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mercoledì 3 giugno 2015

Peter Pan. Nato in origine come spettacolo teatrale, la storia di Peter Pan diventa un romanzo nel 1911. Le avventure del ragazzino fatato dotato dell'abilità di volare sono da allora entrate a far parte dell’immaginario collettivo.


2. DIETRO LE QUINTE OMBRE DI PETER PAN
Peter Pan è un personaggio letterario creato dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie nel 1902, ma tutto lascia pensare che dietro questo personaggio si nasconde l'ombra infelice della sua infanzia. Peter rappresenta innanzitutto il fratello di Barrie, David morto a quattordici anni in un incidente, egli era il figlio preferito della madre, ragione per cui muore interiormente anche lui insieme al fratello e muore anche l'ammirazione che aveva per la madre.

Egli d'allora si sente il figlio brutto quindi come il Dio greco Pan.
Secondo i greci Pan era figlio di Ermes e della ninfa Penelope,
la quale lo rifiutò appena nato a causa del suo aspetto;
infatti Pan aveva zampe caprine,
corna sulla fronte, una lunga barba
ed era peloso in tutto il corpo.
Ermes fece crescere il figlio in Arcadia,
in mezzo alla natura,
stesso paesaggio in cui vive il Peter di Barrie.
Peter Pan quindi alberga un demone:
il dolore di una madre che gli chiude la finestra del cuore
e lui cercando di sostituire il fratello morto
dimentica di essere il bambino
che mai fu in un mondo inesistente:
l'isola che non c'è, Neverland !
James Matthew Barrie, Peter Pan



1. SIAMO FIGLI ORFANI DI UNA DEA SCOMPARSA
Non ho una madre” disse Peter.
Non solo non aveva una madre,
ma non aveva il minimo desiderio di averne una.
Pensava che fossero persone sopravvalutate.
Wendy, tuttavia, sentì subito odore di tragedia.
James Matthew Barrie, Peter Pan, Peter e Wendy



3. PETER PAN...
RIASSUNTO
Poiché sa volare, Peter (che ha qualche anno in più) si diverte a curiosare alle finestre del quartiere di Kensington, ascoltando attraverso la finestra aperta le storie della buonanotte raccontate dalla signora Mary Darling. Una sera entra in casa ma viene scoperto dal cane e scappando la sua ombra rimane impigliata nella finestra che si chiude. Ritornato per riprenderla, fa amicizia con Wendy Darling e la invita ad andare con lui a Neverland per essere la madre del gruppo dei ragazzi perduti, bambini che si sono persi nei giardini di Kensington.

Wendy accetta e lo segue con i fratellini John e Michael.
I ragazzi, Peter e la fatina Tinker Bell hanno nell’isola incantata numerose avventure,
fra l’altro sconfiggendo Capitan Uncino (estrema sintesi).
Ma i fratellini hanno nostalgia di casa e tornano accompagnati dai bambini perduti,
che verranno adottati dalla famiglia Darling.
Peter invece non vuole diventare grande e quindi ritorna a Neverland,
promettendo però di passare a trovare Wendy ogni primavera.
Quando si ripresenta, lei è ormai cresciuta e ha una figlia, Jane,
che accetta di andare con Peter a Neverland assumendo il ruolo di madre.
Dopo Jane, sarà la nipote di Wendy, Margaret, ad accompagnare Peter, e il ciclo continua…
PS: Nella versione originale di J.M. Barrie
Peter uccide tutti i bimbi sperduti una volta diventati grandi



4. NEVERLAND ...
L'ESSENZA DELLA NOSTRA ESSENZA
L'isola che non c'è...
la patria di Peter Pan in qualche modo è l'origine di ogni essere umano,
è il Dio che desideriamo ma di cui ne dubitiamo la sua esistenza,
è il paradiso perduto in cui tutto è possibile,
è la nostalgia dell'infanzia
di cui ce ne accorgiamo quando non siamo più bambini,
è il luogo dell'anima incantata,
è l'amore impossibile che rende tutto possibile.
E' la cartina geografica della nostra dimensione inconscia, nascosta, trascendentale.
E' il luogo dell'indipendenza,
per questo non ci sono scuole, genitori, nè regole,
solo gioco senza sosta,
avventure a non finire con tanto di adrenalina piratesca.
Per quell'isola noi venderemo tutto, l'anima in primis
ed è per questo che alla fine ci ritroviamo,
come vedremo, nel nostro inferno.

5. L'UMANITÀ... L'ISOLA CHE NON C'E
Peter Pan interpella la coscienza umana in maniera traumatica,
non è un bambino Peter Pan ma (come lo descrive il suo autore) è un demone.
Siamo tutti noi delle isole, un po sperdute, un po immersi nella nostra solitudine interiore, 
che vogliamo aggregarci in continentali comunità, gruppi, famiglie e società,
ma infondo restiamo isole che non ci sono:
sommersi da sogni incompiuti, da ideali frustrati,
da fantasie mancate, da idoli e dei scomparsi.
In quel angolino noi combattiamo di nascosto la nostra clandestinità umana,
ci permettiamo vizi e sfizi sempre però alla ricerca di una certezza:
l'amore infinito di una madre, chiamatela come vi pare...
natura, Dio, vita eterna, perfezione, amore ...
ma resta sempre un dubbio:
non c'è quell'isola e per non disperarci
dobbiamo lottare contro i pirati (disperazione)
capitanati da Uncino il nostro Inconscio temibile.


6. L'OMBRA LUMINOSA DI PETER PAN
Peter Pan, come ogni conformazione psicologia,
deve essere visto in controluce,
dunque se da una parte, negativa,
sembra il ragazzino irresponsabile
che non vuole crescere nè assumersi nessuna responsabilità
come apparentemente sembrerebbe,
dall'altra parte, positiva,
è la certezza che il mondo che offrono gli adulti è assurdo,
insicuro, moralista, fatto di falsità convenzionalità apparenze
e paure addomesticate mai affrontate.
Peter Pan fugge nella sua isola
quando vedendo i genitori ormai fossilizzati nel loro mondo
che non è grande ma ingombrante,
si rifiuta di vivere in quel mondo,
ancor peggio quando glielo impongono:
- Peter comportati da adulto ok?
- Ma io sono un bambino!
Quante volte vogliano che i bambini
si comportino come piccoli adulti in miniatura?


8. PELLEGRINI DELL'ASSOLUTO
Peter Pan in mancanza di un senso esistenziale
(simboleggiato nella madre mancante, lei è la fonte dello spirito, della vita anche interiore) si rifugia nell'isola che non c'è. Il mito di Peter Pan è sempre attuale in una società orfana, senza principi, senza veri educatori, senza miti portanti, senza futuro, per cui non resta che creare dei vizi o palliativi, come il gioco, il piacere, il nulla fare. Peter Pan si trova solo e cerca qualcuno che gli dia conforto e che gli faccia da compagnia. Infatti nonostante Peter dimentichi in continuazione le avventure che vive, ricorda benissimo il rifiuto della madre. La madre a livello esistenziale è il senso vitale che ci ha abbandonato tramite il fallimento e l'oblio della politica e della religione, creandosi così una società allo sbaraglio (un isola che non c'è) dove regna il desiderio della fuga nel divertimento fine a se stesso quindi destinato alla nausea e la disperazione. Peter Pan perciò nasconde dietro le risate del gioco le urla del pianto, dietro il divertimento soffoca la disperazione della tristezza, atteggiamento molto comune nella massa quotidiana.

9. L'OMBRA UNIVERSALE DELLA MADRE
La madre non è altro che la reminiscenza che noi abbiamo d aver vissuto una fusione totale con l'infinito (quando si era nel grembo materno); tutta la vita non facciamo altro che ricercare questa fusione: nel sesso, nel divertimento, nel potere, nelle amicizie, ecc.. trovare qualcuno con cui sentirci persi e divini. Peter Pan accorre alla finestra dei bambini (simbolo di speranza, ascolto, ricerca dell'assoluto) sperando di ingrossare le file dei suoi compagni di gioco e di poter trovare una madre in sostituzione della sua (ecco la ricerca esistenziale della madre psichica che tutti noi coscienti o meno facciamo attraverso cose oggetti persone ideali ecc..., sempre l'ombra della madre si nasconde dietro). Scappato di casa il bambino che non voleva crescere si trova solo e cerca qualcuno che gli dia conforto e che gli faccia da compagnia. Infatti nonostante Peter Pan dimentichi in continuazione le avventure che vive (perchè noi non siamo mai sazi delle gioie che sono effimere), ricorda benissimo il rifiuto della madre (ed è questa la nostalgia dell'assoluto che ci insegue più costante durante tutta la vita.


10. LA PASSIONE HA LA MEMORIA CORTA
Non si sazia mai l'occhio di vedere delle bellezze, non si sazia mai il palato di gustare delle prelibatezze, non si sazia mai l'udito di ascoltare melodie... la passione una volta saziata torna vorace come prima, come se non avesse mai goduto, è il cancro della finitezza umana nella sua dimensione del godere.
Simbolo perfetto nella memoria di Peter Pan
La sua memoria è talmente corta 
che, mentre accompagna Wendy e i fratelli verso Neverland 
si dimentica chi siano e una volta giunti a destinazione 
a volte sparisce per ore 
e al suo ritorno non sa cosa abbia fatto mentre era via.


11. ADULTERIO... ADULTO ADULTERATO
Peter Pan sa che i suoi veri discepoli provengono da una famiglia adulterata,
cioè dove gli adulti rivelano la loro incapacità a rapportarsi in modo maturo con la vita,
tanto che i valori che considerano prioritari sono solo fittizi effimeri solo materia e dunque la loro immaturità è colta anche dai figli. Non sono adulti ma adulterati cioè così maturi da diventare marci di quanto si credono maturi (adulterio quindi in se e per se stessi, corrotti in quanto non sanno fare i genitori, infedeli ai loro figli). Per Peter Pan questi genitori infantili sono il grembo degli abitanti dell'isola che non c'è. La famiglia Darling è il bersaglio perfetto per Peter Pan dove troverà Wendy e i suoi fratelli.

12. LA MATERIA SI NUTRE DELLO SPIRITO
FINO A DIVORARLO O LO SPIRITO
NUTRE LA MATERIA FINO AD ANIMARLA?
Peter pan è la cristallizzazione infantile di chi fugge nel mondo dello spirito e della fantasia, dove non esiste il tempo e neppure il cibo: gioca come il bambino a far la cena con i piatti vuoti e fa finta di mangiare, ma poi la realtà della fame è reale (puoi far finta di amare ma se non ti senti amato, è come quello che fa finta di mangiare senza aver nulla nel piatto!)... l'indigenza del BISOGNO esistenziale del cibo mette in scacco matto la forza dello spirito (non siamo angeli).
Eppure l'antipode di Peter Pan è il signor Darling, pratico realista indaffarato e dedito soltanto alle cose, ai soldi e il materialismo. Chi vive solo di materialismo fa evaporare lo spirito, ma chi vive soltanto di spirito e fantasia fugge in un mondo dove diventa un conflitto, irreale, falso mistico, sorge allora il Capitan Uncino: lo stato schizofrenico che vuole educare il bambino pur sapendo di essere immaturo, sono gli adulti che non credono negli dei e vorrebbero i figli devoti.

13. INSEGUI LA TUA OMBRA, TI PORTERÀ ALLA LUCE
Peter Pan, quel istinto selvaggio irrazionale che cerca nella notte l'infanzia, la purezza mancata (ecco perché sbircia nelle finestre dei bambini che dormono), una notte viene scoperto dal Nana, il cane (istinto selvaggio razionale) di Wendy che gli ha strappato l'ombra, cioè il nostro istinto emotivo, inconscio, demoniaco che desidera il proibito. Questa ombra è in noi la fonte della luce, è il luogo sacro, temibile, misterioso ma affascinante. L'ignoto di questa ombra fa paura, per istinto noi la evitiamo (non vogliamo parlare quindi dei nostri difetti, della morte, della nostra incoerenza, della nostra mancata spiritualità), ma solo riavendo questa ombra Peter Pan potrà avere con sè il potere di avere con sè i suoi amici bambini. Per farlo però dovrà servirsi della fede (Trilli, la fata) come vedremo nel prossimo post.

14. TRILLI ...
ANCHE I DEMONI SONO ESSERI DIVINI,
MAI SENTIRE UNA SOLA CAMPANA!
Si tratta di una piccola fata alata, compagna di Peter,
per il quale nutre un amore ed una gelosia notevoli.
La Disney ce l'ha tramandata come Trilli,
ma nell'originale inglese è Tinker Bell, campanellino, cioè la voce della coscienza,
che ci mette in allerta; il termine "tinker", infatti, in lingua inglese designa il magnano, capace di riparare pentole e tegami, proprio come lo fa la nostra coscienza con i nostri sbagli o piatti o pentole o tegami rotti. però questa voce della coscienza non è sempre positiva, può diventare demoniaca, ossessiva, fondamentalista, come tante fedi religiose mistificanti.

Infatti la caratteristica principale di Campanellino è la sua forte gelosia nei confronti di Peter, che la porta ad estremi quali cercare di uccidere la "rivale" Wendy, aizzandole contro i "Bambini perduti" dell'Isola che non c'è. Sebbene si tratti di un personaggio positivo, possiede infatti un carattere estremamente volubile, che la fa passare in poco tempo da una rabbia vendicativa ad una dedizione senza pari per i suoi compagni. Le oscillazioni del suo umore vengono spiegate nel racconto con la constatazione che le sue dimensioni limitate non le permettono di contenere più di un sentimento alla volta. Dunque state attenti alla voce della vostra coscienza, se essa è formata di una sola campana potrete essere molto intransigenti, meglio sentore sempre diverse campane!!!


15. LA TUA OMBRA INCONSCIA NON TI UBBIDISCE MAI,
PUOI SOLO TENERLA A BADA
L'ombra è archetipo per eccellenza della nostra parte oscura, oltre che inconscia, è quella parte di noi che sa più di noi stessi, lei non ubbidisce alle regole della ragione, è istinto puro. Peter Pan la perde nelle sue scorribande e viene rinchiusa in una cassetto (ecco la morale, la legge, il divieto). Ognuno di noi sa che dentro la nostra coscienza alberga questa ombra che ci dice il contrario di quanto noi vogliamo crediamo desideriamo speriamo. Soltanto attraverso l'amore e l'accettazione di se stessi (ecco Wendy che aiuta a cucire l'ombra su Peter Pan) che noi potremmo riavere con sè l'armonia di essere coerenti con la nostra ombra. Per vederla basta un po di luce (la verità) e soltanto allora Peter Pan può tornare in pace nella sua Isola che non c'è.


16. SE VUOI UNA MANO LASCIATI UNCINARE
Se Peter Pan è il cuore fantasioso senza cervello,
il capitano Uncino è il suo antagonista o alter ego,
la ragione senza sentimento, senza cuore.
Mentre Peter Pan rappresenta l'adulto infantile che non vuole mai crescere,
Uncino è il bambino che vuole far l'adulto con una serietà isterica,
egli è tirato più che serio, rigido più che preciso,
arrogante più che deciso, prepotente più che determinato.
Non vuole avere figli, odia i bambini
o almeno l'impegno che loro richiedono,
vuole che lavorino, che si diano alla carriera,
alle cose serie, quindi alla guerra, ai soldi...
ecco la sua ciurma di Pirati
(lui il simbolo perfetto del governante di popoli
che odia persino la sua ciurma
ma la usa, la ritiene stupida
ma se ne serve di quella stupidità,
è simbolo dei manager,
degli uomini di affari dei nostri giorni).
Uncino come tanti capi governanti re e ministri
vuole guidare il gregge
ma per portarlo allo sbaraglio
e poter disfarsi e sbarazzarsi di tutto e di tutti.
Offre a tutti ricchezze
(come il consumismo dei capitalisti)
ma li rende schiavi di questi sogni,
come la nostra massa
appesi al Uncino allucinante
di un isola che non c'è.


17. FIGLIOLI...
AVETE ROVINATO LA VITA DEI VOSTRI SINGLE GENITORI
Quando un genitori non vive la sua dedizione di non solo dare la vita ai figli ma di DARSI a loro (darsi nell'anima, nei valori, dare il loro tempo, la loro passione, i loro sogni, la loro attenzione per un dialogo continuo, ecc..) allora i figli diventano una limitazione alla propria vita, un ostacolo per i propri interessi, un impegno che spesso diventa grave persino noioso ma per un senso di dovere morale non lo si dichiara apertamente, ma i bambini lo percepiscono quando sono un peso per i loro genitori. Capitano Uncino fa leva su questo senso di colpa:
"i vostri genitori erano liberi senza di voi, avete condizionato la loro vita, vi danno giocatoli perchè non hanno tempo per giocare con voi, vi lasciano alla tv purchè non disturbate loro, lavorano per voi per darvi solo cose e pagare tate che sostituiscano la loro presenza, siete per loro dei mobili o pupazzi con cui abbelliscono la loro casa e si credono cresciuti, maturi; siete gingilli o trofei delle loro mete, ma rimanete trofei impersonali sulla bacheca di una casa impersonale... non vedono l'ora che andate via da casa... quindi perchè non seguite me? diventante quindi pirati!!!".
I bambini abbandonati sono pirati, ladri di sogni altrui, da adulti tenderanno a divorare passioni, relazioni, a bruciare esperienze senza sosta nè riflessione. Smarriti nell'Isola che non c'è al servizio di Capitano Uncino saranno come lui: non vorranno mai avere figli per non essere come i loro terribili genitori.

18. CUORE CONTRO CERVELLO
I sentimenti della ragione e le ragioni dei sentimenti sempre in lotta per la supremazia di un isola che non c'è, ecco la lotta eterna tra Peter Pan e Capitano Uncino. Peter Pan un cuore senza cervello, emozioni allo sbaraglio, istinto puro contro il capitano Uncino un cervello senza sentimento, ideali campani solo in aria, intuito selvaggio senza emozioni... L'isola che non c'è è il nostro inconscio, un luogo dove potrebbe regnare la pace solo se ci fosse l'equilibrio tra l'istinto e l'intuito, tra il cuore e il cervello, tra il yin e il yang. Se Capitano uncino imparasse a giocare alla guerra senza prendersela tanto sul serio, sarebbe un uomo meno acido, e se Peter pan facesse sul serio a creare il suo popolo avrebbe meno ansietà e disperazione di vivere e godere senza sosta. Finché in noi non ci sia armonia interiore il bimbo sarà sempre smarrito e l'adulto sarà sempre insoddisfatto.

19. IL TEMPO ... CANCRO DELL'ESISTENZA
Il rapporto tra il coccodrillo (istinto selvaggio) e il capitano Uncino (intuito razionale) è perfetto: Uncino ha un’ unica e raffinata paura per il coccodrillo, è simbolo della paura che noi abbiamo insita per la nostra bestialità inconscia, che gli ha mozzato la mano, e la mano in quanto simbolo di fare ci dimostra che noi non possiamo fare tutto quello che vogliamo nella vita e di fatto l'orologio che la mano aveva con sè finisce nel ventre del coccodrillo, di conseguenza Uncino si accorge dal ” tic-tac” che il coccodrillo emana muovendosi, se l’ animale si sta avvicinando. Questo tic-tac è il tempo che ci passa, la morte che sentiamo nella coscienza (nel ventre del coccodrillo)che si avvicina ogni giorno, la ragione ha paura di morire, di non poter fare tutto quello che vorrebbe. Ma Uncino sa bene, che per quanto cerchi di fuggire, l’ intelletto non potrà mai sconfiggere l’ altro versante dell’ animo umano, l'immaginazione di Peter Pan quindi la fede, lo spiraglio verso un mondo spirituale dove Uncino non ha asilo, perchè l'asilo è solo per i bambini.

20. WENDY ...
L'ETERNA BIMBA CHE RENDE I FIGLIOLI MAMMONI ED IMPOTENTI.
SE la sindrome di Peter pan è il non voler crescere,
la sindrome di Wendy è quella di non far crescere gli altri,
pur essendo una bambina non curata dai suoi, come tante donne, si carica dell'impegno di offrire le sue cure per amore, lei vuole far la mamma agli eterni bambini nell'Isola che non c'è, per loro cucina, stira, lava, pulisce, innamorata di Peter Pan non lo fa crescere ma asseconda la sua immaturità. Questa sindrome è tipica delle donne o uomini materni che rinunciano per amore alla loro indipendenza, super protettivi non vogliono altro che servire a mariti figli parenti o mogli, si annullano, vogliono compiacere a tutti per paura di ricadere nel ruolo dei loro genitori che furono trascurati con i loro figli. Wendy alla fine si accorge che il suo essere mamma non è un ruolo maturo ma un gioco psicopatico da bambina fintamente cresciuta. Lei ama Peter Pan ma non scatta la sessualità, cioè il confronto maturo, perchè si amano da bambini, donde il sesso non fa parte (se vi chiedete perchè il sesso spesso fa spaccare una coppia, troverete sicuramente la risposta nel loro essere ancora bambini che vogliono un amante maturo che assecondi le loro monellerie e viceversa... ecco perchè finisco come fratelli e sorelle a non fare sesso con gli anni).

21. MI PIACCIONO GLI UOMINI CHE MI FANNO RIDERE
Una frase divenuta luogo comune, le donne attratte dalla simpatia maschile scambiano spesso l'ironia frutto di saggezza con la ciarlataneria da pagliacci frutto della leggerezza immatura di chi furbescamente cerca a tutti i costi di rendersi simpaticone e quindi attraente.
Wendy, Tinker Bill e Tiger Lily erano tutte e tre innamorate di Peter Pan, 
ma la loro infatuazione non sbocciò mai in amore, 
perchè lui era incapace di amarle;
ecco il prototipo delle donne attratte dai giocherelloni
che alla fin fine fanno ridere ma per il loro ridicolo,
immaturità e scemenza.
Sono uomini di spazzo, la loro allegria non è spirituale
ma solo di circo, di spettacolo momentaneo.
Peter Pan alla fine non capisce neppure perchè sono innamorate di lui,
lui vuole da loro solo divertimento, coccole, protezione, servizi, lodi.
Questi uomini che per professione fanno ridere le donne solo in pubblico, 
come tanti comici psichici, fanno piangere le donne in privato,
infatti nella fiaba che stiamo analizzando,
alla fine Wendy se ne accorge che è solo un bambino a cui lei deve far la mamma,
Tinker scopre che la sua fantasia è solo spensieratezza,
mentre Tiger scopre che è solo la ragazza di turno e di passaggio.

22. L'ARCHETIPO DELL'AMORE
COME TRAPPOLA SALVIFICA
In molte fiabe ricorre questo archetipo prettamente psichico:
la donna amata viene rapita sicché il suo amato possa,
nel tentativo di riscattarla, essere catturato ed eliminato.
Credo che tutti noi prima o poi nella vita siamo caduti nella trappola dell'amore:
crediamo di salvare la persona amata, di farla stare meglio,
di offrirle un isola che non c'è,
di liberarla dall'Uncino della solitudine e la noia.
Uncino è quella ragione che vuole imprigionare il sentimento nelle regole,
Peter Pan è la passione che vuole liberare la sua clandestinità.
Sono archetipi tipici dei primi passi dell'amore nella passione.
Ma Peter Pan più per gioco che per amore affronta il capitano Uncino,
anche noi più per passione che per ragionevolezza
ci imbattiamo nelle prime avventure amorose.
Molti agiscono come capitano Uncino,
imprigionano l'amore: l'amore non esiste,
la persona giusta non si trova,
meglio darci alla cattura di Peter Pan
cioè la spensieratezza ed eliminarla.
Come ogni estremismo è sempre sbagliato.
Come sbagliato l'atteggiamento di Peter Pan:
sorvolare la ragione, cioè affrontare Uncino e sganciarli le ragioni,
i consensi, i permessi per darsi alla pazza gioia.
L'amore quindi c'entra ben poco o niente
spesso con queste lotte per la supremazia dell'Ego infantile
sia di Peter pan che di Uncino.


23. COLLEZIONARE ESPERIENZE SENZA ESPERIENZA
Peter Pan colleziona esperienze ma non ne impara nulla sugli sbagli fatti,
non si ferma a riflettere sulle conseguenze nei sui fallimenti,
un po' come oggi: la gente viene sollecitata a fare esperienza senza senso,
fine a se stesse, quindi collezionare viaggi, ristoranti, donne, amanti e via dicendo,
senza un perchè, una bulimia emotiva paurosa, un vortice di follia fino all'assurdo,
come dimostra Peter Pan quando torna a far visita a Wendy:
siccome egli non ha una buona memoria
non si ricorda più neppure di Wendy
e delle loro avventure passate.
Quante persone commettono lo stesso sbaglio ogni giorno
proprio perchè la loro memoria psichica non è matura?
memoria intesa come l'incapacità di valutare le azioni
e trarre un senso vitale.

24. L'ISTINTO SELVAGGIO,
NANA, LA GUIDA IDEALE
Il cane terranova Nana é la bambinaia,
cioè il miglior archetipo simbolico che rappresenta l’istinto selvaggio
cioè animale in senso positivo in ognuno di noi,
che in un certo senso educa i bambini a mantenere sano il tempio dell’eterno gioco.
Nel libro di Barrie viene fatto un lungo elenco delle sue attività,
tutte dirette al mantenimento della salute fisica dei piccoli Darling.
C’é da sottolineare come Giorgio,
il sig. Darling, quando i bambini spariscono,
per la disperazione e per i sensi di colpa
va a vivere nella cuccia di Nana,
come a voler riprendere contatto con le radici istintive sue,
al fine di trovare un sano equilibrio anche ai livelli emotivo e mentale.
E li riesce a intravedere ciò che aveva dimenticato:
sì, forse le fantasie dei suoi ragazzi non erano solo fantasie.

25. SE SEGUI LE TUE OMBRE
NON TI DIMENTICARE CHE DIETRO HAI SEMPRE LA LUCE
Peter Pan cade in un cerchio vizioso
ritorna sempre a fare gli stessi sui sbagli
credendo di avere l'opportunità di migliorarsi,
ma certi sbagli non vanno rifatti per migliorarsi
bensì vanno abbandonati per superarli.
Peter Pan torna da Wendy che,
ormai grande ma non adulta o matura,
ha avuto una figlia, Jane, a chi non ha messo in guardia delle illusioni,
ma se non insegniamo i nostri sbagli ai nostri figli,
loro inevitabilmente continueranno a commettere i nostri stessi sbagli:
Jane fugge con Peter Pan nell'isola che non c'è.
Insegnate i vostri sbagli, dite ai vostri figli dove avete sbagliato,
non cercate solo di fare i genitori sapienti dicendo come si fanno le cose,
ma dite anche come non vanno fate
perchè per esperienza propria avete sbagliato prima di loro.
Se nascondete le vostre cicatrici ai vostri figli,
finiranno per non credere alla vostra integrità umana
di cui la vulnerabilità è una parte essenziale.
I bambini hanno più fiducia in un adulto
che confessa i propri limiti
piuttosto in un genitore che nasconde i propri difetti.


Sara Stara:
Peter Pan mi ha fatta pensare.
Riguardandolo con mia figlia ho capito che crescere e diventare grandi
non é un meccanismo automatico. É una scelta.


Antonietta Bosa:
non dovremmo addossarci anche le colpe degli altri....ma in fondo lo facciamo chi si sente responsabile. Un uomo non matura o una donna non matura questo problema non se lo pone! la sindrome del Peter Pan dove tutto è concesso calpestando il rispetto e la dignità altrui, si possono incolpare i genitori rimane il fatto che ognuno poi ha la facoltà di poter scegliere!!! responsabilità individuale.


Dal famoso romanzo di James Matthew Barrie, vi proponiamo gli aforismi più belli di “Peter Pan”, in occasione dell’anniversario della morte del celebre autore scozzese

MILANO – Nato in origine come spettacolo teatrale, la storia di Peter Pan diventa un romanzo nel 1911. Le avventure del ragazzino fatato dotato dell'abilità di volare sono da allora entrate a far parte dell’immaginario collettivo, affermandosi come uno dei libri più amati dai ragazzi. In occasione dell’anniversario della morte di James Matthew Barrie, avvenuta il 3 giugno del 1937, vi proponiamo le frasi più famose del suo capolavoro.


“Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così.
Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, -Oh, perché non puoi rimanere sempre così!- Questo fu quanto passò fra di loro circa l'argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l'inizio della fine.”


Ogni volta che un bimbo dice: 
'Io non credo alle fate', 
c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.”


“Quando il primo bambino rise per la prima volta,
la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti
che si sparpagliarono qua e là.
Fu così che nacquero le fate.”



"Campanellino, perché non riesco a volare?"
"Peter Pan, per volare hai bisogno di ritrovare i tuoi pensieri felici"
James Matthew Barrie, Peter Pan.


“Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare,
cessate anche di essere in grado di farlo.”


“Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani
sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile,
perché avere fede vuol dire avere le ali.”



C’è un’Isola-che-non-cè 
per ogni bambino, 
e sono tutte differenti.”


“I Bimbi Sperduti erano sulle tracce di Peter, i pirati erano sulle tracce dei Bimbi Sperduti, i pellerossa erano sulle tracce dei pirati e le belve erano sulle tracce dei pellerossa. Continuavano a girare in tondo per l'isola, ma non si incontravano mai perché andavano tutti alla stessa velocità.”


“Seconda [stella] a destra e poi dritto fino al mattino”, rispose Peter. “Che indirizzo bizzarro!”. Peter era mortificato. Per la prima volta si rese conto che, forse, il suo era un indirizzo bizzarro.


“Le stelle, per quanto meravigliose, non possono in alcun modo immischiarsi nelle faccende umane, ma devono limitarsi a guardare in eterno. È una punizione che si è abbattuta su di loro così tanto tempo fa che nessuna stella ne ricorda il motivo. E così quelle più anziane sono diventate cieche e taciturne (le stelle comunicano tra loro ammiccando con gli occhi), ma quelle più giovani si meravigliano ancora di tutto.”



Peter Pan.
Centoquarant'anni fa, una personcina di nome Jimmy Barrie fu invitata da un amico nella sua casa alberata: sarebbe così entrato nella sua ghenga di pirati, che, scesa la sera, s'arrampicavano in giardino. Poi, arrivarono Peter Pan, Wendy nella sua camicia da notte celeste (capo mai stato così pop), Trilli con il cipollotto, Gianni elegante con cilindro ed ombrello - e quelle smorfiose delle sirene.



Sindrome di Wendy - Peter Pan - Crocerossina.
La crocerossina può esistere solo se vi è qualcuno da curare, non a caso queste persone scelgono e mantengono relazioni affettive con compagni che, per diversi motivi, rivestono il ruolo di bisognosi.

Sicuramente la maggior parte delle persone conoscerà bene la favola di Peter Pan 
e le sue avventure insieme alla sua amica Wendy.

Quest’ultima è una bimba di dieci anni, ma le condizioni di vita l’hanno portata a comportarsi come un’adulta, la quale si prende cura dell’amico Peter conservandogli amorevolmente l’ombra affinché non si sgualcisca

E non solo: accetta di accompagnare il suo Peter, bimbo spensierato e immaturo, nelle sue peripezie prendendosi cura di lui, e al contempo supporta e accudisce anche tutti i bambini sperduti dell’isola che non c’è, insegnando loro le buone maniere ed essendo contenta di far questo.
Lei fa di tutto per gli altri e questo la rende felice.

Ed è proprio al personaggio di Wendy Darling, della nota favola di James Matthew Barrie
che ci si è ispirati per dare un nome ad una famosa sindrome: 
la Sindrome di Wendy, o meglio conosciuta come Sindrome della Crocerossina.

La Sindrome di Wendy colpisce soprattutto le donne (ma non ne sono immuni gli uomini) le quali mostrano comportamenti particolarmente accudenti, protettivi, orientati al compiacimento, alla soddisfazione e alla gratificazione dell’altro, là dove il focalizzarsi sui bisogni altrui è ad evidente discapito dei propri.

Questi atteggiamenti possono essere attuati verso di chiunque:
genitori, figli, fratelli, amici, colleghi,
ma soprattutto vengono rivolti nei confronti del proprio partner.

La crocerossina può esistere solo se vi è qualcuno da curare, non a caso queste persone scelgono e mantengono relazioni affettive con compagni che, per diversi motivi, rivestono il ruolo di bisognosi. In tutto ciò il partner diviene oggetto d’amore incondizionato, idealizzato, aiutato e soccorso, tutto questo a discapito del proprio benessere.

È da aggiungere che questi comportamenti risanatori 
nei confronti dell’altro vengono attuati con piena volontà e consapevolezza.

Infatti il prendersi cura del partner, vederlo soddisfatto, appagato, salvo grazie ai propri sacrifici gratifica la crocerossina, la quale si sente indispensabile per il proprio compagno, ma soprattutto questi atteggiamenti vengono percepiti come essenziali affinché la relazione possa andare avanti.

Solitamente i partner ‘soccorsi’ hanno la caratteristica di essere persone un po’ complicate, per qualche motivo inafferrabili o problematiche; con i quali si instaurano relazioni che inizialmente vengono percepite come difficili. Ma è proprio in queste situazioni che la crocerossina da un senso alla sua mission: io ti aiuterò, tu starai meglio, mi sarai riconoscente e mi amerai.

Wendy ha alcune credenze che sostengono il suo comportamento
(Quadrio, 1982):

  • Io sono indispensabile;
  • L’amore richiede un certo sacrificio;
  • Gli altri intorno a me non devono arrabbiarsi;
  • Gli altri vanno protetti.

Dietro i soggetti con tale sindrome si nasconde sovente una 
personalità Dipendente ed una conseguente paura di ritrovarsi soli.

L’idea che non vi sia nessuno da aiutare spaventa, perché viene meno un modo di sentirsi utili e di offrire benessere. Supportare e aiutare l’altro determina infatti una percezione di sé come valorosi e indispensabili, di conseguenza si viene apprezzati. 
Alle spalle di questi comportamenti vi è una paura di essere abbandonati o rifiutati.

La sindrome di Wendy può dipendere dall’incatenarsi di più variabili, dove sicuramente gioca un ruolo cruciale la personalità del soggetto, ma anche lo stile di vita e l’educazione ricevuta, così come i bisogni e le circostanze della vita attuale.

Si tratta di soggetti che non concepiscono l’amore come qualcosa di gratuito, piuttosto pensano di doverselo in qualche modo meritare, con azioni di cura, sentendosi indispensabili o cercando di esserlo. Come venir fuori da questa sindrome?

Va inizialmente esplorata la storia di vita di questi soggetti, per capire come si è costruita la credenza che l’amore abbia un prezzo e vada in qualche modo guadagnato. Andrebbe quindi fatto un confronto con i personali vissuti abbandonici e la paura del rifiuto; al contempo fare i conti con la consapevolezza che nulla è per sempre, e che le eventuali separazioni non sono poi così terribili.

In seguito andrebbe fatto un lavoro sulla propria autostima, relativamente al fatto che le gratificazioni esistono soprattutto quando facciamo del bene a noi stessi. Inoltre andrebbe spostato il focus di questi soggetti da i bisogni dell’altro ai propri e allo svilupparsi di emozioni positive.

Perché qualsiasi relazione è in realtà un gioco di forze a doppio senso, dove entrambi i soggetti coinvolti devono vincere per stare bene.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie.
E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.
(F. Battiato, “La Cura")





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