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venerdì 14 marzo 2014

Pierre Levy. Se senti le tue emozioni negative completamente e onestamente, non le farai vivere agli altri. Avrai infranto, almeno per quanto ti riguarda, la fatale catena della trasmissione della sofferenza, ed è il più grande favore che tu possa fare al mondo

Rifiutiamo di essere asserviti a qualsiasi automatismo
Pierre Lévy

Se senti le tue emozioni negative completamente e onestamente, non le farai vivere agli altri. Avrai infranto, almeno per quanto ti riguarda, la fatale catena della trasmissione della sofferenza, ed è il più grande favore che tu possa fare al mondo
Pierre Levy

"Osserva, in te e attorno a te, a che punto i pensieri, le parole e gli atti sono pregni di avidità, di aggressività, di orgoglio, di invidia e di illusione.
[...] Il male separa l'anima dalla sua sorgente, la isola, la divide contro se stessa e la oppone alle altre anime. Il male è questa separazione.
[...] In alcuni gruppi di esseri umani, quasi tutte le relazioni sono strumentali: essere manipolati, manipolare, «far agire» l'altro, ottenere qualcosa da lui. Non si comunica, non ci si esprime. Tutto ciò che si dice ha un fine. L'affare del secolo consiste nel prendere potere o nel dominare, da un lato, mentre si è dominati dall'altro. In questi ambienti patologici i rapporti tra le persone somigliano a interazioni tra ingranaggi, cinghie di trasmissione, alberi a camme, in una grande macchina di cui ognuno tenta di prendere il controllo. La metafora popolare parla di un «nido di serpi». Partecipare a queste società di morti-viventi soffoca l'anima.
[...] Il narcisismo e la civetteria, l'accusa e il senso di colpa, il potere e la paura, il «bisogno di amore» e l'insensibilità, la collera e l'odio... Il nostro ego ha come alleati naturali gli ego degli altri. Gli ego degli altri vengono a dare manforte al nostro ego. Tutti gli ego non formano che un unico ampio sistema di sofferenza parassita che è solo incline a estendersi e che spinge le anime a distruggersi reciprocamente mentre beve il loro sangue.
[...] Una volta che certi automatismi emotivi e intellettuali si sono impossessati di noi, dobbiamo nutrirli costantemente. L'automatismo si fa passare per la parte più intima dell'io mentre è un parassita che succhia la nostra vita. Avidità, aggressività, dipendenze, comportamenti ripetitivi, riflessi; non solo questi automatismi ci fanno lavorare tutta la vita al loro servizio, ma esigono anche che gli altri lavorino per loro! Rifiutiamo di essere asserviti a un qualsiasi automatismo, che sia il nostro o quello degli altri. Gli automatismi degli altri possono farci lavorare al loro servizio solo perché si rivolgono ai nostri automatismi: così funziona il sistema del male, la catena degli ego che si rinforzano reciprocamente. Ne usciamo solo attraversando la disciplina del distacco e della presenza. Sì, l'antidoto assoluto all'automatismo è la presenza poiché, dal momento che siamo presenti, veramente presenti, non possiamo più essere guidati da questi automi che di solito ci governano. Un automa non può essere presente. Un essere presente non è più un automa.
[...] Il male non è né una persona né un'entità qualsiasi ben definita, ma piuttosto la qualità particolare di certi processi. È comunque pratico parlarne come di un agente, di un parassita, di un «alien» che si nutre delle nostre nevrosi e delle nostre emozioni negative. Questo demone utilizza i nostri concetti prefabbricati, le nostre proiezioni e tutto quanto ci può impedire di riconoscerlo, di vedere le cose per come sono, al fine di continuare a tenerci sotto il suo controllo. Per esempio, i membri della nostra famiglia o del nostro ambiente sono visti come «figlia», «marito», «padre», «sposa», «madre», «fratello», «sorella», «figlio», invece di essere percepiti come esseri umani che agiscono così, che causano in noi realmente tali emozioni. Parlo dei membri della nostra famiglia, di quelle identità e di quelle relazioni prefabbricate. Ma tutte le funzioni, i titoli, i rapporti convenzionali ci impediscono allo stesso modo di mettere a nudo le anime e i rapporti fra le anime. Vediamo così di rado le persone per ciò che sono! Ci raccontiamo tante di quelle storie sul loro conto invece di sentire, senza alcun pregiudizio, nel nostro cuore, ciò che accade qui e ora, fuori dall'apparenza, indipendentemente dai titoli, dai nomi, dalle convenienze e dall'ambiente"
Pierre Lévy



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