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lunedì 7 aprile 2014

Georges Bataille. La vita è un lusso di cui la morte è il culmine. Non sapremmo immaginare, a dire il vero, un procedimento più dispendioso. La vita è possibile a costi ben più bassi: paragonato a quello di un infusore, l’organismo individuale di un mammifero, soprattutto di un carnivoro, è un abisso in cui vengono inghiottite e ‹distrutte› immense quantità d’energia. La crescita delle piante presuppone l’ammasso di sostanze corrotte. Gli erbivori inghiottono tonnellate di sostanza vivente (vegetale), prima che una piccola quantità di carne permetta al carnivoro i suoi grandi scatti, i suoi grandi dispendi nervosi. Sembra anche che più i procedimenti che generano la vita sono dispendiosi, più la produzione degli organismi ha richiesto lo scialo, più l’operazione si rivela soddisfacente.

Un uomo, una donna, attratti l’uno verso l’altra, si uniscono nella lussuria. La comunicazione che li confonde insieme dipende dalla nudità delle loro ferite. Il loro amore rivela che essi non vedono, l’uno nell’altro, il loro essere, ma la loro ferita, e il bisogno di perdersi. Non v’è desiderio più grande di quello del ferito per un’altra ferita.
Georges Bataille
Billom, 10 settembre 1897 – Parigi, 9 luglio 1962


Georges Bataille. La vita è un lusso di cui la morte è il culmine.
“Non sapremmo immaginare, a dire il vero, un procedimento più dispendioso. La vita è possibile a costi ben più bassi: paragonato a quello di un infusore, l’organismo individuale di un mammifero, soprattutto di un carnivoro, è un abisso in cui vengono inghiottite e ‹distrutte› immense quantità d’energia. La crescita delle piante presuppone l’ammasso di sostanze corrotte. Gli erbivori inghiottono tonnellate di sostanza vivente (vegetale), prima che una piccola quantità di carne permetta al carnivoro i suoi grandi scatti, i suoi grandi dispendi nervosi. Sembra anche che più i procedimenti che generano la vita sono dispendiosi, più la produzione degli organismi ha richiesto lo scialo, più l’operazione si rivela soddisfacente. Il principio di produrre a minor costo è un’idea non tanto umana, quanto strettamente capitalistica (essa non ha che un significato limitato: dal punto di vista della società per azioni). Non arriva fino all’angoscia alla quale aspira il movimento della vita umana, poiché essa è segno di dispendi perfino eccessivi, che oltrepassano il limite di ciò che abbiamo in potere di tollerare. Tutto esige in noi che la morte ci distrugga: anticipiamo queste prove moltiplicate, questi ricominciamenti sterili dal punto di vista della ragione, quest’ecatombe della forza efficace che si compie nel vano passaggio dalla vita di un individuo ad altre più giovani. Comunque vogliamo profondamente la condizione che ne risulta, che è pressoché intollerabile, questa condizione d’individui promessi al dolore e all’annientamento inevitabile. O piuttosto, se questa condizione non fosse intollerabile, talmente dura che la nostra volontà rifluisce senza posa, non saremmo soddisfatti. Significativo che oggi un libro s’intitoli risibilmente ‹Affinché nulla muoia!›… I nostri giudizi si formano oggi in circostanze fallaci: coloro tra noi che si fanno sentire ignorano (e vogliono ‹a ogni costo› ignorare) che la vita è un lusso di cui la morte è il culmine, che tra i lussi della vita la vita umana è la più follemente dispendiosa infine, che, infine, al momento in cui la sicurezza della vita ‹scema›, un’apprensione accresciuta della morte è posta al culmine di un raffinamento rovinoso… Tuttavia, ignorandolo, non fanno che rendere maggiore l’angoscia senza la quale una vita consacrata tutt’intera al lusso sarebbe meno arditamente lussuosa. Poiché se è umano essere lussuosi, che dire di un lusso di cui l’angoscia è il prodotto e che l’angoscia non modera?”

GEORGES BATAILLE (1897 – 1962), “Storia dell’erotismo” (1950 – 1951. “L’histoire de l’érotisme” in Id., “Œuvres complètes”, Gallimard, Paris, tome VIII, 1976, pp. 7 – 165.), a cura di Franco Rella, trad. di Susanna Mati, con un saggio di Susanna Mati, Fazi, Roma 2006 (I ed.), Parte terza ‘Gli oggetti naturali nei divieti’, III. ‘La morte’, 5. ‘La morte è in definitiva la forma più lussuosa di vita’, pp. 67 – 68.



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