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martedì 28 gennaio 2014

Christian Bobin. Amo appoggiare la mia mano sul tronco di un albero davanti il quale passo, non per assicurarmi dell’esistenza dell’albero – di cui io non dubito – ma della mia.


Amo appoggiare la mia mano sul tronco di un albero davanti il quale passo, non per assicurarmi dell’esistenza dell’albero – di cui io non dubito – ma della mia.
Christian Bobin



Tutti gli alberi nella sera trepida. Mi ammaestrano con il loro modo di accogliere ogni istante come una buona ventura. [...] Non hanno preoccupazione di nulla, e soprattutto di un senso. Attendono, di un’attesa radiosa e tremula. Infinita. [...] Un albero che risplende di verde. Un viso inondato dalla luce. Questo basta per ogni giorno. Anzi, è molto. Vedere ciò che è. Essere ciò che si vede. Smarrirsi nei libri, o nei boschi. La natura sommerge i libri. L’erba ricopre il pensiero. Il verde assorbe l’inchiostro. [...] L’arte di camminare è un’arte contemplativa. All’inizio si guarda quello cui si passa accanto, poi lo si diventa. Non si è più una traversata luminosa del paesaggio. Si è soltanto, se stessi [...]. Non si lotta più con l’aria, con il vuoto dell’aria, con gli angeli nel vuoto. [...] Si è nelle migliori mani che ci siano, quelle del vento, del nulla innocente di ogni giorno. Portati via, abbandonati, ripresi. Che altro?
Christian Bobin





 

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