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giovedì 23 gennaio 2014

Angelo Branduardi. Confessioni di un malandrino. Mi piace spettinato camminare il capo sulle spalle come un lume e mi diverto a rischiarare il vostro autunno senza piume. Mi piace che mi grandini sul viso la fitta sassaiola dell'ingiuria, mi agguanto solo per sentirmi vivo al guscio della mia capigliatura.

Angelo Branduardi. Confessioni di un malandrino

Mi piace spettinato camminare
il capo sulle spalle come un lume
e mi diverto a rischiarare
il vostro autunno senza piume.
Mi piace che mi grandini sul viso
la fitta sassaiola dell'ingiuria,
mi agguanto solo per sentirmi vivo
al guscio della mia capigliatura.
Ed in mente mi torna quello stagno
che le canne e il muschio hanno sommerso
ed i miei che non sanno di avere
un figlio che compone versi;
ma mi vogliono bene come ai campi
alla pelle ed alla pioggia di stagione,
raro sarà che chi mi offende
scampi alle punte del forcone.
Poveri genitori contadini,
certo siete invecchiati e ancor temete
il Signore del cielo e gli acquitrini,
genitori che mai non capirete
che oggi il vostro figliolo è diventato
il primo tra i poeti del Paese
e ora in scarpe verniciate
e col cilindro in testa egli cammina.
Ma sopravvive in lui la frenesia
di un vecchio mariuolo di campagna
e ad ogni insegna di macelleria
la vacca si inchina sua compagna.
E quando incontra un vetturino
gli torna in mente il suo concio natale
e vorrebbe la coda del ronzino
regger come strascico nuziale.
Voglio bene alla patria
benchè afflitta di tronchi rugginosi
m'è caro il grugno sporco dei suini
e i rospi all'ombra sospirosi.
Son malato di infanzia e di ricordi
e di freschi crepuscoli d'Aprile,
sembra quasi che l'acero si curvi
per riscaldarsi e poi dormire.
Dal nido di quell'albero, le uova
per rubare, salivo fino in cima
ma sarà la sua chioma sempre nuova
e dura la sua scorza come prima;
e tu mio caro amico vecchio cane,
fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia
e giri a coda bassa nel cortile
ignaro delle porte dei granai.
Mi sono cari i miei furti di monello
quando rubavo in casa un po' di pane
e si mangiava come due fratelli
una briciola l'uomo ed una il cane.
Io non sono cambiato,
il cuore ed i pensieri son gli stessi,
sul tappeto magnifico dei versi
voglio dirvi qualcosa chge vi tocchi.
Buona notte alla falce della luna
sì cheta mentre l'aria si fa bruna,
dalla finestra mia voglio gridare
contro il disco della luna.
La notte e` così tersa,
qui forse anche morire non fa male,
che importa se il mio spirito è perverso
e dal mio dorso penzola un fanale.
O Pegaso decrepito e bonario,
il tuo galoppo è ora senza scopo,
giunsi come un maestro solitario
e non canto e celebro che i topi.
Dalla mia testa come uva matura
gocciola il folle vino delle chiome,
voglio essere una gialla velatura
gonfia verso un paese senza nome.


 http://youtu.be/bbD3Fu_PFLc
 



Sì,ma secondo me la versione che si trova nell'LP"Gulliver,la luna e altri disegni" rende infinitamente meglio quanto tu enunci sopra... cosa vuol dire comunque "passato arreso"? Tranquillità passate?Avventure,direi...più che tranquilità. Secondo me "Confessioni" è la più bella canzone mai ascoltata nella mia vita.
Qui non nella versione migliore:manca quell'affascinante tremolio e riverbero tipico della voce di Branduardi in alcune canzoni..ossia,una specie di eco,o di lieve rumore d'acqua che scroscia in una grotta. Anche gli arrangiamenti sono meno belli di altre sue versioni della stessa canzone.Qui la canzone è festosa e infantile,sembra una filastrocca;così ci perde,direi.


Credo che branduardi piaccia a chi a nostalgia di uno stile di vita più semplice e sereno! I suoi pezzi portano a rlassarsi e a pensare! Non si segue solo il ritmo!


Stupenda poesia di Esenin alla quale fa onore lo stupendo in cui la canta Angelo Branduardi! 



La prima richiama Esenin e Branduardi, fusi in un armonico quanto emozionante abbraccio e corpo a corpo,come edera e muro,o meglio,edera e "concio natale",trovo. La seconda è,trovo,stanca , spenta e priva di pathos,tanto che non vorrò più riascoltarla,proprio per mantenere viva in me l'immensa emozione provocata dalla prima versione.


moderno menestrello di un tempo andato



Confessioni di un malandrino è una canzone del 1975 cantata da Angelo Branduardi, contenuta nel suo secondo album La luna. Il testo è frutto di una traduzione e adattamento dello slavista Renato Poggioli (su musica dello stesso Branduardi) di una poesia del 1920 del poeta russo Sergej Esenin, intitolata Confessioni di un teppista (in russo Исповедь хулигана)

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