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mercoledì 7 ottobre 2015

L’autolesionista si percepisce morta dentro, non si piace, odia il suo corpo, non ha fiducia in se stessa e neppure negli altri, ha frequenti sbalzi di umore ed ha difficoltà a gestire e manifestare verbalmente le sue emozioni, inoltre tende ad innamorarsi delle persone narcisiste o si lascia facilmente coinvolgere in relazioni non corrisposte. Diverse ragazze tendono ad evitare l’affettività simulando l’inviolabilità (ad esempio, con il vaginismo) o attraverso lo sviluppo di una insensibilità affettiva. Le cicatrici sul corpo hanno anche l’obiettivo inconscio di allontanare gli altri (non sono io, è il mio corpo che non è desiderabile), ciò rassicura, perché consente di attenuare la paura verso gli altri (è come costruirsi intorno un guscio protettivo). Infatti, spesso sono ragazze abusate sessualmente in ambiente familiare, per cui le manifestazioni di affettività gli procurano un intenso dolore emotivo, in quanto inconsapevolmente rievocano l’abuso, spesso non rilevato a livello cosciente, per cui si sentono disorientate, in quanto non riescono a comprendere il perché di quella sofferenza, quindi si convincono che sono loro la causa del dolore, non chi l’ha abusata. L’autolesionismo quindi, può anche essere definito come una disfunzione dell’IDENTITA’ AFFETTIVA.




L’autolesionista si percepisce morta dentro, non si piace, odia il suo corpo, non ha fiducia in se stessa e neppure negli altri, ha frequenti sbalzi di umore ed ha difficoltà a gestire e manifestare verbalmente le sue emozioni, inoltre tende ad innamorarsi delle persone narcisiste o si lascia facilmente coinvolgere in relazioni non corrisposte. 
Diverse ragazze tendono ad evitare l’affettività simulando l’inviolabilità (ad esempio, con il vaginismo) o attraverso lo sviluppo di una insensibilità affettiva. Le cicatrici sul corpo hanno anche l’obiettivo inconscio di allontanare gli altri (non sono io, è il mio corpo che non è desiderabile), ciò rassicura, perché consente di attenuare la paura verso gli altri (è come costruirsi intorno un guscio protettivo). Infatti, spesso sono ragazze abusate sessualmente in ambiente familiare, per cui le manifestazioni di affettività gli procurano un intenso dolore emotivo, in quanto inconsapevolmente rievocano l’abuso, spesso non rilevato a livello cosciente, per cui si sentono disorientate, in quanto non riescono a comprendere il perché di quella sofferenza, quindi si convincono che sono loro la causa del dolore, non chi l’ha abusata. L’autolesionismo quindi, può anche essere definito come una disfunzione dell’IDENTITA’ AFFETTIVA.
Spesso, l’autolesionista si nasconde dietro una maschera perché non desidera che gli altri la vedano soffrire, per cui si mostra allegra, vivace, entusiasta, cerca il contatto umano, ma fa poco per ottenerlo e quando resta da sola nella sua cameretta, nello specchio vede riflessa l’immagine di una persona triste e infelice, con l’autostima ad un livello estremamente basso, da cui emergono disgusto, frustrazione, rabbia, rimorso. L’unico istante in cui sente di essere se stessa, quando la lama scorre sulla sua pelle, perché la sensazione che prova la fa sentire finalmente libera e invincibile.











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