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mercoledì 1 luglio 2015

Garcia Lorca declama la sua ultima poesia, poco prima della sua esecuzione, durante la guerra civile di Spagna nell'agosto del 1936, da un plotone d'esecuzione fascista. Cos'e ' l'uomo senza libertà O! Mariana dimmi Dimmi come posso amarti Se io non sono libero, dimmi Come posso offrirti il mio cuore Se lui non è a me.

Tanto vivere...
perché?
Il sentiero è noioso
e non c'è amore sufficiente.
Tanta fretta...
perché?
Per prendere la barca
che non va in nessun luogo.
Amici, tornate!
Tornate alla vostra sorgente.
Non versate l'anima dispersa
nella coppa della Morte.
Federico Garcia Lorca




Il famoso poeta spagnolo Garcia Lorca declama la sua ultima poesia, poco prima della sua esecuzione, durante la guerra civile di Spagna nell'agosto del 1936, da un plotone d'esecuzione fascista.

Cos'e ' l'uomo senza libertà
O! Mariana dimmi
Dimmi come posso amarti
Se io non sono libero, dimmi
Come posso offrirti il mio cuore
Se lui non è a me.





19.08.1936. Federico García Lorca viene fucilato da militanti del movimento politico CEDA perché di sinistra e omosessuale e gettato in una tomba senza nome a Fuentegrande de Alfacar vicino Granada. Il suo corpo non venne mai ritrovato.

"La poesia non cerca seguaci, cerca amanti."


Conchiglia
M’hanno portato una conchiglia.
Dentro le canta
un mare di mappa.
Il cuore
mi si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
M’hanno portato una conchiglia
Federico Garcia Lorca


Memento
Quando morrò
seppellitemi con la mia chitarra
sotto l'arena.

Quando morrò
tra gli aranci
e la menta.

Quando morrò,
seppellitemi, se volete,
in una banderuola.

Quando morrò!
Federico Garcia Lorca





La sua morte è ricordata da Machado, con cui condivideva le origini andaluse, ne Il delitto fu in Granada: A Federico García Lorca

Uccisero Federico
quando sorgeva il sole.
Il plotone assassino
non osò guardarlo in viso.


Antonio Machado,
cantò la morte del poeta granadino.
“sangue in fronte e piombo nel ventre /
hanno ucciso Federico/
il delitto fu lì, nella sua Granada/
Oh, que dìa tan triste en Granada ,/
que a las piedras hacia llorar,/
al ver que Federico se muere.





GIALLO UN DOCUMENTARIO LANCIA UNA NUOVA IPOTESI SULLA FINE DEL POETA, GIUSTIZIATO A GRANADA SETTANT’ANNI FA.
Sulla morte di Lorca l’ombra di una faida familiare.
Tra i falangisti che lo uccisero anche un parente. 
«Ora la salma va riesumata»
Fiori e ossa, poesie e tombe, versi e polemiche. 
La Spagna celebra i settant’ anni della morte di Federico García Lorca, il poeta fucilato la notte tra il 18 e 19 agosto 1936, nei pressi del villaggio di Viznar, in Andalusia, insieme a un maestro di scuola e due toreri anarchici. Nel luogo dell’esecuzione, alla Fuente de las Lagrimas, ora diventato un parco che porta il suo nome, politici e scrittori hanno ricordato il poeta e tutte le vittime della guerra civile, ma hanno anche riaperto la questione della riesumazione dei resti, da sempre osteggiata dalla famiglia. Un’operazione fortemente voluta, invece, dai parenti delle altre tre vittime (il maestro Dióscoro Galindo González, e i banderilleros Joaquín Arcollas Cabezas e Francisco Galadí Melgar) e dall’Associazione per il recupero della memoria storica di Granada che ha annunciato di voler presentare istanza al tribunale per poter riaprire la tomba ed esaminare i resti. Anche perché nel frattempo sono stati mostrati alcuni spezzoni di un film sulla fine del poeta che uscirà a settembre e che formula nuove ipotesi, oltre alle ragioni politiche e all’omofobia, che chiamano in causa direttamente la famiglia. Intitolato «Lorca, el mar deja de moverse» («il mare smette di muoversi», come recita un verso di una poesia di García Lorca), il documentario, diretto da Emilio Ruiz Barrachina, è basato sugli studi del ricercatore Miguel Francisco Caballero che ha avuto a disposizione nuovi documenti inediti, forniti dalla famiglia, e dell’ispanista irlandese Ian Gibson, uno dei massimi studiosi del poeta. Punto di partenza è il fatto che Juan Luis Trescastro de Medina, che si dichiarò autore materiale del delitto (secondo Gibson si vantò «di aver sparato due proiettili nel sedere a quel maricón»), aveva sposato una Roldan, parenti dei García Lorca, ed è sepolto nella loro tomba di famiglia. Il delitto a sfondo familiare «era una cosa che si diceva da molto tempo, soprattutto tra i vecchi della zona», spiega il regista. Quindi Caballero, secondo il documentario, sarebbe stato il braccio armato dei cugini Roldan e la fucilazione del poeta l’esito di una faida che coinvolgeva le tre grandi famiglie di proprietari terrieri della regione. Secondo questa ipotesi, fin dall’Ottocento la famiglia García Rodriguez, quella del padre del poeta, da una parte, e i Roldan, cugini lontani di Lorca, e gli Alba, imparentati con questi ultimi, dall’altra, avevano forti dissapori familiari a causa della divisione di alcuni terreni comprati a metà, ai quali si aggiunsero l’omofobia e le opposte tendenze politiche: i Lorca erano repubblicani e i Roldan franchisti. A far esplodere il conflitto sarebbe stato il libro La casa di Bernarda Alba, romanzo che il poeta aveva terminato poco prima di morire e dove descrive in modo negativo gli Alba, in quella che il regista definisce una specie di «vendetta personale dopo anni di litigi». Il documentario presenta la testimonianza di Manuel Castilla detto «Manolo el comunista», un ragazzo che aveva 17 anni nel 1936, che spiega di essere stato obbligato a scavare fosse comuni per fare sparire migliaia di persone giustiziate senza un processo, fra cui appunto Lorca. Sarebbe stato proprio Manolo a mostrare il luogo dove è stato sepolto il poeta. Ma ufficialmente non è mai stato verificato, proprio per l’opposizione della famiglia. Dopo la morte, nel 2002, della sorella minore di Federico, Isabel, presidentessa della Fondazione intitolata al fratello dove sono conservati 3200 manoscritti originali, ora è toccato alla nipote Laura spiegare che, riesumando le spoglie, «non si scoprirebbe nulla di tanto importante da giustificare la violenza di questo gesto». Un’opposizione che suscita molti dubbi, come ha spiegato Gibson che, proprio in occasione dell’omaggio al poeta, venerdì scorso, ha sottolineato l’importanza di un’identificazione ufficiale che toglierebbe di mezzo tutti i pettegolezzi e le voci nate intorno alla vicenda. «La muerte me está mirando desde las torres de Córdoba», recita una delle più celebri poesie di Lorca. Ora il dubbio forte è che la morte non lo guardi neppure dai rami di quell’ulivo che, per anni, si è pensato facesse ombra alle sue spoglie. «Si dice che gli stessi franchisti si siano sbarazzati del cadavere quando si resero conto delle ripercussioni che quell’omicidio avrebbe avuto - spiega Gibson -. Ma si dice anche che la famiglia del poeta abbia pagato una somma enorme per poterlo seppellire degnamente e che lo abbia fatto nel podere di San Vicente, residenza estiva dei García Lorca a Granada». In quella casa Federico era stato fino a pochi giorni prima di morire. Lì aveva fatto irruzione, il 9 agosto, un gruppo di squadristi che lo avevano insultato e minacciato, al punto da spingerlo a chiedere aiuto all’amico Luís Rosales, che era in buoni rapporti con la destra. Rosales lo ospitò per una settimana, fino al 16 agosto, quando i falangisti si presentarono per arrestarlo. La mattina del 17 e del 18 agosto una cameriera dei García Lorca gli portò il pranzo nella sede del governatorato dov’era detenuto. Il 19 le dissero che il poeta non era più lì. Nella notte era stato condotto, legato insieme ai suoi tre compagni, a La Colonia, un carcere improvvisato nei dintorni di Viznar. All’alba venne portato fuori e ucciso con un colpo alla nuca. Ora, i resti potrebbero dire qualcosa di più e la famiglia potrebbe perdere la sua battaglia dal momento che il governo ha da poco introdotto una legge che favorisca la creazione di una mappa con tutte le fosse comuni in cui furono gettate le vittime della guerra civile e della repressione franchista. Qui sopra, il monumento eretto tra Alfacar e Viznar, dove furono uccisi Federico García Lorca e i suoi tre compagni. Il luogo ora è diventato un parco intitolato al poeta La vicenda Nel luglio 1936 i militari di destra guidati da Francisco Franco (nella foto) insorsero contro la Repubblica spagnola Seguì un conflitto sanguinoso che durò fino al 1939, quando le truppe di Franco entrarono vittoriose a Barcellona e Madrid García Lorca venne ucciso dai franchisti nell’ agosto 1936, ad appena un mese dall’ inizio del conflitto


http://archiviostorico.corriere.it/2006/agosto/20/Sulla_morte_Lorca_ombra_una_co_9_060820068.shtml?refresh_ce-cp


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