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sabato 5 settembre 2015

“Scuola senza zaino”, un progetto nato nel 2002 a Lucca che si sviluppa sulla scia della pedagogia montessoriana e punta a responsabilizzare gli alunni. Scuola senza zaino: biro e righelli sono in condivisione. E i libri restano in classe. Le verifiche? “Personalizzate”




“Scuola senza zaino”, un progetto nato nel 2002 a Lucca che si sviluppa sulla scia della pedagogia montessoriana e punta a responsabilizzare gli alunni.

Scuola senza zaino: biro e righelli sono in condivisione.
E i libri restano in classe. Le verifiche? “Personalizzate”


E' un progetto nato nel 2002 a Lucca, a cui finora hanno aderito 127 istituti della penisola, e da quest’anno se ne aggiungeranno altri 63 in Toscana. Si sviluppa sulla scia della della pedagogia montessoriana e punta a responsabilizzare gli alunni dove "il carico di lavoro dipende dai livelli di capacità"
di Chiara Daina | 5 settembre 2015


L’inizio della scuola è alle porte, molte famiglie fanno i conti con il rincaro dei prezzi della cartoleria, altre invece possono tirare un sospiro di sollievo perché nelle classi dei loro figli zaini e astucci non sono ammessi. Biro, matite, gomme, forbici, squadre e righelli sono in condivisione e a fine lezione quaderni e libri vengono sistemati negli scaffali all’ingresso dell’aula. La “scuola senza zaino” è un progetto nato nel 2002 a Lucca, a cui finora hanno aderito 127 istituti della penisola, e da quest’anno se ne aggiungeranno altri 63 in Toscana (la Regione con una delibera del 31 luglio ha previsto un finanziamento di 50mila euro all’anno fino al 2020).

Una scuola più leggera non solo ha una diversa organizzazione degli spazi, ma offre anche percorsi didattici personalizzati e allo stesso tempo abitua gli alunni a lavorare in gruppo. Prendiamo l’esempio della scuola primaria “Danilo Dolci” (all’interno dell’istituto “G. Mariti”, capofila del progetto) a Crespina, in provincia di Pisa. I vecchi banchi monoposto sono sostituiti da grandi tavoli quadrati con sei sedie intorno. I bambini ruotano una volta alla settimana. L’aula “a righe” è quella di italiano, storia e geografia. Quella “a quadretti” è riservata a matematica e scienze.

Come nei college anglosassoni, a trasferirsi da una stanza all’altra sono i bambini, non l’insegnante. Scordatevi poi le classiche aule, spoglie e anonime
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Come nei college anglosassoni, a trasferirsi da una stanza all’altra sono i bambini, non l’insegnante. Scordatevi poi le classiche aule, spoglie e anonime. Qui si respira tutt’altra atmosfera. A sei anni si sta come dentro un ufficio. C’è un angolo per l’informatica con due computer connessi al web. Un angolo “agorà” con una pedana e sopra dei cuscini morbidi disposti a semicerchio, dove i bambini si accomodano per leggere un libro, da soli o in gruppo, e durante le lezioni frontali.

“Non occorre che prendano appunti, devono imparare ad ascoltare e a fare domande” spiega Cristina Gasperini, la maestra di italiano. Un altro spazio è dedicato alle esercitazioni. “Qui il bambino ha a disposizione delle schede di autovalutazione sulle varie materie, per esercitarsi quando ha delle difficoltà”, continua la maestra. Appeso al muro c’è il “letturometro”, un pannello con la lista dei libri presenti nella piccola biblioteca di classe. “L’alunno colora il quadretto corrispondente al libro che ha letto. Alla fine dell’anno i primi cinque con più titoli accumulati vincono un premio”. Sempre alla parete, troviamo la mappa, un percorso a tappe del programma da imparare, che viene stesa con la partecipazione degli alunni. L’angolo scientifico è nell’aula a quadretti: qui si studiano piante, animaletti, pietre e si fanno esperimenti con le farine.

“L’alunno colora il quadretto corrispondente al libro che ha letto. Alla fine dell’anno i primi cinque con più titoli accumulati vincono un premio”
L’insegnamento non è standard, ma differenziato in base alle necessità e alle competenze del gruppo o del singolo. “Mentre spiego una lezione a un tavolo, quello accanto fa degli esercizi, il terzo magari disegna o legge. Non c’è una regola, il carico di lavoro dipende dai livelli di capacità”. Comprese le verifiche, personalizzate anche queste. “Il voto non c’è. Il bambino colora un semaforo sul foglio, blu è eccellente, verde è buono, arancione sufficiente, rosso insufficiente”. Un altro caposaldo della “scuola senza zaino” è la solidarietà e la collaborazione fra i compagni. Ogni tavolo nomina un capotavolo che ha il compito di fare l’appello, di fare il portavoce con l’insegnante e in mensa di servire il pranzo ai compagni. Per il materiale didattico ogni famiglia versa 30 euro all’anno. Saranno poi gli insegnanti a procurarlo presso i grossisti della zona. La spesa include anche una cartellina in pelle, sottile e leggera, con manico e bretelle. “Serve per portare i compiti a casa, una scheda, al massimo un quaderno, quando c’è bisogno” dice Gasperini.

L’idea della “scuola senza zaino” si sviluppa sulla scia della pedagogia montessoriana. A metterla in pratica è stato un team di nove insegnanti. Oggi si avvale di un gruppo di 40 formatori per i colleghi interessati a coltivare lo stesso metodo. Ma quanto costa una scuola così? “Un’aula attrezzata costa dai tre ai cinquemila euro” risponde Marco Orsi, il promotore del progetto, autore del libro “A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una scuola comunità” (Erickson, 2006). “Lo zaino trasmette un senso di precarietà, non è un caso che sia stato inventato per gli alpinisti e i soldati per resistere in luoghi inospitali. A scuola invece il bambino deve sentirsi all’interno di una comunità, accogliente e in grado di renderlo autonomo e responsabile”.

“A scuola invece il bambino deve sentirsi all’interno di una comunità, accogliente e in grado di renderlo autonomo e responsabile”
Un’indagine di Ersilia Menesini e Giuliana Pinto, entrambe docenti di Psicologia dello sviluppo alla facoltà di Scienze della formazione dell’università di Firenze, condotta tra il 2008 e il 2009, ha messo a confronto 281 alunni di classi “senza zaino” e 295 alunni di classi normali. Il risultato è che i primi dimostrano di essere più indipendenti, più cooperativi e più empatici.

Il progetto coinvolge soprattutto le scuole primarie. Non mancano però gli esperimenti in quelle dell’infanzia. Alla “Santa Luce” (che fa sempre parte dell’Istituto “G. Mariti”) di Crespina, i bambini si danno regole di convivenza. Insieme decidono chi distribuisce la frutta a metà mattina, chi serve ai tavoli per pranzo, chi fa l’appello, chi compila il calendario, e quanti bimbi possono giocare a un gioco. “C’è un cartellone degli incarichi fissato al muro a cui corrispondono contrassegni di forma e colore diverso per ogni bambino” spiega la maestra Chiara Bertoni. “In bagno – aggiunge – ci vanno da soli. C’è un sistema di semafori, quando uno di loro si alza per andare a fare pipì attacca il bollo rosso, quando rientra quello verde”.

I bambini si danno regole di convivenza. Insieme decidono chi distribuisce la frutta a metà mattina, chi serve ai tavoli per pranzo, chi fa l’appello, chi compila il calendario, e quanti bimbi possono giocare a un gioco
La sala destinata al gioco libero è organizzata in aree diverse. C’è quella della casa, con la cucina, il tavolo da apparecchiare, i mobili, le stoviglie, l’acquario, uno specchio e abiti per il travestimento. C’è quella delle costruzioni, quella per la pasta sale, uno scaffale con i vassoi montessoriani (come mortaio, allacciature, ciotole con cucchiaio e semini da travasare) per affinare la motricità fine delle dita (utile per una corretta prensione della matita). In un altro scaffale, divisi per scompartimenti personali ci sono gli album da disegno e su un’altra mensola i cestini con pastelli, pennarelli, gomme e temperini in comune. Infine, l’angolo del piccolo scienziato, con lente d’ingrandimento, pinzette e contenitori vari. In ogni spazio gioco al massimo possono starci dai tre ai cinque bambini (il numero è stabilito da loro).

La prima attività la prenotano su un tabellone al mattino appena arrivano a scuola. Poi quando sono stanchi si scambiano tra di loro. “Di solito non litigano, tutti vogliono fare di tutto. Questa tecnica consente di avere più ordine, meno rumore, e una vita scolastica più fluida e serena per loro e per noi”, commenta la maestra. In un’altra aula invece ci sono tavoli da sei e un cerchio di panche per il momento dell’incontro. “Qui si fa l’appello, la colazione, lo spuntino, si cantano canzoni e si discute di cosa abbiamo visto in gita”.

La prima attività la prenotano su un tabellone al mattino appena arrivano a scuola. Poi quando sono stanchi si scambiano tra di loro. “Di solito non litigano, tutti vogliono fare di tutto”
I ragazzi più grandi fanno più fatica a separarsi dai loro zaini. Così alla secondaria di primo grado “Ersilio Cozzi” (dell’Istituto “G. Mariti”) è stata trovata un’alternativa: gli studenti entrano con lo zaino in spalla ma appena mettono piede in aula lo svuotano. Lorenzo Brogi, il professore di lettere, ci racconta cosa accade: “Ognuno di loro dispone di un proprio cassetto dove infila libri e quaderni, li può lasciare lì senza portarli per forza a casa. Astucci e diario sono personali. La classe – prosegue – è distribuita a isole di banchi da quattro posti. I ragazzi ruotano una volta al mese, i gruppi sono eterogenei. Quando c’è la verifica separo i banchi e li metto in fila”.

Ogni gruppo elegge un referente per appello e comunicazioni con l’insegnante. Tutti insieme nominano ogni due mesi due rappresentanti, un “sorvegliante” (per il cambio d’ora) e uno “spazzino”, che ha il compito di avvisare i compagni quando la classe è sporca. “Cinque minuti prima della fine di una lezione fanno il cambio di materiale per l’ora successiva, così al suono della campanella stanno seduti, si evita il caos nei corridoi e perdite di tempo. Le lezioni, almeno le mie – conclude il prof. – al 40 per cento sono frontali, il resto le faccio ai tavoli in momenti diversi. Affido molti lavori di gruppo. La capacità di cooperazione e il senso di responsabilità pesano parecchio nella pagella”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/05/scuola-senza-zaino-biro-e-righelli-sono-in-condivisione-e-i-libri-restano-in-classe-le-verifiche-personalizzate/2005529/




Sono sempre stata favorevole ad un "armadietto" personale per gli studenti e per la semplificazione del carico dei materiali didattici. Se si svuota lo zaino di uno studente e si mette da parte tutto ciò che necessariamente non serve, almeno il 30% del contenuto può starsene a casa.




Quando andavo alle elementari avevamo tutta la cancelleria in comune. Funzionava a meraviglia. Alla terza volta che arrivavi tardi e ti capitava la penna masticata, smettevi di masticare penne anche tu.



nella scuola di mi figlia e' da sempre cosi' e i bambini hanno grande rispetto delle cose comuni perche' nel corso el primo anno hanno capito che se non trattano bene matite, gomme e pennarelli, la lezione seguente dovranno arrangiarsi con quello che ne rimane.



Sicuramente alla condivisione dei materiali deve seguire la cooperazione, la condivisione di intenti e di intelletti, all'interno di un ambiente formativo in cui si respira empatia e rispetto , accompagnati possibilmente da qualche bella risata e tecnologie a portata di mano.Gli ingredienti sono molti , ma chi questa innovazione la sta sperimentando sa che è un buon inizio.

stile anglosassone appunto... in Inghilterra il principio è che la scuola non deve costare ai genitori, altrimenti non sarebbe un diritto garantito a tutti gli studenti alla stessa maniera. Nella scuola secondaria, al massino ti porti una penna e un calcolatore, piu' ti compri una divisa economica che usi tutto l'anno. Tutto il resto (ed è tantissimo! ce la sognamo noi la tecnologia e le risorse che hanno in una scuola pubblica di Londra) è fornito dalla scuola. Pubblica appunto, nel vero significato del termine.



all'estero lo fanno da sempre. Quando venni in Italia mi stupii di vedere i bambini trascinare pesanti cartelle quando avrebbero portato le stesse cose l'indomani. Tutto viene lasciato nel cassetto del proprio banco e nessuno tocca le cose degli altri. Ci sono poi materiali di condivisione perchè li passa l'istituto (che è pubblico) I bambini vanno a scuola con la scatola del "lunch" (il pranzo) perchè stanno a scuola fino il primo pomeriggio, niente compiti. E le vacanze? Non durano 3 mesi come qui in Italia che poi tornado a scuola, dopo tre mesi senza allenamento, i bambini possono aver dimenticato quello che hanno imparato. Le vacanze sono spezzate in 4 differenti periodi dell'anno (perchè si va a scuola da Gennaio a Dicembre) e normalmente durano circa 2 settimane per periodo in tutto si fanno circa due mesi di vacanza all'anno.


Si parla di bambini delle elementari, al massimo faranno qualche esercizio su qualche scheda, mica devono imparare la chimica organica... alle elementari la maestra si matematica i libri non ce li faceva nemmeno comprare, e facevamo i compiti su schede che potevamo richiedere noi, se non le volevi niente compiti


La maestra può tranquillamente assegnare dei compiti che gli alunni dovranno svolgere da soli (senza l'aiuto del libro), e che ovviamente si basano su quanto è stato spiegato in classe! Ancora si vuol pensare che, la scuola che funziona, è quella fatta da insegnanti che ti fanno acquistare libri e libroni (che poi manco si utilizzano tutti, per cui sono soldi inutili), che ti pesano sulle spalle e caratterizzata, al rientro a casa, da una marea di compiti per il giorno dopo ? Io ho avuto insegnanti così alle elementari e alle medie e dico: "no, grazie". Tra l'altro basta vedere ai numerosi caproni di oggi per rendersi conto che non è in questo modo che si ottengono buoni o ottimi risultati! I bambini non sono delle zucche vuote da dover riempire con nozionismi e paginette di storia imparate a memoria! Ma per favore! Ben venga un metodo simile! E, come ha detto qualcuno, eliminiamo pure i compiti per le vacanze!
 Io ci credo molto, perchè anni ed anni di scuola dell'obbligo sono stati per me uno stress! Nient'altro che stress e stanchezza fisica e mentale! La scuola italiana è quella che ti dice: "la storia è questa, la geografia è questa, la grammatica italiana è questa, devi imparare e stare zitto". Come ho detto prima, i bambini non sono zucche vuote da dover riempire e basta! Ai bambini bisogna infondere innanzitutto curiosità e passione per tutto, vanno anche responsabilizzati, bisogna farli lavorare molto in gruppo per far sì che imparino a socializzare e collaborare con gli altri. E' importante uno spazio dedicato all'uso del pc, così come uno spazio di sola lettura! I bambini non devono leggere solo i libri che gli insegnanti dicono di acquistare, cosa sbagliatissima! Infondere curiosità ed amore per la lettura è fondamentale, così come andrebbe potenziato l'insegnamento dell'inglese! La scuola non deve dare solo nozioni, la scuola deve dare tutto ed essere educativa..anche un'educazione civica, stradale, e già dalla seconda, terza media dare ai bambini un'educazione sessuale e parlare dei danni causati dalla droga e dall'alcool. Tutte cose che non si fanno ed è un male, perchè a ciò non vi provvede neppure la famiglia! Ormai la scuola, soprattutto con le attuali classi di 40 alunni, altro non è che un pollaio o uno zoo dove inserire scimmioni e pervertiti.. purtroppo abituati agli smartphone regalati alla Prima Comunione, i bambini usano internet senza alcun controllo, ecco perchè una educazione sessuale data già a partire dalla prima media è importante! E invece no, tutto questo non c'è! L'importante è sapere con quali nazioni confina l'Italia e chi erano i fenici! -.-


La scuola dell'Infanzia lo fa da sempre.



Io negli anni 90 andavo a scuola in Rep Ceca esattamente così, me lo ricordo, era bellissimo!!!! 
Poi nel 98 sono arrivata qui, in una classe italiana....desolazione e tristezza totale.




I genitori Italiani non peermetteranno ai loro figli di lasciare in classe penne, temperini, diari, etc etc firmati, vuoi mettere mio figlio ha lo zaino di...... e i poveri bambini per la stupida vanità dei genitori si caricano come muli.



Non è una gran novità, gia negli anni settanta a Catania fu sperimentato qualcosa di simile. non portavi a casa nulla tutto rimaneva a scuola, e non c'erano compiti da fare a casa (la Scuola era la Leonardo Grassi...ed io la frequentai appunto in quegli anni, durante le lezioni si facevano lavori di gruppo, addirittura ci arrivavano diversi quotidiani, e insieme confrontavamo le varie notizie, un gruppo si occupava di cronaca un'altro di politica ecc. ecc.






Gestire una classe strutturata in questo modo è sicuramente più complesso e difficile. La classe di mia figlia è organizzata con quattro grandi banchi con 5-6 bambini ognuno, e spesso con attività diverse in contemporanea; è piena di materiale e ogni angolo ha funzioni diverse.
Aspetto fondamentale è la preparazione e la motivazione degli insegnanti e di tutto lo staff.
In questo la politica degli ultimi decenni, da Berlinguer alla Gelmini, passando per la Moratti ed ora con la renziana Giannini ...ci ha aiutato moooolto.
A loro piacerebbe un popolo di ignoranti ..ed in parte ci stanno riuscendo.



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L'idea alla base dello spostamento e' l'attrezzatura: 
se devo sostenere un'ora di scienze, la logica vuole che mi sposti in un'aula attrezzata per le scienze, non che le attrezzature vengano spostate in aula al momento, perdendo diversi minuti di lezione (oltre che a limitare le possibilità degli esperimenti, non potendo spostare piu' di tanto).


Questa tipologia di scuola è un esempio, forse non generalizzabile, in cui la preoccupazione è posta sulla persona dello studente, che ricerca la sua adesione basandosi sui suoi interessi che l'ambiente coordinato dagli insegnanti stimola. Mi pare molto diversa da quella scuola che vede l'alunno come contenitore di richieste della società di ogni tipo.

EVVIVA, FINALMENTE!!!!! è tempo che la si finisse con la scuola stile luogo addomesticamento al servizio del sistema in danno dell'espressione piena dell'individuo (indivisibile) all'insegna della vera educazione (educere o maieutica) come Socrate, Melanie Klein e Montessori hanno insegnato.

Una bella notizia! Negli USA e in altri Paesi, gli armadietti esistono da 50 anni!!!! 
Il "metodo Montessori" ,del quale possiamo solo esserne fieri, è applicato in Finlandia (e pochissimo da noi grazie al min. Berlinguer) che è reputata nazione migliore per insegnamento in Europa. Meditate...............

Dai Test internazionali OCSE - PISA degli ultimi 10 anni, nei quali la Finlandia si posiziona 1° al livello europeo e l'Italia 20°




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