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venerdì 12 febbraio 2016

Ezio Bosso. La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto 'evaporo'. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c'è, c'è. E il passato va lasciato a qualcun altro.



La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto 'evaporo'. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c'è, c'è. E il passato va lasciato a qualcun altro.
Ezio Bosso



“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.
A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo.
Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla.
La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla.
Ho scoperto così che potevo farne a meno.
E non è stato brutto.
È stato diverso, è stata un’altra esperienza.
Ho imparato che la musica è parte di me, ma non è me.
Al massimo, io sono al servizio della musica.
Lentamente, con grandi sofferenze e molte gioie, grazie agli amici e alla maturità ho riconquistato la coordinazione tra corpo e mente necessaria per tornare al pianoforte e ho scoperto nuove verità:
che siamo belli.
Noi esseri umani siamo bellissimi, ma spesso, chissà perché, tendiamo a dimenticarcene.
Che non esistono storie brutte, ma solo tristi, o allegre. E che dobbiamo avere paura solo delle storie noiose.
Ora parlo a fatica, non posso più correre, ma riesco ancora a suonare.
E nel momento in cui metto le mani sulla tastiera volo lontano da ogni problema.
Se prima provavo per dieci ore al giorno adesso dopo due mi devo fermare
(saranno contenti i miei vicini di casa!)”
Ezio Bosso




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