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giovedì 8 ottobre 2015

5 approcci didattici per realizzare una didattica inclusiva.


I 3 paradigmi dell’insegnamento nella scuola inclusiva
Aldo Domenico Ficara
Lunedì, 16 Novembre 2015


Al decimo convegno Erickson sulla Qualità dell’integrazione, cinquemila persone hanno come sempre intensamente discusso, ascoltato, parlato, negoziato idee ed esperienze per una vera qualità.

In queste discussioni il destino dell’insegnare nella scuola inclusiva è stato sintetizzato in 3 paradigmi base:

- Pedagogia, pedagogia, pedagogia. È una questione storica negativa italiana la formazione iniziale degli insegnanti quanto meno opaca sui fondamenti teorici e pratici dell’insegnare, soprattutto nella scuola secondaria. Il tema non riguarda l’inclusione, ma l’istruzione tout court di tutti gli insegnanti, per tutti gli studenti, qualsiasi sia la loro condizione. Dunque è necessario che la pedagogia diventi davvero il cuore professionale dell’insegnare

- L’inclusione è l’eterogeneità.
È giunto il tempo sociale, economico, antropologico, di considerare l’idea di scuola inclusiva come l’unica idea possibile di scuola normalmente democratica e capace di vincere le grandi sfide della modernità. Riconosciamo l’eterogeneità umana come condizione naturale delle società e delle persone in cui nessuna diagnosi o certificazione o stigma sociale risponde al riconoscimento dell’originalità e unicità di ogni singola persona, che non è una sommatoria di performance e di sintomi, ma qualcosa di più, qualcosa di diverso perché tutti siamo orgogliosamente imperfetti e tra noi diversi. L’inclusione, nell’epoca della globalizzazione è quindi tema trasversale e universale per tutti. Ciò significa considerare l’inclusione la questione centrale e non accessoria e non solo dedicata a chi per scientismo, ideologia o pregiudizio viene considerato una specie di dio minore.

- Contrastare il neo darwinismo.
L’epoca attuale presenta condizioni economiche e sociali, nazionali e internazionali, che rischiano nuove forme di discriminazione, di diseguaglianze che sfidano l’orizzonte democratico dei nostri sistemi educativi. Nell’evoluzione del welfare e delle politiche sociali attuali il rischio di chi non rientra nelle idolatriche categorie della perfezione competitiva, è di essere sottoposto a nuovi modelli di cura isolante. La tendenza può determinare la messa al centro del sintomo e non della persona, con la conseguenza di un assistenzialismo buonista e di una falsa inclusione.

http://www.tecnicadellascuola.it/archivio/item/15437-i-3-paradigmi-dell-insegnamento-nella-scuola-inclusiva.html






10° Edizione - Convegno Internazionale
La Qualità dell'integrazione scolastica e sociale
L'evento più atteso per fare il punto su  educazione, inclusione e disabilità

13-14-15 novembre 2015
Palacongressi di Rimini


5 approcci didattici per realizzare una didattica inclusiva.
Che gli alunni di una classe non imparino tutti allo stesso modo è ormai un fatto assodato. 
Una didattica  davvero efficace sa progettare degli ambienti di apprendimento che tengono conto delle differenze individuali degli alunni. Ecco cinque approcci didattici che possono contribuire alla realizzazione di una didattica inclusiva.

Non si tratta di approcci nuovi o originali, ma che presentano un carattere inclusivo: 
in tutti i casi il modo di insegnare e apprendere proposto dai diversi approcci non solo riesce a tener conto delle differenze degli alunni nella classe, ma anche a renderli consapevoli di queste, in modo poi da poterli coinvolgere in prima persona nell’attivazione di percorsi individualizzati e personalizzati.


Metodo autobiografico
Un approccio che mette al centro della propria riflessione la narrazione, a parole o con altri linguaggi, delle storie di vita. Si tratta di una proposta che aiuta insegnanti e bambini ad ascoltare, rispettare e valorizzare le differenze individuali legate al bagaglio di esperienze che ognuno porta con sé. Attiva le grandi risorse delle conoscenze e competenze che gli alunni portano a scuola dalla loro vita fuori da scuola e promuove lo sviluppo dell’identità in un gioco di memoria e conoscenza di sé, ma anche di riconoscimento nell’altro e in una storia comune.


Approccio Montessori
Si basa sull’osservare con profondo rispetto il bambino nella sua persona per poi creare un ambiente armonico e semplice in cui mettere a disposizione materiali proporzionati al mondo del bambino, ordinati e attraenti. È poi l’alunno che sceglie il suo materiale, nel rispetto dei propri interessi e dei propri tempi. Fra tutti gli approcci presentati, è quello più fortemente accompagnato da metodicità ad esempio nell’atteggiamento dell’insegnante e nell’introduzione dei materiali. È in un certo senso quindi una proposta più radicale, che, se viene scelta, va anche coltivata con un certo rigore.


Didattica aperta
Approccio non molto noto in Italia, ma invece largamente dibattuto da almeno 30 anni nei Paesi di lingua tedesca. È una proposta che mira a dare ampio spazio alla libertà di scelta degli alunni e che propone una serie di metodologie e strumenti che accompagnano i bambini nella strutturazione e organizzazione delle loro scelte. L’apprendimento appare come fortemente decentrato e individualizzato: nella classe gli alunni fanno cose diverse nello stesso momento, ognuno impegnato in un proprio percorso. L’insegnante assume il ruolo di consigliere e aiutante, se richiesto.


Valorizzazione delle intelligenze multiple individuate da Gardner
Si tratta di una didattica che pone una forte attenzione sull’individuazione dei punti di forza dei singoli bambini nella convinzione che, se riconosciamo che non esiste un solo modo di essere intelligenti, allora ogni persona a suo modo lo è. Un insegnante può comprendere il profilo di intelligenza di ogni alunno e progettare attività in cui i bambini possano far leva sui propri punti di forza per sviluppare competenze e conoscenze.


Apprendimento cooperativo
È un approccio che spinge gli alunni, nel lavoro in piccolo gruppo, a imparare a conoscere e «sfruttare» come risorse le proprie differenze. In particolare, gli alunni superano la sola relazione di aiuto per cui un alunno più capace sostiene un compagno più in difficoltà e sono invece spinti verso un vero equo scambio in cui ogni alunno possa partecipare pienamente alla buona riuscita del compito del gruppo, attraverso un’attenta assegnazione di ruoli e compiti, in base alle proprie caratteristiche 


Tratto da Didattica delle differenze - Erickson


Alla valorizzazione delle differenze e alla didattica inclusiva sono dedicati i workshop
#1 - Valorizzare le differenze: proposte metodologiche per una classe inclusiva
http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione2015/workshops/valorizzare-le-differenze-proposte-metodologiche-per-una-classe-inclusiva/


#32 - L'autovalutazione della qualità inclusiva nella scuola e nella didattica
http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione2015/workshops/valorizzare-le-differenze-proposte-metodologiche-per-una-classe-inclusiva/


http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione2015/didattica-classe-inclusiva/


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