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sabato 28 dicembre 2013

Augusto. Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale; era tanto negligente nella cura dei capelli, che si affidava frettolosamente a diversi parrucchieri e riguardo alla barba ora se la faceva tagliare, ora se la faceva radere e contemporaneamente o leggeva qualcosa o anche scriveva.




STUPORE PER LA STATUA DI AUGUSTO DI PRIMA PORTA
La statua di Augusto di Prima Porta fu trovata nel 1863 ed esposta al "Museo Vaticano". Ecco quali sensazioni suscitò al tempo, in uno stralcio di un articolo apparso sul Nuovo Giornale Illustrato Universale (Firenze, 17 maggio 1868).
"Nella villa dell'imperatrice Livia fu ritrovata la statua marmorea del di lei consorte imperatore Augusto, che oggi si ammira nel Museo Vaticano. La stupenda opera richiama, più che ogni altra, l'attenzione altrui e lascia nell'animo del riguardante una profonda impressione. Non si può infatti, senza provare un senso di curiosità e di ammirazione, posare lo sguardo sopra la intera figura e in particolar modo sopra gli interessanti, intelligenti e belli lineamenti del volto (sebbene ad alcuni spiacevoli) del potente e saggio sovrano che seppe sopra nuove basi ricostruire il crollante stato di Roma...".




Chi era veramente Ottaviano Augusto?
Ce ne lascia un ritratto dettagliato Svetonio in  "Vite dei dodici Cesari".
Bello e distinto, secondo lo storico era ben proporzionato nonostante la statura non eccelsa (sembra indossasse appositi calzari); aveva denti e orecchie piccoli, naso aquilino, sopracciglia unite e carnagione piuttosto chiara. I capelli erano biondi e ricciuti. Non curava le acconciature, né l'eleganza degli abiti.
Augusto morì quando stava per compiere 77 anni, dunque per l'epoca ebbe vita lunga. Tuttavia Svetonio ce lo descrive di salute sempre cagionevole e, con l'età, tormentato da acciacchi e disturbi vari: soffriva il caldo, il freddo, la troppa luce.


Così Svetonio descriveva Ottaviano Augusto:
« Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale; era tanto negligente nella cura dei capelli, che si affidava frettolosamente a diversi parrucchieri e riguardo alla barba ora se la faceva tagliare, ora se la faceva radere e contemporaneamente o leggeva qualcosa o anche scriveva.
Il suo viso era, sia quando parlava, sia quando stava zitto, talmente calmo e sereno, che un nobile dei Galli confessò ai suoi che, quando egli attraversava le Alpi, fattosi mettere vicino a lui, fingendo di avere una conversazione, con l'intenzione di farlo cadere in un precipizio, non ne fu capace e fu paralizzato dalla sua vista. Aveva gli occhi vivi e lucenti, nei quali voleva far credere che vi fosse una specie di divino vigore ed provava piacere se qualcuno, osservandolo attentamente con più energia, abbassava lo sguardo come accecato dal fulgore del sole; nella vecchiaia però il suo occhio sinistro vide di meno; aveva i denti radi, piccoli e rozzi; i capelli leggermente ondulati e biondicci; le sopracciglia unite; le orecchie di media grandezza; il naso sporgente in alto e ricurvo in basso; la carnagione, tra il bruno e il bianco.
La sua statura era bassa - la quale tuttavia, il suo liberto e storiografo Giulio Marato dice che fosse di cinque piedi e tre quarti - ma era talmente proporzionato nelle membra da nascondere la cosa, se non attraverso un paragone con una persona più alta che stesse in piedi vicino a lui, per rendersene conto. »

Narra lo storico Svetonio che Augusto aveva una paura folle di lampi e tuoni, che nel suo equipaggiamento metteva sempre come amuleto una pelle di vitello marino e che, a ogni sospetto di temporale, cercava rifugio in un luogo chiuso.
Tutto questo, probabilmente a causa di un episodio avvenuto durante le guerre cantabriche: era una notte tempestosa del 26 a.C. e l'imperatore stava avanzando sulla sua lettiga attraverso una zona boscosa del nord della Spagna, quando un fulmine cadde a pochi passi da lui, folgorando uno degli schiavi che lo precedeva.


Gaio Tranquillo Svetonio, VITE DEI CESARI
Nel suo ultimo giorno di vita, dopo essersi pettinato ed imbellettato, convocò gli amici e pronunciò la famosa formula finale delle commedie per chiedere il plauso per come aveva recitato sul palcoscenico della vita.
Poco prima si era intrattenuto a lungo in privato con Tiberio. Si congedò da Livia con la frase "vivi nel ricordo della nostra grande unione" e spirò fra le braccia di lei.
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Riorganizzò e ripulì l'ordine senatorio di quegli elementi giudicati deformi et incondita turba, come ci racconta Svetonio:
(LA)
« Senatorum affluentem numerum deformi et incondita turba - erant enim super mille, et quidam indignissimi et post necem Caesaris per gratiam et praemium adlecti, quos orcinos vulgus vocabat. »
(IT)
« Il numero dei senatori era costituito da una folla infame e rozza (erano infatti più di mille e alcuni completamente indegni, che fossero entrati, grazie a favori e alla corruzione, dopo la morte di Cesare e che il popolo definiva «del regno dei morti»). »
Svetonio, Augustus, 35



Druso, il padre di Claudio Cesare, che inizialmente portò il prenome di Decimo, poi quello di Nerone, fu messo al mondo da Livia, dopo solo tre mesi che Augusto l'aveva sposata già incinta, e si sospettò che fosse figlio adulterino del suo patrigno. Ad ogni modo divennero subito di moda queste parole [in greco]: 
"Ai fortunati nascono i figli in tre mesi".
"Patrem Claudi Caesaris Drusum, olim Decimum mox Neronem praenomine, Livia, cum Augusto gravida nupsisset, intra mensem tertium peperit, fuitque suspicio ex vitrico per adulterii consuetudinem procreatum. Statim certe vulgatus est versus:
"Tois eutuchousi kai trimena paidia."



Σπεῦδε βραδέως.
Speude bradeōs.
"Affrettati lentamente!" – Nell’originale: "Σπεῦδε βραδέως• ἀσφαλὴς γάρ ἐστ᾿ ἀμείνων ἢ θρασὺς στρατηλάτης.", "Affrettati lentamente! Un condottiero prudente è meglio di uno temerario.".
La traduzione latina "Festina lente!" era secondo Svetonio una delle massime preferite dell’imperatore romano Augusto ("Divus Augustus" 25, 4).




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