile del Centro Studi "Bisogni Educativi Speciali e Autismo" (B.E.S.e A.) del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università della Calabria. Nella stessa università ricopre diversi incarichi istituzionali, tra cui quelli di coordinamento del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria del Dipartimento di Studi Umanistici e di Delegato del Rettore per gli Studenti con Disabilità, DSA e BES.

"[...]La recente normativa scolastica sui bisogni educativi speciali (BES) sembra non porre in sufficiente rilievo una dimensione, quella che dà senso alla professione docente: la relazione educativa [...] Pag. 95
"[...]  Se con la Direttiva del 27 dicembre 2012 si è «voluto in primo luogo fornire tutela a tutte quelle situazioni in cui è presente un disturbo clinicamente fondato, diagnosticabile ma non ricadente nelle previsioni della Legge 104/92 né in quelle della Legge 170/2010, in secondo luogo si son volute ricomprendere altre situazioni che si pongono oltre l'ordinaria difficoltà di apprendimento» (22) o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anch per motivi psicologici, sociali. Ricomprendere? Come? Per ogni alunno in situazione di "grave difficoltà" è possibile procedere a una individualizzazione/ personalizzazione della didattica in modi informali o formali, in quest'ultimo caso si elaborerà un piano didattico personalizzato (PDP). Ma «tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche didattiche» (23). Per gli alunni con svantaggio economico e socio-culturale nulla di più: uno spazio vuoto che dà da pensare, sempre in nome dell'inclusione e del diritto di tutti al successo scolastico e formativo. Per affrontare le problematiche relative ai BES nella stessa Direttiva si è posta la questione della necessità di formare opportunamente il corpo docente e i dirigenti scolastici. A tale scopo il ministero, in accordo con i dipartimenti universitari impegnati nella formazione dei docenti, ha promosso l'attivazione di master e corsi di perfezionamento in didattica/psicopedagogia rivolti agli insegnanti in servizio, per favorire lo sviluppo di competenze mirate a favorire l'inclusione e l'educazione di soggetti con disturbi specifici dell'apprendimento, disabilità sensoriali o particolari disabilità intellettive (autismo, deficit di attenzione con iperattività,...). Attenzione è stata posta anche all'educazione psicomotoria nell'infanzia, ma sarebbe auspicabile che pari impegno fosse dedicato alle problematiche della terza area, quello dello svantaggio economico, sociale, culturale e linguistico. In tal caso sarebbero opportuni corsi di alfabetizzazione emotiva/affettiva e empatica/relazionale, perché un'autentica e proficua relazione tra l'io e l'altro fa perno anche sulla capacità empatica, sul riuscire a mettersi nei panni dell'altro, a comprenderlo, a comprenderne gli stati d'animo e i sentimenti. [...] pag. 99 - 100
(22) Nota del 22 novembre 2013




"[...] La recente circolare sui Bisogni Educativi Speciali (circolare n.8 del 6 marzo 2013) identifica nell’Index per l’Inclusione uno degli strumenti per la rilevazione, il monitoraggio e la valutazione del grado di inclusività delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto col fine di “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi”. [...] «È un percorso verso la crescita illimitata degli apprendimenti e della partecipazione di tutti>> [...]"
© Heidrun Demo, Libera Università di Bolzano
Index per l’Inclusione, AUTORI: TONY BOOTH E MEL AINSCOW, UK
BOOTH T. E AINSOCOW M. (2008), L’INDEX PER L’INCLUSIONE, ERICKSON, TRENTO
DOVIGO F. (2008), L’INDEX PER L’INCLSUSIONE: UNA PROPOSTA PER LO SVILUPPO INCLUSIVO DELLA SCUOLA, IN:
BOOTH T. E AINSCOW M., INDEX PER L’INCLUSIONE, ERICKSON, TRENTO, PAGG.7-42
http://www.iscmazzinicastelfidardo.it/infanzia/formazione_inf/index_castelfidardo.pdf

“[...]Paradossalmente, la medicina occidentale, che ha sempre affermato di voler tenere separato il proprio potere dalla religione e dalla legge, l’ha ormai esteso al di là di ogni precedente. In alcune società industriali la classificazione sociale è stata medicalizzata a tal punto che ogni devianza deve avere un’etichetta medica. L’eclisse della componente esplicitamente morale della diagnosi medica ha così conferito all’autorità asclepiea un potere totalitario.[...]" 
Ivan Illich. Nemesi medica. l’espropriazione della salute, tr. it., Bruno Mondadori, Milano 2004, p. 55.


"[...] Le prospettive della scuola: riappropriarsi della pedagogia.
La scuola e gli insegnanti sono invasi e bombardati di schede di osservazione, griglie ed altre carte da compilare, ricevono spesso una formazione a basso contenuto pedagogico e ad alto tasso di materiale psicologico-clinico di orientamento comportamentale e cognitivistico. Come scrive Frank Furedi:
<<Dopo gli anni ottanta c’è stata un’escalation di medicalizzazione dell’esperienza sociale. È l’era della dislessia, della sexual addiction, del disturbo da deficit di attenzione, della fobia sociale e della codipendenza. […] la facilità con cui viene accettata la patologizzazione del comportamento umano indica che la medicalizzazione della vita è ormai un fatto compiuto. Si aprono nuove opportunità di intervento professionale, che a sua volta crea una  domanda di medicalizzazione dei problemi della vita quotidiana. [...] Gli individui finiscono per essere estraniati dai loro sentimenti, non si fidano più dell’istinto, sono sempre più insicuri nella gestione dei rapporti e hanno bisogno della conferma dell’esperto. [...]"(Furedi 2005, 122)
Furedi F. (2005), Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana, tr. it., Feltrinelli, Milano.

Goussot, Alain. "Paradigma clinico-terapeutico o pedagogico?." EDUCAZIONE 2038: 15.
Rivista di pedagogia politica, pag. 35-36
http://www.forpsicom.uniba.it/public/files/ED_9_2015.pdf#page=17

Oltre la medicalizzazione: tornare a educare
EDUCAZIONE - Rivista di pedagogia politica 9/ Gennaio 2015 - Edizioni del Rosone
http://www.forpsicom.uniba.it/public/files/ED_9_2015.pdf#page=17




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