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martedì 4 giugno 2013

Brill. GLI PSICHIATRI DI QUELL’ISTITUZIONE «NON S’INTERESSAVANO DI CIÒ CHE I PAZIENTI DICEVANO, MA DEL SUO SIGNIFICATO


Grazie al mio lavoro con i pazienti mi resi conto che le idee ossessive e le allucinazioni contengono un nocciolo significativo, nascondono una personalità, la storia di una vita, paure, speranze, desideri.
Jung, RSR

Il medico che voleva comprendere realmente i "pazzi" e "guarirli". La rivoluzione partita dall'interno del "Burgholzli".

 “Uno dei principali interessi di Jung fu la ricerca del SIGNIFICATO DELLE VERBALIZZAZIONI DEI PAZIENTI. NON ACCETTAVA, ANCORA UNA VOLTA, CHE CIÒ CHE I PAZIENTI DICEVANO FOSSE PRIVO DI SENSO PERCHÉ PROVENIVA DA PERSONE FOLLI; non lo voleva liquidare semplicemente come un discorso di individui in preda alla pazzia. JUNG TENTAVA INVECE DI SCOPRIRE L’UNICITÀ DEL SUO SIGNIFICATO. Anche con i pazienti cronici, che erano “completamente dementi e dicevano cose assolutamente incomprensibili” (RSR, p.164), JUNG SCOPRÌ UN SENSO IN CIÒ CHE ANDAVANO DICENDO, “CHE FINO AD ALLORA ERA STATO CONSIDERATO PRIVO DI SIGNIFICATO” (Ibidem). Una paziente, per esempio, soleva urlare: “SONO LA RAPPRESENTANTE DI SOCRATE”, E JUNG SCOPRÌ (INDAGANDO ATTENTAMENTE LA SUA PERSONALITÀ E LE CIRCOSTANZE) CHE «VOLEVA DIRE: “SONO ACCUSATA INGIUSTAMENTE COME SOCRATE”» (RSR, p.165). Lavorando attivamente a favore dell’evoluzione del’interpretazione del loro linguaggio, a volte Jung riuscì a provocare nei pazienti dei notevoli mutamenti positivi e persino a “guarirli”, come successe con una vecchia schizofrenica che udiva una voce che definiva “voce di Dio”, cui Jung disse: «Dobbiamo avere fiducia in quella voce» (RSR, p.165). Mettendosi in rapporto con lei in un modo che non soltanto le offriva una conferma, ma che attribuiva un signifcato alla mancanza di senso delle sue voci “folli”, Jung riuscì a conseguire un “successo inatteso” del trattamento (RSR, p.166).
E’ importante riconoscere che l’accento posto sul significato non fu un’invenzione di Jung, ma faceva parte dell’ETHOS E DELL’APPROCCIO GENERALE SVILUPPATI DA BLEULER. E’ tipico che A.A.Brill (lo psicanalista americano facente anch’egli parte del gruppo di ricerca del Burgholzli) scrivesse che, all’epoca, GLI PSICHIATRI DI QUELL’ISTITUZIONE «NON S’INTERESSAVANO DI CIÒ CHE I PAZIENTI DICEVANO, MA DEL SUO SIGNIFICATO» (Brill 1946, p.12). Ciò non invalida il contributo di Jung, bensì ne fornisce il contesto; riuscì a collegare quella filosofia al proprio approccio e, cosa estremamente importante, a svilupparla ulteriormente e a raggiungere le sue posizioni epistemologiche uniche.”

Renos K. Papadopoulos – L’espitemologia e la metodologia di Jung - Tratto dal “Manuale di psicologia Junghiana” a cura di Renos K.Papadopoulos, Edizioni Moretti & Vitali, p.58

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